Gershom Scholem

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Gershom Scholem nel 1925

Gershom Scholem (Berlino, 5 dicembre 1897Gerusalemme, 21 febbraio 1982) è stato un filosofo, teologo e semitista israeliano, proveniente da una famiglia ebraica di origine tedesca.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Il precoce interesse del giovane Gershom per la tradizione fu fortemente avversato dal padre Arthur. Grazie all'intermediazione della madre il ragazzo poté imparare l'ebraico e studiare il Talmud con un rabbino ortodosso. Tuttavia, per uno strano contrasto, Scholem era anche attratto dal sionismo laico e socialisteggiante, ed entrò a far parte del gruppo Jung Juda. Fu molto influenzato dal poeta Walt Whitman, che egli avvicinava al misticismo ebraico.

Studiò matematica, filosofia ed ebraico all'Università di Berlino; nell'ambiente universitario conobbe Martin Buber e Walter Benjamin; in quegli anni strinse amicizia con Shemuel Yosef Agnon, Hayim Nahum Bialik, Ahad ha-Am e Zalman Shazar (che all'epoca si chiamava ancora Zalman Rubaschoff), futuro presidente dello Stato di Israele.

Nel 1918 si trovava a Berna con Benjamin e fu ammesso alla locale Università; nella città svizzera incontrò Elsa Burckhardt, che sarebbe divenuta la sua prima moglie. Nel 1919 tornò in Germania e si laureò in lingue semitiche all'Università Ludwig Maximilian di Monaco.

Nel 1923 emigrò in Palestina, dove divenne capo del Dipartimento di Ebraico della Biblioteca Nazionale Ebraica; nel 1933 ebbe la prima cattedra di misticismo ebraico all'Università Ebraica di Gerusalemme.

Nel 1936 sposò Fania Freud. Dopo la nascita dello Stato di Israele fu presidente dell'Accademia nazionale delle Scienze; nel 1965 ebbe il titolo di professor emeritus all'Università Ebraica.

Morì il 20 febbraio del 1982.

Pensiero[modifica | modifica wikitesto]

Scholem pone il suo approccio storiografico allo studio del misticismo ebraico in diretto contrasto con quello della scuola ottocentesca della Wissenschaft des Judentums (scienza del giudaismo). L'analisi del giudaismo da parte di questo movimento ha, agli occhi di Scholem, due gravi carenze: (1) studia il giudaismo come un oggetto morto posto su un vetrino di microscopio anziché come un organismo vivente e (2) non tiene in considerazione il "fondamento" stesso del giudaismo, le forze irrazionali che vivificano la religione. Per Scholem le componenti mitiche e mistiche sono altrettanto importanti che quelle razionali.

Tuttavia egli non vuole seguire le orme di chi ha abbracciato la mistica ma non la storia degli Ebrei. In particolare è in disaccordo con Martin Buber a cui rimprovera la personalizzazione dei concetti cabalistici e l'ignoranza della storia, della lingua e della patria ancestrale del popolo ebraico.

Nella Weltanschauung di Scholem l'indagine del misticismo ebraico non può prescindere dal contesto storico. Partendo da una sorta di Gegengeschichte (controstoria) nietzschiana egli arriva ad includere nella storia "pubblica" molti degli aspetti meno "normativi" del giudaismo. Quest'impeto di conferire legittimità all'irrazionale deriva, come quello della Wissenschaft, più o meno direttamente da Buber. Tuttavia le vedute "contro-storiche" (gegengeschichtlich) di Scholem comportano il concetto di tradizione come forte legame tra gli Ebrei di ieri e gli Ebrei di oggi (adesione al sionismo).

Specificamente Scholem concepisce la storia ebraica come formata grosso modo da tre stadi:

  1. Durante il periodo biblico il monoteismo lotta contro il mito senza riuscire a sopraffarlo completamente.
  2. Nel periodo talmudico parte delle "istituzioni" – per es. nozione del potere magico dell'adempimento dei sacramenti – viene eliminata a favore di un concetto più puro della trascendenza divina.
  3. Nel periodo medievale, posti di fronte all'impossibilità di conciliare il Dio astratto della filosofia greca col Dio personale della Bibbia, i pensatori ebrei come Mosè Maimonide, nel loro tentativo di eliminare i residui del mito, snaturano la figura del Dio vivente. È a partire da quest'epoca che si sviluppa il misticismo inteso come sforzo teso a ritrovare l'essenza del Dio dei padri.

