Urla del silenzio
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Urla del silenzio | |
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Titolo originale | The Killing Fields |
Paese di produzione | Regno Unito |
Anno | 1984 |
Durata | 141 min |
Rapporto | 1,85:1 |
Genere | drammatico, guerra |
Regia | Roland Joffé |
Soggetto | Sydney Schanberg |
Sceneggiatura | Bruce Robinson |
Produttore | David Puttnam |
Distribuzione in italiano | PIC |
Fotografia | Chris Menges |
Montaggio | Jim Clark |
Effetti speciali | Fred Cramer |
Musiche | Mike Oldfield |
Scenografia | Roy Walker, Roger Murray-Leach, Steve Spence |
Costumi | Judy Moorcroft |
Trucco | Tommie Manderson |
Interpreti e personaggi | |
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Doppiatori italiani | |
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Urla del silenzio (The Killing Fields) è un film britannico del 1984 diretto da Roland Joffé.
La pellicola è ispirata alla vicenda della guerra civile in Cambogia e alla susseguente presa del potere da parte degli khmer rossi e del loro leader Pol Pot.
Trama[modifica | modifica wikitesto]
Cambogia, 7 agosto 1973[modifica | modifica wikitesto]
Sidney Schanberg e il suo interprete e guida Dith Pran vengono mandati nella Repubblica Khmer per compiere una cronaca sulla guerra civile in Cambogia tra i khmer rossi e il governo del premier Lon Nol. Tra i due si stabilisce un fedele rapporto di amicizia e stima, che li spinge ad una proficua collaborazione sulla diffusione di informazioni di un paese sempre più devastato dalla guerra civile e dai bombardamenti americani (il presidente Richard Nixon vuole infatti impedire che la Cambogia si organizzi e dia aiuto al Vietnam del Nord contro gli Stati Uniti).
Phnom Penh, 17 aprile 1975[modifica | modifica wikitesto]
Gli khmer rossi occupano la capitale. Intanto la popolazione cambogiana fa festa illudendosi che la guerra sia in qualche modo terminata, ma non è così. Infatti mentre Sidney e Pran tornano a casa, un gruppo di khmer li cattura, umiliandoli. Ma, grazie al coraggio di Pran, i giornalisti vengono liberati e trovano rifugio nell'ambasciata francese, assieme a molti altri rifugiati, attendendo l'arrivo degli elicotteri statunitensi che dovrebbero ricondurli in patria.
Per ordine degli khmer, però, tutti i cittadini cambogiani senza passaporto devono essere espulsi dall'ambasciata e devono tornare a vivere nel paese. Per i cittadini muniti di passaporto, invece, vengono messi a disposizione degli elicotteri per tornare in Europa o in America; purtroppo, Dith Pran non ne ha più uno (gli è stato rubato dai soldati Khmer durante la precedente cattura), così un amico di Sidney, Al, cerca di fabbricarne uno che lo identifichi come cittadino inglese, ma riescono ad allegarvi solo una foto di pessima qualità che sbiadisce inesorabilmente, rendendo non valido il passaporto.
Dith viene quindi costretto a lasciare l'ambasciata, per finire internato nei campi di lavoro e venire rieducato alla vita campestre e al comunismo agrario.
New York, 1976[modifica | modifica wikitesto]
Sidney è ormai rientrato a New York; ha contattato numerosi campi profughi e agenzie di soccorso internazionale nella speranza di sapere se Dith è riuscito a lasciare il paese, ma le truppe di Pol Pot hanno steso un velo di silenzio su qualsiasi cosa stia avvenendo in Cambogia. Frattanto Sidney vince il Premio Pulitzer per i suoi reportage di guerra in Cambogia, e, quando gli viene chiesto se nei suoi resoconti abbia sottovalutato la ferocia dei rivoluzionari cambogiani, egli accusa il Governo degli Stati Uniti di aver minato la sanità mentale degli khmer rossi tramite l'immane campagna di bombardamenti, decidendo inoltre di dedicare il premio a Dith, nella speranza che sia ancora vivo.
