Nematopogon schwarziellus

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Nematopogon schwarziellus
Nematopogon schwarziellus
Stato di conservazione
Specie non valutata
Classificazione scientifica
Dominio Eukaryota
Regno Animalia
Sottoregno Eumetazoa
Superphylum Protostomia
Phylum Arthropoda
Subphylum Tracheata
Superclasse Hexapoda
Classe Insecta
Sottoclasse Pterygota
Coorte Endopterygota
Superordine Oligoneoptera
Sezione Panorpoidea
Ordine Lepidoptera
Sottordine Glossata
Infraordine Heteroneura
Divisione Incurvariina
Superfamiglia Adeloidea
Famiglia Adelidae
Sottofamiglia Nematopogoninae
Genere Nematopogon
Specie N. schwarziellus
Nomenclatura binomiale
Nematopogon schwarziellus
Zeller, 1839
Sinonimi

Nematopogon carteri
(Stainton, 1854)
Nematopogon schwarziella
Zeller, 1839
Nemophora carteri
Stainton, 1854

Nematopogon schwarziellus Zeller, 1839[1] è un lepidottero appartenente alla famiglia Adelidae, diffuso in Europa.[2]

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Adulto[modifica | modifica wikitesto]

Si tratta di una falena di piccole dimensioni, alquanto primitiva, con nervatura alare eteroneura e apparato riproduttore femminile provvisto di un'unica apertura, destinata sia all'accoppiamento, sia all'ovodeposizione.[3][4][5][6] L'apertura alare è di 14–18 mm.[7][8]

Capo[modifica | modifica wikitesto]

Il capo è ricoperto di scaglie piliformi di colore giallo-arancione.[7] Gli ocelli sono assenti, così come i chaetosemata. Gli occhi sono alquanto sviluppati. La spirotromba è funzionante e risulta ricoperta di scaglie e più lunga della capsula cefalica, estendendosi fin oltre i palpi mascellari; questi ultimi risultano allungati. I palpi labiali hanno tre segmenti, corti e con setole laterali sul secondo; il segmento apicale rivela la presenza di un organo di vom Rath.[3][9][10]

Le antenne sono bianco-giallastre, filiformi e, soprattutto nel maschio, superano di parecchio la lunghezza del corpo. Si osserva la presenza di uno sclerite intercalare, oltre a spinule laterali probabilmente derivate dai sensilla,[11] in alcuni segmenti prossimali del flagello dei maschi.[3]

Torace[modifica | modifica wikitesto]

L'ala anteriore ha una colorazione tra l'avorio e l'ocra spento, con forma lanceolata e un fitto "reticolo" giallognolo che ricopre l'intera superficie; l'apice è più acuto rispetto a quello di Nematopogon metaxella; per tutta la lunghezza del termen sono visibili lunghe frangiature gialline.[7][8] I microtrichi sono presenti ed uniformemente distribuiti.[3] L'ala posteriore risulta più tozza e arrotondata, di un grigiastro uniforme, con frangiature ancora più lunghe di quelle dell'ala anteriore;[8] come in tutti gli adelidi, si nota una riduzione del sistema legato al settore radiale (Rs) dell'ala posteriore, con anastomosi di Sc ed R dal quarto basale fino al termen, ed Rs non ramificata; l'accoppiamento alare è di tipo frenato, con frenulum a singola setola composita nel maschio, e setole multiple nella femmina.[3][12]

È presente l'apparato di connessione tra ala anteriore e metatorace (spinarea); si possono inoltre osservare un ponte precoxale[13] e la perdita del primo sternite addominale, mentre il secondo si suddivide in uno sclerite anteriore più piccolo (S2a) ed uno posteriore più sviluppato (S2b).[3][4][14][15]

Nelle zampe, gli speroni tibiali hanno formula 0-2-4.[3][4][7]

Addome[modifica | modifica wikitesto]

L'entomologo tedesco Philipp Christoph Zeller, che descrisse la specie nel 1839[1]

L'apparato genitale maschile rivela, su ogni valva, una struttura a pettine detta pectinifer. L'uncus è assente, mentre il vinculum presenta un saccus allungato. All'apice della valva è visibile una spinula non riscontrabile nelle altre specie di Nematopogon.[7] La juxta è a forma di freccia, mentre l'edeago è assottigliato.[3][4][10][16]

