Wikipedia:Oracolo/Archivio/luglio 2018

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luglio 2017 luglio 2019

Cosa succede

Vorrei segnalare che, sulla pagina Speciale:UltimeModifiche, i rollback da parte di rollbacker o amministratori sono state segnalate come non verificate.

All'inizio, ho pensato fosse un bug capitato a caso e l'ho segnalato a [[Discussioni utente:L736E|questo amministratore (la mia segnalazione sta in fondo in una fotografia, ma poi ho scoperto che capitava anche agli altri! Se non mi credete, andate voi su "Ultime Modifiche" ....


--Stupeficium (msg) 09:51, 1 lug 2018 (CEST)

Boh. Forse era meglio segnalarlo in WP:Officina. Comunque grazie--Pierpao.lo (listening) 11:05, 1 lug 2018 (CEST)
Sì, se ne sta già parlando lì. --Lepido (msg) 13:21, 1 lug 2018 (CEST)

Curiosità su IP

Non ho postato qui la domanda perché la voce tratta l'argomento in senso tecnico, più che statistico (come interessa a me). Noto che gli IP su Wikipedia rientrano tutti nel range da 79 a 95 (tralascio i numeri seguenti): vorrei perciò sapere il numero totale di IP con cui è possibile contribuire, cioè quanti sono dal primo dopo 79. all'ultimo dopo 95. E perché invece alcuni hanno solo un numero prima del . ? Per esempio, gli IP che editano da mobile hanno spesso una sola cifra prima del . (solitamente 1, 2, 3, 5 o 6). Grazie in anticipo. --79.24.19.238 (msg) 21:13, 1 lug 2018 (CEST)

Due dettagli preliminari:
  1. Sono ragionevolmente convinto che tu intenda nello specifico questa Wikipedia, ovvero it.wiki (sulle edizioni in altre lingue trovi altri IP).
  2. Gli IP qui da noi non sono proprio tutti nel range 79-95 (ma sono indubbiamente la maggioranza) e non coprono tutto il range 79-95 (va "a macchie": alcuni prefissi compaiono spessissimo e altri non si vedono quasi mai).
Se la vuoi mettere sul piano statistico, è una banale questione di probabilità condizionata: sulla Wiki in italiano bazzicano prevalentemente utenti che parlano italiano, che sono geograficamente localizzati per lo più in territorio italiano, e la maggior parte dei quali si connette quindi attraverso uno degli operatori telefonici italiani (fisso o mobile che sia). I loro IP, quindi, apparterranno per lo più a uno dei range assegnati a tali operatori. All'interno di quella lista (che di per sé coprirebbe grosso modo l'intera gamma di possibilità), alcuni range sono "più probabili" da incontrare perché hanno "più traffico", ovvero sono utilizzati dai maggiori operatori con il più alto numero di utenti. Come gli operatori distribuiscano i propri clienti tra gli IP a propria disposizione è una questione esclusivamente di loro organizzazione interna, quindi dall'esterno non possiamo fare altro che "osservare" quali vengono assegnati più spesso e quali sono invece riservati a classi particolari di utenza (ad esempio, il fatto che i prefissi "piccoli" sembrino essere assegnati agli IP per dispositivi mobili). Gli IP più comuni di Telecom Italia sono proprio i 79.* e 95.* che citi, ma a parte quello non hanno alcuna significanza speciale. -- Rojelio (dimmi tutto) 12:00, 2 lug 2018 (CEST)

Gravitazionale universale e fusioni spontanee

Salve, Mi stavo chiedendo, secondo la legge di gravitazione universale due corpi si attraggono con una forza inversamente proporzionale alla loro distanza. Cosa impedisce quindi a due atomi molto vicini l'un l'altro a non attrarsi al punto da fondersi spontaneamente?


--Fab1can (msg) 13:28, 5 lug 2018 (CEST)

La carica dei nuclei. Gli atomi sono composti da un nucleo positivo con intorno una nube elettronica negativa, quando due atomi sono messi in relazione tra loro, le nubi elettroniche si respingono tra loro, così come i nuclei, mentre la nube di uno tende ad attrarre il nucleo dell'altro. Di conseguenza due atomi li puoi avvicinare, però arrivi ad un certo punto che la forza di repulsione dei nuclei è prevalente.--87.9.209.87 (msg) 13:45, 5 lug 2018 (CEST)
Come si può calcolare questa forza repulsiva in funzione della distanza? Esiste una formula? --Fab1can (msg) 14:40, 5 lug 2018 (CEST)

Certo, è la Legge di Coulomb, dove . F è la forza, k è la costante di Coulomb (8,99*10^9), d è la distanza tra le cariche e q1 e q2 sono i valori delle cariche in Coulomb. Se le cariche sono dello stesso segno la forza è di tipo repulsivo, se di segno opposto la forza è di tipo attrattivo. Ti accorgerai che la formula è quasi identica alla legge di gravitazione universale, a parte l'utilizzo delle cariche al posto della massa e la costante--87.15.144.64 (msg) 15:15, 5 lug 2018 (CEST)

Ragioni dell'oscuramento

Buonasera a tutti: rientro ora dopo due giorni di assenza perché non ho potuto editare nel sito a causa di un advertising enorme riguardo una legge che si starebbe firmando al parlamento europeo... o qualcosa del genere. Alla fine com'è andata? Presumo bene, ora che l'oscuramento è sparito.--Gybo 95 (msg) 21:27, 5 lug 2018 (CEST)

Il voto è stato rimandato a settembre --Postcrosser (msg) 21:48, 5 lug 2018 (CEST)
Vuol dire che a settembre ci sarà un altro oscuramento? :(--Gybo 95 (msg) 21:55, 5 lug 2018 (CEST)
A settembre saranno costretti a revisionare la proposta. Dipenderà dal risultato, ma ovviamente si spera che non ce ne sarà bisogno.--Sakretsu (炸裂) 23:22, 5 lug 2018 (CEST)

esiste un cavo così??

Vorrei collegare un dispositivo con uscita scart al computer con uscita usb? é possibile?


--El Nick Dica, dica, dica 20:35, 7 lug 2018 (CEST)

Dipende da che dispositivo si tratta. Se intendi "hardware", ne esistono anche via collegamento USB (stampanti, monitor, mouse ecc.).--Gybo 95 (msg) 20:53, 7 lug 2018 (CEST)
Esiste e sarà presto in mio possesso--El Nick Dica, dica, dica 09:48, 8 lug 2018 (CEST)
Non so... tutto è possibile a questo mondo, ma ho purtroppo il sospetto che andrai in contro ad una grande delusione. --Lepido (msg) 10:30, 8 lug 2018 (CEST)
In un certo senso si, ma non è un normale cavo "passivo". La scart è uno standard di connessione analogico, l'usb invece è digitale, quindi per interfacciare due periferiche con tali standard occorre un vero e proprio dispositivo di campionamento digitalizzazione. Possono avere anche l'aspetto di un cavo con un grosso "nodo"; quest'ultimo è la periferica di conversione vera e propria. Sono anni che non li vedo in commercio. Cercandoli si troveranno ancora, ma tali lavori si fanno solo se la sorgente è già analogica (tipo se hai un vecchio video di un battesimo su una videocassetta VHS) perché se invece è digitale sarebbe da evitare. Riprodurre un segnale video da digitale in analogico e poi digitalizzarlo di nuovo finisci col perdere di qualità.--Skyfall (msg) 21:25, 8 lug 2018 (CEST)
Grazie Skyfall e tutti quelli che mi hanno risposto--El Nick Dica, dica, dica 20:53, 9 lug 2018 (CEST)

Potenze dell'Asse

Non riesco a capire se la sconfitta delle potenze dell'Asse nella Seconda guerra mondiale fu determinata dalla loro intrinseca debolezza (pochi territori controllati con poche colonie, poca manodopera e poche risorse) o dai clamorosi errori commessi (l'attacco all'URSS prima della resa inglese, la mancata occupazione di Malta, l'abbandono dell'Iraq e del suo petrolio in mano agli inglesi ecc.)--Villasfracelli (msg) 13:57, 8 lug 2018 (CEST)

