Utente:Mαρκος/Istruzione a Bivona

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Il Liceo Ginnasio Statale "Luigi Pirandello"

Istruzione a Bivona.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Il collegio gesuitico[modifica | modifica wikitesto]

«Bivona, paese in provincia di Agrigento, fu, grazie a questo Collegio gesuitico fondato dalla duchessa de Luna, il centro culturale forse più importante della provincia e, dopo l'Unità, si ebbe, per il precedente del Collegio, uno dei pochi licei-ginnasi della Sicilia [...]»

La presenza della comunità ebraica prima e della Compagnia di Gesù in un secondo momento assicurò a Bivona un continuo processo di crescita culturale già a partire dal XVI secolo, ma contribuì anche la presenza di un certo numero di adepti del protestantesimo, nonostante le persecuzioni del Sant'Uffizio e degli organi di Stato. Ulteriori stimoli culturali pervennero grazie alla temporanea presenza in Bivona di alcune personalità in campo culturale e artistico, come Paolo Caggio, ritenuto il primo letterato siciliano cosciente promotore della cultura toscana in Sicilia e autore dell'Isocomia, chiamato in paese dal duca Pietro de Luna per riordinare il ducato; l'architetto gesuita Giovanni Tristano, chiamato per elaborare il piano di costruzione del primo collegio gesuitico di Bivona; il poeta Antonio Veneziano, ospite nella compagnia di Gesù; i pittori Vincenzo Di Pavia e Giuseppe Salerno (lo Zoppo di Gangi) e probabilmente gli scultori Lo Cascio di Chiusa Sclafani[1].

I gesuiti dal 1556 curarono in paese una scuola primaria di leggere, scrivere ed abaco e una scuola secondaria di umanità e retorica[2]. Ne trassero vantaggio soprattutto i membri del ceto benestante, che in tal modo ebbero l'opportunità di far proseguire i figli negli studi universitari, come viene testimoniato dal consistente numero di giovani bivonesi laureatisi a La Sapienza di Roma tra la fine del XVI e l'inizio del XVII secolo: il loro numero fu uguale a quello dei messinesi, occupando in questo modo il terzo posto dopo i laureati provenienti da Palermo e Mazara e precedendo quelli di ogni altra città della Sicilia occidentale[3][4].

Tuttavia, scuole di insegnamento secondario esistevano a Bivona ancor prima della venuta dei gesuiti, come venne confermato in una lettera del 12 aprile 1553 inviata dal primo provinciale della Compagnia per la Sicilia, padre Domenech, a Ignazio di Loyola[5]:

(ES)

«[...] de buenos ingenios, segun me dizen, y que se dan a letras, que agora ay tres schuelas, y toda tienen sufficientemente scholares [...]»

(IT)

«[ti informo della presenza in Bivona] di buone menti, che si dedicano allo studio delle lettere, e per ora ci sono tre scuole, e tutte hanno scolari a sufficienza [...]»

Erano sicuramente scuole secondarie, dal momento che vi fu qualche contrasto tra esse e i gesuiti, che avevano istituito alcune classi di insegnamento secondario già durante il loro primo anno trascorso in paese (1556). Il dissidio fu risolto qualche mese dopo da un editto del duca Pietro de Luna:

(LA)

«Fuit autem Bibonae edictum publicatum, ne quis ludum litterarium aperiret, nec extra Collegium nostrum alia schola teneretur, quod magnopere sacerdotes quosdam commovit, qui ex huiusmodi institutione sua lucra percepiebant, et alia ministeria sibi scholasticis exhibenda curabant; sed [...] pueros nihilominus in multis peccatis et ignorantia vivere permittebant.»

(IT)

«A Bivona, invece, fu emanato un editto affinché nessuno aprisse una scuola elementare, nè qualche altra lezione fosse tenuta al di fuori del nostro collegio, che rimosse dall'incarico soprattutto quei sacerdoti che traevano il proprio guadagno da un'istituzione del genere e curavano da sè altri servizi da offrire agli scolari; ma [...] permettevano che i ragazzi vivessero niente meno che nell'ignoranza, tra molti peccati.»

Le scuole dei gesuiti, in poco tempo, vennero frequentate da tanti giovani, non solo bivonesi:

(LA)

«Et id non solum Bisbonenses, sed extremi quidam offerebant; nam optimus odor Collegii late patebat et ex civitatibus Xacha, Agrigento, Leontinis, Burgio, Palatio, multi studii gratia Bibonam confluebant. Et admirabantur classium et praeceptorum distinctionem.»

(IT)

«E non solo i bivonesi, ma sopraggiungevano anche studenti provenienti da più lontano; la buona reputazione del collegio, infatti, era ampiamente estesa, e molti giovani, per motivi di studio, giungevano a Bivona dalle città di Sciacca, Agrigento, Lentini, Burgio, Palazzo Adriano. E si meravigliavano della diversità delle classi e degli insegnanti.»