Cambogia, tra gli anni 1976 e 1979.[modifica | modifica wikitesto]
Dopo essere stato internato, Dith viene sottoposto a fatiche massacranti assieme a migliaia di suoi connazionali; il cibo è scarso (solo due ciotole di riso al giorno) e le infrazioni vengono solitamente punite con la morte per percosse o soffocamento. Spinto dalla fame, Dith arriva a nutrirsi del sangue di un bovino della stalla tramite un'incisione sul collo dell'animale, ma viene scoperto e punito, venendo legato a un albero senza cibo né acqua, per poi esser liberato da una delle guardie, che aveva conosciuto prima della rivoluzione; in seguito cerca di scappare, ma viene nuovamente catturato e incaricato di servire i dirigenti del campo di lavoro.
Poiché gli ordini del Partito sono di sterminare chiunque abbia conoscenza di altre lingue oltre al khmer, Dith finge di essere un ex-autista di taxi, evadendo in continuazione le domande dei guardiani del campo, finché un giorno viene scoperto mentre ascolta con una radio un notiziario in lingua straniera. Con l'invasione della Cambogia da parte dei vietnamiti, il Partito ordina di evacuare i campi e di giustiziare i prigionieri per nascondere le prove dello sterminio; a Dith viene quindi affidato il figlio di uno dei comandanti del campo, che gli chiede di portarlo oltre il confine, in Thailandia; sfortunatamente, il figlio del membro del Partito muore mentre è in braccio a uno dei compagni di fuga di Dith, a causa di una mina. A ottobre 1979 Dith arriva da solo al confine thailandese, in un campo della Croce Rossa, da cui riesce finalmente a contattare il suo amico Sidney a New York.
Campo profughi della Thailandia, 9 ottobre 1979[modifica | modifica wikitesto]
Sidney si precipita al confine e, una volta arrivato, può finalmente riabbracciare il suo amico, che è riuscito a rifugiarsi oltre il confine thailandese. Alla domanda di Sidney Mi perdoni?, Dith risponde Niente da perdonare, Sidney, niente. Il film si conclude con Imagine di John Lennon e queste didascalie finali: Dith Pran tornò con Sidney Schanberg in America per ricongiungersi con la famiglia. Ora lavora come fotografo per il New York Times assieme a Sidney. Il tormento della Cambogia non è ancora finito. I campi profughi sul confine thailandese sono ancora affollati dai bambini sfuggiti ai campi di sterminio.
Produzione[modifica | modifica wikitesto]
Joffé, al suo debutto alla regia di un lungometraggio, rievoca i giorni che vissero le popolazioni della Cambogia sotto la dittatura comunista del regime dei Khmer rossi dopo l'evacuazione statunitense del 1975. La storia è liberamente tratta dal best seller del giornalista del New York Times Sydney Schanberg, corrispondente da Phnom Penh in quel periodo.
Il titolo originale del film, The Killing Fields (in italiano I campi di sterminio), è il nome con cui sono oggi noti i campi di lavoro della Kampuchea Democratica.
Riprese[modifica | modifica wikitesto]
Le riprese si sono svolte a Phuket e Bangkok in Thailandia e a New York e Toronto dal marzo 1983, proseguendo per tutta l'estate.
Colonna sonora[modifica | modifica wikitesto]
La colonna sonora del film è stata composta da Mike Oldfield e pubblicata in LP, CD e musicassetta da Virgin Records nel 1984.
Distribuzione[modifica | modifica wikitesto]
Il film è uscito negli Usa il 2 novembre 1984 e in Gran Bretagna il 23 novembre.