Non è facile rispondere, e nei quadrilioni di tonnellate di bibliografia scritta sulla seconda guerra mondiale si può leggere tutto, il contrario di tutto e il contrario del contrario di tutto.
Tentando di essere sintetici, e senza la pretesa di dire cose inaudite (ma comunque con una dose di POV personale), si può sostenere questo: fatta eccezione per l'errore degli errori dell'Asse (cioé iniziare la guerra, o almeno iniziarla nel 1939 e non nel 1942/1944 come inizialmente preventivato), più o meno gli errori militari e politici dei due contendenti tendono a compensarsi a vicenda e non risultano determinati in modo assoluto. Gli errori di Stalin e dei generali sovietici nei primi mesi dell'invasione tedesca provocarono gravissimi danni all'URSS, ma anche i generali americani avevano i loro momenti no (Kasserine il più noto, ma anche l'operazione Torch ebbe dei momenti tragicomici che rimasero più comici che tragici perché i francesi combatterono poco e svogliatamente) e i britannici non furono da meno (anche qui, qualche caso arcinoto: il ritiro di truppe dal fronte libico all'inizio del 1941, quando la strada per Tripoli era quasi aperta, per inviare un corpo di spedizione ad aiutare la Grecia, con il solo risultato di produrre un'altra Dunkerque nei Balcani e prolungare di un paio d'anni la guerra nel Nordafrica; e l'invio delle navi della Force Z a Singapore nella pia illusione che la presenza di un paio di corazzate nello scacchiere asiatico potesse scoraggiare il Giappone dall'entrare in guerra, per sua stessa ammissione il peggior errore commesso da Churchill). Centinaia di autori hanno provato a ipotizzare cosa sarebbe successo correggendo alcuni dei più grossolani errori strategici commessi dalla dirigenza dell'Asse e cambiando il corso degli eventi: nel 90% di queste ipotesi, la durata della guerra viene prolungata di alcuni anni ma il suo risultato finale non cambia.
Fondamentalmente, così come la prima guerra mondiale fu una guerra di uomini (vinse chi arrivò a gettare in battaglia il maggior numero di uomini, perché le differenze tra i vari schieramenti in fatto di armamenti non erano elevate), la seconda guerra mondiale fu una guerra di materiali: vinse chi arrivò a gettare in battaglia la maggior quantità (e qualità) di armamenti. E in questo gli Alleati godevano di una superiorità schiacciante: le industrie sovietiche ma soprattutto americane potevano produrre quello che volevano, nella quantità che volevano e portarlo ovunque i loro governi volessero; il maggior sforzo esercitato dall'Asse per spezzare questo stato di cose (la campagna tedesca contro il traffico mercantile in Atlantico e nell'Artico) fu alla fine sconfitto dalla superiorità materiale degli Alleati (i cantieri americani potevano varare più navi di quante i tedeschi potessero affondarne, tenendo quindi aperte le rotte di rifornimento per far arrivare le armi dove ce ne era bisogno). Il dato quantitativo alla fine prevalse pure su quello qualitativo: verso la fine della guerrai tedeschi potevano contare su armamenti tra i più tecnologicamente avanzati del mondo, ma quando il rapporto era di un carro armato tedesco contro dieci carri armati sovietici o americani il risultato finale era scontato. --Franz van Lanzee (msg) 16:54, 8 lug 2018 (CEST)

Vestito francese

Chiedo aiuto all'Oracolo francologo. C'è un abito tipico francese, ovvero una sorta di polo a maniche lunghe a strisce strette orizzontali bianche e blu spesso abbinato a un cappello che sembra quello dei pittori e un foulard rosso. Come si chiama questo abito, sempre che abbia un nome? É quasi uno stereotipo sui francesi, lo si vede in molte opere cinematografiche e illustrate e ricordo che l'altra sera a Francia-Uruguay c'erano dei tifosi francesi vestiti così. Se si scrive su Google immagini francesi lo si becca subito. Grazie

--79.54.204.144 (msg) 09:31, 10 lug 2018 (CEST)

L'intera "tenuta" non credo abbia un nome, è solo un agglomerato di stereotipi; la maglietta a righe è la marinière. -- Rojelio (dimmi tutto) 11:22, 10 lug 2018 (CEST)
È semplicemente uno stereotipo dell'abbigliamento francese, composto da: marinière + basco francese/parigino + foulard + pantalone a sigaretta e scarpe nere. --Dapifer Ψ 11:41, 10 lug 2018 (CEST)

Imposta di bollo

Se ho letto bene, la domanda che sto per fare è legata al patto di stabilità del 2014, ancora in vigore.

Per i conti correnti se la giacenza media è superiore a 5000 € annui bisogna pagare 34,20 €, mentre se sotto quella cifra non si paga nulla. Per gli investimenti, fondi, conti depositi e robe simili, bisogna pagare di bollo lo 0,2% di capitale investito.

Ma per quanto riguarda gli investimenti, esiste anche per loro una soglia minima sotto la quale non si paga il bollo oppure questo si applica indipendentemente dalla somma investita? Cioè ragionando per assurdo se uno ha investito 100 € in un fondo deve comunque dare allo stato 20 centesimi all'anno oppure è esente. Buona giornata


--87.5.165.88 (msg) 13:57, 10 lug 2018 (CEST)

Non mi risulta vi sia una corrispondente soglia minima per i depositi. Vi e' semmai un ammontare minimo del bollo, pari a 1 €, che e' la cifra che dovresti quindi pagare, tutt'altro che per assurdo, per quel deposito di 100 €. :-) -- Rojelio (dimmi tutto) 14:57, 10 lug 2018 (CEST)

Due domande di matematica

Scomposizione polinomio

Ringrazio chi mi aiuterà a far chiarezza su questo dubbio...
Ho letto che un polinomio è sempre possibile risciverlo come B(x)*Q(x)+R(x)=A(x). Ho altresì letto il teorema del resto e ho visto che Ruffini (la regola) discende da esso. Tuttavia non capisco se discenda da questi teoremi anche il fatto che trovate due radici di un polinomio di secondo grado allora tale polinomio è riscrivibile come (x-a)(x-b). In un certo senso capisco che sia correlato, infatti trovate le radici ciascuna di esse sono un numero reale che annulla tale polinomio e per il teorema di ruffini dato che si annulla in a e b allora A(x) è divisibile per (x-a) e (x-b).
Questo vuol dire che (x-b)*Q(x)+0=A(x)
e che (x-a)*Q'(x)+0=A(x),
però chi mi assicura che Q(x) non sia ad esempio della forma (x-a)*M(x) oppure (x-a)+M(x) e chi più ne ha più ne metta.
E identicamente per Q'(x) che non sia (x-b)+M(x) ma sia invece proprio solo (x-b)? --31.157.232.219 (msg) 16:44, 9 lug 2018 (CEST)

La tua intuizione è corretta, e sembra non tornare perché hai commesso un piccolo ma fondamentale errore nel trarre le tue conclusioni sulla scomposizione. Se un polinomio A(x) (di qualsiasi grado dal 2 in su) si annulla per x=a e x=b, allora quello che puoi dire con certezza è che può essere riscritto come A(x)=(x-a)(x-b)M(x). È inoltre garantito che il grado di un prodotto di polinomi è pari alla somma dei gradi dei singoli fattori: M(x) è di grado "due in meno" del grado di A(x).
Siccome hai imposto che A(x) sia di secondo grado, il tuo M(x) deve essere di grado zero, ovvero una qualche costante reale "k"... ma nessuno ha detto che tale costante debba essere proprio "1", e infatti in generale non lo è. Se svolgi il prodotto k(x-a)(x-b) risulta rapidamente che "k" è il coefficiente del termine di grado massimo del prodotto (ovvero il coefficiente di x², in questo caso), il cui valore non hai imposto.
La scomposizione di polinomi (a coefficienti reali) risulta essere "unica", univocamente determinata, solo se imponi che tutti i fattori di grado non zero abbiano coefficiente "1" al termine di grado massimo (ovvero, in gergo, che siano polinomi mònici). Se non lo fai, avresti infinite combinazioni, tutte perfettamente valide, tra cui scegliere in totale arbitrio: (x-a)(x-b) = (x/2-a/2)(2x-2b) = (x/3-a/3)(3x-3b)... -- Rojelio (dimmi tutto) 22:16, 9 lug 2018 (CEST)
Wow, ora sì che mi è chiaro. Davvero grazie mille --31.159.219.1 (msg) 11:32, 10 lug 2018 (CEST)

