Hygrophorus olivaceoalbus

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Hygrophorus olivaceoalbus
Classificazione scientifica
Dominio Eukaryota
Regno Fungi
Divisione Basidiomycota
Classe Agaricomycetes
Ordine Agaricales
Famiglia Hygrophoraceae
Genere Hygrophorus
Specie H. olivaceoalbus
Nomenclatura binomiale
Hygrophorus olivaceoalbus
Fr., 1838
Sinonimi
  • Agaricus adustus Batsch (1783)
  • Agaricus olivaceoalbus Fr. (1815)
  • Limacium olivaceoalbum (Fr.) P.Kumm. (1871)
Hygrophorus olivaceoalbus
Caratteristiche morfologiche
Cappello
convesso
Lamelle
subdecorrenti
Sporata
bianca
Velo
nudo
Carne
immutabile
Ecologia
Commestibilità
commestibile

Hygrophorus olivaceoalbus (Fr.) Fr., 1838 è un fungo basidiomicete del genere Hygrophorus, a sua volta appartenente alla famiglia delle Hygrophoraceae.

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Il gambo è marroncino sotto la zona apicale simile all'anello, dove è invece di colore bianco

Il cappello di H. olivaceoalbus ha un diametro di 3-12 cm ed è emisferico negli esemplari giovani, diventando convesso ma più piatto con l'invecchiamento; presenta un umbone scuro al centro. Sotto la superficie viscida, di colore grigio o marrone fuligginoso, la cuticola del cappello è resa striata da fibrille disposte radialmente e di colore grigio scuro. I carpofori giovani sono ricoperti da due strati di velo; il velo interno, composto da fibrille scure, diventa una sorta di guaina sul gambo del fungo, che viene inoltre ricoperto da uno strato gelatinoso nella sua porzione apicale.[1]

Il lungo gambo di H. olivaceoalbus, spesso ondulato o ricurvo,[2] è alto fino a 10-12 cm e ha un diametro di 1-3 cm; la sua superficie esterna diventa leggermente viscida in caso di pioggia.[3] La base del gambo è talvolta più sottile che in prossimità dell'apice. Al di sopra della zona simil-anulare, il gambo è liscio e biancastro. Esso ricoperto da due strati di tessuto: lo strato esterno, vischioso, e lo strato interno, relativamente sottile e costituito da fibre squamose, simili a quelle sotto lo strato cuticolare del cappello. Man mano che il gambo cresce e aumenta di lunghezza, il suo strato interno si sfibra, rompendosi in fasce concentriche scure e irregolari.

Le lamelle di H. olivaceoalbus sono spesse, ampiamente distanziate e da adnate (largamente attaccate) a decorrenti (si estendono parzialmente lungo il gambo); sono bianchastre (con tonalità grigiastre verso la base) e hanno una consistenza cerosa.[3]

La carne del fungo liscia, sottile e bianca. Il sapore - lievemente dolciastro -[4] e l'odore di H. olivaceoalbus sono piuttosto delicati. Se trattata con una soluzione diluita di idrossido di sodio o di acido solforico, la carne diventa rossastra.

Le spore sono ellissoidali, lunghe 9-12 e larghe 5-6 micrometri, di superficie liscia e non contengono amilosio; se testate con il reagente di Melzer, assumono una colorazione giallastra.[1] La sporata è di colore bianco.[1]

Distribuzione e habitat[modifica | modifica wikitesto]

H. olivaceoalbus si associa formando micorrize con conifere; sulla costa pacifica degli Stati Uniti, il fungo forma micorrize più frequentemente con il peccio di Sitka e la sequoia della California,[5] mentre nelle Montagne Rocciose tende ad associarsi più spesso con il peccio di Engelmann e il peccio blu.[3] Predilige suoli acidi, gessosi, ricchi di muschio, a quote collinari o di montagna, nelle foreste di conifere o miste, anche vicino al limitare della vegetazione arborea.[4] Il fungo, in genere solitario, può occasionalmente crescere a gruppi anche numerosi.[6]

Oltre che nel Nordamerica occidentale e settentrionale,[5] H. olivaceoalbus è diffuso anche in Europa (tranne nel bacino del Mediterraneo) e in Russia.[7]

