Avondster

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Avondster
Descrizione generale
Tiponave mercantile
Nomi precedentiJohn & Thomas
Blessing
Destino finalepersa per naufragio il 2 luglio 1659
Caratteristiche generali
Dislocamento260
Lunghezza28,04 m
Larghezza10,11 m
Pescaggio4,37 m
Equipaggio1
dati tratti da Excavation report of the VOC-ship Avondster (1659)[1]
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La East Indiaman Avondster era una nave mercantile olandese, già britannica, andata persa per naufragio il 2 luglio 1659 nella nel porto di Galle, a Ceylon.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

La data esatta della costruzione nave è sconosciuta.[2] Fu registrata per la prima volta come John & Thomas, e acquistata dal Compagnia inglese delle Indie orientali il 6 aprile 1641 al prezzo di 2.800 sterline.[2] La nave fu quindi ribattezzata Blessing e inviata a Giava.[3] Nei registri inglesi la nave è elencata avente un dislocamento di 250 o 260 tonnellate, e un equipaggio composto da 65 persone, destinata a lunghi viaggi.[2] Per la Compagnia inglese delle Indie orientali la Blessing effettuò due viaggi di andata e ritorno per le Indie orientali, il primo a Bantam nel 1642-1643 e il secondo a Surat e a Bantam nel 1644-1645, venendo quindi assegnata al commercio regionale asiatico.[3] Tra il 1645 e il 1646 la Compagnia inglese delle Indie orientali decise di sottoporre la nave a grandi lavori di manutenzione al fine di estenderne la vita operativa di ulteriori sette o otto anni.[4] Nel 1650 effettuò un altro viaggio in Inghilterra.[2] Nel 1652 scoppiò la prima guerra anglo-olandese e sebbene questo conflitto fosse apparentemente scoppiato per questioni commerciali locali in Europa, fornì alla Compagnia olandese delle Indie orientali una scusa per attaccare il suo principale concorrente.[3] La VOC catturò subito cinque navi inglesi, la Duyf vicino a Batavia e le navi Roebuck, Leonoret, Supply e Blessing nelle acque attorno alla Persia, dove gli olandesi erano in agguato dal febbraio 1653 per intercettare le ignare navi inglesi in arrivo dall'India.[3] Dopo un mese arrivarono la Supply da Surat e la Blessing da Coromandel.[3] Gli inglesi da Gombroon stavano cercando queste navi per avvertirli, ma non riuscirono a individuarle e ne scaturì una battaglia.[5] Dopo la sua cattura, la Blessing fu inviata a Giava dove fu rinominata Avondster.[3]

L'Avondster fu poi inviato nei Paesi Bassi nel 1654 dove rimase per alcuni mesi, venendo sottoposto a lavori di rinforzo della scafo, con l'aggiunta di strati di nuovo fasciame, rinforzi di legno per i ponti e una cambusa in mattoni olandesi che poi furono trovati sul sito del relitto.[3][4][6]

Nel 1655 l'Avondster tornò a Batavia, e l'anno successivo compì un viaggio in Giappone trasportando oggetti di lusso destinati in regalo ai sovrani giapponesi.[7] Tra questi vi erano due grandi globi e un esperto per spiegare i dati geografici allo Shogun.[7] L'ufficiale in comando della stazione VOC del Giappone rientrò a Batavia a bordo dell'Avondster.[7] Nel 1657 la nave partì per ritornare nei Paesi Bassi ma rientrò poi a Batavia a causa di gravi infiltrazioni d'acqua.[7] Il carico presente a bordo venne trasferito su un'altra nave e l'Avondster non salpò mai più per l'Europa.[7] Ben presto la nave venne assegnata a compiti di scorta a Craowan (baia di Batavia) e poi posta al comando delle navi assegnate al blocco navale di Bantam.[7]