L'annosa questione delle potenze ad esponente fratto

Mi piacerebbe chiedere una seconda e ultima curiosità, in realtà del tutto scorrelata alla prima, però non essendo matematico non homai avuto modo di fugare il dubbio.
Ricordo molto bene che le potenze ad esponente fratto creano grandi problematiche legate al fatto che se la base fosse negativa si creerebbero assurdi. Un esempio è: (-2)^(2/6) che se semplificate porterebbe a (-2)^⅓ che è ben diverso.
Convenzione comune è quella di non dare significato.
Il problema però mi nasce quando si applica la derivazione, ad esempio: per derivare (x-1)^⅓ applicando la regola si arriverebbe ad avere:-1/3((x-1)^(-2/3)) e spesso si "gioca" con questi esponenti. Ad esempio se a numeratore avessi qualche termine del genere (x-1)^n si cerca di scriverli sotto la stessa base. A questo punto, in questi casi, si decide di accettare l'esponente fratto per un dominio (di x-1) che assume anche valori negativi (infatti x assume valori nei reali).
A questo punto mi chiedo: ma quali operazioni sono fattibili e quali no? Sicuramente non si possono semplificare gli esponenti, però rimane valido il sommare esponenti se si moltiplicano (x-1)^m*(x-1)^n come proprietà delle potenze.
E ad esempio un altro dubbio potrebbe essere, (x-1)^(2/3) scrivere: ((x-1)^(2))^(1/3) è perfettamente identico a scrivere ((x-1)^(1/))^(2); cosa che non rimarrebbe vera per (x-1)^(2/6), varrebbe infatti solo ((x-1)^2)^(1/6), cioè è da intendere solo con lettura in ordine:"prima numeratore e poi denominatore dell'esponente.
Insomma, ho un po' di confusione in mente. Grazie ancora. :) --31.159.219.1 (msg) 11:32, 10 lug 2018 (CEST)

Premessa: ma perche' ti sei complicato la vita a scrivere sempre (x-1) invece di x? Giuro che non e' quel "-1" a fare la benche' minima differenza. XD
  • Esatto, per evitare strane questioni con segni che si alternano, radici di ordine pari o dispari e robaccia cosi', si decide una volta per tutte che queste funzioni esistono e hanno significato solo quando la base e' non-negativa.
  • A parte un errore di segno, la derivata e' corretta (, ovvero ) e non ha nulla di strano: la funzione di partenza esisteva solo per x non-negativo, e la sua derivata pure (beh, piu' precisamente la derivata esiste per x proprio positivo, non nullo: x=0 annullerebbe il denominatore, e infatti la radica cubica ha in zero tangente verticale). Tutto torna.
  • La frase successiva non pare avere senso compiuto, quindi fatico a dire in quale punto del ragionamento, che non riesco a ricostruire, esci dal seminato. Le operazioni tra potenze frazionarie della stessa base seguono le stesse solite regole delle potenze a esponente intero: il prodotto comporta la somma degli esponenti, il quoziente la loro differenza, e una potenza di potenza il prodotto degli esponenti. Sono tutte operazioni che hanno la stessa base (da dove hai tirato fuori "lo stesso esponente"?) e il cui risultato e', di nuovo, una potenza della stessa base, e quindi tutti i pezzi del calcolo sono perfettamente concordi riguardo al dominio in cui l'espressione ha significato: dove la base, comune a tutti, e' non-negativa. Mai in nessun momento mi risulta che un'operazione induca ad estendere il dominio oltre il lecito; se hai esempi del contrario, scrivili.
  • "Semplificare gli esponenti" non e' un'operazione matematica, ma qualcosa che fai "meccanicamente" per risolverne una (ad esempio, "semplificare il 2 con il 2" in e' una manipolazione meccanica della scrittura, usata per risolvere la vera operazione "prodotto tra frazioni"). Tu escludi categoricamente che si possa fare, ma se non dici di quale operazione parli e' impossibile determinare cosa significhi "semplificare gli esponenti" in quel contesto e se davvero sia o meno un metodo risolutivo legittimo per quell'operazione.
  • L'ordine di valutazione e' irrilevante (la "potenza di potenza" e' commutativa). Hai arbitrariamente affermato come auto-evidente che (che e' vero), ma , ma non hai detto la parte importante: perche' sei cosi' sicuro che non siano equivalenti. Ovvero, tanto per dirne una, anche solo un singolo valore di "x" per il quale quelle due espressioni darebbero, a tuo avviso, risultati diversi. -- Rojelio (dimmi tutto) 13:48, 10 lug 2018 (CEST)
Rispondo per punti così da mantenere l'ordine.
Re-premessa: perché sono stupido XD, hai ragione. Forse perché mi ero fatto un esempio del genere e mi era rimasto in testa x-1
2)Sono d'accordo quando dici che è definita per x strettamente maggiore di zero (proprio perché ha esponente fratto). Tuttavia io stavo immaginando di voler derivare la radice cubica di x, questa è definita per x qualunque nei reali. Ed è qui che nascono poi tutte le elucubrazioni, perché per derivarla si va proprio ad impostare la regoletta mnemonica sfruttando le potenze con esponenti fratti non considerando che per convenzione si è deciso di non darne senso per basi negative. Ma come dicevo la f(x)=radice cubica di x ha dominio in tutto R (in uno studio di funzione con radice cubica ricordo, ad esempio, di non aver mai imposto un dominio positivo, e quando andavo a studiare la derivata prima aveva senso considerarla anche per x nei reali negativi).
Non ho infatti capito quando dici (, ovvero ) in realtà non sono la stessa funzione, mi sembra limitante definire una radice cubica solo per i positivi, sbaglio?
Tutti i problemi sorgono dal punto 2 a cascata.
4)Anche qui (come nel punto successivo) intendevo semplificare non ha senso se la base fosse negativa, ha perfettamente senso (dando lo stesso risultato) se la base è positiva.
5)Per l'ultimo punto in realtà intendevo dire che non sono equivalenti le due espressioni nel momento in cui x sia negativa (e quindi si torna al punto 2).
Direi che il dubbio è tutto incernierato su quel passaggio in cui affermavo che per derivare una radice cubica (che ha dominio anche nei reali negativi) si va a considerare la regoletta di derivazione impostandola come una potenza con esponente fratto non curandosi del fatto che la radice cubica ha in realtà senso per x<0 ma la notazione con esponente no.
Quindi il risultato della "regoletta" di derivazione mi porta ad avere a sua volta una x elevata a frazioni e questo mi crea i dubbi, perché devo stare attento da lì in avanti a non cascare nel tranello "semplificazioni", perché ho una base negativa (lo era fin dall'inizio per il dominio), "sommare esponenti" ecc. --31.159.219.1 (msg) 15:48, 10 lug 2018 (CEST)
Credo che a questo punto tu possa aver notato un pattern: va tutto a meretricio ogni volta che tenti di allargare il dominio di alcune radici (quelle dispari) al semi-dominio negativo. Lo percepisci (comprensibilmente) come uno spreco, ma in realtà è il prezzo da pagare per poter effettuare in totale libertà e con la garanzia che funzionerà sempre la "conversione" da rappresentazione "a radici" a rappresentazione "a esponenti frazionari": sono due diverse notazioni per un set di operazioni, che vorremmo essere equivalenti.
In una frazione è perfettamente lecito semplificare numeratore e denominatore se non sono già ridotti ai minimi termini, e il risultato è, a voler essere pignolissimi, una nuova frazione, diversa dalla precedente, ma ad essa equivalente, nel senso che entrambe sono rappresentazioni del medesimo numero razionale. Se la frazione è un esponente e ne stiamo usando numeratore e denominatore come espressione di indice di potenza e radice rispettivamente, e vogliamo mantenere la medesima libertà di semplificare a piacimento senza mai doverci porre alcun problema, perché il risultato sarà sempre per forza una nuova rappresentazione equivalente dello stesso numero di prima... dobbiamo imporre che la base sia positiva. Se non lo facciamo, a volte funziona e a volte no, e perdiamo la potenza delle proprietà note e comode del calcolo con frazioni per svolgere velocemente e in modo pratico i calcoli con le potenze.
Analogamente, in una frazione numeratore e denominatore sono (usando il termine un po' a sproposito) "commutativi": non importa se prima moltiplichi e poi dividi o viceversa, e tutti i calcoli con frazioni sono basati su questa essenziale indifferenza. Se vogliamo usare le frazioni come esponenti, dobbiamo quindi sincerarci che anche le operazioni che rappresentano (potenza e radice) siano sempre perfettamente commutative. E non è una sorpresa quale sia l'unico modo per garantirlo sempre e comunque. Yep: base non-negativa. :-)
Non è che un sistema è giusto e uno sbagliato. Semplicemente uno dei due "sacrifica" la possibilità di lavorare con le base negative per guadagnare la garanzia di poter usare le proprietà delle frazioni "alla cieca" senza doversi ogni volta chiedere se funzionerà e il risultato abbia davvero senso. E comunque, per mia esperienza personale, le basi negative non servono essenzialmente mai, sono altamente sopravvalutate. XD -- Rojelio (dimmi tutto) 21:02, 10 lug 2018 (CEST)
Beh che dire, estremamente chiaro. Grazie ancora :)
Il fatto è che non saprei come fare nel caso di derivazione (leggasi: come applicare la regoletta) senza estendere la notazione alle basi negative. Oltre questo caso mi pare non siano utili, in effetti, come rimarcavi nel precedente "post".
PS: se non fossi gia insegnante, un pensierino potresti farcelo :P, leggo sempre di buon grado le tue risposte da due mesetti (in pratica da quando ho scoperto questa pagina). Sono da molti auspicabili le tue doti di sintesi e chiarezza. --31.157.45.15 (msg) 10:02, 11 lug 2018 (CEST)
Non vedo il nesso tra usare la regola "meccanica" per le derivate delle potenze con quelle frazionarie e la necessità di accettare basi negative: l'applicazione di quella regola genera esponenti negativi (la radice finisce a denominatore). -- Rojelio (dimmi tutto) 16:13, 11 lug 2018 (CEST)

