Carso

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Carso
Il Carso a Duino (TS).
ContinenteEuropa
StatiBandiera dell'Italia Italia
Bandiera della Slovenia Slovenia
Bandiera della Croazia Croazia
Cima più elevataMonte Nevoso (Snežnik) (1.796 m s.l.m.)
Età della catenaCretaceo
Eocene
Tipi di rocceSedimentarie
Coordinate: 45°27′00″N 13°27′36″E / 45.45°N 13.46°E45.45; 13.46

Il Carso (noto anche come altopiano Carsico o Carsia, Iulia Carsa in latino, Kras in sloveno e croato, Cjars in friulano, Karst in tedesco) è una regione storica, un altopiano roccioso calcareo che si estende a cavallo tra Friuli-Venezia Giulia (provincia di Gorizia e Trieste), Slovenia e Croazia, noto storicamente per essere stato teatro di violente battaglie durante la prima guerra mondiale, tra le truppe italiane e quelle austro-ungariche.

Dal nome della regione geografica del Carso di Trieste, oggetto dei primi studi e presa come riferimento, nota anche come “Carso Classico”[1], è derivato il termine carsismo. Questo toponimo a sua volta deriva dalla radice “kar” o “karra”, di origine paleoindoeuropea con significato di roccia, pietra. Stessa radice hanno i toponimi Carnia, Carinzia, Carnaro e Carniola[1].

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Il disegno rappresenta in modo schematico la disposizione delle formazioni rocciose che costituiscono l'altopiano carsico, ed indica il periodo geologico della loro deposizione

Si estende a sud-est delle Prealpi Giulie, (zona del Collio), giunge fino al mare Adriatico e prosegue poi in Slovenia occidentale e Istria settentrionale, fino al punto di congiunzione con il massiccio delle Alpi Bebie (Velebit) all'estremo nord-ovest della Croazia. L'altopiano si estende su una anticlinale parzialmente erosa.

Classificazione[modifica | modifica wikitesto]

Modello di classificazione delle Alpi - settore 26: Carso
Modello di classificazione delle Alpi Dinariche - Zona A1: Montagne dell'Istria e del Carso

Secondo la Partizione delle Alpi del 1926 il Carso è considerato facente parte del sistema alpino ed è visto come una delle 26 sezioni delle Alpi, e precisamente la ventiduesima[2]. Secondo questo criterio, si suddivide Piccolo Carso (gruppo 22a) e Carso Istriano (gruppo 22b).

Secondo la SOIUSA il Carso non fa parte delle Alpi, ma appartiene al sistema delle Alpi Dinariche, seguendo la letteratura geografica slovena, che lo suddivide nel seguente modoː Montagne dell'Istria e del Carso (sigla A1); Gruppo della Selva di Tarnova (sigla B1); Gruppo del Monte Nevoso-Risnjak (sigla B2); Largo altopiano della Carniola-interna e della Bassa Carniola (sigla B3).

Secondo altri criteri, può essere suddiviso in Carso Triestino, Carso Goriziano, Carso Sloveno e Carso Istriano (in talune suddivisioni si espande anche più a sud con il Carso dalmata e il Carso bosniaco).

Carsismo[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Carsismo.
Mappa etnica del Carso e dell'Istria nel 1880

Le rocce calcaree sono solubili dagli agenti atmosferici, in particolare dall'acido carbonico disciolto nelle acque, e vengono quindi da questi modellate nel tempo in varie forme, causando il fenomeno del carsismo. Nel mondo solo il 15% delle aree con affioramenti carbonatici presentano i caratteristici fenomeni carsici. Uno degli aspetti più rilevanti sono le doline.

Grotte[modifica | modifica wikitesto]

Il Carso è ricco di grotte di varie dimensioni, per cui nel territorio si sono sviluppate molte società speleologiche. Le più famose sono la grotta Gigante, la Grotta delle Torri di Slivia, le grotte di San Canziano e le grotte di Postumia.

Inquinamento delle grotte[modifica | modifica wikitesto]

Per anni, oltre un centinaio delle grotte del carso triestino[3] sono state usate come discariche. A cavallo tra Italia e Slovenia, nelle Alpi Giulie sono state censite 350 grotte inquinate. In Slovenia la grotta Jeriseva Jama, vicina al paese di Kazlje, è piena di automobili, eternit e altri rifiuti. Nonostante tutto, in questa grotta è ancora presente una rara pisolite, la perla di grotta.

