Pietro Lunardi

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Pietro Lunardi

Ministro delle infrastrutture e dei trasporti
Durata mandato11 giugno 2001 –
17 maggio 2006
Capo del governoSilvio Berlusconi
PredecessoreNerio Nesi[1]
Pier Luigi Bersani[2]
SuccessoreAntonio Di Pietro[3]
Alessandro Bianchi[2]

Deputato della Repubblica Italiana
Durata mandato29 aprile 2008 –
14 marzo 2013
LegislaturaXVI
Gruppo
parlamentare
Il Popolo della Libertà
CoalizioneCentro-destra 2008
CircoscrizioneEmilia-Romagna
Sito istituzionale

Senatore della Repubblica Italiana
Durata mandato28 aprile 2006 –
28 aprile 2008
LegislaturaXV
Gruppo
parlamentare
Forza Italia
CoalizioneCasa delle Libertà
CircoscrizioneEmilia-Romagna
Sito istituzionale

Dati generali
Partito politicoFI (2001-2009)
PdL (2009-2013)
Titolo di studioLaurea in Ingegneria
UniversitàUniversità degli Studi di Padova
ProfessioneLibero professionista

Pietro Lunardi (Parma, 19 luglio 1939) è un imprenditore, ingegnere e politico italiano.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Si è laureato in ingegneria civile dei trasporti all'Università di Padova nel 1966.

Dal 1972 al 1974 è esercitatore di geotecnica. Dal 1974 al 1989 insegna "Consolidamento del suolo e delle rocce" alla facoltà di Ingegneria dell'Università di Firenze. Dal 1989 al 1994 è docente di "Difesa e conservazione del suolo" alla facoltà di Ingegneria dell'Università di Parma.[4]

Attività professionale[modifica | modifica wikitesto]

Dal 1967 lavora con la Cogefar Spa[4]: come responsabile dell'ufficio Geotecnico e Geomeccanico (dal 1972), segue la progettazione e la realizzazione di diverse dighe (in Camerun, in Guatemala, in Kenya e, in Italia, a Ridracoli), gallerie e stazioni sotterranee per metropolitane (Singapore, Atene, Lione, Milano, Roma, Genova, Napoli), grandi trafori (Gran Sasso e Frejus).

Nel 1979 fonda la Rocksoil (Srl, poi Spa), società di geoingegneria specializzata nella realizzazione di tunnel e gallerie[5]. Lunardi si occupa della ricostruzione del ponte ferroviario sul fiume Taro (1982) e nel 1987 lavora all'esperimento della tracimazione del lago formatosi nella Val Pola durante l'alluvione della Valtellina del luglio 1987.

È stato presidente della Società Italiana Gallerie.[6]

Attività da funzionario pubblico[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1987 è nominato Presidente della Commissione tecnico-scientifica della Regione Lombardia per la ricostruzione e la riconversione della Valtellina e delle zone della Lombardia colpite dalle calamità idrogeologiche del luglio 1987. Presso il ministero per il Coordinamento della Protezione Civile, è stato vicepresidente della "Commissione Valtellina"[4].

È stato consigliere del Presidente del Consiglio Giovanni Goria per i problemi della difesa e conservazione del territorio in relazione alle grandi infrastrutture (1987-1988)[7], membro della Commissione Grandi Rischi del Ministero per la Protezione Civile (1984-1995)[4], membro del Comitato Nazionale per la difesa del suolo del Ministero dei lavori pubblici (1991-1994).

In seguito fa parte della Commissione di esperti della Traforo del Monte Bianco S.p.A. sull'incendio che nel marzo 1999 portò alla chiusura del Traforo del Monte Bianco, del quale ha redatto il progetto di ripristino. È inoltre membro della commissione tecnico-scientifica mista italo/francese nominata dal Comitato Comune di Amministrazione delle Concessionarie del Traforo del Monte Bianco[4].

Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti (2001-06)[modifica | modifica wikitesto]

Lunardi ricopre la carica di Ministro delle infrastrutture e dei trasporti (formato dalla fusione dei Ministeri dei Lavori Pubblici, dei Trasporti, della Marina Mercantile e delle Aree Urbane) nei Governi Berlusconi II e III (2001-06).