Speravo di non doverti tediare oltre, sembrandomi chiaro.
In questo caso ad esempio: , e mettiamo che la radice cubica sia una funzione di cui dover fare uno studio di funzione tipico delle superiori (in verità molto facile come funzione :P). Ecco che passo ad accettare implicitamente che nel risultato sia con base negativa.
Poi, per carità, per non far errori si può subito tornare alla "notazione radicale".
Sempre che non sia una stupidata, intendevo questo :D. --31.157.145.223 (msg) 19:06, 11 lug 2018 (CEST)

Domanda musicale

Domanda musicale: non sono un esperto di generi musicali, però mi sembra che le canzoni Sono una donna, non sono una santa di Rosanna Fratello, Finché la barca va' e La via dei ciclamini di Orietta Berti e Questa è casa mia e qui comando io di Gigliola Cinquetti appartengano allo stesso genere musicale. Come si chiama questo genere musicale?


--79.40.165.239 (msg) 09:52, 14 lug 2018 (CEST)

Musica leggera ? --Postcrosser (msg) 16:26, 14 lug 2018 (CEST)

Black-out marzo 2015

Ricordo che nel marzo di 3 anni fa, l'Italia fu colpita da black-out a più riprese: lunedì 9, mercoledì 11 e domenica 15. Qualcuno sa da cosa furono causati e in che modo colpirono la penisola ? Volevo farne cenno qui. --82.50.192.89 (msg) 15:20, 16 lug 2018 (CEST)

Quelle date da dove le hai cicciate fuori? Perché non si trova mezzo riscontro, e un blackout su scala nazionale si lascia alle spalle (per usare un'espressione cara agli anglosassoni) un vero e proprio shitstorm mediatico, figuriamoci se 3 nel corso di una singola settimana hanno qualche possibilità di passare nel silenzio più totale. -- Rojelio (dimmi tutto) 16:32, 16 lug 2018 (CEST)
Io ricordo il blackout del 2003, causato dal famigerato albero svizzero --Postcrosser (msg) 17:05, 16 lug 2018 (CEST)
Le date che ho indicato sono quelle in cui - nella mia zona - il black out si è verificato. Cerco di essere più chiaro: il 9 e 11 colpì in tarda serata, mentre il 15 iniziò un po' prima (ricordo che persi l'inizio di Inter-Cesena causa la mancanza di energia della tv). Il lunedì fu a scatti (tale comunque da costringermi a riavvare, non meno di 3 volte, il router) mentre il mercoledì e la domenica fu prolungato, circa un'ora. Ho trovato solo questa fonte, dove però le date differiscono (si parla del 5-7 marzo); un altro black out, che ora mi sovviene, si verificò l'11 giugno dell'anno scorso. Era comunque solo curiosità; la fonte parla solo di maltempo generico. --82.50.192.89 (msg) 17:28, 16 lug 2018 (CEST)
Dalla fonte pare sia stato un problema circoscritto all'Abruzzo. --Captivo (msg) 10:55, 17 lug 2018 (CEST)

Titolo film con Danny DeVito

Ricordo di aver visto anni fa su Rete 4 un film con Danny DeVito. È un film a colori un po' vecchiotto, una commedia, DeVito insieme ad un altro attore facevano il ruolo dei gangster italoamericani (o comunque due legati alla mala vita) e alla fine i due simulano la loro morte facendo esplodere il fornello a gas di casa loro. Qualcuno saprebbe darmi il titolo di questo film? Grazie --80.117.40.50 (msg) 21:03, 16 lug 2018 (CEST)

Potrebbe essere Cadaveri e compari del 1986. --Dapifer Ψ 22:43, 16 lug 2018 (CEST)

Ritorno al futuro

Anche Ritorno al futuro può essere definito film di culto? --151.95.10.240 (msg) 08:46, 17 lug 2018 (CEST)

non esiste una definizione oggettiva di cult. Adesso non so, direi che come opinione personale che lo è stato per lungo tempo anche per le vicissitudini personali del protagonista--Pierpao.lo (listening) 09:11, 17 lug 2018 (CEST)
Molti siti/pubblicazioni specializzate lo definiscono tale (qui, qui e qui, per esempio).--Flazaza (msg) 09:47, 17 lug 2018 (CEST)

Anima gemella prima dei 21 anni?

Questa foto dice che ci sono studi che dimostrano che prima dei 21 anni si incontra l’anima gemella. È vera questa affermazione? Dove posso trovare questi studi? --5.168.209.135 (msg) 21:05, 22 lug 2018 (CEST)

Cavolate! --Abisys (msg) 21:09, 22 lug 2018 (CEST)
No, non è vera. "Anima gemella" è un'espressione poetica, priva di alcun valore scientifico. Se quel meme ha un fondo di verità (ma probabilmente non ce l'ha), può al massimo essere una cosa tipo "statisticamente la maggioranza delle persone incontra il partner con cui stabilisce una relazione duratura prima dei 21 anni", ma non ho idea se una cosa del genere sia vera o meno. --Syrio posso aiutare? 21:11, 22 lug 2018 (CEST)
Secondo ricerche matematiche, la probabilità nel range di età 18-24 di trovare la vera anima gemella è di 1 su 1024... quindi direi di no ː)-- Dao LR Say something 21:16, 22 lug 2018 (CEST)
Gli "studi" (scientifici) e le "ricerche matematiche" sono un’altra cosa. Queste invece sono chiacchere, che però rendono molto di più in termini di introiti pubblicitari dei siti su cui vengono pubblicate. Se si preoccupassero di spiegare con quali calcoli hanno ottenuto quelle "probabilità" (e soprattutto quale sarebbe la definizione di "anima gemella" su cui si basano; ma se ne guardano bene) si capirebbe quale attendibilità possano avere. --93.35.160.23 (msg) 20:17, 25 lug 2018 (CEST)
Perbacco, non intendevo certo scaldare gli animi! :D Comunque è palese che sono sciocchezze, non angustiatevi, arriva per chiunque a tempo debito...-- Dao LR Say something 22:06, 25 lug 2018 (CEST)

sto sistemando le disambigue in lettere e cifre

Vedi UNO. A proposito della cifra 1 (non il numero): possiamo dire che "uno" sia la denominazione, o la pronuncia o icchè della cifra 1?--Pierpao.lo (listening) 10:28, 24 lug 2018 (CEST)

