Carlo Zaccagnini

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Carlo Zaccagnini (Roma, 1º luglio 1913Roma, 24 marzo 1944) è stato un partigiano e avvocato italiano, vittima dell'eccidio delle Fosse Ardeatine, medaglia d'oro al valor militare alla memoria.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Tenente di complemento di fanteria, nel 1940 fu chiamato alle armi e mandato in Africa Settentrionale. Ferito gravemente, nel maggio del 1941 fu congedato e rimandato in Italia come invalido di guerra. Dopo l'8 settembre fu tra i primi che s'impegnarono nella lotta clandestina a Roma, dove fondò, insieme all'avvocato Placido Martini, l'Unione nazionale della democrazia italiana, un movimento di tendenza liberale, che fece presto proseliti negli ambienti forensi e militari della capitale. Zaccagnini con il suo gruppo, oltre che nell'attività politica, s'impegnò anche nell'azione partigiana, riuscendo a liberare giovani antifascisti caduti in mano ai tedeschi. Quelli dell'UNDI, in seguito a delazione, caddero tutti nelle mani dei fascisti. Zaccagnini, rinchiuso nella prigione di via Tasso, vi fu sottoposto per due mesi a tortura, senza mai rivelare nulla ai suoi aguzzini, che se ne liberarono portando lui e i suoi compagni di lotta alle Fosse Ardeatine, quando fu decisa la strage.

Carlo Zaccagnini fu membro della Massoneria[1][2].
Una Stolperstein è stata posta in sua memoria davanti al portone della sua abitazione, in via Arenula 41, in occasione della Giornata della Memoria 2021.[3]

Pietra d'inciampo per Carlo Zaccagnini

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Medaglia d'oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Ufficiale di cpl. dell'Esercito ed invalido di guerra, entrava all'armistizio tra i primi nel movimento della resistenza sorto nella Capitale, portandovi il suo ardente entusiasmo ed elevata fede e rivelando nelle numerose azioni a cui partecipava preclari qualità di valoroso combattente, di capo, di animatore instancabile. Venuto a conoscenza che in località vicina erano stati catturati dal nemico quattro giovani patrioti, non esitava ad attraversare una zona fortemente presidiata, penetrando nel luogo di detenzione e riusciva con abile stratagemma, sfidando la reazione degli armatissimi avversari, a liberare i quattro giovani. Ricercato attivamente e poi catturato in seguito a vile delazione, sopportava stoicamente, per ben sessanta giorni, atroci torture ed inumane sevizie, senza mai nulla rivelare che potesse nuocere alla causa della Resistenza. Con l'esempio e con la parola incitava gli altri patrioti con lui catturati a saper resistere e ad aver fede nei destini dell'Italia. Alle Fosse Ardeatine suggellava, col supremo sacrificio della vita, la sua profonda dedizione alla causa della libertà della Patria.»
— Roma, 9 settembre 1943 - 24 marzo 1944[4]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (FR) Maçons d'Europe, ouvrez les yeux!, su 357.hautetfort.com. URL consultato l'8 marzo 2017 (archiviato dall'url originale il 9 marzo 2017).
  2. ^ "I martiri delle Ardeatine. Omaggio alle memoria delle 335 vittime dell’eccidio nazista. Tra loro ricordiamo anche i 21 fratelli trucidati nelle cave alla periferia di Roma, eroi della libertà", Erasmo, 3 marzo 2021, p. 21.
  3. ^ Memorie d'inciampo a Roma edizione 2021, in Primo Magazine, n. 15, 2021, p. 11.
  4. ^ Carlo ZACCAGNINI, su Quirinale.it. URL consultato il 9 aprile 2016.

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