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Assedio di Ōsaka
Illustrazione dal libro di François Caron «El incendio del castillo Osaka».
DataDicembre 1614 - giugno 1615
LuogoCastello di Ōsaka e le aree circostanti, Giappone
Causarivolta di Toyotomi Hideyori contro lo shogunato Tokugawa
EsitoVittoria decisiva per lo shogunato Tokugawa; l'ultima resistenza al dominio del clan viene rimossa. Estinzione del clan Toyotomi.
Schieramenti
Comandanti
Effettivi
Inverno
194.400[1]
Estate:
Tra 150.000 e 160.000[2]

90.080[1]

Tra 60.000 e 120.000[3]
Voci di battaglie presenti su Wikipedia

L'assedio di Ōsaka (大坂の陣?, Ōsaka no jin), noto anche in giapponese come Ōsaka no Eki (大坂の役?, campagna di Ōsaka), fu una guerra che ebbe luogo nel castello di Ōsaka e dintorni tra il dicembre del 1614 e il giugno 1615, all'inizio del periodo Edo della storia giapponese. Durante questo conflitto si scontrarono le truppe di Tokugawa Ieyasu, fondatore dello shogunato Tokugawa, e i sostenitori di Toyotomi Hideyori, figlio ed erede di Toyotomi Hideyoshi (morto nel 1598).

La campagna è stata divisa in due fasi, note come campagna invernale e campagna estiva, dopo le quali emerse vittorioso il clan Tokugawa, permettendogli di prendere il potere sul paese per più di 250 anni. Il conflitto è stato il primo grande evento in Giappone ad essere descritto in lingua inglese, nonché l'ultima volta che due eserciti di samurai si scontrarono su un campo di battaglia.

La fine del conflitto è talvolta chiamata anche Genna Enbu (元和偃武?, armistizio di Genna) perché il nome dell'era fu cambiato da Keichō a Genna subito dopo la fine delle ostilità.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Contesto[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Periodo Sengoku e Battaglia di Sekigahara.
Tokugawa Ieyasu divenne la principale figura politica e militare dopo la morte di Toyotomi Hideyoshi, fondando in seguito lo shogunato Tokugawa.

Durante lo shogunato Ashikaga scoppiò una lotta per la successione che portò a una guerra civile nota come guerra Ōnin, che ebbe luogo tra il 1467 e il 1477. Questo conflitto provocò una grande instabilità nel paese, poiché i daimyō (proprietari terrieri locali) iniziarono a combattere tra loro per ottenere territorio e ricchezza, in un periodo noto come periodo Sengoku (戦 国 時代?, Sengoku jidai, lett. "periodo degli stati in guerra"). Il potere nominale dell'Imperatore fu ignorato e il potere militare al governo dello shōgun diminuì notevolmente, finché Oda Nobunaga, noto come il primo dei grandi unificatori del Giappone, iniziò a pacificare il paese soggiogando altri signori feudali[4]. Nobunaga fu tradito da uno dei suoi migliori generali, Akechi Mitsuhide, durante l'incidente di Honnō-ji[5], e in seguito Toyotomi Hideyoshi, un altro dei suoi generali più fidati, vendicò la sua morte sconfiggendo Mitsuhide nella battaglia di Yamazaki[6].

Hideyoshi fu il successore di Nobunaga e governò il paese de facto anche se non poteva essere nominato shōgun a causa delle sue umili origini. Nel 1591, avendo riunificato interamente il Giappone, convocò numerosi daimyō per conquistare la Cina, effettuando due invasioni della Corea[7] con l'obiettivo di conquistarla. Hideyoshi morì nel 1598 e lasciò come erede suo figlio Hideyori[8] che aveva solo cinque anni. Hideyoshi, consapevole delle controversie che sarebbero sorte dopo la sua morte, nominò un gruppo chiamato Consiglio dei cinque reggenti (presieduto da Tokugawa Ieyasu e composto anche da Maeda Toshiie, Uesugi Kagekatsu, Mōri Terumoto e Ukita Hideie) con l'obiettivo di governare il Giappone nel nome di suo figlio, in attesa che questi diventasse maggiorenne, facendoli giurare che lo avrebbero trattato come egli stesso[9].

Ieyasu però iniziò a stabilire una serie di alleanze con figure potenti del paese attraverso matrimoni combinati[10], così Ishida Mitsunari, uno dei cinque bugyō (奉行?, commissari), iniziò a unificare attorno a se tutti coloro che erano in contrasto con le politiche di Ieyasu[11]. Il conflitto politico portò alla battaglia di Sekigahara, durante la quale il paese era diviso in due fazioni: quelli che sostenevano Ieyasu, in modo che potesse diventare la figura più importante, e quelli che sostenevano Mitsunari nella sua visione di proteggere l'eredità del clan Toyotomi. Nel corso della battaglia alcuni generali decisero di passare dalla parte di Ieyasu, e questo decretò la vittoria del clan Tokugawa[12].

Ieyasu divenne quindi la più alta figura politica e militare del paese e nel 1603 fu ufficialmente nominato shōgun dall'Imperatore Go-Yōzei[13], dando così inizio allo shogunato Tokugawa. Rimase in carica solo due anni, fino a quando nel 1605 decise di abdicare a favore del figlio Hidetada, assumendosi il titolo di Ōgosho (大御所?, Shōgun in clausura)[14], pur mantenendo il controllo del governo.

Antefatti[modifica | modifica wikitesto]

Toyotomi Hideyori.