Non credo che la distinzione che sottolinei ("la cifra, non il numero") sia rilevante ai fini della risposta.
In entrambi i casi è un "nome", il sostantivo utilizzato indifferentemente (al punto da generare estrema confusione in chi voglia per la prima volta ragionare in modo sistematico sulla loro effettiva differenza concettuale) sia come nome del numero in quanto tale (concetto matematico astratto, elemento dell'insieme dei naturali) sia, per diretto traslato, come nome del simbolo grafico (la cifra "1") utilizzato per rappresentare tale numero in scrittura, costringendo infatti a specificare esplicitamente "il numero uno" o "la cifra uno" quando la distinzione è rilevante e non facilmente desumibile dal contesto.
È l'esatto analogo del fatto che, per esempio, "èlle" non è una pronuncia ma un nome: è il nome attribuito sia alla lettera in quanto tale (grafema, ente astratto, elemento di un alfabeto), che per traslato all'intera varietà dei possibili simboli tipografici ("grafi": maiuscolo vs minuscolo, stampatello vs corsivo, e più in generale tutti i più disparati font) utilizzati per rappresentarla in scrittura. -- Rojelio (dimmi tutto) 15:56, 24 lug 2018 (CEST)

Come potete vedere, nell'immagine postata si vede Lindsay Schoolcraft, tastierista dei Cradle of Filth, usare una tastiera curva. Come fanno i meccanismi dello strumento a permettere la curvatura della forma senza rompersi?--Gybo 95 (msg) 14:05, 25 lug 2018 (CEST)

Pensa che quando ho letto 'tastiera curva' ho pensato parlassi di questa :) --146.122.203.34 (msg) 15:02, 25 lug 2018 (CEST)
La domanda sarebbe sensata se la tastiera fosse incurvabile, ma non è questo il caso: è totalmente rigida, semplicemente costruita in quella forma. -- Rojelio (dimmi tutto) 16:10, 25 lug 2018 (CEST)

Galleggiare facendo "il morto"

Caro Oracolo, ti espongo un mio dubbio acquatico

è molto comune vedere in piscina o al mare la gente che fa il morto, galleggiando sul dorso. A quanto pare l'unico pistola che non riesce a farlo sono io. Qualche anno fa, in una discussione a tempo perso in classe col prof di chimica era saltato fuori il fatto che io non so nuotare e nemmeno fare il morto lui mi ha detto "guarda, galleggiare in acqua è facilissimo, sdraiati sul dorso, riempi i polmoni d'aria e metti le gambe sott'acqua, e vedrai che per il principio di Archimede galleggerei facendo il morto". non sono le parole testuali ma il senso è questo. Beh, sta di fatto che nonostante mi sdrai sull'acqua a polmoni pieni e piego le gambe verso il basso il sedere tende lo stesso ad affondare, facendomi ruotare il corpo in posizione verticale. Come faccio a fare il morto in acqua, considerando anche che chi lo fa le gambe mica che le piega verso il basso? In fondo questa è una domanda di fisica --87.14.136.144 (msg) 15:00, 2 lug 2018 (CEST)

In attesa che un oracolo pienamente titolato come tale esprima il suo verdetto, pongo questa mia osservazione tratta dalla mia esperienza personale: moltissimi anni fa, quando ero uno studente universitario e quando ancora le certificazioni e abilitazioni varie per i corsi in palestra & similari non hanno cominciato a complicarsi e costare un capitale, anche io frequentai un corso di insegnante acquagym in quanto la palestra che frequentavo mi aveva chiesto se facessi alcune lezioni. Una volta durante il corso, quando facevo il morto, l'insegnante richiamò l'attenzione di tutti su di me: le mie gambe effettivamente affondavano. Effettivamente avevo delle gambe abbastanza muscolose non avevo un filo di grasso in tutto il corpo. Quasi tutte le altre del corso invece erano donne, quasi tutte con con un po' di ciccia nelle gambe o nei fianchi. Gli altri due maschi in quel corso invece non avevano i muscoli che avevo io nelle gambe. Ero l'unico che galleggiava da morto in quella posizione strana (probabilmente per il bassissimo rapporto grasso/(massa ossea+massa muscolare), dalla quale dipende appunto la densità). Un'altra cosa particolare e che mi indispettiva, era che la mia linea di galleggiamento era molto bassa. Se messo in verticale senza muovermi, l'acqua mi arrivava alla fronte; se espellevo aria dai polmoni, affondavo. A mio cugino, 130 chili, la linea arrivava al collo (tipo boa). Ora sono passati molti anni, sono ingrassato, con meno muscoli nelle gambe (e ho pure un principio di osteoporosi nelle ossa, quando invece, in una MOC (DEXA) che feci a 22 anni, risultava che avevo una densità ossea superiore alla norma), ma ho notato che la mia linea di galleggiamento è salita, portandosi a un livello più comune. --Skyfall (msg) 15:27, 2 lug 2018 (CEST)
(conflittato) Be' la densità media del corpo umano è di poco inferiore a quella dell'acqua quindi se i polmoni sono pieni d'aria di norma si tende a galleggiare. Si galleggia meglio facendo "il morto" perchè quella è la posizione che offre una maggiore superficie su cui viene esercitata la spinta dovuta al principio di Archimede. Ci sono però due cose da dire: 1) è molto più facile farlo al mare rispetto alla piscina o ad un lago, perchè l'acqua salata ha una densità maggiore e quindi il peso del volume di fluido spostato è maggiore. 2) i muscoli pesano più del grasso. Per cui se ad esempio hai un corpo asciutto e muscoloso galleggerai più difficilmente rispetto a chi - a parità di volume del corpo - ha meno muscoli e più grasso. --Postcrosser (msg) 15:36, 2 lug 2018 (CEST)
Alcuni dei contenuti riportati potrebbero generare situazioni di pericolo o danni. Le informazioni hanno solo fine illustrativo, non esortativo né didattico. L'uso di Wikipedia è a proprio rischio: leggi le avvertenze.

. :-D --Flazaza (msg) 16:46, 2 lug 2018 (CEST)

Per esperienza personale, è molto più facile imparare ad andare sott'acqua trattenendo il respiro (con gli occhialini, senza tapparsi il naso o chiudere gli occhi, mentre tocchi, semplicemente non respirare sott'acqua stando fermi per un po'). Fino qui è tutta questione di allontanare le proprie "paure". Una volta che ti trovi a tuo agio ad andare sott'acqua, provi ad alzare i piedi e a rimanere a testa in giù, muovendo un po' le braccia per restare sospeso. Dopo di tutto questo, puoi provare a fare il morto sull'acqua, a testa in su, che è molto più difficile perché è una situazione di maggiore instabilità, in quanto devi allineare bene la schiena, le gambe, le braccia, la testa, rilassarti ma non troppo, insomma... come al solito gli insegnanti prima insegnano le cose difficili e poi ti accorgi che facevi prima al contrario... boh.... --Daniele Pugliesi (msg) 05:13, 28 lug 2018 (CEST)

Consumo di tè pro capite nel mondo

Mi sono posto questa domanda leggendo un libro della metà degli anni ottanta, una guida del TCI, che diceva che la Polonia era il principale consumatore al mondo pro capite di tè, giustificando il fenomeno con il fatto che all'epoca l'acqua dell'acquedotto era potabile solo dopo averla bollita, e oltre cortina non c'era l'acqua in bottiglia, o ce n'era ma era costosa e per pochi.

Oggi non penso che sia così, ed ho cercato su internet chi è il principale consumatore pro-capite di tè al mondo (ovviamente se si guarda il valore assoluto in litri di tè bevuto vince la Cina, sono più di 1 miliardo...). Il problema è che le fonti che ho trovato su Google sono discordanti: alcune dicono che il primato spetta alla Turchia, un altra alla Russia, un libro che ho in casa stampato l'anno scorso sull'Irlanda dice che il primato spetta all'isola di smeraldo... Visto i dati contrastanti, ho pensato che magari l'Oracolo di Wikipedia mi potesse aiutare. Sapresti dirmi qual è il maggiore consumatore pro-capite di tè al mondo?

