Enyo gorgon

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Enyo gorgon
Enyo gorgon
Classificazione scientifica
Dominio Eukaryota
Regno Animalia
Sottoregno Eumetazoa
Superphylum Protostomia
Phylum Arthropoda
Subphylum Tracheata
Superclasse Hexapoda
Classe Insecta
Sottoclasse Pterygota
Coorte Endopterygota
Superordine Oligoneoptera
Sezione Panorpoidea
Ordine Lepidoptera
Sottordine Glossata
Infraordine Heteroneura
Divisione Ditrysia
Superfamiglia Bombycoidea
Famiglia Sphingidae
Sottofamiglia Macroglossinae
Tribù Dilophonotini
Sottotribù Dilophonotina
Genere Enyo
Specie E. gorgon
Nomenclatura binomiale
Enyo gorgon
(Cramer, 1777)
Sinonimi

Enyo lyctus
Walker, 1856
Epistor gorgon heinrichi
(Clark, 1932)
Sphinx gorgon
Cramer, 1777
Sphinx lyctus
Cramer, 1779
Thyreus lyctus
Boisduval, 1870

Enyo gorgon (Cramer, 1777) è un lepidottero appartenente alla famiglia Sphingidae, diffuso in America Centrale e Meridionale.

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Adulto[modifica | modifica wikitesto]

L'apice dell'ala anteriore è sinuato in ambo i sessi, e non tronco come in E. cavifer. Si riscontra un marcato dimorfismo sessuale[1][2][3]
È una delle quattro specie del genere Enyo nelle quali i maschi presentano sull'ala anteriore degli androconia; il forte sviluppo dell'organo androconiale, che qui appare molto ampio e delimitato distalmente da venature, comporta il fatto che il margine costale dell'ala anteriore si presenti convesso prima della zona mediana; per lo stesso motivo, anche le venature risultano curvate in modo anomalo rispetto alla normale configurazione osservabile in altre Sphingidae: m1-m2 mostra una lunghezza doppia rispetto a m2-m3, e corre distalmente, così da formare, rispetto a quest'ultima, un angolo retto che viene ad aprirsi in direzione prossimale; a sua volta m2-m3 si posiziona così da formare un angolo ottuso rispetto a m3-cu1a, mentre M2 si diparte dall'angolo formato tra m1-m2 ed m2-m3, deviando all'indietro in prossimità della propria attaccatura. La pagina superiore è dicromatica, e risulta marrone scuro nella parte posteriore, e più chiara in quella anteriore. È presente una lunetta più chiara sul margine esterno, mentre la zona apicale presenta una macchia trapezoidale marrone scuro; la pagina inferiore si mostra al contrario di un colore chiaro e più omogeneo, con una macchia puntiforme bianca nella zona discale. Sempre nel maschio, l'ala posteriore presenta una venatura m3-cu1a pari a oltre la metà della lunghezza di m2-m3; la pagina superiore assume tonalità di marrone intermedie tra quelle delle due fasce dell'ala anteriore, mentre inferiormente la colorazione risulta simile a quella dell'ala anteriore.[2][3]
Le antenne sono lievemente inspessite a livello distale, e appena uncinate. La cresta toracica è pronunciata.[2][3]
Nella femmina, nella pagina superiore dell'ala anteriore, la parte basale anteriore, che raggiunge la metà della costa, e la mezza luna marginale, posta dopo la metà del termen, sono di un bruno pallido, che contrasta fortemente con il resto dell'ala, nettamente più scuro. Intorno alla macchia discoidale, si trova una regione scura, che si restringe improvvisamente all'altezza di CuA2, fino a diventare una linea stretta che si estende lungo la linea antemediana, fino al terzo prossimale del margine posteriore. Il margine distale della suddetta regione sfuma gradualmente in un marroncino più tenue, delimitato distalmente dalla mezza luna a livello del termen, e posteriormente da CuA2.[2][3]
Nel genitale maschile, l'uncus si mostra similare a quello di E. lugubris lugubris, ma il processo apicale risulta molto più ridotto, mentre i processi ventrali sono più tozzi, e non altrettanto ravvicinati. La valva termina con un lungo processo sottile, fortemente sclerotizzato; il margine dorsale appare decisamente convesso a livello distale, con scaglie piliformi apicali più lunghe rispetto alla valva. L'edeago possiede un processo a sezione triangolare, simile a quello osservabile in E. cavifer.[2][3]
L'apertura alare è di 66–72 mm.[4]