Durante la guida di Ieyasu la città di Edo divenne la sede del governo e della capitale amministrativa, e qui iniziò a ricostruire il castello di Edo, ordinando ai daimyō di aiutare nella costruzione e nell'espansione della città[14]. Cercò anche di imporre il proprio controllo nell'area di Ōsaka e di Kyōto ricostruendo il castello di Fushimi, il quale si trovava a sud di Kyōto e da dove poteva controllare il traffico verso Ōsaka; costruì inoltre il castello di Nijō, situato nel centro di Kyōto e molto vicino al Palazzo Imperiale[15].

Ieyasu inoltre stabilì due tipi di signori feudali: il fudai-daimyō (譜 代 大名?) e il tozama-daimyō (外 様 大名?). I Fudai, 176 in tutto, furono quelli che erano stati leali prima o durante la battaglia di Sekigahara, mentre i Tozama, 86 in totale, erano quelli la cui lealtà era stata assicurata solo dopo la battaglia, quindi relegati dal cerchio principale di influenza del governo[16]. Ieyasu non intraprese alcuna azione contro Hideyori e sua madre (la vedova di Hideyoshi), Yodogimi, e gli fu permesso di rimanere al castello di Ōsaka, una fortezza che fungeva da residenza di Hideyoshi e si trovava in un feudo del valore di 657400 koku[17]. Hideyori rimase confinato in quel feudo per diversi anni. Inoltre, per controllarlo, nel 1603 furono combinatate le sue nozze con una figlia di Tokugawa Hidetada, così da saldare il legame tra i due clan[15].

Nel 1611 Hideyori lasciò finalmente Ōsaka, incontrando Ieyasu per due ore al castello di Nijō. Ieyasu fu sorpreso dal comportamento di Hideyori il quale, contrariamente alla credenza popolare, non era un ragazzo privo di personalità[18]. Questa convinzione era stata diffusa da Katagiri Katsumoto, guardiano di Hideyori durante la sua infanzia[18], la quale aveva lo scopo di scoraggiare qualsiasi ribellione contro l'erede Toyotomi.

La campana di Hōkō-ji[modifica | modifica wikitesto]

Iscrizioni sopra la campana Hōkō-ji, a Kyōto.

Sebbene l'atteggiamento di Ieyasu prima dell'incontro non fosse mai stato ostile, fece pressioni su Hideyori e sulla madre per spendere gran parte delle ricchezze che il padre Hideyoshi aveva accumulato sotto forma dilingotti d'oro [4]. Uno dei progetti principali nel quale si impegnò Hideyori fu la ricostruzione del grande Buddha di Kyōto, lo stesso che Hideyoshi aveva eretto nel 1587 e che fu distrutto da un terremoto nel 1596[19]. All'inizio del 1603 un incendio distrusse la statua quando questa era quasi ultimata. I lavori ripresero nel 1608 e terminarono nel 1612, quando rimase solo il fondere una campana di bronzo per procedere con l'apertura del tempio Hōkō-ji, dove sarebbe stata ospitata la statua[20]. Dopo aver terminato il lavoro nel maggio 1614, Hideyori si consultò con Ieyasu chidendogli di poter supervisionare la cerimonia, permesso che gli fu concesso e durante la quale si assicurò anche che lo stesso figlio di Ieyasu, Hidetada, fosse presente all'evento[21].

Ernest Satow (1843 - 1929, diplomatico inglese in Giappone) descrisse gli eventi nel seguente modo:

«Nella primavera del 1614 sia la statua che il tempio erano stati completati con successo e la popolazione della capitale e delle province limitrofe accorse per assistere alla cerimonia di apertura. Ma i sacerdoti che, con l'aiuto di centinaia di bonzi minori, avrebbero dovuto celebrare la cerimonia di dedicazione, avevano appena preso il loro posto e iniziando a ripetere le loro liturgie quando due messaggeri a cavallo arrivarono dalla residenza dello Shōgun con l'ordine di interrompere il processo e proibire la consacrazione. Il conseguente disordine tra i [...] partecipanti, molti dei quali vennero da grande distanza e ignari della causa della conclusione inaspettata della celebrazione, si concluse in una rivolta, che la polizia non fu in grado di reprimere, e si dice che la città venne saccheggiata dalla folla inferocita [...][21]»

Le ragioni per le quali la celebrazione non ebbe luogo furono note in seguito: sulla campana venne incisa una scritta che recava kokka anko (国家 安康?) ossia possa lo stato essere pacifico e prospero [22][23]. I caratteri secondo la lettura cinese on'yomi si pronunciavano ka e ko, mentre secondo la lettura giapponese kun'yomi diventavano ie e yasu (家康?), e quindi il leader Tokugawa affermò che Hideyori lo stesse denigrando. Inoltre sulla campana venne incisa un'altra frase che riportava a est dà il benvenuto alla luna splendente, a ovest dà l'addio al sole che tramonta. Per questa frase Ieyasu si adirò maggiormente poichè il Giappone orientale, dove si trovava la capitale dello shogunato, veniva considerato inferiore, facendo apparire Hideyori come un grande luminare[23].

Nonostante i tentativi di Katagiri Katsumoto di mediare la situazione, Ieyasu trovò quindi il pretesto ideale per assumere un atteggiamento bellicoso contro Hideyori[24]. La situazione peggiorò nel settembre di quell'anno quando a Edo arrivò la notizia che nel castello di Ōsaka si stavano radunando un gran numero di rōnin su invito di Hideyori[24].

Katsumoto propose a Hideyori che Yodogimi fosse inviata a Edo come ostaggio nel tentativo di evitare le ostilità, ma il giovane Toyotomi rifiutò categoricamente[25]. Sospettato di trame contro il clan Toyotomi, Katsumoto lasciò Ōsaka il 2 novembre[26] e tornò al servizio del clan Tokugawa[27], annullando così ogni possibilità di un accordo tra le parti[26].

Preparativi[modifica | modifica wikitesto]

Preparativi dello shogunato Tokugawa[modifica | modifica wikitesto]

Reppresentazione del castello di Osaka.