L'Avondster continuò il servizio attivo nelle acque asiatiche, venendo inviato nel sud dell'India, dove il commissario Rijckloff van Goens stava conducendo una campagna militare contro i portoghesi.[7] Van Goens decise che gli olandesi erano troppo deboli per attaccare immediatamente i portoghesi, e una sconfitta avrebbe lasciato l'isola di Ceylon, che era stata solo in parte catturata, senza protezione navale e voleva prima radunare una flotta più grande.[7] Lasciò quindi diverse navi vicino a Goa al comando di Adrian Roothaes.[7] I cannoni dell'Avondster e di altre tre navi furono trasferiti per rafforzare la potenza di fuoco della flotta assegnata al blocco di Goa, che comprendeva nove navi con 352 cannoni pesanti e 1.100 soldati.[7] La nave venne quindi inviata a Ceylon per informare le autorità della VOC lì presenti sui piani per attaccare la costa settentrionale, ma non sono riuscì a raggiungere la sua destinazione a causa del tempo sfavorevole e attese al largo di Capo Comorin l'arrivo di van Goens e ulteriori istruzioni.[7] Alla fine una piccola flotta, al comando di van Goens, giunse a Colombo all'inizio del 1658.[7]

La nave fu assegnata al trasporto di soldati da Colombo e Negombo a Tuticorin sulla Costa di Coromandel.[7] Entro l'estate van Goens aveva catturato tutti i più importanti insediamenti sulla costa nord-occidentale di Ceylon, ed il suo problema più grande era il gran numero di prigionieri portoghesi.[7] Diverse centinaia di essi furono trasportati sull'Avondster da Jaffnapatnam[N 1] e da Tegenapatnam nell'India meridionale, nel Bengala, insieme al denaro e al prezioso carico del Pulicat.[7] In seguito ritornò a Ceylon con un carico che comprendeva stoffa, riso, olio e burro, oppio e polvere da sparo.[7] In quel momento a Ceylon vi era una carenza di cibo causata dell'interruzione delle coltivazioni agricole e del numero di truppe straniere presenti sul territorio.[7] All'inizio del 1659 la nave fu inviato a Balasore, sulla costa del Malabar, per caricare un altro carico di riso, trasportando quattro elefanti come regalo per i governanti locali.[7] La raccolta del riso si svolse lentamente e l'Avondster rientrò a Colombo solo nell'ultima settimana di aprile.[7]

In seguito l'Avondster fu assegnata a una flotta, composta da nove navi, che trasportarono noci di areca dallo Sri Lanka la costa di Coromandel.[7] Le noci di areca erano ritenute da van Goens il secondo più importante prodotto commerciale di Ceylon, dopo la cannella e prima degli elefanti.[7] Van Goens aveva decretato che le noci di areca dovessero essere trasportate solo sulle navi olandesi applicando di fatto un monopolio e bloccando i porti di Raja Sinha e di Kandy.[7] Le truppe erano state inviate a Kalpitya e le navi furono mandate a bloccare Trincomalee.[7] Le ultime noci del raccolto arrivavano lentamente e all'Avondster venne ordinato di aspettare questo carico, affondando successivamente nel porto di Galle.[7] Al momento della sua perdita, la nave venne descritta dai funzionari della VOC come un "vecchio jacht".[7]

Nel febbraio 1993 un team internazionale di archeologi e storici marittimi ha individuato un grande relitto nella baia di Galle, nello Sri Lanka,[8] a una profondità tra i due e i quattro metri.[9] Questo sito archeologico si trovava vicino alla riva in acque poco profonde, ed in uno stato di conservazione sorprendentemente buono.[8] Lo schema dei legni della nave, un'ancora a prua e alcuni cannoni sparsi su un'area di circa 40x10 m consentì di identificare i resti del sito come appartenenti a una grande nave, probabilmente europea.[8] Sebbene la maggior parte del relitto fosse ricoperta dalla sabbia, nella zona centrale si trovava una costruzione di mattoni che sporgeva dal fondale.[8] Come parte del progetto marittimo di indagine archeologica del Galle Harbour, a tutti i siti fu assegnato un codice identificativo univoco, e questo fu denominato Sito L.[8]