Larva[modifica | modifica wikitesto]

Il bruco ha un capo largo e appiattito, color verde scuro come la parte dorsale del corpo; i fianchi sono invece verde chiaro, con le due tonalità di verde separate da una linea giallastra dorso-laterale. Sui fianchi sono visibili sette-otto pallide bande strette e oblique. L'impressione d'insieme è quella di una fogliolina verde, nella quale il processo caudale (cosiddetto "cornetto") dovrebbe rappresentare il picciolo.[2]
Anche in questa specie, il cornetto caudale tende a ridursi mano a mano che si susseguono gli stadi di sviluppo della larva.[4]

Pupa[modifica | modifica wikitesto]

Le crisalidi sono scure e lucide, con un cremaster lungo e appuntito; si rinvengono entro bozzoli posti a scarsa profondità nel sottobosco. L'emersione avviene dopo circa quattro settimane dall'impupamento.[4]

Distribuzione e habitat[modifica | modifica wikitesto]

Il Suriname, locus typicus della specie

L'areale di questa specie, prettamente neotropicale, comprende Argentina (Misiones), Belize (Corozal, Cayo, probabilmente Orange Walk), Bolivia (Santa Cruz: Andrés Ibáñez, La Paz: Larecaja, Mapiri, San Agustín), Brasile (Mato Grosso), Colombia, Costa Rica, Ecuador, El Salvador, Guatemala, Guiana Francese (Kaw), Guyana, Honduras, Messico, Nicaragua, Panama, Paraguay (Alto Paranà, Caaguazú, Caazapá, Canindeyú, Concepción, Cordillera, Guairá, Paraguarí, Presidente Hayes, San Pedro, probabilmente Central e Itapua), Perù (Junín), Suriname (locus typicus), Venezuela (Aragua, Barinas, Bolívar, Dependencias Federales, Miranda, Portuguesa, Táchira, Trujillo, Yaracuy).[2][4]

L'habitat è rappresentato da foreste tropicali e sub-tropicali.[4]

Biologia[modifica | modifica wikitesto]

Durante l'accoppiamento, le femmine richiamano i maschi grazie ad un feromone rilasciato da una ghiandola, posta all'estremità addominale. Gli adulti di entrambi i sessi sono attratti dalla luce, specialmente i maschi; di norma è possibile vederli volare soprattutto tra l'una di notte e le 3.00; le femmine sono invece attive soprattutto dalle 12:30 alle 2.00.[4]

Periodo di volo[modifica | modifica wikitesto]

La specie è trivoltina in Costa Rica, con adulti campionabili da maggio a giugno, da agosto a settembre e da dicembre a gennaio. In Bolivia sono stati campionati adulti tra ottobre e novembre, nel Mato Grosso ad agosto e in Perù a febbraio.[4]

Alimentazione[modifica | modifica wikitesto]

Gli adulti suggono il nettare di fiori di varie specie.