Entro il 10 ottobre Ieyasu aveva ricevuto il giuramento di fedeltà di 50 daimyō, e il 21 dello stesso mese si incontrò a Sunpu con Ikeda Toshitaka, signore del castello di Himeji, al quale fu ordinato di trasferirsi nel castello di Amagasaki con i suoi uomini per rinforzare la guarnigione. Iniziò quindi una campagna volta a rafforzare le posizioni dei daimyō vicino a Ōsaka. Il 12 novembre Ieyasu lasciò Sunpu per recarsi al suo quartier generale[28].

Il 14 novembre Sakai fu teatro di un primo scontro tra le due fazioni nel momento in cui Katagiri Katsumoto, volendo rafforzare la presenza Tokugawa nel porto a sud di Ōsaka venne attaccato con gran vigore da rōnin provenienti da Osaka[28].

Entro il 10 dicembre tutti i samurai dell'esercito dello shogunato arrivarono nell'area di Kyōto, posizionandosi nella città e dintorni. Ieyasu si stabilì al castello di Nijō, mentre suo figlio Hidetada al castello di Fushimi. Tra il 15 e il 18 dello stesso mese Ieyasu e Hidetada iniziarono a muoversi verso Ōsaka, percorrendo la via più lunga ma meno rischiosa, ossia tramite Nara. I suoi migliori generali controllavano i dintorni del castello e Ieyasu stabilì la sua base operativa a Sumiyoshi, mentre Hidetada a Hirano[29].

Preparativi dell'esercito di Ōsaka[modifica | modifica wikitesto]

Durante il mese di ottobre Hideyori decise definitivamente di prepararsi alla guerra, così fece un invito aperto a tutti i rōnin (la maggior parte dei quali avevano perso i propri domini e proprietà dopo esser stati sconfitti a Sekigahara) per unirsi alla difesa del castello contro lo shogunato. In meno di un mese all'interno della fortezza si radunarono oltre 90000, tra cui Chōsokabe Morichika, Sanada Yukimura, Gotō Mototsugu e Akashi Morishige[30].

A quel tempo il castello di Ōsaka era il castello più fortificato del paese[31], ma nonostante questo Yukimura eseguì una serie di lavori attorno alla fortezza. A ovest c'era il canale Ikutama, mentre a est c'era il fiume Nekoma. Con l'aiuto di migliaia di rōnin iniziò a scavare, unendo entrambi i corpi d'acqua e formando un nuovo fossato, largo poco più di 73 metri e profondo quasi 11 metri. Decise anche di costruire un barbacane all'ingresso di uno dei cancelli, chiamato Hanchone, noto in seguito come Sanada-maru in suo onore[32].

Con l'avanzare dell'esercito dello shogunato verso il castello furono discusse due possibili opzioni per i difensori di Ōsaka: assumere un atteggiamento offensivo attaccando le posizioni del nemico lontano dal castello per cercare di fermare la loro avanzata, oppure rimanere sulla difensiva all'interno del castello. Hideyori, nonostante i consigli di Sanada Yukimura e Gotō Mototsugu, decise di attendere l'armata nemica all'interno del castello, consentendo ai Tokugawa il libero passaggio fino ai confini della fortezza[33].

La campagna d'inverno[modifica | modifica wikitesto]

Presa di posizione attorno a Ōsaka[modifica | modifica wikitesto]

Battaglia di Imakufu
Lo stesso argomento in dettaglio: Battaglia di Imafuku, Battaglia di Shigeno e Battaglia di Kizugawa.

Il 19 dicembre[34] iniziò la Campagna invernale (大坂冬の陣?, Ōsaka Fuyu no Jin), quando 3.000 soldati dell'esercito Tokugawa, al comando di Hachisuka Yoshishige, attaccarono una fortezza situata alla foce del fiume Kizu, il forte di Kizugawaguchi, difeso da 800 uomini al comando di Akashi Morishige. Utilizzando 40 barche gli uomini di Yoshishige attraversarono il fiume e, dopo aver incendiato il forte, misero in sicurezza il sito.[35] Yoshishige fu assistito da Asano Nagaakira e Ikeda Tadakatsu.

Nei giorni seguenti gli attacchi dell'esercito Tokugawa furono diretti verso il lato nord-est del castello di Ōsaka, e il 26 dicembre Uesugi Kagekatsu, al comando di 5000 soldati[36], conquistò una fortezza che si trovava a Shigeno, tra i fiumi Hirano e Yamato. I difensori lanciarono un contrattacco, durante il quale Kagekatsu fu aiutato da Horio Tadaharu, Niwa Nagashige e Sakakibara Yasukatsu. A Kagekatsu, il quale faticava a reggere gli attacchi dei difensori di Ōsaka, venne ordinato di ritirarsi e far riposare con i suoi uomini[34]. Nel frattempo una divisione di 1500 uomini al comando di Satake Yoshinobu sconfisse le forze di Ōsaka nella battaglia di Imafuku, catturando tre fortezze precedentemente controllate da Yano Masanori e Iida Yoshisada, i quali avevano a disposizione 600 soldati[35]. Nonostante Kimura Shigenari e Gotō Mototsugu premessero Hideyori per un contrattacco, alla fine della giornata entrambe le posizioni furono sotto il saldo controllo dell'esercito dello shogunato[34].