Il fungo tipicamente cresce tra la fine dell'estate e l'inizio dell'inverno,[3] ma occasionalmente anche in giugno o fino alla fine di dicembre.[1] Non è una specie a rischio di estinzione, tranne in Francia, dove sembra essere quasi estinto.[8]

Commestibilità[modifica | modifica wikitesto]

H. olivaceoalbus è utilizzato in cucina, soprattutto in Catalogna, dove rientra nella preparazione di molti piatti tradizionali;[9] in generale, è impiegato in campo gastronomico in Europa, molto meno in America settentrionale.[2] Il suo sapore, piuttosto tenue, viene definito "blando" e "inconsistente" da alcuni autori;[3] altri suggeriscono di rimuovere la viscida cuticola dal cappello del fungo prima di cucinarlo.[4] È stato ipotizzato che alcuni soggetti siano intolleranti a H. olivaceoalbus, se consumato in grandi quantità.[6]

Proprietà farmacologiche[modifica | modifica wikitesto]

Dal carpoforo di H. olivaceoalbus si possono estrarre derivati dei ciclopentenoni, i cosiddetti igroforoni; il fungo li produce come metaboliti secondari. I composti individuati nel fungo sono polioli e hanno un effetto antimicotico e antibatterico, risultando efficaci soprattutto contro i batteri Gram-positivi e anche contro specie batteriche sempre più resistenti ad antibiotici di uso comune, come la meticillina, la ciprofloxacina o la vancomicina. Il fungo è utilizzato nella medicina tradizionale cinese, dove è noto per le sostanze antibiotiche che contiene, come i 4-, 6- o 4,5,6-tri-O-acetil igroforoni B14.[10][11]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d (EN) Lexemuel Ray Hesler, Alexander H. Smith, North American species of Hygrophorus, Knoxville, University of Tennessee Press, 1963, pp. 291-295.
  2. ^ a b (EN) Vera B. McKnight, Roger Tory Peterson, A Field Guide to Mushrooms: North America, Boston, Houghton Mifflin Harcourt, 1998, p. 208, ISBN 978-0-395-91090-0.
  3. ^ a b c d e (EN) David Arora, Mushrooms Demystified: A Comprehensive Guide to the Fleshy Fungi, Berkeley, Ten Speed Press, 1986, pp. 127-128, ISBN 978-0-89815-169-5.
  4. ^ a b c Antonio Testi, Funghi d'Italia, 6ª ed., Giunti, 2006, pp. 248-249.
  5. ^ a b (EN) Michael Kuo, Hygrophorus olivaceoalbus, su MushroomExpert. URL consultato il 19 dicembre 2023.
  6. ^ a b (EN) Helene M.E. Schalkwijk-Barendsen, Mushrooms of Western Canada, Edmonton, Lone Pine Publishing, 1991, p. 232, ISBN 978-0-919433-47-2.
  7. ^ (DE) Hermann Jahn, Verbreitung und Standorte der Schnecklinge, Hygrophorus, in Westfalen, in Westfälische Pilzbriefe, vol. 5, 1964-1965, pp. 57-67.
  8. ^ (EN) Jean-Paul Koune, Threatened mushrooms in Europe, 18ª ed., Council of Europe, 2001, p. 52, ISBN 978-92-871-4666-3.
  9. ^ (EN) M. de Román, E. Boa, Collection, marketing and cultivation of edible fungi in Spain (PDF), su Mycología Aplicada International, 2004. URL consultato il 19 dicembre 2023.
  10. ^ (EN) Jiaju Zhou, Guirong Xie, Xinjian Yan, Encyclopedia of Traditional Chinese Medicines – Molecular Structures, Pharmacological Activities, Natural Sources and Applications. 1. Isolated Compounds A-C, Berlino, Springer, 2011, p. 51, ISBN 978-3-642-16734-8.
  11. ^ (EN) Jiaju Zhou, Guirong Xie, Xinjian Yan, Encyclopedia of Traditional Chinese Medicines – Molecular Structures, Pharmacological Activities, Natural Sources and Applications. 1. Isolated Compounds T-Z, Berlino, Springer, 2011, p. 149, ISBN 978-3-642-16741-6.

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