Spoliazioni naziste: differenze tra le versioni

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Soldati tedeschi davanti a Palazzo Venezia nel 1944 con il dipinto Carlo di Borbone visita il papa Benedetto XIV nella coffee-house del Quirinale di Giovanni Paolo Panini, trafugato dal Museo archeologico nazionale di Napoli.

Le spoliazioni naziste (Raubkunst in tedesco) sono state un crimine compiuto dalla Germania nazista nel periodo in cui il partito nazista rimase al potere in Germania e che ha riguardato il furto di opere d'arte ed altri oggetti.

Il saccheggio delle proprietà polacche ed ebraiche fu una componente fondamentale dell'Olocausto e durò dal 1933, anno in cui cominciò il sequestro dei beni degli ebrei tedeschi, fino alla fine della seconda guerra mondiale. Tali furti furono compiuti in particolare da parte di unità militari conosciute come <i>Kunstschutz</i> e, oltre all'oro, all'argento e alla valuta, furono rubati oggetti culturali di grande importanza come dipinti, ceramiche, libri e tesori religiosi.

Sebbene la maggior parte di questi oggetti sia stata recuperata da agenti del programma Monuments, Fine Arts, and Archives (le cui gesta hanno ispirato il film Monuments Men), molte di queste sono ancora disperse ed è in corso uno sforzo internazionale per individuarle e restituirle ai legittimi proprietari o ai rispettivi paesi.

Contesto

File:Jean Metzinger, 1913, Le Canot, En Canot, Femme au Canot et a l'Ombrelle, Im Boot, approximate dimensions 150 x 116.5 cm.jpg
En Canot (Im Boot) di Jean Metzinger, acquistato nel 1916 da Georg Muche alla Galerie Der Sturm e confiscato dai nazisti ed esposto alla mostra di Arte degenerata di Monaco e da allora scomparso
Landschaft bei Paris, Paysage près de Paris, Paysage de Courbevoie, di Albert Gleizes, scomparso da Hannover dal 1937

Adolf Hitler fu un artista senza successo a cui venne negata l'ammissione all'Accademia di belle arti di Vienna, ma si considerava un conoscitore delle arti e, nel Mein Kampf, attaccò ferocemente l'arte moderna qualificandola "degenerata". Avversava il Cubismo, il Futurismo e il Dadaismo, che considerava prodotti della società decadente del XX secolo.

Quando divenne cancelliere nel 1933, Hitler impose alla nazione il suo ideale estetico, costituito dai ritratti e dai paesaggi classici degli antichi maestri, in particolare di origine germanica. L'arte moderna che non corrispondeva a questi canoni venne soprannominata arte degenerata e tutto ciò che si trovava nei musei statali tedeschi doveva essere venduto o distrutto.[1] L'obiettivo del Führer era quello di utilizzare le somme raccolte per fondare a Linz il Museo d'arte europeo ma diversi dignitari nazisti, come il Reichsmarschall Hermann Göring e il ministro degli Affari esteri von Ribbentrop, erano invece interessati a sfruttare le conquiste militari tedesche per aumentare le loro collezioni d'arte private.[1]

Saccheggio degli ebrei

L'espropriazione sistematica dei beni del popolo ebraico e il trasferimento delle loro case, attività commerciali, opere d'arte, beni finanziari, strumenti musicali,[2] libri e persino arredi fu una componente integrante dell'Olocausto.[3][4] In ogni paese controllato dai nazisti, gli ebrei furono privati dei loro beni attraverso una vasta gamma di meccanismi[5][6][7] e organizzazioni di saccheggio naziste.[8][9][10][11]

Vendita di opere d'arte confiscate ai musei tedeschi

I mercanti d'arte Hildebrand Gurlitt, Karl Buchholz, Ferdinand Moeller e Bernhard Boehmer aprirono un negozio a Schloss Niederschonhausen, appena fuori Berlino, per vendere quasi 16.000 dipinti e sculture che Hitler e Göring avevano fatto rimuovere dalle pareti dei musei tedeschi nel 1937-1938. Furono esposti per la prima volta alla Haus der Kunst di Monaco di Baviera il 19 luglio 1937, con i leader nazisti che invitarono i due milioni di visitatori a prendere in giro le opere presenti nella Mostra d'arte degenerata.