--95.248.29.137 (msg) 14:20, 11 lug 2018 (CEST)

Le statistiche vanno lette considerandole come tali, cioè "statistiche". Se chiedo a 100 conoscenti quanto tè bevono, anche questa è una statistica. E ovviamente ognuno di noi avrebbe risultati discordanti. Oppure puoi fare una statistica basandoti su quanto tè viene venduto, ma chi te lo dice che non venga poi rivenduto? O ancora è possibile vedere calcolare quanto tè viene prodotto, ma anche qui non c'entra nulla con il consumo. Oppure qualche statista può non sapere cosa vuol dire "pro capite" e allora guarda il numero in senso assoluto, senza dividerlo per il numero di abitanti. O ancora qualcuno può includere anche i turisti e immigrati nella stima assieme alla popolazione residente stabilmente. Insomma... io mi farei una tazza di tè allo zenzero e lascerei perdere le statistiche! ;) --Daniele Pugliesi (msg) 05:03, 28 lug 2018 (CEST)

Beat box

Stando a quanto riportato qui, è la capacità di riprodurre suoni tramite bocca e voce. Però da poco sono venuto a conoscenza che il beat box è anche uno sport. Vi risulta? Come si può aggiungere alla disambigua? --62.18.2.247 (msg) 23:33, 27 lug 2018 (CEST)

Il termine corretto è Beatboxing. Non è proprio uno "sport", però esistono concorsi e manifestazioni riguardanti la tecnica che non mi sovvengono... comunque, alcune persone sono riuscite a trasformarlo in una professione. Non penso che serva una disambigua, basta specificare.--Gybo 95 (msg) 23:39, 27 lug 2018 (CEST)
Mi riferivo a questo... --5.168.5.140 (msg) 23:48, 27 lug 2018 (CEST)
"BeatBox" Gym, dev'essere il nome della palestra in cui si fanno corsi di ju-jitsu.--Gybo 95 (msg) 23:59, 27 lug 2018 (CEST)

Colore crepuscolo

Perché al crepuscolo (sia esso l'alba o il tramonto) il cielo cambia colore? E perché proprio con quel colore (rosa/rosso/arancio)?


--62.10.157.31 (msg) 23:47, 27 lug 2018 (CEST)

Vedi la voce Crepuscolo. Il famoso "colore rosa/arancio" non indica altro che la direzione in cui è ancora giorno (per effetto del fuso orario), e le cui sfumature dipendono da molti fattori, il primo fra tutti la posizione dei raggi solari.--Gybo 95 (msg) 23:50, 27 lug 2018 (CEST)
Ma perché lo mandi a leggersi una voce che di tutto parla meno che dell'unica cosa che ha chiesto? Per il gusto di far perdere tempo?!? :-/
Si chiama scattering di Rayleigh. Se non ci fosse atmosfera, l'unica luce che vedresti sarebbe quella che, dal sole, arriva dritta dritta ai tuoi occhi: da qualsiasi altra direzione non arriverebbe alcun fotone e il cielo sarebbe perfettamente nero (come noto da tutte le foto riprese nello spazio, o sulla luna).
L'aria non è perfettamente trasparente ai raggi di luce: a ogni dato momento c'è una piccola probabilità che un fotone possa rimbalzare e venire deviato ("scattering"). La probabilità non è però la stessa per tutti i fotoni: quelli a frequenza più bassa (luce rossa) hanno maggiore probabilità di proseguire grosso modo indisturbati o venire deviati di poco, mentre quelli a frequenza più alta (blu) hanno maggiore probabilità di rimbalzare anche di angoli molto elevati (vedi immagine qui a destra).
Di giorno, questo dà il colore azzurro al cielo: allontanando lo sguardo dalla direzione del sole, la luce che vedi è quella formata dai fotoni che ti avrebbero mancato, ma che l'atmosfera ha deviato per scattering verso i tuoi occhi, ed essendo tale rimbalzo più probabile per la luce blu, quella è la tinta dominante.
Al crepuscolo la situazione è leggermente diversa, perché la luce che arriva fino a te non è già più bianca: tagliando l'atmosfera di traverso, prima di arrivare da te quella luce ha già dovuto attraversare uno strato molto lungo di aria, e quindi è formata dai fotoni che sono "sopravvissuti" a un lungo scattering. Tale scattering ha quasi completamente eliminato la luce blu, mentre le sfumature rosso/arancioni sono ancora abbondanti. Quindi al crepuscolo:
  • dalla direzione del sole (e, dopo il tramonto, giusto sullo straterello appena sopra l'orizzonte in quella direzione, come nella foto qui di fianco) vedi arrivare praticamente tutta la luce residua, formata per la stra-grande maggioranza da luce rossa e appena un pochino di luce blu, e quindi di un bel colore rosso fuoco;
  • nelle altre direzioni (sopra la testa, e peggio ancora verso l'orizzonte opposto al sole) continui a vedere prevalentemente la luce blu per lo stesso identico motivo di prima: per quanto pochi siano, i fotoni blu continuano ad essere quelli con più probabilità di rimbalzare, mentre quelli rossi, anche se più abbondanti, insistono a proseguire per la loro strada; ma proprio perché di fotoni blu ce n'erano comunque ben pochi già in partenza, non è più l'azzurro brillante e luminoso del giorno, ma un blu ben più scuro, che finisce per diventare gradualmente completamente nero. -- Rojelio (dimmi tutto) 03:26, 28 lug 2018 (CEST)
Secondo me è semplicemente legato al fatto che l'atmosfera assorbe meno energia luminosa quando il sole è alto, in quanto i raggi attraversano uno strato più sottile di atmosfera, per cui anche radiazioni molto energetiche (cioè che hanno una maggiore frequenza e minore lunghezza d'onda) come gli UV e il blu passano, mentre al crepuscolo, tenendo conto dell'inclinazione dei raggi, lo strato di atmosfera che tali raggi attraversano è maggiore per cui viene assorbita maggiore energia e quindi rimangono solo radiazioni che hanno una lunghezza d'onda maggiore (cioè frequenza minore e quindi energia minore), ovvero il giallo e il rosso. Una cosa simile secondo me succede nell'arcobaleno, dove al centro c'è maggiore energia e verso l'esterno c'è minore energia, però noi vediamo solo la luce visibile, senza vedere la luce ultravioletta al centro e la luce infrarossa all'esterno, per cui ci sembra un arco (è solo una mia ipotesi... sfido i ricercatori a provarlo! :D ). --Daniele Pugliesi (msg) 04:34, 28 lug 2018 (CEST)
[@ Daniele Pugliesi]: <sischerza> Daniele, pure io ho sempre pensato che i raggi di luce quando entrano nell’acqua cambiano direzione perché odiano bagnarsi, e avevo sfidato i ricercatori a dimostrarlo, ma a un certo punto qualcuno mi ha spiegato che se ho una nuova “ipotesi” sulla propagazione della luce, diversa dall’ottica ondulatoria, sono io quello che deve dimostrare che funziona meglio per spiegare i fenomeni, non “i ricercatori”... <sischerza> --5.90.16.133 (msg) 10:06, 28 lug 2018 (CEST)

@Rojielio, grazie mille per la risposta esauriente ed esplicativa! Per caso, il fenomeno dello scattering ha qualcosa a che fare col colore della luna rossa in eclissi?--62.10.157.31 (msg) 14:31, 28 lug 2018 (CEST)

Indirettamente sì: quando la terra si mette di mezzo, la poca luce che illumina la luna è quella crepuscolare che ha attraversato l'atmosfera di striscio sul bordo (in pratica, dalla luna vedresti qualcosa tipo la foto qui a destra) e tutto si tinge di rosso. -- Rojelio (dimmi tutto) 16:22, 28 lug 2018 (CEST)
Un'altra domanda: perché avvicinandosi all'orizzonte il blu del cielo diventa più chiaro?--62.10.157.31 (msg) 19:33, 28 lug 2018 (CEST)
Si tratta anche in questo caso di un fenomeno di scattering (diffusione ottica), ma a questo giro è quello dovuto all'umidità dell'aria, anziché all'aria stessa: l'umidità produce una diffusione molto più uniforme su tutte le frequenze visibili, aggiungendo una parte di "bianco inalterato" al colore di fondo del cielo. La combinazione del fatto che la densità di aria e vapore è più alta in prossimità del suolo e del fatto che la luce che arriva orizzontalmente ha tendenzialmente "attraversato più aria" fa sì che il contributo bianco dell'umidità sia più visibile avvicinando lo sguardo all'orizzonte.
Dovrebbe essere anche il motivo per cui (nuvole a parte) ci sono giorni in cui il cielo è grigio-bianco in tutte le direzioni: quando c'è tanta umidità, lo scattering del vapore riesce a "rimescolare" e cancellare pressoché del tutto la separazione di colore prodotto dallo scattering dell'aria, producendo una tinta neutra (bianca) anche dritto in verticale nonostante lo strato più sottile. -- Rojelio (dimmi tutto) 11:27, 30 lug 2018 (CEST)

Elettrostatica

Buondì. Mi viene qualche dubbio riguardo all'effetto triboelettrico e l'elettrostatica: se si strofinano due isolanti (es. un panno e una penna di plastica) uno dei due strappa elettroni all'altro: Perché lo stesso non avviene coi conduttori? Se un pezzo di ferro strappa elettroni ad un altro pezzo di ferro con lo sfregamento, dovrebbe succedere lo stesso, cioè che uno dei due sia più povero di elettroni e quindi più positivo.

