Luigi Gaetano Gullì

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Luigi Gaetano Gullì (Scilla (Italia), 16 giugno 1859Oceano Atlantico, 12 marzo 1918) è stato un pianista, compositore e didatta italiano.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Ultimo di nove figli, nacque in una famiglia di appassionati alla musica e fu avviato allo studio di quest'arte da entrambi i genitori. Il padre Giuseppe, un avvocato che da buon dilettante suonava la spinetta, gli impartì le prime lezioni di teoria e di pianoforte e la madre, Annunziata Delfino, che si esercitava per diletto nel canto lirico, contribuì per parte sua a dare un indirizzo alle sue attitudini innate.[N 1][1][2] All'età di sette anni, in una sala di Reggio Calabria, si esibì in un concerto che fu molto acclamato. Questo convinse i genitori a farlo proseguire negli studi musicali e convinse anche il consiglio provinciale di Reggio a deliberare l'elargizione in suo favore di un sussidio che gli permise di spostarsi a Napoli per frequentare il Conservatorio di San Pietro a Majella.
Fu allievo di Beniamino Cesi per la tecnica pianistica e di Lauro Rossi per la composizione musicale. Si diplomò a pieni voti in pianoforte nel 1877 e, per completare la sua formazione, si spostò a Roma dove conobbe e frequentò Giuseppe Martucci, Giovanni Sgambati, Luigi Mancinelli e altre personalità della Roma di fine secolo.[2]

Pianista raffinato e sensibile, le sue doti interpretative gli aprirono le porte dei salotti.[1]; Gabriele D'Annunzio così descrisse le sensazioni che il suo tocco pianistico suscitava in Andrea Sperelli, il protagonista del suo romanzo Il Piacere :

«[...] Luigi Gulli un giovine maestro venuto dalle natali Calabrie in cerca di fortuna, nero e crespo come un arabo, eseguiva con molta anima la sonata in do diesis minore di Ludovico Beethoven[N 2]... a poco a poco la musica grave e soave prendeva tutti que' leggeri spiriti ne' suoi cerchi, come in un gorgo tardo ma profondo [...]»[3]

Gabriele D’Annunzio in quegli anni seguì attentamente l'attività concertistica romana del Gullì e in varie occasioni ne scrisse sulle pagine del quotidiano La Tribuna, come dopo un concerto romano del quale diede un breve ma significativo resoconto apparso il 16 gennaio 1888.[N 3][1][2] Dopo questa prima breve ma intensa parentesi romana Luigi Gullì partì per Parigi e vi si trattenne un paio di anni prima di ritornare a Roma stabilmente.[2]

Nel 1897 fondò il «Quintetto Gullì» di cui gli altri componenti erano Roberto Fattorini primo violino, Raffaele Zampetti secondo violino, Ettore Marengo viola, mentre la parte del violoncello fu coperta in vari periodi da Cesare Bedetti, Gaetano Morelli, Luigi Forino[2] e, infine, Tito Rosati. Il quintetto ebbe grande successo a Roma e riscosse molti consensi anche nelle sue varie tournée estere sia a Oslo, dove conobbe e divenne amico di Edvard Grieg e di Christian Sinding, sia a Copenaghen, Berlino e Parigi.[1][N 4]

Suonò anche al cospetto dei reali d’Italia e la regina Margherita gli donò una spilla con brillanti a forma di «M» mentre il re Umberto I gli conferì, nel 1898, il titolo di Cavaliere del Regno.[2][4]

Νell’aprile del 1899, con l'amico Grieg che dirigeva l'orchestra, si esibì in un concerto presso la sala della «Reale Accademia di Santa Cecilia».[N 5] Nell'aprile del 1900 con l’amico Alessandro Longo organizzò un concerto con musiche di quest'ultimo.[1]

Agli inizi del 1912 forse stanco della sua vita concertistica decise di accettare l'offerta della scuola di musica The Kidd-Key School di Sherman e ne divenne insegnante e direttore. Vi rimase fino al 1914 anno in cui si spostò a Chicago dove divenne docente del Chicago Music College. Contemporaneamente riprese l'attività concertistica e si esibì in vari concerti pianistici, ma il suo stato di salute andava peggiorando. Maturò quindi la risoluzione di fare ritorno in Italia.[2]