L'Universitas di Bivona aveva costituito una rendita perpetua di 20 onze in favore dei gesuiti già nello stesso atto di fondazione del collegio, datato 6 ottobre 1555 (circa un anno prima dell'effettiva apertura); nell'occasione si obbligò il collegio di mantenere non un certo numero di scole ma indistincte a scuole d'Humanità e Grammatica[6]. Nonostante l'attività didattica gesuitica venne iniziata e accolta con grande entusiasmo (nel 1556 vi erano stati quattro maestri, quattro classi e circa 170 alunni), la popolazione scolastica diminuì già nel febbraio 1557 (70 scolari circa), e nel settembre dello stesso anno le classi furono portate a tre: una di umanità e greco, due di grammatica.

Tale riduzione della popolazione scolastica fu dovuta alle precarie condizioni economiche del popolo (nonostante la gratuità delle scuole gesuitiche), come confermato da una lettera spedita il 13 giugno 1556 da padre Tommaso Romano ad Ignazio di Loyola[7]. Fino al 1574 le scuole, tranne un breve periodo di chiusura nel 1566 in seguita ad un'epidemia che colpì il collegio), furono formate da tre sole classi. L'anno successivo, a causa di una pestilenza, l'attività didattica, dopo alcuni mesi di sospensione, riprese con un minor numero di scolari e di classi (ridotte solamente a due): fino al 1677-1678 furono presenti due soli maestri scolastici (gesuiti), anche se, probabilmente, il numero delle classi era superiore a due, in quanto potevano essere assunti anche insegnanti non gesuiti. Nel 1627 venne aperta in Bivona anche una scuola di filosofia, retribuita annualmente con 12 onze.

A causa dei problemi economici dell'Università di Bivona, dagli anni quaranta del XVIII secolo i gesuiti non riuscirono più a riscuotere le 20 onze annue per il mantenimento delle scuole, vedendosi costretti a chiudere una classe[8].

Corrispondenza tra Guido Gonella e Ludovico Montini per l'istituzione del liceo-ginnasio di Bivona

Le scuole nell'età dei Borboni[modifica | modifica wikitesto]

Il 13 novembre 1767, tuttavia, i padri gesuiti vennero espulsi dalla Sicilia e il sistema scolastico venne gestito direttamente dal governo dei Borboni. Un dispaccio reale del 15 dicembre 1767 ordinò che nei centri siciliani in cui si trovavano i collegi gesuitici venissero aperte tre scuole: una di catechismo, la seconda di abaco e la terza di grammatica. Gli insegnanti, ad eccezione del catechista, dovevano essere laici, anche se, a causa del difficile reperimento di insegnanti laici, in un primo tempo furono confermati gli insegnanti religiosi[9].

Nel 1773 la giunta gesuitica fu sostituita con la Giunta dell'Educazione, alla quale, successivamente (1778), subentrò la Deputazione dei Regi Studi e del Convitto Ferdinandeo[4]. Negli anni ottanta il corso di studi della scuola bivonese si ampliò: furono introdotte, infatti, le cattedre di filosofia e geometria (soppressa nel 1792 e ripristinata nel 1852) e di retorica e lettere umane; ciononostante, il corpus docentium fu sempre costituito da religiosi[10].

Tra la fine del XVIII e l'inizio del XIX secolo i corsi subirono un ridimensionamento e l'intero ambiente scolastico fu caratterizzato da un periodo negativo causato da una disinvolta gestione della scuola e da alcuni dissapori esistenti tra gli insegnanti, come testimoniato da una lettera inviata il 9 marzo 1802 dai deputati dei Regi Studi di Palermo al deputato delle scuole di Bivona, don Pasquale Bellone[11].

Per quanto concerne l'insegnamento primario, nel 1779 il governo dispose l'istituzione di una scuola apposita in ciascuno dei conventi dell'Isola: ciò favorì Bivona, sede, all'epoca, di quattro conventi[12]. L'insegnamento primario di leggere, scrivere e far conto continuò a essere impartito all'interno dei diversi conventi bivonesi, in modo gratuito, fino ai primi decenni dell'Ottocento. Il numero dei conventi, più che sufficiente per rispondere alle esigenze locali, fece sì che, in seguito all'emanazione di un dispaccio patrimoniale nell'assunto di erigersi una nuova scuola per addestrare li ragazzi nel leggere e scrivere, il consiglio civico di Bivona chiese ed ottenne la somma non per istituire una nuova scuola, apparsa non necessaria, bensì per stornarla all'onorario di un medico, in modo da permettergli di prendersi le cure dei poveri e dei bisognosi della città[13].

