Il padrone sono me
Il padrone sono me è un film del 1955 diretto da Franco Brusati.
Film che segna il debutto alla regia dello sceneggiatore Brusati, liberamente tratto dal romanzo omonimo di Alfredo Panzini.
Trama
[modifica | modifica wikitesto]Saga familiare sullo sfondo della campagna romagnola. Robertino trascorre le vacanze estive nella tenuta di famiglia dove gioca con Giovannino figlio del fattore Mingon e Dolly una cugina americana. Una volta cresciuti Robertino si dichiara a Dolly che invece sposa un ricco americano. Scoppia la prima guerra mondiale e Robertino si arruola, solo in questo momento Dolly gli confessa il suo amore. Al fronte ritrova l'amico Zvanin ma muore durante un'azione. Al ritorno dal fronte scoppiano le rivolte contadine e Mingon compra la tenuta diventando il "padrone". Passano gli anni e Mingon muore e Zvanin fa un'amara riflessione: i bambini che giocano fuori dalla casa sono i padroni di domani, convinti di riuscire a possedere qualcosa sulla terra, ma lotte e amori non lasceranno che un grande silenzio.
Produzione
[modifica | modifica wikitesto]Il regista in seguito ricordò:
«Non amavo molto il libro, come non amo Panzini, ma mi sembrava un'occasione per toccare un po' alcune tematiche che mi stanno abbastanza a cuore, la decadenza, lo struggimento, il tempo che passa, tutti motivi che sono tornati vent'anni dopo in Dimenticare Venezia. Il film raccontava la storia del dissolvimento di una famiglia fra la prima e la seconda guerra mondiale. Una specie di piccolo Giardino dei ciliegi all'italiana. Il film non fece soldi. Il fatto poi che Panzini era un autore politicamente senza dubbio sbagliato ha gettato anche una luce poco lusinghiera su di me che l'avevo "scelto". Il modo di raccontare una famiglia borghese era abbastanza in anticipo su quello che facevano gli italiani allora, quando la tematica borghese non era assolutamente trattata. Questo primo film fu più che altro un modo di esercitarmi. Lo scarso successo del film mi mise in una difficile situazione. Non volevo tornare a fare lo sceneggiatore, perché mi sembrava di tornare indietro. Non potevo fare i film che volevo perché Rizzoli, con cui avevo un contratto, non me li lasciava fare. Non volevo fare i film che mi voleva imporre Rizzoli perché mi era bastata la prima esperienza.»
Riprese
[modifica | modifica wikitesto]Le riprese iniziarono il 2 maggio 1955 e durarono 11 settimane. Fu girato negli stabilimenti di Cinecittà per gli interni, mentre alcuni esterni furono girati nella località Pavona, facente parte del territorio di Albano Laziale.[3]
Paolo Heusch e Carlo Lastricati lavorarono in qualità di aiuto registi, mentre Giovanni Fago di assistente alla regia; Giorgio Pes come aiuto arredatore; Anna Anni aiuto costumista.
Distribuzione
[modifica | modifica wikitesto]Il film fu presentato fuori concorso alla 16ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia il 7 settembre 1955.[4]
Accoglienza
[modifica | modifica wikitesto]Critica
[modifica | modifica wikitesto]«Bisogna riconoscere che il regista è entrato con intelligenti riguardi nel delicato mondo panziniano, rilevandone, sia pure con qualche esteriorità ed esagerazione caricaturale, la vena ironica e amara. Il personaggio di Robertino gli è riuscito trepidamente poetico, sinuoso, sofferto; e la sua esplosione d'amore sulla spiaggia, come il suo distacco dalla madre e da Dolly al momento di partire per il fronte, hanno meritamente conquistato il pubblico. Durezze, disuguaglianze, cedimenti, non tolgono al film d'essere complessivamente degno del modello cui s'è ispirato [...].»