Il 5 marzo 1918 si imbarcò a New York sul piroscafo Dante Alighieri diretto a Genova. Dopo sette giorni di navigazione, fu colpito da un severo attacco di uremia che rapidamente lo portò alla morte il 12 marzo alle sette del mattino. Fu sepolto in mare alla mezzanotte di quello stesso giorno secondo gli usi di quel tempo.[1]

Note stilistiche[modifica | modifica wikitesto]

Il Pianismo del Gullì «[...]si colloca nel quadro della tradizione e della poetica del pianismo italiano ottocentesco che si esaurisce nei primi anni del secolo nuovo, indipendentemente dalle novità espressive portate da Busoni e Casella[...]»[5]

Lo stile delle sue interpretazioni «[...] scaturiva da una profonda e intelligente riflessione culturale mista a un grande temperamento ed era scevro da facili concessioni al gusto del momento[...] La sua arte tendeva a rivolgersi a chi veramente fosse in grado di comprenderla e per questo è stata a volte considerata elitaria o aristocratica[...] [Occorre però considerare che] egli era piuttosto schivo e poco propenso ai bagni di folla o agli onori[...]»[1]

Pertanto la sua figura «rimane solidamente ancorata alla sua formazione ottocentesca di cui porta nel nuovo secolo tanto la decisa individuazione stilistica, quanto una nota di costume tardo-romantico[...]»[2]

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Cavaliere della Corona d’Italia - nastrino per uniforme ordinaria
Cavaliere della Corona d’Italia
«per la sua attività pianistica.»
— 6 giugno 1898

Note[modifica | modifica wikitesto]

Annotazioni[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Anche il fratello maggiore, Domenico, studiò musica e divenne insegnante, compositore e direttore della locale banda musicale.
  2. ^ Si trattava della Sonata Op. 27 n. 2 detta Chiaro di Luna.
  3. ^ D'Annunzio, sotto lo pseudonimo di "Duca Minimo", uno dei molti che usava, scrisse:
    «...Il concerto che diedero ieri sera Luigi Gullì ed Ernesto Consolo, col concorso di Vico Ridolfi, fu davvero di una severità degna di vecchi e grandi maestri. Non fu fatta nessuna concessione alla moltitudine: non moti perpetui, né Carnevali di Pest, né trascrizioni, né rapsodie, né altro simile ciarpame da dilettanti. Il programma si componeva di due concerti di Bach, di una suonata di Mozart e d’una improvvisata del Reinecke sopra una gavotta del Gluck. E fu eseguito da cima a fondo, con due o tre clavicembali e con compagnia di quartetti, mirabilmente...»
  4. ^ In Norvegia il suo nome fu iscritto nell'Albo d'oro di quella Nazione, un riconoscimento molto ambito, raramente concesso agli stranieri.
  5. ^ Ora Accademia Nazionale di Santa Cecilia.

Fonti[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e f g Massimo Distilo, Gullì Luigi Gaetano, su Istituto calabrese per lo studio della storia contemporanea, 11 giugno 2020. URL consultato il 3 maggio 2022.
  2. ^ a b c d e f g h Alessandra Ascarelli, Luigi Gaetano Gulli, su Dizionario Biografico degli Italiani Treccani, vol. 61, 1º gennaio 2004. URL consultato il 2 maggio 2022.
  3. ^ Gabriele d'Annunzio, Il Piacere, Milano, Fratelli Treves Editori, 1889, p. 70.
  4. ^ Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia n. 131 del 6 giugno 1898, pag.2036., su google books. URL consultato il 4 maggio 2022.
  5. ^ Sergio Martinotti, Ottocento strumentale italiano, Bologna, Forni Editore, -1972, p. 482..

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Sergio Martinotti, Ottocento strumentale italiano, Bologna, Forni Editore, -1972, p. 482.
  • AA.VV., DEUMM - Dizionario Enciclopedico Universale della Musica e dei Musicisti, Appendice, 1990.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]