Nel genitale femminile, l'ovopositore è ben sviluppato e perforante, con apici appiattiti lateralmente, che permettono l'inserimento delle uova all'interno dei tessuti fogliari della pianta ospite; tale caratteristica viene considerata una specializzazione secondaria degli adelidi. La cloaca è stretta e tubuliforme. Le apofisi sono fortemente sclerotizzate; il corpus bursae è sviluppato e membranaceo, senza signa.[3][4][10][11][16][17]

Uovo[modifica | modifica wikitesto]

Le uova sono lievemente punteggiate; vengono inserite singolarmente nei tessuti della pianta ospite, pertanto assumono la forma della "tasca" in cui le inserisce la femmina.[3][10]

Larva[modifica | modifica wikitesto]

Il bruco, quasi cilindrico, possiede un capo arrotondato, non appiattito e prognato, con solco epicraniale marcato e sei stemmata per lato.[3][10][18]
Sono presenti due setole genuali, G1 e G2, mentre l'assenza della setola adfrontale AF2 è considerata un'evoluzione secondaria.[10][11][16]
Sul protorace è visibile uno scudo ben sclerotizzato.[10]
Le zampe toraciche sono ben sviluppate, mentre le pseudozampe, poste sui segmenti addominali III-VI e X, sono fortemente ridotte; gli uncini pseudopodiali, assenti sul segmento X, sono disposti su file multiple.[3][10][18]

Pupa[modifica | modifica wikitesto]

La pupa è dectica, con cuticola lievemente sclerotizzata e appendici solo debolmente aderenti al corpo. I palpi mascellari appaiono prominenti, mentre quelli labiali risultano esposti, così come le coxe del primo paio di zampe. All'interno del bozzolo, le antenne sono accomodate attorno all'addome. I segmenti addominali da III a VII sono mobili, e si notano una o due file di spinule sulla superficie della maggior parte dei segmenti.[3][10][18]

Biologia[modifica | modifica wikitesto]

Ciclo vitale[modifica | modifica wikitesto]

Gli adulti volano dal tardo pomeriggio fino al crepuscolo, soprattutto attorno a gruppi di infiorescenze, alberi o cespugli.[3][7]

La larva è una minatrice fogliare durante la primavera; in seguito, quando si avvicina lo stadio pre-pupale, il bruco vive all'interno di un astuccio lenticolare portatile, che costruisce a partire da frammenti di foglie e detriti del sottobosco, ed allarga via via che si accresce; in questa fase si alimenta prevalentemente di foglie cadute nella lettiera, o comunque di vegetali a basso fusto.[3]

L'impupamento avviene pertanto all'interno di quest'involucro, spesso ai piedi della pianta ospite, sotto lo strato di foglie cadute.[3][18]

Periodo di volo[modifica | modifica wikitesto]

Gli adulti volano tra aprile e giugno.[3][8][19]

Alimentazione[modifica | modifica wikitesto]

Le larve di questa specie si accrescono su piante appartenenti a diverse famiglie, tra cui:[19]

Distribuzione e habitat[modifica | modifica wikitesto]

La specie è diffusa in Europa

La specie è diffusa esclusivamente in Europa, e più in dettaglio è stata rinvenuta in: Spagna continentale, Irlanda, Regno Unito, Francia continentale, Belgio, Paesi Bassi, Norvegia, Svezia, Finlandia, Danimarca continentale, Germania, Svizzera, Austria, Italia continentale, Bosnia ed Erzegovina, Macedonia del Nord, Albania, Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Ungheria, Romania, Bulgaria, Oblast' di Kaliningrad, Estonia, Lettonia, Lituania, Russia settentrionale e centrale. Non si dispone di dati riguardo alla presenza di N. schwarziellus in Gibilterra, Andorra, Principato di Monaco, Liechtenstein, San Marino, Città del Vaticano, Bielorussia, Moldavia, Turchia Europea, Russia orientale e meridionale.[2][20]

L'habitat è rappresentato da foreste a latifoglie, macchie e zone boschive.[3]

Tassonomia[modifica | modifica wikitesto]

Nematopogon schwarziellus Zeller, 1839 - Isis 32: 185[1] - locus typicus: Boemia

Sinonimi[modifica | modifica wikitesto]

Sono stati riportati i seguenti sinonimi.[21]

  • Nematopogon carteri (Stainton, 1854) - Ins. Brit.: 47[22] - locus typicus: Inghilterra (sinonimo eterotipico)
  • Nematopogon schwarziella Zeller, 1839 - Isis 32: 185[1] - locus typicus: Boemia (sinonimo omotipico)
  • Nemophora carteri Stainton, 1854 - Ins. Brit.: 47[22] - locus typicus: Inghilterra (sinonimo eterotipico)