Non avendo avuto molto successo con le vendite, principalmente perché l'arte etichettata come "spazzatura" aveva scarsa attrattiva, Hildebrand Gurlitt e i suoi colleghi il 20 marzo 1939 diedero fuoco a 1.004 dipinti e sculture e 3.825 acquerelli, disegni e stampe nel cortile dei vigili del fuoco di Berlino, un atto di infamia simile ai precedenti roghi di libri.

L'atto di propaganda sollevò l'attenzione sperata e il Museo di Basilea offrì 50.000 franchi svizzeri per acquistare diverse opere, così come fecero diversi amanti dell'arte. Rimane però sconosciuto il numero di dipinti conservati da Gurlitt, Buchholz, Moeller, Boehmer, e successivamente venduti da loro in Svizzera e in America per guadagno personale.[12]

Sigillo della Einsatzstab Reichsleiter Rosenberg, utilizzato dal 1941 al 1944 per contrassegnare i documenti sequestrati dalle truppe di occupazione tedesche

Mentre i nazisti erano al potere, saccheggiarono i beni culturali sia dalla Germania che da ogni territorio che occuparono, prendendo di mira in particolare i beni degli Ebrei.[13] Alcuni oggetti vennero destinati al Führermuseum (mai realizzato), mentre altri finirono nelle collezioni dei funzionari di alto rango come Hermann Göring e altri ancora furono scambiati per finanziare le attività naziste.

Nel 1940 fu fondata un'organizzazione nota come Einsatzstab Reichsleiter Rosenberg diretta da Alfred Rosenberg che aveva il compito di raccogliere libri e documenti ebraici e massonici, per distruggerli o trasferirli in Germania per ulteriori "studi". Tuttavia, verso la fine del 1940, Hermann Göring, che di fatto controllava l'ERR, emise un ordine che cambiò la missione dell'organizzazione incaricandola di sequestrare collezioni d'arte "ebraiche" ed altri oggetti. Il bottino di guerra doveva essere raccolto in un luogo centrale di Parigi, il Museo Jeu de Paume, dove diversi storici dell'arte lo hanno inventariato prima di inviarlo in Germania.

Dalla fine del 1940 alla fine del 1942, Göring viaggiò 20 volte a Parigi e nel Museo Jeu de Paume, il mercante d'arte Bruno Lohse organizzò 20 esposizioni di oggetti d'arte appena saccheggiati da cui Göring selezionò almeno 594 pezzi per la sua collezione privata. Göring fece di Lohse il suo ufficiale di collegamento e lo installò nell'ERR nel marzo 1941 come vice capo di questa unità. Gli oggetti che Hitler e Göring non vollero, furono messi a disposizione di altri leader nazisti. Sotto la guida di Rosenberg e Göring, l'ERR sequestrarono 21.903 oggetti d'arte dai paesi occupati dai tedeschi.


Le collezioni d'arte di importanti famiglie ebree, tra cui i Rothschild, i Rosenberg, i Wildenstein[14] e la famiglia Schloss vennero confiscate e spesso i mercanti d'arte ebrei furono costretti a vendere opere d'arte ad organizzazioni tedesche.

Alla fine della guerra, il Terzo Reich aveva così accumulato centinaia di migliaia di beni culturali.

Unità investigativa sul saccheggio di opere d'arte

Il 21 novembre 1944 William J. Donovan creò l'Art Looting Investigation Unit (ALIU) all'interno dell'OSS per raccogliere informazioni sul saccheggio di beni culturali da parte della Germania nazista e dei suoi alleati in modo da perseguire i criminali di guerra e restituire i beni.[15][16] L'ALIU raccolse informazioni su individui che si riteneva avessero avuto una partecipazione attiva ai saccheggi d'arte e li interrogarono a Bad Aussee, in Austria.