Nel 1788 il viceré Caramanico dispose che in ogni comune siciliano venisse adottato il metodo d'insegnamento normale di Giovanni Agostino De Cosmi, caratterizzato dall'insegnamento simultaneo, dal rifiuto di ogni meccanismo mnemonico e dall'importanza dello studio della lingua italiana su testi classici ad alto contenuto morale[14]. L'iniziativa fallì, tanto che nel 1815 soltanto un decimo dei comuni dell'Isola risultava dotato di una scuola normale: tra questi comuni non vi era Bivona che, a causa delle difficoltà finanziarie dell'amministrazione comunale, rinunziò più volte ad istituirla.

Ciononostante, nei primi anni del XIX secolo vi fu in Bivona un interesse verso l'alfabetismo, notevole rispetto ad altri centri siciliani, soddisfatto proprio dalla presenza delle scuole istituite presso i conventi cittadini.

Il ginnasio nel periodo sabaudo[modifica | modifica wikitesto]

Sotto il governo dei Savoia, a Bivona venne istituito un Ginnasio, con decreto di Giuseppe Garibaldi, nel 1860[15]: tuttavia l'apertura si ebbe solo il 9 febbraio 1863. In esso vi insegnò anche Placido Cerri (1843-1874) (filologo e allievo dello storico Alessandro D'Ancona) che, nonostante avesse vinto una borsa di studio per perfezionare i propri studi all'estero, rinunciò alla ricerca perché fu costretto a trasferirsi da Torino a Bivona, dove era stato nominato reggente del ginnasio; egli raccontò l'arretratezza economico-sociale della realtà siciliana in un'inchiesta pubblicata a puntate sul quotidiano fiorentino La Nazione e nel libro Le tribolazioni di un insegnante di ginnasio[16].

Il periodo fascista[modifica | modifica wikitesto]

Nel periodo fascista l'istituto fu sostituito da un Regio Istituto Tecnico Inferiore (intitolato a Francesco Crispi, originario della zona), in cui veniva insegnato anche il latino.

Guido Gonella, esortato da Ludovico Montini, si adoperò per l'istituzione del liceo a Bivona (1948)

L'istituzione del liceo classico[modifica | modifica wikitesto]

«[...] è doveroso riconoscere come un privilegio l'avere Bivona ospitato quelle scuole, che sicuramente produssero i loro effetti culturali nel locale ambiente sociale e crearono le premesse che hanno consentito [a Bivona] di costituire per la zona, fino ai nostri giorni, una apprezzata sede di studio.»

Durante il periodo della seconda guerra mondiale venne istituito un corso ginnasiale funzionante, prima come sezione staccata del liceo classico di Sciacca, poi come sezione del liceo classico di Agrigento. Il liceo classico a Bivona fu attivato alla fine degli anni quaranta grazie alla collaborazione tra l'avvocato bivonese Edmondo Trizzino, il ministro della Pubblica Istruzione Guido Gonella e l'avvocato bresciano Ludovico Montini, fratello di Giovanni Battista Montini, futuro papa Paolo VI. L'avvocato Trizzino, su esortazione della moglie, la baronessa Leonarda Guggino, si recò a Roma per discutere sul ripristino dell'insegnamento classico nel proprio paese, tramite l'istituzione di un liceo, con l'avvocato Montini, suo amico e collega quando entrambi esercitavano la professione a Brescia.

L'onorevole e futuro senatore democristiano non esitò ad accogliere la richiesta e il 27 luglio 1948 inviò una lettera a Guido Gonella, ministro della Pubblica Istruzione, esortandolo ad un interessamento alla questione sull'eventuale liceo bivonese. Il 21 agosto 1948 Guido Gonella rispose alla lettera, assicurando il proprio interessamento e riservandosi di fornire ulteriori e concrete notizie. Grazie al suo intervento, qualche mese dopo fu istituito il Liceo Ginnasio Statale di Bivona, intitolato a Luigi Pirandello; la sede provvisoria era l'ex collegio gesuitico, da secoli sede di istituti scolastici.

Il liceo bivonese ottenne l'autonomia con decreto del 18 marzo 1953; negli anni novanta vennero attivati nuovi corsi liceali: il linguistico, lo scientifico e il bio-socio-sanitario, unico in Sicilia. È l'unico liceo classico della provincia di Agrigento dedicato a Luigi Pirandello, nato nella città dei templi.

Sedi[modifica | modifica wikitesto]

La sede principale del liceo ginnasio statale Luigi Pirandello si trova in contrada Paratore (via Fabrizio De Andrè) a Bivona, nella parte settentrionale del paese; un secondo plesso, che ospita sei classi del bio-socio-sanitario e un laboratorio autonomo di informatica, è sito in via Antinoro, a breve distanza dall'edificio principale.