Sottospecie[modifica | modifica wikitesto]

Non sono state descritte sottospecie.[2][21]

Galleria di immagini[modifica | modifica wikitesto]

Conservazione[modifica | modifica wikitesto]

Lo stato di conservazione della specie non è stato ancora valutato dalla Lista rossa IUCN.[23]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d (DE) Zeller, P. C., Versuch einer naturgemässen Eintheilung der Schaben (PDF), in Isis von Oken, vol. 32, Lipsia, Brockhaus, 1839, p. 185, LCCN 03001744, OCLC 31580205. URL consultato il 15 dicembre 2016.
  2. ^ a b c (EN) Nematopogon schwarziellus, su Fauna Europaea version 2.6.2, Amsterdam/Copenhagen/Varsavia, 29 agosto 2013, OCLC 818545243. URL consultato il 15 dicembre 2016.
  3. ^ a b c d e f g h i j k l m n o p q r (EN) Scoble, M. J., Early Heteroneura, in The Lepidoptera: Form, Function and Diversity, seconda edizione, London, Oxford University Press & Natural History Museum, 2011 [1992], pp. 213-219, ISBN 978-0-19-854952-9, LCCN 92004297, OCLC 25282932.
  4. ^ a b c d e (EN) Davis, D. R. and Gentili, P., Andesianidae, a new family of monotrysian moths (Lepidoptera:Andesianoidea) from austral South America (PDF), in Invertebrate Systematics, vol. 17, n. 1, Collingwood, Victoria, CSIRO Publishing, 24 marzo 2003, pp. 15-26, DOI:10.1071/IS02006, ISSN 1445-5226 (WC · ACNP), OCLC 441542380. URL consultato il 15 dicembre 2016.
  5. ^ (EN) Dugdale, J. S., Female Genital Configuration in the Classification of Lepidoptera (PDF), in New Zealand Journal of Zoology, vol. 1, n. 2, Wellington, 1974, pp. 127-146, DOI:10.1080/03014223.1974.9517821, ISSN 1175-8821 (WC · ACNP), OCLC 60524666. URL consultato il 15 dicembre 2016.
  6. ^ (EN) Davis, D. R., The Monotrysian Heteroneura, in Kristensen, N. P. (Ed.) - Handbuch der Zoologie / Handbook of Zoology, Band 4: Arthropoda - 2. Hälfte: Insecta - Lepidoptera, moths and butterflies, Kükenthal, W. (Ed.), Fischer, M. (Scientific Ed.), Teilband/Part 35: Volume 1: Evolution, systematics, and biogeography, ristampa 2013, Berlino, New York, Walter de Gruyter, 1999 [1998], pp. 65 - 90, ISBN 978-3-11-015704-8, OCLC 174380917. URL consultato il 15 dicembre 2016.
  7. ^ a b c d e f (EN) Nematopogon schwarziellus, su British Lepidoptera. URL consultato il 15 dicembre 2016.
  8. ^ a b c d (DE) Nematopogon schwarziellus, su Lepiforum.de. URL consultato il 15 dicembre 2016.
  9. ^ (EN) Nielsen, E. S. & Common, I. F. B., Chapter 41: Lepidoptera (moths and butterflies), in Naumann, I. D. (Ed.). The Insects of Australia: a textbook for students and research workers, Slater, E. (fotografie), Vol. 2, (2nd edn.), Carlton, Victoria e Londra, Melbourne University Press & University College of London Press, 1991, pp. 817-915, ISBN 9780522844542, OCLC 25292688.
  10. ^ a b c d e f g h i (EN) Common, I. F. B., Heteroneurous Monotrysian Moths / Incurvarioidea, in Moths of Australia, Melbourne University Press, 1990, pp. 160-168, ISBN 978-0-522-84326-2, LCCN 89048654, OCLC 220444217.
  11. ^ a b c (EN) Nielsen, E. S., A cladistic analysis of the Holarctic genera of adelid moths (Lepidoptera: Incurvaroidea) (abstract), in Insect Systematics & Evolution, vol. 11, n. 2, Leida, Brill, gennaio 1980, pp. 161-178, DOI:10.1163/187631280X00491, ISSN 1876-312X (WC · ACNP), OCLC 427651601. URL consultato il 15 dicembre 2016.