Tre giorni dopo, il 29 dicembre, furono effettuate le ultime due operazioni per mettere in sicurezza il perimetro settentrionale del castello di Ōsaka. Nella prima, nota come la battaglia di Bakuroguchi, Ishikawa Tadafusa, a capo di 2300 soldati e assistito da Hachisuka Yoshishige, attraversò Kizugawa dall'isola di Ashijima per catturare il forte di Bakuroguchi, controllato da Susukida Kanesuke[34]. La seconda operazione ebbe luogo più a nord; nella battaglia di Toda-Fukushima la flotta di Kuki Moritaka, dell'esercito Tokugawa, attaccò e sconfisse quella di Ōno Harunaga[34]. Dopo queste vittorie tutte le fortezze attorno al castello di Ōsaka passarono sotto il controllo di Ieyasu, e tutta l'armata iniziò a prendere posizione per assediare il castello, costruendo torri di guardia a distanze regolari assieme a barriere di bambù. Sia Ieyasu che Hidetada fecero avanzare i loro quartier generali: il primo le stabilì sul monte Chausu (Chasuyama) e la seconda sul monte Oka (Okayama), a est del castello[37].

Il Sanada-maru[modifica | modifica wikitesto]

Il 3 e 4 gennaio si svolse il più grande confronto della campagna invernale, quando le truppe dello shogunato cercarono di conquistare il Sanada-maru. Le truppe di Sanada Yukimura si trovarono presso il monte Sasa (Sasayama), ma dopo aver appreso che il nemico si stava avvicinando, lasciarono le loro posizioni e tornarono al Sanada-maru. Maeda Toshitsune e i suoi uomini raggiunsero quindi Sasayama, alcuni continuando la loro avanzata verso il barbacane dei difensori, che contava 7000 soldati. Mentre cercavano di scalare le mura gli aggressori furono respinti dal fuoco degli archibugi, così Matsudaira Tadanao e Ii Naotaka si unirono all'attacco del Sanada-maru[38]. I 10000 soldati dello shogunato riuscirono per un momento ad entrare nel castello, ma alla fine furono respinti dalle truppe di Kimura Shigenari[36]. Il giorno successivo Tōdō Takatora attaccò la guarnigione la quale, sotto il comando di Oda Nagayori, pronipote di Oda Nobunaga, stava difendendo la porta Tanimachiguchi. Takatora riuscì ad entrare nella fortezza, ma ancora una volta i soldati dello shogunato furono respinti, questa volta da Chōsokabe Morichika[39].

Bombardamento del castello di Ōsaka[modifica | modifica wikitesto]

Campagna invernale. Disposizione delle truppe l'8 gennaio 1615

A questo punto Ieyasu, rendendosi conto che il castello non sarebbe caduto facilmente si consultò con i suoi migliori generali, e ordinò che fosse effettuato un bombardamento limitato, che iniziò l'8 gennaio. Per tre giorni consecutivi i cannoni spararono sulla fortezza dalle 22 e all'alba, nello stesso momento in cui dei minatori scavarono dei tunnel sotto le mura e frecce furono lanciate all'interno con messaggi che chiedevano la resa degli occupanti. Il 15 gennaio, quando non ci fu risposta da parte degli assediati, iniziò un incessante bombardamento che ebbe un effetto principalmente psicologico abbassando il morale dei difensori, poiché le basi in pietra dei castelli giapponesi dell'epoca erano invulnerabili all'artiglieria del periodo e la struttura del castello rimase praticamente intatta[40].

Rendendosi conto che le difese erano estremamente solide, Ieyasu cercò di convincere Sanada Yukimura a cambiare fazione. Yukimura, il quale detestava fortemente i Tokugawa, rifiutò l'offerta e rese pubblico il tentativo. Ieyasu quindi cercò ci corrompere un altro capitano, un comandante di nome Nanjo Tadashige, chiedendogli di aprire i cancelli del castello. Il tentativo di tradimento fu scoperto e Nanjo decapitato, quindi Ieyasu cambiò nuovamente strategia. Ieyasu ordinò ai suoi uomini di bombardare deliberatamente gli alloggi di Yodogimi e quando ebbero sconvato il corretto raggio d'azione, un cannone colpì il loro bersaglio, uccidendo due delle sue servienti[41].

Durante la notte del 16 gennaio, Ban Naotsugu, incaricato di difendere uno dei cancelli laterali occidentali, sferrò un attacco notturno attaccando le truppe di Hachisuka Yoshishige e uccidendo diversi nemici prima di ritirarsi[42]. Il bombardamento continuò per tutta la giornata. Il giorno successivo cadeva l'anniversario della morte di Toyotomi Hideyoshi e Ieyasu pensò che Hideyori avrebbe pregato nel tempio dedicato al padre che si trovava all'interno del castello, così ordinò che venisse bombardato[43]. Hideyori venne quasi colpito, mentre un colpo esplose nelle camere di Yodogimi che iniziò a fare pressioni sul figlio affinché venisse a patti con lo shogunato[43].

Negoziati di pace[modifica | modifica wikitesto]

Il 17 gennaio iniziarono i negoziati di pace. Ieyasu inviò Honda Masazumi e Ocha no tsubone, amica della sorella minore di Yodogimi, la quale s'incontrò con quest'ultima. Ocha no tsubone assicurò che Ieyasu non portava rancore nei confronti di Hideyori e assicurò di volerlo perdonare, anche se Hidetada (Tokugawa) fu talmente ostinato nella conquista del castello che nel frattempo aveva ordinato a migliaia di minatori di costruire un tunnel sotto al fossato. Da parte sua Masazumi assicurò Hideyori che gli sarebbe stato permesso di mantenere il feudo, ma se avesse voluto lasciarlo gliene avrebbe dato un altro con un reddito più alto; inoltre a tutti i suoi generali e soldati sarebbe stato garantito il transito per terre sicure. Ieyasu avrebbe comunque avuto bisogno di alcuni ostaggi come dimostrazione di buona volontà[44].