La scoperta di questo relitto nell'ultima settimana della stagione di lavoro sul campo del 1993 è stata un momento migliore di una indagine iniziata un anno prima.[8] In due stagioni vennero localizzati 11 siti di importanza archeologica, che comprendevano quello della SS Rangoon e tracce della East Indiaman olandese Hercules (1661).[8] Quest'ultima nave fu identificata utilizzando gli ampi archivi ancora disponibili sia nei Paesi Bassi che nello Sri Lanka.[8] Essi consentirono anche di identificare il relitto del Sito L.[8] Le prime osservazioni, in particolare sulla costruzione della nave, indicavano fortemente che il relitto fosse stato costruito in Europa.[8] La presenza della costruzione in mattoni a vista, fatta di piccoli tratti distintivi IJsselsteentjes, indicava inoltre che la nave era probabilmente olandese.[8] Questa forte indicazione fornì il punto di partenza per l'identificazione, e sia un elenco delle navi VOC che i registri mostravano quelle che erano state distrutte nella o vicino alla baia di Galle.[8] L'elenco consisteva in tre relitti del XVII secolo e due navi del XVIII secolo.[8] Per quest'ultimo si trattava della navi Barbesteijn e Geinswens, che erano però più grandi (queste navi erano dette "Retourschepen") del relitto del Sito L[8]. Se questo era una nave della VOC era molto probabile che si trattasse yacht impiegato nella navigazione nelle acque dell'Asia nel XVII secolo.[8] Nel 1992 un relitto sulle rocce vicino a Closenburg è stato identificato come quello dello Hercules, mentre dai resoconti del naufragio del Dolfijn (1663) si sapeva che questa nave naufragata fuori dalla baia di Galle, durante il viaggio da Surat.[8] Rimaneva quindi l'Avondster, il cui naufragio era descritto in una lettera mandata dal Comandante della città di Galle, Adriaan van der Meijden, al governatore Joan Maetsuycker a Colombo.[8] Secondo la lettera di Van der Meijden lo Avodster affondò nella notte del 2 luglio 1659 a causa della imperizia dell'equipaggio.[10] La nave, investita da un monsone,[11] dopo aver rotto i cavi delle ancore, era scivolata via dall'ancoraggio, andando persa definitivamente a causa della rottura dello scafo dopo aver urtato una roccia sommersa.[10][12] L'equipaggio aveva tardato a gettare nuovamente l'ancora, pensando di portare la nave in acque più profonde, e quando fu presa la decisione la Avondster era andata perduta irreparabilmente.[4][10]

Il Project Avondster ha preso il via nel 1996,[13] e sono state eseguite campagne di scavo nel 1997, 1998 e 1999, con il recupero di numerosi reperti.[14][15] Il Project Avondster, con campagne di scavo effettuate anche nel 2001, 2002, 2003, prevedeva l'indagine della totalità del sito esposto, scavo di trincee a prua, al centro e a poppa, e portò al recupero di circa 3000 reperti, tra cui un cannone di ferro e una grande ancora di ferro.[16][17][18]

Note[modifica | modifica wikitesto]

Annotazioni[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Ora Jaffna all'estremità settentrionale dello Sri Lanka.

Fonti[modifica | modifica wikitesto]

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • (EN) Rogers Charles Anderson e William Salisbury, A Treatise on shipbuilding and a treatise on rigging written about 1620-1625, London, Society for Nautical Research, 1958.
  • (EN) Wendy van Duivenvoorde, Dutch East India Company Shipbuilding: The Archaeological Study of Batavia and Other Seventeenth Century VOC Ships, College Station, Texas A&M Unioversity Press, 2015.
  • (EN) William Foster, The English factories in India 1618-1684 Vol. 9, London, Oxford and the Clarendon Press, 1915.
  • (EN) Sjoerd J. van der Linde, Monique H. van der Dries, Nathan Schlanger e Corijanne G. Slappendel, European Archaeology Abroad: Global Settings, Comparative Perspectives, leiden, Sidestone Press, 2012.
  • (EN) Robert Parthesius (a cura di), Excavation report of the VOC-ship Avondster (1659), n. 1, Centre for International Heritage Activities, 2007, ISBN 978-90-79062-01-0.
  • (EN) Robert Parthesius, Dutch Ships In Tropical Waters: The Development of the Dutch East India Company (VOC) Shipping Network in Asia 1595-1660, Amsterdam, Amsterdam University Press, 2010.
  • (EN) Robert Parthesius e Jonathan Sharfman, Maritime and Underwater Cultural Heritage Management on the Historic and Arabian Trade Routers, Cham, Springer, 2020.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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