In Italia: il pozzo Mattioli, vicino alla frazione triestina di Gropada, è stato adibito a centro di smaltimento dei rifiuti ingombranti. Il pozzo dei Colombi, vicino a Basovizza, altra frazione del comune di Trieste, è stato usato per lo sversamento dei rifiuti pericolosi conseguenti all'attentato al terminal petrolifero dell'oleodotto transalpino della val Rosandra dell'agosto 1972; è stato usato come capiente cisterna, oltre 45 metri di pozzo e 100 di caverna, per i liquidi di lavaggio delle caldaie, fanghi industriali e molte altre sostanze chimiche. Sorte simile è toccata al pozzo di Cristo, tra Basovizza e Gropada, usato per lo sversamento di liquidi di derivazione industriale.

Popolazione[modifica | modifica wikitesto]

Le rocce carsiche a Duino

Comuni del Carso[modifica | modifica wikitesto]

Comune Superficie Abitanti
Aidussina 245,2 19.418
Bisterza 480 13.297
Clana 94 1.931
Comeno 102,7 3.529
Cormons 35,1 7.328
Divaccia 147,8 4.213
Doberdò del Lago 27,05 1301
Duino-Aurisina 45,17 8.733
Erpelle-Cosina 195 4.604
Gorizia 41,26 33.911
Lanischie 143,13 398
Mattuglie 176,67 11.246
Merna-Castagnevizza 62,8 4.977
Monrupino 12,7 867
Nova Gorica 279 31.884
Postumia 269,9 16.442
San Dorligo della Valle 24,5 6,019
San Pietro del Carso 223,3 6.201
San Pietro-Vertoiba 15 6.292
Sesana 217,4 13.702
Sgonico 31,31 2.130
Vipacco 223,3 5,703
totale 3.065,24 202.825

Aree Protette[modifica | modifica wikitesto]

Il territorio comprende la Riserva naturale delle Falesie di Duino.

Galleria d'immagini[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Franco Cucchi, Luca Zini, Chiara Calligaris, Il Carso Classico, inquadramento geografico e storico, Trieste, EUT Edizioni Università di Trieste, 2015.
  2. ^ Secondo la mappa originale della Partizione delle Alpi, del 1926 e secondo i dati da essa desunti, la sezione corrisponde al numero 22; secondo invece la mappa dell'Atlante orografico delle Alpi di Sergio Marazzi che illustra la partizione delle Alpi, il settore corrisponderebbe al numero 26. Le due mappe e le notizie da esse dedotte sono riportate nel sito "Homo alpinus"; vedi Division des Alpes selon le Comitato Geografico Nazionale Italiano.
  3. ^ Carso triestino: inquinamento ipogeo, su greenaction-transnational.org. URL consultato il 14 agosto 2020 (archiviato il 5 marzo 2016).

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Maurizio Tentor, Giorgio Tunis, Sandro Venturini, "Schema stratigrafico e tettonico del Carso isontino", Natura Nascosta
  • Enrico Halupca, Le Meraviglie del Carso, immagini, storia e cultura di uno dei più affascinanti paesaggi d'Europa, edizioni LINT Trieste, ISBN 88-8190-209-5
  • Daniela Durissini e Carlo Nicotra, I Sentieri del Carso Triestino, edizioni LINT Trieste, ISBN 88-8190-176-5
  • Fabio Forti, Carso triestino, Guida alla scoperta dei fenomeni carsici, edizioni LINT Trieste, ISBN 88-86179-65-0
  • Fabio Forti, Invito alla conoscenza delle Grotte del Carso Triestino, edizioni LINT Trieste, ISBN 88-8190-064-5
  • AA. VV., Introduzione alla Flora e alla Vegetazione del Carso, edizioni LINT Trieste, ISBN 88-85083-00-5
  • Dario Blasich e Alfio Scarpa, Il Carso visto da vicino, edizioni LINT Trieste, ISBN 88-8190-053-X
  • Dario Gasparo, La Val Rosandra e l'ambiente circostante, Lint Editoriale, Trieste (2008), ISBN 978-88-8190-240-8
  • Scipio Slataper, Il mio Carso, Mursia ISBN 9788842547341
  • Giulio Angioni, Gabbiani sul Carso, Sellerio, ISBN 88-389-2503-8
  • Alessandro Ambrosi, Claudio Oretti, Carso Triestino, Goriziano e Sloveno 1:25.000. Carta Topografica per Escursionisti. Con Indice dei Nomi, dei Sentieri e degli Itinerari, Transalpina Editrice, Trieste (2013), ISBN 978-88-88281-05-6
  • Alessandro Ambrosi, Guida ai Sentieri del Carso triestino, monfalconese e goriziano, Transalpina Editrice (Andar de Bora), Trieste (2015), ISBN 978-88-88281-13-1

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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