Yodogimi chiese a Ōno Harunaga, Oda Nagayori e ai sette principali consiglieri di Hideyori di accettare le condizioni di resa. Ocha no tsubone e Honda s'incontrarono nuovamente con Jōkōin, proponendo che il pozzo esterno fosse riempito dagli uomini di Ieyasu. Il 21 Oda consegnò i loro figli come ostaggi e Hideyori inviò una figlia a Chausayama per suggellare la pace. Ieyasu emesse un documento, timbrato con il sangue del dito e firmato anche da Hidetada, che riportava[45]:

«Possano i "rōnin" del castello non essere giudicati colpevoli; il reddito di Hideyori rimane lo stesso di prima; a Yodogimi non verrà chiesto di vivere a Edo; Hideyori è libero di decidere se lasciare Ōsaka e scegliere qualsiasi altra provincia come suo feudo; la sua persona sia inviolabile.»

Il 22 gennaio Ieyasu ricevette un solenne giuramento da Hideyori e Yodogimi che non si sarebbero mai ribellati nuovamente contro i Tokugawa e che avrebbero affrontato qualsiasi questione direttamente con lui[45]. Honda Tadamasa e Honda Masayuri furono incaricati di smantellare le difese esterne del castello, e i soldati dello shogunato abbatterono le mura e riempirono il fossato esterno[46]. Harunaga si lamentò indignato con gli operai che questo non faceva parte dell'accordo, ma la risposta che ricevette fu che stavano solo seguendo gli ordini di Ieyasu. Harunaga poi andò da Honda Masazumi, il quale accusò gli operai di aver frainteso le sue istruzioni mentre stavano già riempiendo il fossato interno. Anche se il lavoro si fermò momentaneamente, presto i soldati dello shogunato continuarono, così Yodogimi inviò una delle sue damigelle a Kyōto a chiedere chiarimenti. Diversi giorni dopo Ieyasu diede una risposta ufficiale sfuggente, in cui assicurò che poiché era stata firmata una pace eterna, le mura non erano necessarie[47].

Preparativi per un nuovo conflitto[modifica | modifica wikitesto]

Preparativi dello shogunato[modifica | modifica wikitesto]

Ieyasu lasciò Osaka e partì per Kyōto il 24 gennaio[45] incontrando l'Imperatore il 28 gennaio, dove in un'udienza formale lo informò che la guerra era giunta al termine[47]. Hidetada rimase sul posto per supervisionare l'opera di distruzione delle difese[45]. A quel punto Obata Kagenori, dall'interno del castello, avvisò Ieyasu che i rōnin si stavano nuovamente radunando presso Ōsaka.

Ieyasu lasciò Shizuoka il 3 maggio per Nagoya, dove il suo nono figlio si sposò l'11 dello stesso mese nel castello di quella città[48]. Il giorno successivo s'incontrò con Oda Yuraku, il quale lo informò che esistevano varie fazioni all'interno del castello e che i processi dopo la campagna invernale raramente finivano in qualcosa di conclusivo e che Yodogimi generalmente interveniva in tutte le questioni. Successivamente si recò al castello di Nijō, dove arrivò il 17 maggio[49]. e vi si incontrarono il 21 o il 22 con Hidetada [49], il quale arrivò con le truppe pronte a dirigersi nuovamente verso Ōsaka[48].

Preparativi dell'esercito di Ōsaka[modifica | modifica wikitesto]

Furuta Shigenari, noto anche in Giappone come Furuta Oribe, fu condannato a morte e costretto al suicidio per aver tradito i Tokugawa.

Già dal momento in cui la pace era stata firmata, a Ōsaka fu proposto di lanciare un attacco notturno al campo di Tokugawa, anche se alla fine si decise di non farlo[45]. Poco dopo, Hideyori iniziò a ricevere rapporti sulle vere intenzioni di Ieyasu, così iniziarono i lavori per riscavare i fossati parzialmente ricoperti e riconvocare i rōnin alla fortezza[49].

Hideyori ei suoi principali generali concordarono che, a differenza della prima campagna, questa volta sarebbe stato conveniente passare all'offensiva. Allo stesso modo fu deciso di mettere in sicurezza le aree intorno a Ōsaka e conquistare Kyōto per controllare l'Imperatore[50], per far dichiarare Ieyasu un ribelle[33]. Di fronte alle voci su ciò che l'esercito di Ōsaka pianificava, la popolazione di Kyōto iniziò fuggire dalla città, e persino un comandante dello shogunato, Furuta Shigenari, fu condannato a morte con l'accusa di far parte di un complotto per incendiare Kyōto e catturare l'Imperatore[49].

La campagna d'estate[modifica | modifica wikitesto]

Battagli di Kashii[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Battaglia di Kashii.

Il 23 maggio i generali di Ōsaka lasciarono il castello con l'intento di portare a termine l'offensiva concordata, dando inizio a quella che è nota come la "campagna estiva" (大坂夏の陣?, Ōsaka Natsu no Jin). Il primo a prendere l'iniziativa fu Ōno Harufusa il quale, assistito da Gotō Mototsugu e al comando di 2000 soldati[51], attaccò il castello di Koriyama, custodito da Tsutsui Masatsugu. I difensori riuscirono a respingere l'attacco, quindi Harufusa ordinò la ritirata a Ōsaka, bruciando le città di Kamida e Horyoji.[52]

Il giorno successivo Harufusa si diresse verso Sakai, dove bruciò la città[52]. Si diresse quindi al castello di Wakayama, detenuto da Koide Yoshihide e dove Asano Nagaakira stava radunando un esercito di 5000 uomini. Il 26 maggio, nella battaglia di Kashii, Harafusa fu sconfitto e dovette ritirarsi definitavamente a Ōsaka. Durante il combattimento, Ban Naotsugu fu ucciso dall'esercito dello shogunato.[52]

Battaglia di Dōmyōji[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Battaglia di Dōmyōji.