I bruchi si alimentano su foglie di membri della famiglia Vitaceae, tra cui Vitis tiliifolia Humb. & Bonpl. ex Schult, oltre che su Tetracera volubilis L. (Dilleniaceae).[4]

Tassonomia[modifica | modifica wikitesto]

Sottospecie[modifica | modifica wikitesto]

Al momento non sono riconosciute sottospecie.[3]

Sinonimi[modifica | modifica wikitesto]

Sono stati riportati cinque sinonimi:[3][5]

  • Enyo lyctus Walker, 1856 - List Spec. Lepid. Insects Colln Br. Mus. 8: 115 (sinonimo eterotipico)[6]
  • Epistor gorgon heinrichi (Clark, 1932) (sinonimo eterotipico)
  • Sphinx gorgon Cramer, 1777 - Uitl. Kapellen 2 (9-16): pl. 142, f. E - Locus typicus: Suriname (sinonimo omotipico, basionimo)[1]
  • Sphinx lyctus Cramer, 1779 - Uitl. Kapellen 3 (17-21): pl. 225, f. F - Locus typicus: Suriname (sinonimo eterotipico)[7]
  • Thyreus lyctus Boisduval, 1870 - Considérations Lépid. Guatemala: 68 (sinonimo eterotipico)[8]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Pieter Cramer, Uitlandsche Kapellen (Papillons exotiques) Uitl. Kapellen 2 (9-16): 1-152, pl. 97-192, Amsterdam, S.J. Baalde edition, [1777].
  2. ^ a b c d e f g Bernard D'Abrera, Sphingidae Mundi. Hawk Moths of the World. Based on a Checklist by Alan Hayes and the collection he curated in the British Museum (Natural History), 1ª ed., Faringdon, Oxon., SN7 7DR United Kingdom, E.W. Classey Ltd., 1986, pp. 105-106, ISBN 0-86096-022-6.
  3. ^ a b c d e f g CATE Creating a Taxonomic e-Scienze, su cate-sphingidae.org. URL consultato il 15 giugno 2011 (archiviato dall'url originale il 9 novembre 2012).
  4. ^ a b c d e f g h Silkmoths, su silkmoths.bizland.com. URL consultato il 15 giugno 2011 (archiviato dall'url originale il 19 agosto 2014).
  5. ^ Funet, su ftp.ipv6.funet.fi. URL consultato il 15 giugno 2011 (archiviato dall'url originale il 5 marzo 2016).
  6. ^ Francis Walker, List of the Specimens of Lepidopterous Insects in the Collection of the British Museum List Spec. Lepid. Insects Colln Br. Mus. 8: 1-271, 1856.
  7. ^ Pieter Cramer, Uitlandsche Kapellen (Papillons exotiques) Uitl. Kapellen 3 (17-21): 1-104, pl. 193-252, Amsterdam, S.J. Baalde edition, [1779].
  8. ^ Jean-Baptiste Alphonse Dechauffour de Boisduval, Considerations sur des Lépidoptères envoyés du Guatemala à M. de l'Orza. Considérations Lépid. Guatemala: 100pp, [1870].