Inoltre, se si avvicina la famosa penna di plastica strofinata e caricata a un pezzo di carta essa lo attira, mentre se si fa lo stesso avvicinando la penna a una graffetta non accade nulla: non dovrebbe essere più logico il contrario? La graffetta è un metallo, quindi ha intorno una nube di elettroni, e se si avvicina la penna carica la nube di elettroni dovrebbe spostarsi e far attrarre penna e graffetta (ovvero la stessa cosa che accade avvicinando alla graffetta una calamita, che ha appunto due poli carichi), mentre con la carta non dovrebbe accadere nulla, visto che è isolante e pure apolare.

É un argomento che non sono mai riuscito a capire, spero di trovare risposte in questa sede.

Grazie.


--87.4.164.91 (msg) 09:37, 28 lug 2018 (CEST)

È spiegato proprio nella voce effetto triboelettrico che tu hai citato: «Se i materiali sono conduttori si avrà una redistribuzione uniforme degli elettroni in un tempo caratteristico (detto tempo di rilassamento); altrimenti la carica elettrica rimarrà localizzata nei punti in cui è avvenuto lo scambio, con effetto triboelettrico più accentuato». Il caso della calamita invece è diverso (si tratta di un fenomeno fisico distinto, e in quel caso non conta il fatto che il materiale sia conduttore, conta se sia ferromagnetico o no). Un fenomeno ancora diverso è questo: se sfreghi una bacchetta di ambra su una pelliccia di gatto, come si usava fare agli albori degli studi sull’elettricità, la bacchetta si carica elettricamente ed attrae pezzetti di carta. Ma se la pelliccia di gatto è ancora attaccata al gatto e questo è ancora vivo e vegeto, l’effetto più immediato è che si allontana repentinamente il gatto (o, in alcuni casi, si verifca una rapida estroflessione degli artigli anteriori, seguita da zampata ben mirata). Fu per questo che Luigi Galvani iniziò a fare esperimenti su rane morte. --5.90.34.90 (msg) 16:21, 30 lug 2018 (CEST)

Razzismo di Hitler

La xenofobia di Hitler è proverbiale, ma il führer sembrava avercela principalmente con ebrei, slavi, sovietici, zingari, omosessuali e altri sventurati che però erano diversi per ragioni essenzialmente culturali, ma non propriamente razziali. Vorrei capire invece se era razzista nel senso moderno del termine: noto che non ebbe alcuna difficoltà a trattare ed allearsi con i giapponesi (che pure erano molto più "diversi" rispetto ai polacchi), ma forse lo fece solo per opportunismo. Quello che vorrei sapere è: esistono notizie storiche che attestino, ad esempio, un diverso trattamento dei prigionieri inglesi, francesi o americani di etnia indiana o africana rispetto ai loro commilitoni "bianchi"?--Villasfracelli (msg) 23:35, 29 lug 2018 (CEST)

Già letto Razza_ariana#Nazionalsocialismo? --Syrio posso aiutare? 18:58, 30 lug 2018 (CEST)
I prigionieri di guerra provenienti dai reparti coloniali degli eserciti occidentali ricevevano un trattamento peggiore dei loro commilitoni "bianchi" nei campi di prigionia tedeschi (salvo quei pochi che accettassero di entrare nei reparti collaborazionisti, come del resto accadeva per i prigionieri sovietici); vedi ad esempio en:French prisoners of war in World War II#African and Arab prisoners. --Franz van Lanzee (msg) 19:52, 30 lug 2018 (CEST)

Auto con CC

Domanda automobilistica: qualche mese fa ero in una carrozzeria di auto d'epoca, e notai un automobile probabilmente degli anni 50 che era in restauro. non aveva la targa, però sul retro aveva l'adesivo del contrassegno internazionale (il cerchio bianco con dentro in nero la sigla automobilistica del paese, qui in Italia oramai non si usa più perché la "I" è già riportata nella targa) che riportava il codice "CC". Poi a casa leggo la voce Sigla automobilistica internazionale, e il "CC" non lo trovo né in quelli attuali, né in quelli passati. L'unico luogo che ha come codice ISO "CC" sono le Isole Cocos, che dal nome mi sembra che siano uscite dalle vignette di Cavazzano, però non sono uno stato indipendente e lì la sigla dovrebbe essere quella australiana.

Insomma, a che paese corrisponde la sigla automobilistica "CC"?


--95.248.29.74 (msg) 18:40, 30 lug 2018 (CEST)

È plausibile che si trattasse dell'indicazione di "Corpo consolare" (esiste anche la versione CD per il "Corpo diplomatico"), apparentemente usato in ovali bianchi del tutto simili agli adesivi internazionali (da cui la tua confusione) prima dell'adozione di vere e proprie targhe dedicate (fonte). Le targhe italiane introdotte nel '94, infatti, hanno saltato le due serie che iniziano per CC e CD (e la "EE" degli Escursionisti Esteri) proprio per evitare confusione con quelle targhe speciali (tipo quella del corpo diplomatico qui a destra). -- Rojelio (dimmi tutto) 23:04, 30 lug 2018 (CEST)

Anime con 5 eroi

Nella stragrande maggioranza (ok, lo so che ci sono delle eccezioni) degli anime su mecha componibili, i robot che si uniscono sono 5, con 5 piloti tipicamente con le stesse caratteristiche fisiche e psicologiche. (Questo tema si è poi esteso anche fuori dagli anime, basti pensare ai Super Sentai e ai loro cloni americani Power Rangers). Ma perché proprio 5 robot e 5 piloti? E perché i piloti sono sempre sempre sulla falsariga "capo-vicecapo-ragazza-ciccione-bambino"? C'è una qualche motivazione, ad es 5 pilastri di Wikipedia della Filosofia Vattelappesca o 5 eroi di una qualche antica leggenda? Il primo anime con robot componibili di questo tipo dovrebbe essere, se non sbaglio, Combattler V, però nella voce non viene specificato se è davvero il primo, inoltre non è specificata un'origine della formazione a cinque (nemmeno in quella inglese). Inoltre Combattler è del '76, quindi è successivo a Gatchaman che è del '72! La voce Gatchaman dice proprio "La serie si basa su un gruppo di personaggi facenti parte di una squadra - caratteristica comune poi anche ad altre serie d'azione anime, solitamente composto da cinque elementi prototipo di cinque tipologie umane: un leader forte, carismatico e intelligente, un bel ragazzo forte e intelligente ma taciturno e sarcastico, la ragazza carina, intelligente, forte e combattiva, il "grassone" goffo e un po' sempliciotto ma fortissimo e simpatico e un bambino, inesperto e goffo ma solitamente esperto di tecnologie e computer. Ognuno dei cinque personaggi è caratterizzato anche con un colore specifico e con un'arma o stile di combattimento personale". Questa è una perfetta descrizione del cliché che stavo cercando... ma è un cliché solo oggi, o lo era già all'epoca? La voce inglese dice "Gatchaman helped establish the convention of the five-member hero team emulated in later series": "ha aiutato" a stabilire questa convenzione... o l'ha inventata? Insomma, la spiegazione che cerco è semplicemente che Gatchaman ha avuto questa idea originale e tutti gli altri hanno copiato/omaggiato Gatchaman? o c'è dell'altro? (Inoltre oggi è un cliché così comune che meriterebbe una voce, il problema è trovare fonti esterne attendibili, il rischio di RO è elevatissimo). Please, niente link a TvTropes, tende a definire i "tropi" in modo molto lasco e poi li applica a cinquantamila opere, anche quando si adattano poco o punto - in questo caso cerca di applicarlo perfino a Re Artù! (Parlando di Gatchaman, TvTropes dice "While hardly the first occurrence of this trope (arguably, the Ramayana might be), Gatchaman's deliberate choice of these five personality types for a five-person team of heroes has been copied and recopied (with variations) ever since", quindi neanche i Tropers sono sicuri che sia la prima serie a mettere in scena una squadra così, inoltre non si capisce se la citazione del Rāmāyaṇa sia appropriata: non l'ho mai letto, ma da quel che vedo non mi pare abbia esattamente 5 protagonisti con queste caratteristiche). --82.52.60.220 (msg) 17:59, 29 lug 2018 (CEST)