Il 2 giugno Ieyasu e Hidetada lasciarono Kyōto dirigendosi a Ōsaka, prendendo la strada più verso sud al comando di 121000 soldati e trascorrendo la notte a Katano!Hoshida. Un'altra parte dell'esercito, composta da 38000 soldati al comando di Date Masamune, partì nello stesso momento, ma prese un percorso più breve marciando verso Ōsaka senza sosta .[53]

Gotō Mototsugu, al comando di 2800 samurai e in qualità di avanguardia di Ōsaka, partì il 3 giugno con l'obiettivo di assicurarsi la cima del Monte Komatsu ("Komatsuyama"), dal quale le truppe dello shogunato avrebbero potuto attaccarli.[53] Prima di raggiungere il monte inviò degli esploratori i quali lo informarono che l'esercito dello shogunato era già arrivato al passo e alcuni distaccamenti stavano già scalando il '"Komatsuyama". All'alba una fitta nebbia coprì il paesaggio e Mototsugu ordinò alle truppe già in cima di attaccare. Inizialmente l'attacco ebbe successo quando le truppe nemiche guidate da Honda Tadamasa e Matsudaira Tadaaki iniziarono a ritirarsi giù per i sentieri, ma un contingente di circa 10000 uomini guidati da Date Masamune si stavano avvicinando. Mototsugu resistette in cima al monte in attesa dei rinforzi di Ōsaka ma nel culmine della battaglia venne colpito e commise seppuku[54].

L'esercito principale di Ōsaka, al comando di Sanada Yukimura, era nelle vicinanze, ma a causa della nebbia non riuscirono ad arrivare in tempo per assistere Mototsugu. Quando la nebbia si diradò, l'esercito Tokugawa, guidato da Date Masamune, caricò gli uomini di Yukimura, combattendo in un luogo noto come Dōmyōji, famoso per i tumuli funerari (chiamati in giapponese kofun ) e vicino alla tomba di Imperatore Ōjin. Durante il combattimento un comandante dell'esercito di Ōsaka, Susukida Kanesuke, fu ucciso, quindi Yukimura ordinò una ritirata al castello[55]. Tokugawa Tadateru, il sesto figlio di Ieyasu, ebbe l'ordine di inseguire le forze di Yukimura ma si rifiutò. Questo rifiuto fu in seguito la causa del suo esilio sul monte Kōya.[51]

Battaglia di Dōmyōji
Gotō Mototsugu attacca le truppe dello shogunato che stanno scalando il monte Komatsuyama.
Le truppe dell'esercito dello shogunato attaccano quelle di Sanada Yukimura.

Battaglie di Yao e Wakae[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Battaglia di Yao e Battaglia di Wakae.
Battaglie di Yao e Wakae

Lo stesso giorno Chōsokabe Morichika, al comando di 5300 uomini, e Tōdō Takatora, al comando di altri 5000 uomini, si scontrarono vicino alla città di Yao, a circa 8 chilometri a nord di Dōmyōji[56]. Vincitore indiscusso, Takatora perse entrambi i suoi figli durante la partita: Takanori e Ujikatsu [57].

Mentre Morichika stava combattendo a Yao, in una città vicina chiamata Wakae, Kimura Shigenari, Saitō Sadatori e Yamaguchi Hirosada affrontarono Ii Naotaka ei suoi "demoni rossi". Gli uomini di Shigenari furono presto sopraffatti dalle truppe dello shogunato e iniziarono a fuggire. Durante la ritirata Shigenari fu ucciso e la sua testa mozzata, che fu portata a Ieyasu come trofeo di guerra. Il fratello di Shigenari, Muneaki, riuscì a fuggire con solo 300 soldati, ma a nord della città di Yoshida incontrò il principale esercito dello shogunato e Niwa Nagashige, al comando dell'avanguardia, li sconfisse velocemente[58]>.

Battaglia di Tennōji[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Battaglia di Tennōji.

Nella notte del 3 giugno a Ōsaka si tenne un consiglio di guerra che decise di affrontare le truppe dello shogunato in campo aperto a sud della fortezza, tra il fiume Hirano e il mare, per evitare l'assedio del castello[58]. Il piano prevedeva un'operazione "martello e incudine"[59], nel quale Sanada Yukimura e Ōno Harunaga avrebbero effettuato un attacco frontale al corpo principale dell'esercito dello shogunato, resistendo fino a quando Akashi Morishige non avesse attaccato dalle retrovie. Nel momento in cui tutte le truppe di Ieyasu sarebbero entrate nello scontro, Hideyori avrebbe lasciato la fortezza con la guarnigione, portando lo stendardo delle "mille zucche" di suo padre[56]. Dall'altra parte, Ieyasu suggerì a Hidetada di assumere le stesse posizioni dell'ultima campagna invernale, nei monti Chausu e Oka[58].

Quando l'esercito dello shogunato arrivò a Chausuyama, le truppe di Sanada Yukimura erano già lì, quindi entrambe le parti si prepararono a schierare i loro samurai per la battaglia. Gli impazienti rōnin della parte di Ōsaka aprì il fuoco sulle truppe nemiche, iniziando il combattimento verso mezzogiorno. Nonostante sia Mōri Katsunaga che Yukimura volessero fermare i loro soldati, questi ultimi raddoppiarono persino i loro sforzi, quindi Katsunaga ordinò a tutti gli uomini di attaccare. L'avanguardia dello shogunato iniziò a ritirarsi prima del tempestoso attacco, nello stesso momento in cui Yukimura decise di scendere dal monte, attaccando le truppe di [èMatsudaira Tadanao]]. Durante l'attacco, Yukimura mandò suo figlio Daisuke a chiedere a Hideyori di fare la sua apparizione sul campo di battaglia. Asano Nagaakira, sperando di sorprendere Yukimura da uno dei fianchi, ordinò alle sue truppe di circondare l'area, e di fronte a questa strana strategia, le truppe alleate temettero che si trattasse di un tradimento che causò il panico nelle truppe di Ieyasu, che dovettero recarsi personalmente al luogo in cui le truppe di Nagaakira avrebbero dovuto calmare i loro uomini. Yukimura e Katsunaga riuscirono a raggiungere il luogo, dove per un istante Ieyasu e Yukimura si confrontarono personalmente. Pochi minuti dopo, si diffuse la notizia che Yukimura, esausto dal combattimento, era stato ucciso, scoraggiando notevolmente le truppe di Ōsaka. Ii Naomasa e Tōdō Takatora riuscirono a respingere le truppe nemiche, che si ritirarono quando le truppe di Date Masamune sopraggiunsero nel campo di battaglia[60].

