Antonio Manganelli
Antonio Manganelli | |
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Capo della Polizia - Direttore Generale della Pubblica Sicurezza | |
Durata mandato | 25 luglio 2007 – 20 marzo 2013 |
Predecessore | Gianni De Gennaro |
Successore | Alessandro Pansa |
Dirigente I^ divisione del Servizio centrale operativo | |
Durata mandato | 1991 – 1996 |
Dati generali | |
Titolo di studio | Laurea in Giurisprudenza |
Università | Università degli Studi di Napoli Federico II |
Professione | Poliziotto, Prefetto e Funzionario |
Antonio Manganelli | |
---|---|
Nascita | Avellino, 8 dicembre 1950 |
Morte | Roma, 20 marzo 2013 |
Cause della morte | decompressione di un edema cerebrale |
Dati militari | |
Paese servito | Italia |
Forza armata | Forze di polizia italiane |
Corpo | Polizia di Stato |
Unità | Nucleo anticrimine |
Grado | Dirigente generale di Pubblica Sicurezza |
Comandante di | Capo della polizia - direttore generale della pubblica sicurezza Vice capo vicario della Polizia di Stato Servizio centrale di protezione Questura di Palermo Questura di Napoli |
Decorazioni | Cavaliere di gran croce dell'Ordine al merito della Repubblica Italiana |
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Antonio Manganelli (Avellino, 8 dicembre 1950 – Roma, 20 marzo 2013) è stato un poliziotto, prefetto e dirigente pubblico italiano. Dal 25 giugno 2007, fino alla sua morte, è stato capo della polizia.
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]Dopo la laurea in giurisprudenza presso l'Università degli Studi di Napoli, si specializzò in criminologia clinica presso l'Università di Modena. Numero due del vicequestore Gianni De Gennaro all'interno del Nucleo anticrimine della Polizia di Stato negli anni ottanta del XX secolo, collaborò anche con i magistrati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino soprattutto nella gestione dei collaboratori di giustizia Tommaso Buscetta, Francesco Marino Mannoia, Gaspare Mutolo e Leonardo Messina[1].
Nel 1991 divenne dirigente della I^ divisione dello SCO (Servizio Centrale Operativo) e, in tale veste, condusse le indagini che portarono all'arresto di latitanti mafiosi di primo piano, tra cui Pietro Vernengo, Giuseppe Lucchese, Giuseppe “Piddu” Madonia, Nitto Santapaola e Pietro Aglieri[1][2]. Dal 1997 fu questore a Palermo e, dal 1999, a Napoli.
Divenuto prefetto nel 2000, fu nominato direttore centrale della Polizia criminale (Criminalpol) e vice direttore generale della Pubblica Sicurezza, incarico nel quale dal 2001 assunse le funzioni vicarie dell'allora capo della polizia Gianni De Gennaro. Il Consiglio dei ministri lo nominò capo della polizia il 25 giugno 2007. Docente di Tecnica di polizia giudiziaria all'Istituto Superiore di Polizia, pubblicò saggi in materia di tecnica investigativa e sequestri di persona.[3] Il 25 giugno 2010 aveva ricevuto la cittadinanza onoraria di Palermo.[4]
Il 6 luglio 2012, il giorno dopo il verdetto della Corte di Cassazione sui fatti della scuola Diaz, Antonio Manganelli ha presentato delle "scuse" per questi fatti: "Ora, di fronte al giudicato penale, è chiaramente il momento delle scuse. Ai cittadini che hanno subito danni ed anche a quelli che, avendo fiducia nell'istituzione-polizia, l'hanno vista in difficoltà per qualche comportamento errato ed esigono sempre maggiore professionalità ed efficienza".[5]
Problemi di salute e morte
[modifica | modifica wikitesto]Nel 2011 gli venne diagnosticato un tumore al polmone e si curò a Houston, negli Stati Uniti.[6] Nel pomeriggio del 24 febbraio 2013 fu ricoverato d'urgenza all'ospedale San Giovanni Addolorata di Roma e sottoposto a intervento chirurgico per la decompressione di un edema cerebrale conseguente a un'emorragia cerebrale, con successivo ricovero in terapia intensiva dove rimase in coma farmacologico.[7] È morto per complicazioni date da un'infezione respiratoria la mattina del 20 marzo 2013.[8][9][10] Il 23 marzo sono stati celebrati i funerali di Stato nella basilica di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri.[11][12]
Pubblicazioni
[modifica | modifica wikitesto]Nel 2007 ha pubblicato il volume "Investigare. Manuale pratico delle tecniche di indagine", insieme a Franco Gabrielli, per Cedam.
Durante il soggiorno a Houston, nel maggio del 2012, maturò il proposito di scrivere un'autobiografia, che diventò quasi naturalmente un romanzo, come ricorda lo stesso Manganelli nella nota introduttiva dell'8 dicembre.