intanto non è che fossero tante le case produttrici di anime, quindi una volta utilizzato un clichè che funzionava è stato riproposto e copiato, comunque 5 è un numero con cui siamo tutti molto confidenti, abbiamo 5 dita che insieme fanno un pugno è quindi un bel simbolo di forza; probabilmente volevano riempire lo schermo con molte persone e 7 erano oggettivamente troppe, dispari comunque sia per disegnare delle formazioni con qualcuno al centro sia perchè i gruppi sono frequentemente dispari per avere una maggioranza. Dopo chiedo sotto quale è il numero più frequente di membri nelle band--Pierpao.lo (listening) 09:18, 31 lug 2018 (CEST)
Grazie per la risposta. Giusta la questione dei relativamente pochi studi nipponici (ma è curioso che Tatsunoko, proprio quella che deteneva i diritti di Gatchaman, abbia poi creato Godam, la cui formazione a 5 era decisamente diversa dalle altre, con la ragazza leader e 2 nanetti). Mi piace la metafora del pugno! In generale tutti punti ragionevoli (e andando a ruota libera se ne potrebbero aggiungerne altri, ma finiremmo per divagare), chissà però quali avranno effettivamente avuto un peso nella creazione di queste specifiche tipologie di personaggi (ci vorrebbe una dichiarazione degli autori, ma vai a pescarla!!!). Sulle band: i Beatles sono 4, i Queen sono 4, perché, esistono altre band?!?!?!? :) :) Scherzi a parte, in generale le formazioni a 4 mi sembrano comuni quanto quelle a 5 se non maggiori (vedi anche en:Band (rock and pop), ma dovremmo ignorare le band formatesi dopo il 1972 :D ). --95.249.154.110 (msg) 22:01, 31 lug 2018 (CEST)

Non trovo spiegazione a questo mistero...

In questo articolo si scrive che sono stati trovati riferimenti ad un iPhone dual sim nella beta 5 di iOS 12. Io sapevo che iOS fosse un sistema operativo chiuso e non a codice aperto. E allora perché ci sono gli screenshot del codice? --5.168.6.161 (msg) 11:37, 31 lug 2018 (CEST)

Premesso che non mi intendo per niente di IOS e Iphone, leggendo l'articolo (e in particolare la versione inglese delle stesso) sembra che quello postato non sia uno screenshot del codice di IOS ma di un report di diagnostica del sistema. --Postcrosser (msg) 11:47, 31 lug 2018 (CEST)

Versione italiana dei nomi inglesi

I nomi inglesi Stewart o Stuart, e Donald come possono essere tradotti in italiano?

--79.50.19.11 (msg) 13:22, 31 lug 2018 (CEST)

I nomi non si possono tradurre. Quelli che sembrano tradotti come Anthony e Antonio o Jhon e Giovanni non sono tradotti ma hanno in comune l'origine latina in questo caso da Gens Antonia e Ioannes. Stewart è un nome scozzese, Donald celtico, nessun similare in italiano--Pierpao.lo (listening) 13:27, 31 lug 2018 (CEST)
Come detto da Pierpaolo, i nomi non sono vocaboli "traducibili"; possono esistere, perché si sono evoluti col tempo e con l'uso, in più forme all'interno di lingue diverse (es. Anthony-Antonio) o anche della stessa lingua (es. Giacobbe-Giacomo-Iacopo), ma queste non sono "traduzioni" (non parliamo poi di cose tipo "Margherita in inglese diventa Daisy", che sono sbagliatissime). Donald e Stuart sono nomi che non sono mai adottati al di fuori della lingua inglese (e delle lingue celtiche, nel caso di Donald), quindi non ne esistono forme italiane. --Syrio posso aiutare? 14:10, 31 lug 2018 (CEST)
Anche se non si dovrebbe, specie nel passato, i nomi/cognomi stranieri venivano forzatamente tradotti in italiano (es: Francis Bacon= Francesco Bacone) e visto che Mary Stuart è nota come "Maria Stuarda" azzarderei Stuart = Stuarda/Stuardo. Per quanto riguarda "Donald" è tradotto come "Donaldo".--Flazaza (msg) 15:51, 31 lug 2018 (CEST)
Ti dirò che Donaldo me lo ricordavo, ma dato che non riuscivo a ritrovarlo adesso non l'ho citato; si tratta comunque di un adattamento di origine teatrale, che non ha mai preso piede fra la popolazione e che è caduto rapidamente nell'oblio. --Syrio posso aiutare? 15:57, 31 lug 2018 (CEST)
La traduzione italiana di Donald è ovviamente Paolino ;) --95.249.154.110 (msg) 22:02, 31 lug 2018 (CEST)
LOL --Syrio posso aiutare? 22:38, 31 lug 2018 (CEST)

Fionde

Ciao. Per ipotesi ci sono due fionde costruite con elastici differenti dove uno degli elastici è più elastico dell'altro. Perdonandomi il gioco di parole, se ho in mano un sasso, quale delle due fionde devo usare per lanciarlo il più lontano possibile? Uso quello più rigido che conserva più forza, o quello più elastico che da maggior lavoro?


--87.2.197.87 (msg) 18:19, 31 lug 2018 (CEST)

Trascurando un po’ di effetti (resistenza dell’aria ecc.) l’energia cinetica acquisita dal sasso nel momento in cui si stacca dalla fionda dovrebbe essere uguale all’energia potenziale dell’elastico teso fino al punto in cui lo lasci andare. L’energia potenziale dell’elastico è data dalla costante elastica K per il quadrato dell’allungamento, moltiplicato per 1/2. Invece la forza, nel punto di massimo allungamento, è data dalla stessa costante K moltiplicata per l’allungamento (non per il suo quadrato). Quindi da entrambe le fionde puoi ottenere la stessa velocità del sasso (e quindi la stessa distanza percorsa dal sasso, se lo lanci con il medesimo angolo), ma con due allungamenti diversi, tali da ottenere la medesima energia potenziale. Si ha una differenza di risultato (teorico) solo se con una delle due fionde tu non puoi raggiungere l’allungamento desiderato, o perché il tuo braccio non è abbastanza lungo, o perché non puoi esercitare la forza necessaria, o perché l’elastico non può allungarsi fino a quel punto senza snervarsi. Che sono poi gli stessi elementi (e non la costante elastica) che limitano la gittata massima della fionda. --5.90.34.90 (msg) 21:42, 31 lug 2018 (CEST)

Pierpaolo detto Pippo allo Zecchino d'Oro 1998

«Permesso, permesso, permesso. Bambini, sapete che cos'è questa? Una P, voi non sapete però che io conosco il proprietario della P. E allora, lumiere, musicouse, potete sedervi qui accanto a me. Pierpaolo detto Pippo figlio di Pe-»

Chi era il "proprietario della P", la lettera che Giorgio Comaschi aveva in mano? Anche se l'OP in Discussione:Zecchino d'Oro 1998 dice "mistero risolto", non mi sembra che il mistero sia stato davvero risolto, così ho pensato di linkarlo qui nell'Oracolo, così magari se qualcuno sa la risposta... Questo commento senza la firma utente è stato inserito da 87.2.126.150 (discussioni · contributi) 20:44, 21 lug 2018‎ (CEST).