Mentre ciò accadeva, Hidetada, sulla strada per Okayama, si scontrò con le truppe di Ōno Harunaga. Ii Naomasa e Tōdō Takatora arrivarono per aiutarlo, respingendo le truppe di Ōsaka dopo una feroce battaglia. Hideyori lasciò il castello, ma ormai era troppo tardi, poiché le truppe rimanenti stavano fuggendo davanti all'esercito dello shogunato. Verso le 16:00 l'esercito nemico era già nel fossato esterno, e Ieyasu ordinò ai cannoni di sparare sul castello, così gli abitanti dei jōkamachi (城下町? lett. "gente sotto il castello") iniziarono a fuggire a ovest. Hideyori e sua madre si rifugiarono in una cantina ignifuga con gran parte del castello in fiamme. Da qui Ōno Harunaga mandò la moglie di Hideyori, Senhime, a farsi perdonare da suo padre Hidetada, oltre a portare l'ordine di implorare la vita del marito e della suocera[61].

La mattina dopo, non avendo notizie favorevoli, Hideyori commise seppuku mentre Yodogimi fu uccisa da uno dei suoi vassalli.

Conseguenze[modifica | modifica wikitesto]

Il figlio di Hideyori, Toyotomi Kurimatsu (di 8 anni di età) fu catturato dallo shogunato e decapitato a Kyoto. La figlia della concubina di Hideyori, Naahime, non fu invece condannata a morte e divenne una monaca presso il tempio buddista Tokei-ji di Kamakura. La tomba di Hideyoshi fu distrutta dallo shogunato, insieme al reliquiario Tomokuri di Kyoto. Chosokabe Morichika fu decapitato l'11 maggio mentre un suo compagno, Ono Harutane, che era ricercato da oltre 10 anni, fu ucciso il 27 giugno.

Il Bakufu ricevette 650 000 koku presso Ōsaka e incominciò la ricostruzione del castello. Il territorio provinciale divenne un han (dominio feudale) e fu dato a Matsudaira Tadaaki. Nel 1619, lo shogunato cambiò nuovamente la forma amministrativa di Ōsaka da dominio feudale a governatorato (jodai (???)), che fu posto sotto il controllo di un bugyo al servizio dello shogunato; come molte altre maggiori città giapponesi, per il resto del periodo Edo Ōsaka non fece parte di un han sotto il controllo di un daimyo. Alcuni daimyo, tra cui Naito Nobumasa del castello Takatsuki (????), in provincia di Settsu, dotato di 20 000 koku, e Mizuno Katsushige di Yamato Koriyama, in provincia di Yamato, con 60 000 koku, si spostarono ad Ōsaka.

Il clan Toyotomi fu sciolto e lo shogunato annunciò nuove leggi, tra cui l'Ikkuni Ichijorei (??????), con cui fu stabilito che ogni provincia potesse contenere un solo castello, e il Bukeshohatto (??????), chiamato anche "Legge di Buke", che obbligava ogni daimyo a possedere solo un castello e ad obbedire alle restrizioni correlate. Da quel momento, per costruire o riparare un castello divenne necessario il permesso dello shogunato. Molti castelli dovettero quindi essere distrutti per obbedire a queste leggi.

Nonostante avesse infine unificato il territorio e portata la pace, la buona salute andava via via abbandonando Ieyasu. Durante la concitata guerra durata un anno contro i suoi ultimi avversari, ricevette ferite che accorciarono notevolmente la sua vita. Il 1º giugno 1616, Tokugawa Ieyasu, terzo ed ultimo dei grandi unificatori del Giappone, morì all'età di settantacinque anni, lasciando lo shogunato e la terra ai suoi discendenti.

Ordine di battaglia[modifica | modifica wikitesto]

Campagna d'inverno[modifica | modifica wikitesto]

L'esercito dello shogunato era composto dai daimyō e dai soldati che avevano sotto il loro comando; Maeda Toshitsune fornì più soldati, poiché a quel tempo il suo feudo era il più prospero del paese. I generali difensori di Ōsaka furono posti al comando di migliaia di rōnin che si unirono ai loro ranghi. Di seguito sono elencati i comandanti di entrambi gli eserciti che hanno partecipato alla campagna d'inverno, sebbene non siano registrati comandanti con meno di 60 soldati sotto il loro comando[62].