La nozione dei tre stadi, con le sue interrelazioni tra irrazionale e razionale, porta Scholem a formulare tesi assai controverse. Secondo la sua opinione è dalla Qabbalah luriana che si sviluppò il movimento messianico cinquecentesco del sabbatianesimo. Per neutralizzare il sabbatianesimo, come sintesi hegeliana, sarebbe sorto il Chassidismo.
Molti che aderivano al Chassidismo perché vi vedevano una congregazione ortodossa accolsero come uno scandalo l'idea che la loro comunità avesse un rapporto così stretto con un movimento "ereticale".
Similmente Scholem ipotizzò come fonte della Qabbalah duecentesca un ipotetico gnosticismo ebraico anteriore a quello cristiano.

L'approccio storiografico di Scholem implicava anche una teoria linguistica. Diversamente da Buber egli credeva nella capacità del linguaggio di evocare realtà sovrannaturali. E, in contrasto con Benjamin, poneva l'ebraico in posizione privilegiata in quanto unica lingua in grado di adombrare la verità divina. Scholem immaginava i cabalisti come interpreti di una rivelazione linguistica preesistente.

Bibliografia italiana[modifica | modifica wikitesto]

  • Le grandi correnti della mistica ebraica, trad. di Guido Russo, Milano, Il Saggiatore, 1965; Prefazione di Robert Alter, Genova, Il melangolo, 1982-1990; Introduzione di Giulio Busi, Torino, Einaudi, 1993-2008.
  • Le origini della Kabbala, trad. di Augusto Segre, Bologna, Il Mulino, 1973; Bologna, ed. Dehoniane, 1990
  • curatela di Walter Benjamin, Lettere: 1913-1940 (con Theodor Adorno), Torino, Einaudi, 1978
  • Walter Benjamin e il suo angelo, trad. di Maria Teresa Mandalari, Milano, Adelphi, 1978
  • La Kabbalah e il suo simbolismo, trad. di Anna Solmi, Torino, Eianudi, 1980
  • La cabala, trad. di Roberta Rambelli, Roma, ed. Mediterranee, 1982
  • prefazione a Walter Benjamin, Diario moscovita, a cura di Gary Smith, trad. di Gianni Carchia, Torino, Einaudi, 1983
  • Concetti fondamentali dell'ebraismo, trad. di Michele Bertaggia, Genova, Marietti, 1986
  • Teologia e utopia: carteggio 1933-1940 (con Walter Benjamin), trad. di Anna Maria Marietti, Torino, Einaudi, 1987
  • Da Berlino a Gerusalemme. Ricordi giovanili, trad. di Anna Maria Marietti, Torino, Einaudi, 1988; n.ed. ampliata, a cura di Giulio Busi, trad. di Saverio Campanini, Torino: Einaudi, 2004
  • Walter Benjamin. Storia di un'amicizia, trad. e note di Emilio Castellani e Carlo Alberto Bonadies, Milano, Adelphi, 1992
  • Alchimia e kabbalah, trad. di Marina Sartorio, Torino, Einaudi, 1995
  • Lo splendore della Qabbala, a cura di Massimo Jevolella e Laura Maggioni, Como, Red, 1995
  • Zohar: il libro dello splendore, passi scelti della Qabbalah, trad. di Elena Loewenthal, Torino, Einaudi, 1998
  • Mistica, utopia e modernità: saggi sull'ebraismo, a cura di Marina Cavarocchi Arbib, Genova, Marietti, 1998
  • Il Nome di Dio e la teoria cabbalistica del linguaggio, trad. di Adriano Fabris, Milano, Adelphi, 1998
  • Sabbetay Sevi: il messia mistico 1626-1676, introduzione di Michele Ranchetti, trad. di Caterina Ranchetti e Milka Ventura, Torino: Einaudi, 2001
  • Scholem Shalom: due conversazioni su Israele, gli ebrei e la qabbalah, a cura di Gianfranco Bonola, introduzione di Friedrich Niewohner, Macerata: Quodlibet, 2001
  • I segreti della creazione Un capitolo del libro cabbalistico «Zohar», a cura di Elisabetta Zevi, trad. di Gabriella Bemporad, con una Nota di Moshe Idel, Milano, Adelphi, 2003
  • Tre discorsi sull'ebraismo, trad. di Paola Buscaglione Candela, Firenze, Giuntina, 2005
  • Educazione e giudaismo: un dialogo pedagogico, a cura di Massimo Giuliani, Brescia, Morcelliana, 2007
  • L'idea messianica nell'ebraismo e altri saggi sulla spiritualità ebraica, a cura di Roberto Donatoni e Elisabetta Zevi, con una nota di Saverio Campanini, Milano, Adelphi, 2008
  • La figura mistica della divinità. Studi sui concetti fondamentali della Qabbalah, a cura e con una nota di Saverio Campanini, Milano, Adelphi, 2010
  • La stella di David. Storia di un simbolo, a cura di Saverio Campanini e Elisabetta Zevi, con un saggio di Saverio Campanini, Firenze, Guntina, 2013
  • Tradizione e nuova creazione nei riti dei cabalisti, trad. di Rolando Galluppi in Il Rito, Quaderni di Eranos 42, Red editore, 1991
  • La crisi della tradizione nel messianismo giudaico, trad. Rolando Galluppi in Iniziazione e rinnovamento, Quaderni di Eranos 82, Red editore, 1996
  • Le tre vite di Moses Dobrushka, a cura e con un saggio di Saverio Campanini, traduzione di Elisabetta Zevi, Milano, Adelphi, 2014, ISBN 978-88-459-2896-3.
  • Il sogno e la violenza. Poesie, a cura di Irene Kajon, Firenze, Giuntina, 2014, ISBN 978-88-8057-516-0.
  • Il nichilismo come fenomeno religioso, Firenze, Giuntina, 2016, ISBN 978-88-8057-637-2.