«È un buon film italiano che, malgrado la sua prolissità, non avrebbe demeritato ad entrare in competizione [alla Mostra del cinema di Venezia], in considerazione della grande cura con la quale è stato realizzato e dei notevoli pregi che presenta. Una prova positiva per il nuovo regista Brusati [...]»
«Un giovane esordiente, Franco Brusati, ha diretto il film con diligenza e buon gusto specie nella ricostruzione di un ambiente sociale e di un costume di vita, palesando però anche qualche segno di precoce stanchezza. Attori italiani e francesi hanno collaborato positivamente a formare il cast dei personaggi. Paolo Stoppa è un Mingon che avrebbe accontentato Panzini. Ad Andreina Pagnani, Myriam Bru, Pierre Bertin e Jacques Chabassol sono stati affidati gli altri ruoli principali, mentre Albino Cocco, nei panni di Zvanì, si propone come interprete di generose promesse. Efficace nell'evocazione risulta la fotografia degli esterni girati ad Albano Laziale, di curiosa e felice verosimiglianza con i luoghi descritti nel romanzo.»
«[...] Sia Panzini che Brusati hanno tessuto una tela finissima: ed anche se talvolta, dato il numero degli episodi, Brusati non riesce a raggiungere l'unità del racconto, egli in più di un momento ha felici, fresche intuizioni specialmente nel tratteggiare la delicata storia d'amore, un tantino romantica e un poco crudele, di Robertino e di Dolly. [...]»
«[...] I borghesi di città, a meno che non fossero assai ricchi, non erano più in grado di mantenersi la proprietà in campagna, mentre fittavoli e mezzadri si erano rimpannucciati col mercato nero. (...) Quanto a Myriam Bru, che ne era la protagonista, Brusati l'aveva vista in chiave Bonnard: una creatura di sogno, stupenda, avvolta in abiti bianchi. Una bellezza muliebre accarezzata golosamente da un artista innamorato delle forme, voglioso di ripetere, nel bianco e nero della pellicola, il miracolo della luce e dell'ombra. Non fummo in molti a lodare Il padrone sono me. Il nostro consenso fu pressoché solitario, e Brusati dovette attendere per anni una nuova occasione [...].»
«Il film [...] risentiva ad un tempo della fragilità delle figurine disegnate dallo scrittore, che non possedeva il nerbo del romanziere, e della tendenza calligrafica del regista. Ma il formalismo di B. [Brusati] appariva tuttavia promettente, in quanto caratterizzato da un gusto, da un'eleganza visiva, da una raffinata capacità evocativa di un ambiente, di un costume.»
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Accreditato come John Douglas
- ^ Aldo Tassone, Parla il cinema italiano, vol. 1, Il Formichiere, 1979, p. 63.
- ^ Cinematografia Ita. Rassegna di informazioni, n. 22, 1955, p. 3.
- ^ a b Leo Pestelli, Una divertente farsa navale ed un'accorta rievocazione panziniana, in La Stampa, 8 settembre 1955, p. 3.
- ^ Il padrone sono me, su cinematografo.it.
- ^ L. M., Prime visioni. Il padrone sono me!, in Il Piccolo di Trieste, 23 ottobre 1955, p. 5.
- ^ Radiocorriere TV, anno 37, n. 39, ERI, 1960, p. 26.
- ^ Pietro Bianchi, L'Illustrazione Italiana, anno 89, Garzanti, 1962, p. 85.
- ^ AA.VV., Enciclopedia dello spettacolo, vol.10, 1963, p. 21.
Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Il padrone sono me
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Il padrone sono me, su CineDataBase, Rivista del cinematografo.
- Il padrone sono me, su MYmovies.it, Mo-Net Srl.
- Il padrone sono me, su ANICA, Archiviodelcinemaitaliano.it.
- (EN) Il padrone sono me, su IMDb, IMDb.com.
- (EN) Il padrone sono me, su Box Office Mojo, IMDb.com.