Forze dello shogunato Difensori di Ōsaka
Comandanti Uomini Comandanti Uomini
Tokugawa Ieyasu 30 000 Toyotomi Hideyori 3080
Tokugawa Hidetada 20 000 Inagi Norikazu (con Hideyori)
Maeda Toshitsune 12 000 Asai Nagafusa 3000
Matsukura Shigemasa 200 Miura Yoshitsugu (con Shigemasa)
Sakakibara Yasukatsu 300 Oda Nagayori 1300
Kuwayama Kazunao 600 Yuasa Masahisa 2000
Furuta Shigeharu 1000 Chōsokabe Morichika 5000
Wakizaka Yasumoto 500 Gotō Mototsugu 3000
Terazawa Hirotaka 500 Aoki Nobushige 1000
Ii Naotaka 4000 Watanabe Tadasu 500
Matsudaira Tadanao 10 000 Makishima Shigetoshi 1500
Tōdō Takatora 4000 Najima Tadamune 1300
Date Masamune 10 000 Mōri Katsunaga 5000
Date Hidemune (inclusi con Masamune) Hayami Morihisa 4000
Mōri Hidenari 10 000 Hotta Masataka 3000
Tokunaga Masashige (inclusi con Mōri Hidenari) Ikoma Masazumi 800
Fukushima Masakatsu (inclusi con Mōri Hidenari) Ōno Harunaga 1300 (+ 5000 di riserva)
Asano Nagaakira 7000 Ōno Harufusa 5000
Togawa Michiyasu 7000 Sanada Yukimura 5000
Yamauchi Tadayoshi 5000 Nanbu Nobutsura 1500
Matsudaira Tadaaki 5000 Nogamura Yoshiyasu 1200
Hachisuka Yoshishige 5000 Sanada Daisuke (con Yukimura)
Ikeda Tadakatsu 5000 vassalli del clan Toyotomi 3000
Inaba Norimichi 1200 Toda Tameshige (con Morishige)
Nabeshima Katsushige 7000 Sengoku Munenori (con Morishige)
Ishikawa Tadafusa 300 Akashi Morishige 2000
Ikeda Tadatsugu 8800 Ishikawa Sadanori (con Katanobu)
Mōri Tadamasa 800 Yamakawa Katanobu 4000
Arima Naozumi 600 Kimura Shigenari 8000
Tachibana Muneshige 300 Kori Yoshitsura (con Morichika)
Wakebe Mitsunobu (con Tachibana) Nakajima Ujitane 2000
Honda Tadamasa 3000 Naitō Tadatoyo 2000
Arima Toyōji 800 Inoue Tokitoshi 3300
Ikeda Toshitaka 8000 Kitagawa Nobukatsu (con Tokitoshi)
Nakagawa Hisashige 600 Sano Yorizutsu 1000
Katō Akinari 600 Kurokawa Sadatane 300
Matsudaira Yasushige 1500 Akaza Naonori 300
Okabe Nagamori (con Yasushige) Takamatsu Naisho 1300
Nose Katsukiyo (con Nagukatsu) Kawasaki Izumi (con Naisho)
Seki Katzumasa (con Nagukatsu) Ito Nagatsugu 3000
Takenaka Shigekado (con Nagukatsu) Ban Naoyuki 150
Bessho Yoshiharu (con Nagukatsu) Akashi Teruzumi 2000
Ichihashi Nagukatsu 1700 Susukida Kanesuke 700 (a Bakuroguchi)
Hasegawa Moritomo (con Masamori) Yano Masanori 300 (a Imafuku)
Honda Yasunori (con Masamori +300 a Imafuku)
Miyagi Toyomori (con Masamori)
Makita Yasusada (con Masamori)
Katagiri Katsumoto (con Masamori)
Katagiri Sadamasa (con Masamori)
Ishikawa Sadamasa (con Masamori)
Kinoshita Nobutoshi (con Masamori)
Hanabusa Masanari (con Masamori)
Hanabusa Masamori 2000
Asano Nagashige 200
Sanada Nobuyoshi 700
Sanada Nobumasa (con Nobushige)
Satake Yoshinobu 1500
Honda Tadatomo 300
Uesugi Kagekatsu 5000
Niwa Nagashige 200
Horio Tadaharu 800
Toda Ujinobu 1000
Makino Tadanari 500
Akita Sanesue 700
Honda Yasutoshi 300
Uemura Yasukatsu 300
Koide Yoshichika 300
Matsushita Shigetsuna 200
Sengoku Tadamasa 300
Sakai Ietsugu 1200
Mizutani Katsutaka 500
Koide Yoshifusa 500
Nanbu Toshinao 3000
Kuki Moritaka 800
Mukai Tadakatsu (con Moritaka)
Hanabusa Motoyuki (con Moritaka)
Totale 192 900[n. 1] 86 830[n. 2]

Campagna d'estate[modifica | modifica wikitesto]

Armi[modifica | modifica wikitesto]

Eredità[modifica | modifica wikitesto]

Nella cultura popolare[modifica | modifica wikitesto]

Il castello oggi[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Turnbull 2006b, p. 29.
  2. ^ Turnbull 2006b, p. 64.
  3. ^ Turnbull 2006b, p. 65.
  4. ^ a b Turnbull 2006b, p. 12.
  5. ^ Turnbull 2005, p. 8.
  6. ^ Turnbull 2005, p. 9.
  7. ^ Turnbull 2005, p. 12.
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  9. ^ Bryant 1995, p. 8.
  10. ^ Bryant 1995, p. 9.
  11. ^ Bryant 1995, p. 10.
  12. ^ Bryant 1995, p. 76-77.
  13. ^ Bryant 1995, p. 80.
  14. ^ a b Perkins 1998, p. 58.
  15. ^ a b Turnbull 2006b, p. 10.
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  17. ^ Turnbull 2006b, p. 9.
  18. ^ a b Turnbull 2006b, p. 11.
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  47. ^ a b Turnbull 2006b, p. 61
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  57. ^ Turnbull 2006b, p. 72
  58. ^ a b c Turnbull 2006b, p. 72
  59. ^ Davis 2001, p. 128
  60. ^ Turnbull 2006b, p. 77-81
  61. ^ Murdoch 1996, p. 550.
  62. ^ Turnbull 2006b, p. 28-32

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]


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