Il volume, pubblicato da Rizzoli nell'aprile del 2013, con il titolo "Il sangue non sbaglia", il 13 maggio è stato presentato a Palazzo Giustiniani, dal presidente del Senato Pietro Grasso.[13]
Edifici alla sua memoria
[modifica | modifica wikitesto]Alla sua memoria è stata dedicata una palestra delle Fiamme Oro "sezione di pugilato" a Marcianise, la prima in Italia situata in una scuola, nel liceo scientifico e classico Federico Quercia. Nella palestra è situato un busto in bronzo del prefetto. Il 18 maggio 2013, invece, gli è stato intitolato il "Parco di Santo Spirito" ad Avellino, città della quale era originario[14].
Alla memoria di Manganelli è intitolato il piazzale con il belvedere antistante l'abbazia di San Michele Arcangelo di Arcevia.
Alla sua memoria, la città di Avellino, il 18 maggio 2013, gli ha intitolato un parco urbano di oltre 120.000 mq
Onorificenze
[modifica | modifica wikitesto]— Roma, 19 aprile 2013[15]
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b Arriva lo «sbirro del dialogo» Carriera di successi e sorrisi - Corriere della Sera, su corriere.it. URL consultato il 10 marzo 2021.
- ^ AGLIERI: LE CONGRATULAZIONI DI VIOLANTE, su www1.adnkronos.com. URL consultato il 9 marzo 2021.
- ^ Biografia del Prefetto Antonio Manganelli, su Ministero dell'interno. URL consultato il 29 luglio 2023 (archiviato dall'url originale il 13 aprile 2013).
- ^ Palermo, conferita la cittadinanza onoraria al capo della Polizia Antonio Manganelli, su Adnkronos.com, 25 giugno 2013. URL consultato il 29 luglio 2023 (archiviato dall'url originale il 28 giugno 2013).
- ^ G8, Antonio Manganelli il giorno dopo la sentenza: «Ora è il momento delle scuse», su Il Sole 24 Ore. URL consultato il 27 dicembre 2020.
- ^ MANGANELLI: NOTTE TRANQUILLA RESTA IN TERAPIA INTENSIVA, su TGLA7, 25 febbraio 2013. URL consultato il 27 novembre 2023.
- ^ Il capo della polizia Manganelli operato d'urgenza. I medici: "Condizioni soddisfacenti", in Corriere.it, 24 febbraio 2013. URL consultato il 24 febbraio 2013.
- ^ È morto il capo della polizia Manganelli, su La Stampa, 20 marzo 2013. URL consultato il 27 novembre 2023.
- ^ Il capo della Polizia è morto, su Polizia di Stato. URL consultato il 27 novembre 2023.
- ^ Manganelli, morto il capo della polizia, su Il Fatto Quotidiano, 20 marzo 2013. URL consultato il 27 novembre 2023.
- ^ Roma, funerali di Stato per Antonio Manganelli. Don Ciotti: "Continuare il suo impegno", in La Repubblica, 23 marzo 2013.
- ^ A Roma l'addio a Manganelli. Autorità e centinaia di persone per i funerali di "un numero uno", in IrpiniaReport, 23 marzo 2013.
- ^ Presentazione del libro di Antonio Manganelli dal titolo "Il sangue non sbaglia", su Senato della Repubblica, 13 maggio 2013. URL consultato il 29 luglio 2023 (archiviato dall'url originale il 2 luglio 2013).
- ^ “Parco Antonio Manganelli”, sabato la cerimonia di intitolazione (PDF), in comune.avellino.it (archiviato dall'url originale il 5 giugno 2014).
- ^ Sito web del Quirinale: dettaglio decorato.
- ^ Sito web del Quirinale: dettaglio decorato.
- ^ Sito web del Quirinale: dettaglio decorato.
- ^ Sito web del Quirinale: dettaglio decorato.
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikiquote contiene citazioni di o su Antonio Manganelli
- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Antonio Manganelli
- Wikinotizie contiene l'articolo Oggi il funerale di Stato di Antonio Manganelli
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Manganelli, Antonio, su Treccani.it – Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
- Il Capo della Polizia Antonio Manganelli, su poliziadistato.it, Polizia di Stato, 17 novembre 2007. URL consultato il 21 marzo 2013 (archiviato dall'url originale il 12 settembre 2009).
- La Stampa Scheda: chi è Antonio Manganelli, su www1.lastampa.it. URL consultato il 20 marzo 2013 (archiviato dall'url originale il 3 febbraio 2012).
Controllo di autorità | VIAF (EN) 90141476 · ISNI (EN) 0000 0004 2339 0515 · SBN CFIV047886 · LCCN (EN) n85122860 · J9U (EN, HE) 987012500627505171 |
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