La prima sede del liceo fu l'ex collegio dei gesuiti, costruito nel Seicento nella parte centrale del paese: oggi l'edificio, uno dei più antichi collegi gesuitici di Sicilia (le cui piante sono conservate presso la Biblioteca Nazionale di Parigi), funge da palazzo municipale[18].

Dopo essersi trasferita nel succitato edificio di via Antinoro, la sede del liceo classico divenne un edificio costruito nella seconda metà del XX secolo, ristrutturato e ampliato nei primi anni duemila: la sua inaugurazione avvenne il 9 dicembre 2003, con intitolazione dell'aula magna a Romano Cammarata, ex direttore generale dell'istruzione classica originario di Bivona[19]. Circa un anno dopo, il 2 dicembre 2004, l'istituto fu visitato dall'allora vicepresidente del Senato Cesare Salvi[20].

La nuova sede, oltre che della citata aula magna, dispone anche dei laboratori di lingue, di fisica e di scienze, di un'aula informatica e di una palestra[21].

Programma e metodo d'insegnamento[modifica | modifica wikitesto]

Gesuiti[modifica | modifica wikitesto]

«Compito del docente era quello di illustrare il passo e l'autore in tutti i suoi aspetti, nel pensiero e nella forma, con l'opportuna erudizione, cioè con le relative note di storia e geografia necessarie ad illustrarlo, sobriamente ed in proporzione alla capacità degli alunni.»

Il programma e i metodi di insegnamento dei gesuiti furono elaborati gradualmente, fino ad essere codificati, verso la fine del Cinquecento, nella Ratio Studiorum, divenuta la Magna Charta dell'educazione del Seicento[23].

Il curriculum completo degli studi prevedeva tre corsi:

  • l'umanistico, di cinque anni;
  • il filosofico, di tre anni;
  • il teologico, di quattro anni.

Il corso umanistico (unico in Bivona con le prime tre classi) curava lo studio delle lingue e degli autori classici latini e greci, per formare validi ed eruditi oratori, in grado di scrivere correntemente e correttamente in latino e greco; non venivano inserite nel programma materie come storia, geografia e scienze, dato che di esse si parlava solo in relazione all'interpretazione dei testi classici.

Il programma delle due materie classiche si svolgeva nel primo semestre, mentre il secondo era utilizzato per le ripetizioni; i più meritevoli, nel secondo semestre, potevano essere ammessi direttamente alla ripetizione che eseguivano gli alunni della classe successiva, in modo da guadagnare un anno[22].

Gli esami erano principalmente scritti, con prove orali basate sull'elaborato stesso; non vi erano esami di riparazione. Molte erano le esercitazioni a cui erano sottoposti quotidianamente gli alunni: la composizione scritta in prosa o in versi, sia in latino che in greco, ad imitazione degli autori classici; le dispute, in cui veniva assegnato a più alunni un argomento da dibattere; le declamazioni di alcuni componimenti degli scolari o di brano degli autori antichi; le accademie, in cui sia i docenti che gli alunni davano una personale interpretazione su questioni letterarie e brani di autore, e l'emulazione tra gli studenti[24].

Galleria fotografica[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Marrone, 1987, 270-271.
  2. ^ Marrone, 2001, 369-370.
  3. ^ Enrico Librino, Siciliani allo studio di Roma dal XVI al XVIII secolo, in "Archivio Storico Siciliano", I, 1935, pp. 175-240; cfr. Marrone, 1987, 272.
  4. ^ a b Marrone, 2001, 370.
  5. ^ Marrone, 1987, 274.
  6. ^ Marrone, 1987, 275.
  7. ^ Marrone, 1987, 275-276.
  8. ^ Marrone, 1987, 278.
  9. ^ Marrone, 1987, 553-554.
  10. ^ Marrone, 1987, 554-555.
  11. ^ Marrone, 1987, 555-556.
  12. ^ Marrone, 2001, 370-371.
  13. ^ Marrone, 1987, 556-557.
  14. ^ Marrone, 2001, 371.
  15. ^ Liceo di Bivona, su liceobivona.4000.it. URL consultato il 30 marzo 2009.
  16. ^ Libro di Placido Cerri, su unilibro.it. URL consultato il 12 agosto 2009.
  17. ^ Marrone, 1987, 280.
  18. ^ Marrone, 1997, 314-319.
  19. ^ Inaugurazione nuovo istituto, su liceobivona.altervista.org. URL consultato il 19 marzo 2010.
  20. ^ Visita di Cesare Salvi, su liceobivona.altervista.org. URL consultato il 19 marzo 2010.
  21. ^ Spazi del liceo di Bivona, su liceobivona.altervista.org. URL consultato il 19 marzo 2010.
  22. ^ a b Marrone, 1987, 279.
  23. ^ Correnti, 97.
  24. ^ Marrone, 1987, 279-280.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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