Epistolari[modifica | modifica wikitesto]

Bibliografia critica[modifica | modifica wikitesto]

  • David Biale, Gershom Scholem: Kabbalah and counter-history, Cambridge e London: Harvard University Press, 1979
  • Harold Bloom, Freud, Kafka, Scholem. trad. di Alessandro Atti, Milano: Spirali, 1989
  • Saverio Campanini, A Case for Sainte-Beuve. Some Remarks on Gershom Scholem's Autobiography, in Peter Schäfer – Rachel Elior, Creation and Re-Creation in Jewish Thought. Festschrift in Honor of Joseph Dan on the Occasion of His 70th Birthday, Tübingen: Mohr Siebeck, 2005, pp. 363–400.
  • Saverio Campanini, Parva Scholemiana I. Rassegna di bibliografia, in "Materia Giudaica" X, 2 (2005), pp. 395–412.
  • Saverio Campanini, Parva scholemiana II. Rassegna di bibliografia, in «Materia Giudaica» XII 1/2 (2007), pp. 291–311.
  • Saverio Campanini, Some Notes on Gershom Scholem and Christian Kabbalah, in J. Dan (ed.), Gershom Scholem in Memoriam, Jerusalem Studies in Jewish Thought, 21 (2007), pp. 13–33.
  • Saverio Campanini, Melencolia II: i rapporti tra Gershom Scholem e l'Istituto Warburg. Un'indagine di storia delle fonti e dei tipi, in «Schifanoia» 48-49 (2015), pp. 45–61.[1]
  • Saverio Campanini, Carteggio d'autunno tedesco. Uno scambio di lettere tra Gershom Scholem e Nicolaus Sombart a proposito di Carl Schmitt e d'altro, in «Schifanoia» 51-52 (2017), pp. 41–62.
  • Federico Dal Bo, Tra la sabbia e le stelle: Scholem e la traduzione di Zohar 22a-26b, in "Materia Giudaica", VIII, 2, 2003, pp. 297–309
  • Joseph Dan, Gershom Scholem and the mystical dimension of Jewish history, New York e London, 1987
  • Moshe Idel, Gli ebrei di saturno. Shabbat, sabba e sabbatianesimo, Giuntina, Firenze, 2012.
  • Eric Jacobson, Metaphysics of the profane: the political theology of Walter Benjamin and Gershom Scholem, New York: Columbia University Press, 2003
  • Enrico Lucca, Sull'orlo dell'abisso. Scholem e Rosenzweig sulla lingua ebraica, in "Rivista di Storia della Filosofia", 2 (2013), pp. 305–320.
  • Enrico Lucca, La dialettica paradossale tra rivelazione e commento e la crisi della tradizione nell'opera di Gershom Scholem, in M.C. Bartolomei, La Filosofia e il Grande Codice. Libertà di Pensiero - fissità della Scrittura, Claudiana, Torino, 2012, pp. 105–123.
  • Enrico Lucca, Dieu est ténèbres: un breve carteggio tra Furio Jesi e Gershom Scholem, Storiografia, XVII, 2013, Pisa: Fabrizio Serra, 2013
  • Stephane Moses, La storia e il suo angelo: Rosenzweig, Benjamin, Scholem, trad. di Michele Bertaggia, Milano: Anabasi, 1993
  • Jacob Taubes, Il prezzo del messianesimo: lettere a Gershom Scholem e altri scritti, a cura di Elettra Stimilli, Macerata: Quodlibet, 2000
  • Saverio Campanini, Dénouement du monde, du temps et de l'âme, in G. Scholem, La cabale du Livre de l'image et d'Abraham Aboulafia, éditions de l'éclat, Paris 2019, pp. VII-XXXIV.

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