Il rapporto finale dell'ALIU comprendeva 175 pagine in cui venivano descritti in dettaglio le reti di funzionari nazisti, i mercanti d'arte e gli individui coinvolti nella politica di spoliazione degli ebrei da parte di Hitler.[17][15] I rapporti dell'ALIU costituiscono uno dei documenti chiave negli archivi del governo degli Stati Uniti dei beni dell'era nazista.[18]

Il primo gruppo di rapporti dettaglia le reti e le relazioni tra mercanti d'arte ed altri agenti impiegati da Hitler, Göring e Rosenberg come Heinrich Hoffmann, Ernst Buchner, Gustav Rochlitz, Gunter Schiedlausky, Bruno Lohse, Gisela Limberger, Walter Hofer, Karl Kress, Walter Bornheim, Hermann Voss e Karl Haberstock.[16] [19]

Una seconda serie di rapporti descriveva in dettaglio le attività di saccheggio di opere d'arte da parte di Göring, dell'Einsatzstab Reichsleiter Rosenberg (ERR) e del Museo Linz di Hitler.

L'Art Looting Intelligence Unit pubblicò inoltre un elenco di "Red Flag Names", organizzandoli per paese: Germania, Francia, Svizzera, Paesi Bassi, Belgio, Italia, Spagna, Portogallo, Svezia e Lussemburgo. Ogni nome è seguito da una descrizione delle attività della persona, dei suoi rapporti con altre persone nella rete di spoliazione e, in molti casi, da informazioni relative al suo arresto o imprigionamento da parte delle forze alleate.[16][20]

Unione Sovietica

Per indagare sul saccheggio nazista operato in URSS dal 1941 al 1945, il 2 novembre 1942 venne costituita la Commissione di Stato straordinaria che, fino al 1991, raccolse materiale sui crimini nazisti, compresi gli episodi di saccheggio. Immediatamente dopo la guerra, la Commissione ha delineato in dettaglio i danni a 64 dei più importanti musei sovietici sui 427 danneggiati.

Dopo lo scioglimento dell'URSS, il governo della Federazione Russa ha costituito una Commissione statale per la restituzione dei beni culturali in sostituzione della Commissione sovietica, che continua a catalogare le opere d'arte perdute durante la guerra museo per museo. Al 2008 le opere d'arte perdute dei 14 musei e delle biblioteche dell'oblast' di Voronež, dell'oblast' di Kursk, dell'oblast' di Pskov, dell'oblast' di Rostov, dell'oblast' di Smolensk, della Ciscaucasia, della Gatčina, della Reggia di Peterhof, di Carskoe Selo, di Velikij Novgorod e dell'oblast' di Novgorod, così come i corpi degli Archivi di Stato russi e degli Archivi del PCUS, sono stati catalogati in 15 volumi e contengono informazioni dettagliate su 1.148.908 oggetti di opere d'arte perdute. Il numero totale di oggetti smarriti è finora sconosciuto, perché è in corso il lavoro di catalogazione degli altri musei russi danneggiati.

Polonia

Ebrea con arance di Aleksander Gierymski scoperto il 26 novembre 2010 in un'asta a Buxtehude

Dopo l'occupazione della Polonia da parte delle forze tedesche nel settembre 1939, il regime nazista commise un genocidio contro gli ebrei polacchi [21] e tentò di sterminare le classi superiori polacche e la sua cultura. Migliaia di oggetti d'arte furono saccheggiati e 25 musei e molte altre strutture furono distrutte. Il costo totale del furto nazista e della distruzione dell'arte polacca è stato stimato in 20 miliardi di dollari e ha riguardato circa il 43% del patrimonio culturale polacco. Sono state saccheggiate oltre 516.000 singole opere d'arte inclusi 2.800 dipinti di pittori europei, 11.000 dipinti di pittori polacchi, 1.400 sculture, 75.000 manoscritti, 25.000 mappe, 90.000 libri (di cui oltre 20.000 stampati prima del 1800) e centinaia di migliaia di altri oggetti di valore artistico e storico. Tuttoggi la Germania ha ancora molte delle opere saccheggiate durante la seconda guerra mondiale e da decenni ci sono state trattative tra Polonia e Germania per la restituzione delle proprietà polacche.