Riconoscimenti[modifica | modifica wikitesto]
- 1985 - Premio Oscar
- Miglior attore non protagonista a Haing S. Ngor
- Miglior fotografia a Chris Menges
- Miglior montaggio a Jim Clark
- Nomination Miglior film a David Puttnam
- Nomination Migliore regia a Roland Joffé
- Nomination Miglior attore protagonista a Sam Waterston
- Nomination Migliore sceneggiatura non originale a Bruce Robinson
- 1985 - Golden Globe
- Miglior attore non protagonista a Haing S. Ngor
- Nomination Miglior film drammatico
- Nomination Migliore regia a Roland Joffé
- Nomination Miglior attore in un film drammatico a Sam Waterston
- Nomination Migliore sceneggiatura a Bruce Robinson
- Nomination Miglior colonna sonora a Mike Oldfield
- 1985 - Premio BAFTA
- Miglior film a David Puttnam
- Miglior attore protagonista a Haing S. Ngor
- Miglior attore debuttante a Haing S. Ngor
- Migliore sceneggiatura non originale a Bruce Robinson
- Migliore fotografia a Chris Menges
- Migliore scenografia a Roy Walker
- Miglior sonoro a Ian Fuller, Clive Winter e Bill Rowe
- Miglior montaggio a Jim Clark
- Nomination Migliore regia a Roland Joffé
- Nomination Miglior attore protagonista a Sam Waterston
- Nomination Miglior trucco a Tommie Manderson
- Nomination Migliori effetti speciali a Fred Cramer
- Nomination Miglior colonna sonora a Mike Oldfield
- 1985 - Boston Society of Film Critics Award
- 1984 - National Board of Review Award
- 1986 - Awards of the Japanese Academy
- Nomination Miglior film straniero
- 1984 - Los Angeles Film Critics Association Award
- 1986 - Premio César
- Nomination Miglior film straniero a Roland Joffé
- 1985 - David di Donatello
- 1984 - New York Film Critics Circle Award
- Migliore fotografia a Chris Menges
- Nomination Miglior film
- 1985 - American Cinema Editors
- Nomination Miglior montaggio a Jim Clark
- 1984 - British Society of Cinematographers
- Migliore fotografia a Chris Menges
- 1985 - Directors Guild of America
- Nomination DGA Award a Roland Joffé
- 1986 - Guild of German Art House Cinemas
- Miglior film straniero a Roland Joffé
- 1986 - London Critics Circle Film Award
- Regista dell'anno a Roland Joffé
- 1985 - National Society of Film Critics Award
- Miglior attore non protagonista a John Malkovich
- Migliore fotografia a Chris Menges
- 1988 - Political Film Society
- Premio Speciale
- 1985 - Writers Guild of America
- WGA Award a Bruce Robinson
Accoglienza[modifica | modifica wikitesto]
Il film ha ottenuto un voto del 91% su Rotten Tomatoes.[1]
Nel 1999 il British Film Institute l'ha inserito al 100º posto della lista dei migliori cento film britannici del XX secolo.[2]
Note[modifica | modifica wikitesto]
- ^ (EN) The Killing Fields (1984), su rottentomatoes.com, Rotten Tomatoes. URL consultato il 27 febbraio 2016.
- ^ (EN) Best 100 British films, su news.bbc.co.uk. URL consultato il 27 febbraio 2016.
Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]
Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]
Wikiquote contiene citazioni di o su Urla del silenzio
Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]
- (EN) Urla del silenzio, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.
- (EN) Urla del silenzio, su Internet Movie Database, IMDb.com.
- (EN) Urla del silenzio, su AllMovie, All Media Network.
- (EN) Urla del silenzio, su Rotten Tomatoes, Flixster Inc.
- (EN, ES) Urla del silenzio, su FilmAffinity.
- (EN) Urla del silenzio, su Box Office Mojo, IMDb.com.
- (EN) Urla del silenzio, su TV.com, Red Ventures (archiviato dall'url originale il 1º gennaio 2012).