Le principali realizzazioni di Lunardi nel periodo del suo mandato ministeriale includono:

  • La Legge Obiettivo per le Grandi Opere (Legge delega 21 dicembre 2001, n. 443 recante "Delega al Governo in materia di infrastrutture e insediamenti produttivi strategici e altri interventi per il rilancio delle attività produttive"[8]) è volta a superare la competenza concorrente Stato-Regioni introdotta dall'art. 117 del riformato titolo V della Costituzione. In base alla Legge Obiettivo, l'elenco delle opere da realizzare è stilato dal Governo e inserito nel DPEF, non necessariamente in coerenza con le previsioni del Piano generale dei Trasporti e con i relativi Piani Regionali. La legge obiettivo è stata criticata per i sistemi di deroga alle gare d'appalto e alla valutazione d'impatto ambientale[9][10] e ha causato un ricorso della Regione Toscana alla Corte costituzionale per mancato rispetto del riparto delle competenze Stato-Regioni[11], ricorso non andato a buon fine.
  • La riforma del Codice della Strada (decreto legislativo 15 gennaio 2002, n. 9[12], come previsto dalla legge delega 22 marzo 2001, n. 85,[13] approvata dalla precedente legislatura), introduce la patente a punti, cioè l'attribuzione di un plafond numerico di 20 punti ad ogni possessore di licenza di guida, da cui si vanno a scalare punti in quantità variabile ad ogni infrazione rilevata al Codice della Strada[14].
  • La riorganizzazione delle "normative tecniche per le costruzioni", approvata tramite Decreto Ministeriale nel 2005, che ha suscitato polemiche negli ambiti professionali e accademici a causa di imprecisioni, solo in parte risolte durante la fase di revisione[15]
  • Il "master plan della Unione Europea"; con tale strumento, a differenza del passato in cui l'Italia era interessata da soli due segmenti (il Monaco – Verona e il Trieste – Kiev), l'Italia ottiene 6 interventi strategici: il Corridoio 5 (Lisbona – Lione – Torino – Trieste – Kiev), il Corridoio 1 (Berlino – Palermo), il Corridoio 24 (Rotterdam – Genova), il Ponte sullo Stretto, il Corridoio Bari – Durazzo – Varna, le “Autostrade del Mare”.
  • La difesa della laguna di Venezia (Mo.SE).
  • Le “Intese Generali Quadro” con tutte le Regioni.

A partire dal 2001, Lunardi si è dichiarato favorevole all'elevazione dei limiti di velocità sulle autostrade fino a 150–160 km/h[16], ma non è mai riuscito a far passare la misura in Consiglio dei Ministri.

Il 16 febbraio 2005 la Camera respinge con 186 sì e 267 no una mozione di sfiducia presentata dalle opposizioni nei suoi confronti per il blocco prolungato dell'A3 Salerno-Reggio Calabria causato dalla neve il precedente gennaio.

Senatore di Forza Italia e Deputato PdL[modifica | modifica wikitesto]

Alle elezioni politiche del 2006, Pietro Lunardi viene eletto per la prima volta in Parlamento, come senatore per Forza Italia nella regione Emilia-Romagna.[17]

Nel 2008 è ricandidato e rieletto alla Camera dei deputati per il Popolo della Libertà[18]. Assieme ad altri deputati, ha proposto la reintroduzione dell'immunità parlamentare (Ddl C.1509)[19].

Indagini giudiziarie[modifica | modifica wikitesto]

Il 19 giugno 2010 Lunardi è indagato nell'ambito dell'inchiesta sugli appalti G8 per corruzione[20] e in seguito viene inserito nel registro degli indagati insieme all'Arcivescovo di Napoli ed ex Prefetto di Propaganda Fide Crescenzio Sepe. Secondo i magistrati perugini, l'ex ministro avrebbe acquistato con mutuo ipotecario, su segnalazione diAngelo Balducci da Propaganda Fide, quando questa era presieduta da Sepe, un immobile in Via dei Prefetti a Roma per 4160000 €, prezzo ritenuto inferiore alla valutazione di 8 milioni fatta dall'architetto Zampolini; Lunardi ha giustificato tale prezzo a causa della fatiscenza dell'immobile e del fatto che al momento dell'acquisto fosse occupato da nove inquilini.[21][22] Secondo l'accusa, Lunardi avrebbe in cambio fornito a Propaganda Fide 2,5 milioni di € di finanziamento per la costruzione di un museo dell'istituzione in piazza di Spagna[23], finanziamento che nella realtà dei fatti era stato erogato dal Ministero dei Beni Culturali tramite decreto governativo[24].

Dopo l'autorizzazione del Tribunale dei Ministri, la Camera dei deputati ha ricevuto gli atti giudiziari per valutare se concedere o respingere la richiesta di autorizzazione a procedere nei confronti dell'ex ministro da parte degli inquirenti.[25] Nell'ottobre 2010 la giunta per le autorizzazioni a procedere della Camera ha rinviato tali atti alla magistratura.[23] Nel maggio 2012 l'indagine si è conclusa con l'archiviazione definitiva.[26][27]

Controversie[modifica | modifica wikitesto]

Conflitto di interessi[modifica | modifica wikitesto]

Lunardi è stato accusato di conflitto di interessi: come ministro dei lavori pubblici, avrebbe avuto interesse a pilotare le decisioni governative per favorire le ditte di famiglia, quali la Rocksoil, di proprietà della moglie, come anche la società Tre Esse, controllate sempre dalla famiglia Lunardi e impegnate nella progettazione e nella realizzazione di alcuni rami della rete ferroviaria ad alta velocità (TAV). Il 27 luglio 2006 l'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato delibera che l'ex ministro non ha violato la legge sul conflitto d'interessi.