  12. ^ (EN) Davis, D. R., A New Family of Monotrysian Moths from Austral South America (Lepidoptera: Palaephatidae), with a Phylogenetic Review of the Monotrysia (PDF), in Smithsonian Contributions to Zoology, vol. 434, Washington D.C., Smithsonian Institution Press, 1986, pp. iv, 202, DOI:10.5479/si.00810282.434, ISSN 0081-0282 (WC · ACNP), LCCN 85600307, OCLC 12974725. URL consultato il 15 dicembre 2016.
  13. ^ (EN) Nielsen, E. S. & Kristensen, N. P., The Australian moth family Lophocoronidae and the basal phylogeny of the Lepidoptera-Glossata (abstract), in Invertebrate Taxonomy, vol. 10, n. 6, Melbourne, CSIRO, 1996, pp. 1199-1302, DOI:10.1071/IT9961199, ISSN 0818-0164 (WC · ACNP), OCLC 842755705. URL consultato il 15 dicembre 2016.
  14. ^ (EN) Brock, J. P., A contribution towards an understanding of the morphology and phylogeny of the Ditrysian Lepidoptera (abstract), in Journal of Natural History, vol. 5, n. 1, Londra, Taylor & Francis, 1971, pp. 29-102, DOI:10.1080/00222937100770031, ISSN 0022-2933 (WC · ACNP), LCCN 68007383, OCLC 363169739. URL consultato il 15 dicembre 2016.
  15. ^ (EN) Kristensen, N. P., Studies on the morphology and systematics of primitive Lepidoptera (Insecta) (abstract), in Steenstrupia, vol. 10, n. 5, Copenaghen, Zoologisk Museum, 1984, pp. 141-191, ISSN 0375-2909 (WC · ACNP), LCCN 78641716, OCLC 35420370. URL consultato il 15 dicembre 2016.
  16. ^ a b c (ENDE) Nielsen, E. S., A taxonomic review of the adelid genus Nematopogon Zeller (Lepidoptera: Incurvarioidea), in Entomologica Scandinavica (Supplementum), vol. 25, Sandby, Scandanavian Society of Entomology, 1985, p. 66, ISSN 0105-3574 (WC · ACNP), LCCN 70020995, OCLC 13729936.
  17. ^ (EN) Nielsen, E. S. & Davis, D. R., The first southern hemisphere prodoxid and the phylogeny of the Incurvarioidea (Lepidoptera) (PDF), in Systematic Entomology, vol. 10, n. 3, Oxford, Blackwell Science, luglio 1985, pp. 307-322, ISSN 0307-6970 (WC · ACNP), OCLC 4646400693. URL consultato il 15 dicembre 2016.
  18. ^ a b c d (EN) Davis, R. D. & Frack, D. C., Micropterigidae, Eriocraniidae, Acanthopteroctetidae, Nepticulidae, Opostegidae, Tischeriidae, Heliozelidae, Adelidae, Incurvariidae, Prodoxidae, Tineidae, Psychidae, Ochsenheimeriidae, Lyonetiidae, Gracillariidae, Epipyropidae, in Stehr, F. W. (Ed.). Immature Insects, vol. 1, seconda edizione, Dubuque, Iowa, Kendall/Hunt Pub. Co., 1991 [1987], pp. 341- 378, 456, 459, 460, ISBN 978-0-8403-3702-3, LCCN 85081922, OCLC 13784377.
  19. ^ a b (NE) Nematopogon schwarziellus, su Microlepidoptera.nl. URL consultato il 15 dicembre 2016.
  20. ^ (EN) Stoch, F., Adelidae, su Fauna Italia - Checklist of the Species of the Italian Fauna, 2003. URL consultato il 15 dicembre 2016.
  21. ^ a b (EN) Wing, P., Nematopogon schwarziellus, su The Global Lepidoptera Names Index, Londra, Natural History Museum, 9 maggio 2011, ISSN 2405-8858 (WC · ACNP), OCLC 223993023. URL consultato il 15 dicembre 2016.
  22. ^ a b (EN) Stainton, H. T., Insecta Britannica (PDF), Vol. III: Lepidoptera, Tineina, Londra, L. Reeve, 1854, p. 47, DOI:10.5962/bhl.title.9558, ISBN non esistente, LCCN agr10000669, OCLC 18472969. URL consultato il 15 dicembre 2016.
  23. ^ (EN) International Union for Conservation of Nature and Natural Resources, IUCN Red List of Threatened Species. Version 2016-3, su IUCN 2016, Cambridge, IUCN Global Species Programme Red List Unit, ISSN 2307-8235 (WC · ACNP), OCLC 943528404. URL consultato il 15 dicembre 2016.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Pubblicazioni[modifica | modifica wikitesto]

Testi[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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