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Boisduval, [1875] - Histoire Naturelle des Insectes. Species Général des Lépidoptéres Hétérocéres. Tome Premier. Sphingides, Sésiides, Castnides Hist. nat. Ins., Spec. gén. Lépid. Hétérocères, 1 : 1-568, pl. 1-11
  • (EN) Capinera, J. L. (Ed.), Encyclopedia of Entomology, 4 voll., 2nd Ed., Dordrecht, Springer Science+Business Media B.V., 2008, pp. lxiii + 4346, ISBN 978-1-4020-6242-1, LCCN 2008930112, OCLC 837039413.
  • Cramer, [1779]; Cramer, [1780] - Uitlandsche Kapellen (Papillons exotiques) Uitl. Kapellen 3 (17-21): 1-104, pl. 193-252 (1779) (22): 105-128, pl. 253-264 ([1780]) (23-24): 129-176, pl. 265-288 (1780)
  • Druce in Godman & Salvin, 1881; Godman & Salvin, 1881 - Biologia Centrali-Americana; or Contributions to the Knowledge of the Fauna of Mexico and Central America. Zoology. Lepidoptera. Heterocera Biol. centr.-amer., Lep. Heterocera 1: 1-490 3: pl. 1-101
  • Hübner, [1819] - Verzeichniss bekannter Schmettlinge, 1816-[1826] Verz. bek. Schmett. (1): [1-3], 4-16 (1816) (2): 17-32 (1819) (3): 33-48 (1819) (4): 49-64 (1819) (5): 65-80 (1819) (6): 81-96 (1819) (7): 97-112 (1819) (8): 113-128 (1819) (9): 129-144 (1819) (10): 145-160 (1819) (11): 161-176 (1819) (12): 177-192 (1820) (13): 193-208 (1820) (14): 209-224 (1821) (15): 225-240 (1821) (16): 241-256 (1821) (17): 257-272 (1823) (18): 273-288 (1823) (19): 289-304 (1823) (20): 305-320 (1825) (21): 321-336 (1825) (22): 337-352 (1825) (23-27): 353-431 ([1825])
  • Kitching & Cadiou, 2000 - Hawkmoths of the World; An annotated and illustrated revisionary checklist (Lepidoptera: Sphingidae). 256 pp.; Comstock Publishing Associates - Ithaca; ISBN 978-0-8014-3734-2
  • (EN) Kükenthal, W. (Ed.), Handbuch der Zoologie / Handbook of Zoology, Band 4: Arthropoda - 2. Hälfte: Insecta - Lepidoptera, moths and butterflies, a cura di Kristensen, N. P., collana Handbuch der Zoologie, Fischer, M. (Scientific Editor), Teilband/Part 35: Volume 1: Evolution, systematics, and biogeography, Berlino, New York, Walter de Gruyter, 1999 [1998], pp. x + 491, ISBN 978-3-11-015704-8, OCLC 174380917.
  • Landman Wijbren, 2001 - The Complete Encyclopedia of Moths. 272 pp.; Grange Books; ISBN 1-84013-409-7
  • Lewis, H.L., 1974 - Butterflies of the World; ISBN 0-245-52097-X
  • Linnaeus, 1758 - Systema Naturae per Regna Tria Naturae, Secundum Clases, Ordines, Genera, Species, cum Characteribus, Differentiis, Symonymis, Locis. Tomis I. 10th Edition Syst. Nat. (Edn 10) 1 : 1-338 339-824
  • Linnaeus, 1771 - Mantissa Plantarum altera Generum editionis Vi & Specierum editionis II Mantissa Plant. 2: -,[iv], 142-510, + Regni Animalis Appendix 511-552
  • Opler Paul, Pavulaan Harry, Stanford Ray, Pogue Michael - Butterflies and Moths of North America; Mountain Prairie Information Node
  • Opler & Warren, 2003 - Butterflies of North America. 2. Scientific Names List for Butterfly Species of North America, north of Mexico.
  • Rothschild & Jordan, 1903 - A revision of the Lepidopterous family Sphingidae Novit. Zool. 9 (Suppl.) : 1-813 815-972, pl. 1-67
  • (EN) Scoble, M. J., The Lepidoptera: Form, Function and Diversity, seconda edizione, London, Oxford University Press & Natural History Museum, 2011 [1992], pp. xi, 404, ISBN 978-0-19-854952-9, LCCN 92004297, OCLC 25282932.
  • (EN) Stehr, F. W. (Ed.), Immature Insects, 2 volumi, seconda edizione, Dubuque, Iowa, Kendall/Hunt Pub. Co., 1991 [1987], pp. ix, 754, ISBN 978-0-8403-3702-3, LCCN 85081922, OCLC 13784377.
  • Tuttle James P., 2007 - The Hawkmoths of North America, A Natural History Study of the Sphingidae of the United States and Canada. The Wedge Entomological Research Foundation, Washington DC; ISBN 978-0-9796633-0-7.* Walker, 1856 - List of the Specimens of Lepidopterous Insects in the Collection of the British Museum List Spec. Lepid. Insects Colln Br. Mus. 8: 1-271 (1856)

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