In un'intervista a Le Iene il ministro Lunardi ha dichiarato che, proprio allo scopo di evitare la possibilità di conflitti di interessi, la società Rocksoil avrebbe operato esclusivamente all'estero.[28]

Frase sulla mafia[modifica | modifica wikitesto]

Lunardi è stato oggetto di critiche[29] a causa di alcune frasi su mafia e camorra pronunciate nell'agosto del 2001[30] nell'ambito di una dichiarazione sulla realizzazione di opere strategiche nel sud:

«[in riferimento a mafia e camorra] Ci sono sempre state e sempre ci saranno. Dovremo convivere con queste realtà. (...) Questo problema però non ci può impedire di fare le infrastrutture. (...) C'è il segreto per evitare che nascano questi problemi di camorra, che ci saranno, per carità, ed ognuno se li risolverà come vuole.[31]

Altro[modifica | modifica wikitesto]

Un'altra frase che suscitò polemiche fu quando confidò, dopo avere introdotto la patente a punti, di "correre di notte a 150 all'ora e anche di più".[32]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Lavori pubblici
  2. ^ a b Trasporti
  3. ^ Infrastrutture
  4. ^ a b c d e Ansa, 19 giugno 2010
  5. ^ Rocksoil.com Archiviato il 22 febbraio 2015 in Internet Archive.
  6. ^ Società Italiana Gallerie[collegamento interrotto]
  7. ^ Il Messaggero[collegamento interrotto], Pietro Lunardi, una vita nel sottosuolo, dai tunnel agli affari
  8. ^ Legge Obiettivo
  9. ^ Legambiente sulla Legge Obiettivo]
  10. ^ Italia Nostra sulla Legge Obiettivo
  11. ^ Regione Toscana[collegamento interrotto], 13 febbraio 2002
  12. ^ Testo del Decreto Legislativo 15 gennaio 2002, n. 9[collegamento interrotto] dal portale Normattiva
  13. ^ Testo della legge 22 marzo 2001, n. 85[collegamento interrotto] dal portale Normattiva
  14. ^ La Repubblica, 16 gennaio 2002
  15. ^ Diritto.it Archiviato l'8 settembre 2005 in Internet Archive., La mancata riforma dell'urbanistica
  16. ^ La Repubblica 26 luglio 2001
  17. ^ Scheda su Senato.it, XV Legislatura
  18. ^ Pietro Lunardi, su Camera.it - XVI legislatura, Parlamento italiano., XVI Legislatura
  19. ^ DDL C.1509 sulla reintroduzione dell'immunità parlamentare
  20. ^ Redazione online, Inchiesta G8, il cardinale Sepe e Lunardi indagati per corruzione, in Corriere della Sera, 19 giugno 2010. URL consultato il 20 giugno 2010.
  21. ^ Messaggero - Appalti, ecco tutte le accuse di Lunardi. E Zampolini parla della lista Anemone - Appalti, tutte le accuse a Lunardi davanti al tribunale dei Ministri, su rassegnastampa.comune.roma.it. URL consultato il 28 marzo 2022 (archiviato dall'url originale l'8 settembre 2012).
  22. ^ Il Giornale 13 ottobre 2010 - Unico caso di corruzione al rovescio
  23. ^ a b La Stampa, 19 ottobre 2010 Archiviato il 20 ottobre 2010 in Internet Archive.
  24. ^ Il Giornale del 22 giugno 2010 - L'ex Ministro? Non c'entra con la cricca
  25. ^ La Repubblica, 8 settembre 2010
  26. ^ Lunardi, l'ingegnere dimenticato
  27. ^ Gazzetta di Parma del 3 febbraio 2013 - Lunardi da l'addio alla politica, su gazzettadiparma.it. URL consultato il 1º maggio 2013 (archiviato dall'url originale il 28 settembre 2013).
  28. ^ Intervista rilasciata a Le Iene in merito al conflitto di interessi
  29. ^ Sergio Rizzo, Gian Antonio Stella, op. cit, 121-123
  30. ^ La Repubblica, 24 agosto 2001
  31. ^ Lunardi: con la mafia dovremo convivere, in =Corriere della Sera, 23 agosto 2001, p. 13 (archiviato dall'url originale l'11 aprile 2011).
  32. ^ Sergio Rizzo, Gian Antonio Stella, op. cit., pp.121-122

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Predecessore Ministro delle infrastrutture e dei trasporti Successore
Nerio Nesi (Lavori Pubblici)
Pier Luigi Bersani (Trasporti)
11 giugno 2001 - 17 maggio 2006 Antonio Di Pietro (Infrastrutture)
Alessandro Bianchi (Trasporti)
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