Nascondigli degli oggetti saccheggiati

Bottino tedesco immagazzinato nella Schlosskirche di Ellingen
Dipinto di Pieter Bruegel il Vecchio ritrovato ad Altaussee
Il Polittico di Gand durante il recupero dalla miniera di sale di Altaussee alla fine della seconda guerra mondiale.
La Madonna di Bruges durante il recupero dalla miniera di sale di Altaussee
Eisenhower (a destra) ispeziona le opere d'arte ritrovate in una miniera di sale a Merkers, accompagnato da Omar Bradley (a sinistra) e da George Patton (al centro)
Oro nazista nella miniera di sale di Merkers
Gli anelli d'oro delle vittime dei lager nazisti
Occhiali delle vittime di Auschwitz

Il Terzo Reich raccolse centinaia di migliaia di oggetti dalle nazioni occupate e li conservò in diversi luoghi chiave, come il Musée Jeu de Paume di Parigi e il quartier generale nazista a Monaco ma, man mano che le forze alleate guadagnavano terreno nella guerra, la Germania iniziò a nascondere le opere d'arte nelle miniere di sale e nelle grotte per proteggerle dai bombardamenti alleati. Queste miniere e grotte offrivano le condizioni di umidità e temperatura appropriate per le opere d'arte e i depositi più noti furono le miniere di Merkers, di Altaussee e di Siegen.

Gli Alleati crearono commissioni speciali, come l'organizzazione MFAA per proteggere i più famosi monumenti europei dalla distruzione e, dopo la guerra, per viaggiare per individuare i depositi d'arte nazisti.

Vennero così individuati oltre 1.050 depositi in Germania e si riuscì ad identificare e restituire ai leggittimi proprietari circa 700.000 singoli oggetti, inclusi dipinti e sculture.



Nonostante ciò diverse opere d'arte saccheggiate dai nazisti si possono ancora trovare nelle istituzioni russe e americane. Il Metropolitan Museum of Art ha rivelato un elenco di 393 dipinti che presentano dubbi sulla reale provenienza durante l'era nazista, l'Art Institute di Chicago ha pubblicato un elenco di oltre 500 opere "per le quali i collegamenti nella catena di proprietà per gli anni 1933-1945 sono ancora poco chiari o non ancora del tutto determinati". Il San Diego Museum of Art e il Los Angeles County Museum of Art hanno pubblicato degli elenchi su Internet per determinare se gli oggetti d'arte presenti nelle loro collezioni possano esser stati rubati dai nazisti.

La National Gallery of Art di Washington ha identificato più di 400 dipinti europei che hanno delle lacune nella loro provenienza e un'opera d'arte in particolare, "Natura morta con frutta e selvaggina" del pittore fiammingo del XVI secolo Frans Snyders, risulta essere stata venduta da Karl Haberstock, che il Congresso ebraico mondiale descrive come "uno dei più famosi mercanti d'arte nazisti".

Effetti del saccheggio nazista

Alla fine della seconda guerra mondiale, il governo degli Stati Uniti ha stimato che le forze tedesche e altri agenti nazisti prima e durante la seconda guerra mondiale avevano sequestrato o imposto la vendita di un quinto di tutta l'arte occidentale allora esistente, pari a circa 250.000 opere d'arte.[22] Questo atto criminale è stato giudicato da Spiegler come: "il più grande spostamento dell'arte nella storia umana".[22]

A causa di un così ampio saccheggio si stima che non sono stati restituiti ai legittimi proprietari oltre 100.000 oggetti,[22] la maggior parte dei quali sono oggetti di uso quotidiano come porcellane, cristalli o argento.


All'inizio del 2012, nella casa di Cornelius Gurlitt, figlio di Hildebrand Gurlitt, vennero scoperte oltre 1.000 opere d'arte, di cui circa 200-300 sono sospettate di essere state saccheggiate.[23] La collezione contiene tra gli altri opere di Marc Chagall, Otto Dix, Henri Matisse, Renoir e Max Liebermann.[23]

