Tumulto dei Ciompi

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Tumulto dei Ciompi
Giuseppe Lorenzo Gatteri, Tumulto dei Ciompi, 1877, Civici Musei di Storia ed Arte di Trieste
Datagiugno-agosto 1378
LuogoRepubblica di Firenze
Causarivendicazioni di natura economico-sociale
Esitosconfitta dei Ciompi
Schieramenti
Ciompi Governo fiorentino (capeggiato dall'Oligarchia cittadina)
Comandanti
Michele di Lando Giovanni Nicolai
Ugolino del Monte Santa Maria
Fantino Giorgio
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La statua di Michele di Lando,
Loggia del Mercato Nuovo, Firenze

Il Tumulto dei Ciompi fu un tumulto di matrice popolare avvenuto a Firenze tra il giugno e l'agosto del 1378. Si tratta di uno dei primi esempi di sollevazione per scopi economico-politici della storia europea.

I Ciompi[modifica | modifica wikitesto]

Nella Firenze medievale venivano indicati come ciompi o scardassieri i salariati appartenenti soprattutto al settore della lavorazione della lana (addetti alla pettinatura e alla cardatura). L'etimo di ciompi deriva dal verbo "ciompare", sinonimo di battere, picchiare, percuotere (ancora oggi nelle campagne si sente dire "stai bono sennò ti ciompo!") e siccome una delle operazioni iniziali della lavorazione della lana consisteva nel batterla con un bastone per favorire il distacco dei mazzeri[1] di pelo e permetterne poi la cardatura quelli che battevano, "ciompavano", venivano perciò definiti ciompi. Essi avevano come luogo di ritrovo la chiesa di Santa Maria dei Battilani in via delle Ruote (oggi sconsacrata).

Nel sistema delle Corporazioni delle arti e mestieri la gerarchia politico-sociale era quindi rappresentata da un "popolo grasso" (cioè i ricchi) al vertice, rappresentante le Arti Maggiori, più prestigiose e redditizie, e da un "popolo minuto" (o medio), composto dalla piccola borghesia (le Arti Minori) e da un cosiddetto "popolo magro", consistente in braccianti, operai e piccoli commercianti spesso immigrati dal contado per soddisfare la necessità di lavoro a basso costo. Privi di qualsiasi forma di rappresentanza, le condizioni economiche del "popolo magro" erano caratterizzate da estrema precarietà. I Ciompi, assieme ad altri mestieranti più umili rappresentavano uno dei gradini più bassi della scala sociale dell'epoca: non godevano di alcuna rappresentanza ed erano per questo esclusi da una qualsiasi gestione politica della società.

Tutta Europa, nella seconda metà del Trecento dopo la gravissima ondata della peste nera, fu caratterizzata da un'acuta crisi economica, il cui peso fu spesso scaricato dai cittadini più benestanti sulle masse più povere, grazie alle manovre politiche che essi avevano il potere di attuare per ampliare la loro intraprendenza.

La rivolta[modifica | modifica wikitesto]

Le enormi spese sostenute per la guerra degli Otto Santi e il suo sostanziale fallimento avevano fortemente impoverito la città di Firenze e gettato un grave discredito sull'oligarchia guelfa al governo della città. Le corporazioni artigiane organizzarono un tumulto per protestare contro i banchieri e i mercanti che detenevano il potere cittadino. A loro si unirono i Ciompi che, data la forte superiorità numerica, presero ben presto il controllo della piazza.

I Ciompi erano già insorti nel 1344, guidati da Ciuto Brandini, per ottenere l'autorizzazione a costituire una corporazione autonoma, una rivendicazione che non aveva ottenuto alcuna concessione.

Ormai protagonisti della rivolta, il 20 luglio 1378 i Ciompi occuparono il Palazzo dei Priori (Palazzo Vecchio) chiedendo il diritto di associazione e la partecipazione alla vita pubblica. Grazie all'effetto sorpresa la loro protesta ebbe buon esito. Riuscirono infatti a eleggere come gonfaloniere di giustizia, la più alta carica esecutiva della Repubblica fiorentina seppure con un mandato di durata molto breve, il loro capo Michele di Lando, e ottennero la creazione di tre nuove Arti che rappresentassero i ceti più bassi (da allora chiamati enfaticamente il "popolo di Dio"), quella dei Ciompi, quella dei Farsettai (i sarti) e quella dei Tintori. Essi inoltre ottennero, per queste tre nuove corporazioni, il diritto di eleggere un terzo delle magistrature della città.

Michele di Lando tuttavia non fu un abile uomo politico. Trovatosi improvvisamente a gestire un grande potere, fu continuamente bersagliato da richieste sempre maggiori dal popolo magro e venne messo in cattiva luce per l'alleanza con alcuni membri del più ricco popolo grasso (tra i quali soprattutto Salvestro de' Medici). Già in discredito verso gli operai che rappresentava, fu costretto a prendere misure di repressione contro l'ondata di violenza che essi andavano scatenando, con ritorsioni contro la nobiltà. Il malcontento verso la sua figura aumentò in poche settimane, soprattutto quando venne chiesta e non concessa la cancellazione del debito verso i datori di lavoro. Fu allora che i rappresentanti della vecchia oligarchia fecero cerchio per isolare la fazione dei Ciompi, ormai disgregata internamente e abbandonata dallo stesso Michele di Lando.

Il "popolo grasso" si alleò con quello minuto (la piccola borghesia), e il 31 agosto un numeroso gruppo di Ciompi, stabilitisi in piazza della Signoria, fu cacciato con facilità dalle forze combinate delle altre arti. La corporazione dei Ciompi venne abolita, Michele di Lando esiliato (sebbene non perseguitato, venendo anzi nominato Capitano di Volterra) assieme alle famiglie più compromesse con la rivolta, e fece da capro espiatorio il vinattiere Ciardo di Berto, che fu decapitato. Entro il 1382 la dominazione del "popolo grasso" era di fatto restaurata.

Filippo Villani dà una viva descrizione del fallimento del tumulto:

«I Ciompi se ne andarono sì come gente rotta, et senza capo et sentimento, perché si fidavano et furono traditi da loro medesimi»

Niccolò Machiavelli nelle Istorie fiorentine raccontò la rivolta con una serie di didascalie e dialoghi inventati che riflettevano le posizioni dei protagonisti, mutuate attraverso il suo punto di vista.

Il controllo delle grandi famiglie sulla vita politica cittadina di Firenze durò fino alla metà del Quattrocento, quando i Medici instaurarono, con ritardo rispetto ad altre analoghe situazioni in Italia, una Signoria di fatto.

Piazza dei Ciompi[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Piazza dei Ciompi.
Firenze, piazza dei Ciompi

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Nodi della lana o grumi di sporco presenti prima della cardatura o pettinatura

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