Note

  1. ^ a b bonjourparis.com, http://www.bonjourparis.com/story/the-lost-museum/. URL consultato il 23 December 2014.
  2. ^ .jewish-music.huji.ac.il, https://www.jewish-music.huji.ac.il/content/music-publishing-and-patronage-c-f-peters-1800-holocaust.
    «The United States Holocaust Memorial Museum: Research: Bibliographies History of C. F. Peters, one of the oldest and largest music publishing houses in the world. Includes chapters covering the implications of Nazi racial and cultural policies on the German music publishing industry in general and the company itself, which was taken over, or "aryanized," by the Nazis after Kristallnacht.»
  3. ^ digital.kenyon.edu, https://digital.kenyon.edu/bulmash_early/. URL consultato il 10 febbraio 2022.
  4. ^ (EN) National Archives, https://www.archives.gov/research/holocaust/articles-and-papers/turning-history-into-justice.html. URL consultato il 10 febbraio 2022.
  5. ^ (EN) Department of Financial Services, https://www.dfs.ny.gov/consumers/holocaust_claims/perpetrators_methods/aryanization. URL consultato il 10 febbraio 2022.
  6. ^ (EN) Jewish Telegraphic Agency, https://www.jta.org/archive/nazis-exacted-70000000-flight-tax-in-4-years. URL consultato il 10 febbraio 2022.
  7. ^ (EN) Jewish Telegraphic Agency, https://www.jta.org/archive/nazi-restrictions-special-taxes-strip-jews-of-wealth. URL consultato il 10 febbraio 2022.
  8. ^ DOI:10.1057/9780333985281_9, ISBN 978-1-349-41390-4, http://dx.doi.org/10.1057/9780333985281_9.
  9. ^ Aalders Gerard., Nazi looting : the plunder of Dutch jewry during the second world war, Berg, 2004, ISBN 978-1-85973-727-9, OCLC 901411527.
  10. ^ Bopf Britta., "Arisierung" in Köln : die wirtschaftliche Existenzvernichtung der Juden 1933-1945, Emons, 2004, ISBN 3-89705-311-X, OCLC 55062391.
  11. ^ errproject.org, https://errproject.org/guide/ERR_Guide_Netherlands.pdf.
  12. ^ https://www.bbc.co.uk/news/world-europe-24812078.
  13. ^ (EN) The Holocaust, https://www.holocaust.com.au/the-facts/the-outbreak-of-world-war-ii-and-the-war-against-the-jews/nazi-looting-and-plunder/. URL consultato il 12 dicembre 2020.
  14. ^ dhm.de, http://www.dhm.de/datenbank/goering/dhm_goering.php?seite=6&is_fulltext=true&fulltext=wildenstein&suchen=Schnellsuche&modus=rechts. URL consultato il 23 December 2014.
  15. ^ a b New York State Department of Financial Services, http://www.dfs.ny.gov/consumer/holocaust/history_art_looting_restitution/allies_oss.htm. URL consultato il 10 May 2017.DFS. "The OSS and the Search for Looted Art". New York State Department of Financial Services. New York State DFS. Retrieved 10 May 2017. Errore nelle note: Tag <ref> non valido; il nome "auto" è stato definito più volte con contenuti diversi
  16. ^ a b c LootedArt.com, http://www.lootedart.com/MVI3RM469661. URL consultato l'8 May 2017.Michael Hussey, Michael J. Kurtz, and Greg Bradsher. "Art Looting Intelligence Unit (ALIU) Reports 1945–1946 and ALIU Red Flag Names List and Index". LootedArt.com. USS Office of Strategic Services. Retrieved 8 May 2017.{{cite web}}: CS1 maint: multiple names: authors list (link) Errore nelle note: Tag <ref> non valido; il nome "auto1" è stato definito più volte con contenuti diversi
  17. ^ Reports of the Office of Strategic Services Art Looting Investigation Unit, www.govinfo.library.unt.edu, http://www.govinfo.library.unt.edu/pcha/goeringtable.html. URL consultato il 20 May 2017.
  18. ^ www.archives.gov, https://www.archives.gov/research/holocaust/art/key-series-descriptions. URL consultato il 20 May 2017.
  19. ^ dfs.ny.gov, https://www.dfs.ny.gov/system/files/documents/2019/02/herman_voss.pdf.
  20. ^ www.lootedart.com, https://www.lootedart.com/MVI3RM469661. URL consultato il 19 febbraio 2021.
  21. ^ (EN) www.yadvashem.org, https://www.yadvashem.org/holocaust/about/fate-of-jews/poland.html. URL consultato il 1º luglio 2022.
  22. ^ a b c
  23. ^ a b https://www.bbc.co.uk/news/world-europe-24794970.