Rocca di monte Battaglia
Rocca di monte Battaglia | |
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Ubicazione | |
Stato | Regno dei Longobardi |
Stato attuale | Italia |
Città | Casola Valsenio |
Indirizzo | via Monte Battaglia ‒ San Ruffillo Loc. Monte Battaglia ‒ Casola Valsenio (RA) |
Coordinate | 44°13′08.09″N 11°34′48.8″E / 44.218915°N 11.580222°E |
Informazioni generali | |
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La rocca di monte Battaglia è una fortificazione sulla vetta del monte omonimo, fra le valli del Santerno e del Senio nel territorio del comune di Casola Valsenio (Ravenna), di cui rimangono solo le rovine di una torre risalente al XII secolo.[1][2][3][4][5]
Storia[modifica | modifica wikitesto]
All'epoca longobarda risale la torre eretta sull'altura (715 m s.l.m.), che fa parte della linea difensiva lungo il crinale tra il Senio e il Santerno, ai confini tra i territori occupati da questo popolo e quelli ancora in possesso dell'esarcato bizantino. La posizione del monte Battaglia ha in seguito continuato a rappresentare il punto focale delle sistemazioni militari poste a controllo e difesa delle valli dei due fiumi e della pianura tra Imola e Faenza.
Il "castrum de Monte de Battalla" è attestato per la prima volta in un documento del 1154, appartenendo a Imola. Nel 1390 il senato di Bologna, a cui era pervenuto in possesso, decretò la distruzione della rocca[6]: l'incarico venne affidato a Ugolino di Boccadiferro con 500 guastatori.
Nel 1392 era in possesso degli Alidosi, che risistemarono la rocca, per passare quindi a Guidantonio Manfredi di Faenza. Il figlio di questi, Taddeo, signore di Imola, la rafforzò contro i tentativi di conquista dello zio Astorgio, il quale tuttavia nel 1462 se ne impadronì con uno stratagemma, per essere quindi costretto a restituirla.
La rocca passò in seguito a Girolamo Riario e, da questi, a Caterina Sforza, signora di Imola. Nel 1494 venne fatto edificare un bastione addossato al lato nord della torre e tuttora conservato, opera di Bruchello, maestro da muro. Nel 1502 la rocca fu espugnata da Cesare Borgia, ma due anni dopo era già sotto il dominio di Venezia e nel 1505 rientrò in possesso della Santa Sede in nome della quale la città di Imola vi teneva un "castellano". Nell'ottobre del 1506 vi passò papa Giulio II, diretto a Imola.
Nel corso del XVI secolo le opere fortificate furono superate dall'evoluzione della tecnica militare e anche Monte Battaglia perse importanza e prestigio, tanto che nel 1601 la città di Imola non trovò nessuno disposto ad assumere la carica di castellano. Vi venne ospitato per breve tempo un eremitaggio francescano, e nel 1640 Imola impose a Casola Valsenio, nel cui territorio ricadeva la rocca, di tenervi una guardia armata. Gli abitanti di Casola, tuttavia ottennero invece il permesso di demolire le fortificazioni e l'edificio cadde in abbandono. Un bando del 1757 vietava di "portar via pietre, frammenti, ed altro della detta Rocca, o sia Torre".
Dopo l'unità d'Italia, la rocca divenne rifugio di briganti, in genere ex-contrabbandieri, che avevano operato tra lo Stato Pontificio e il Granducato di Toscana. Alla fine del secolo venne occupata da una famiglia di mezzadri, che utilizzò alcuni vani situati tra la torre e le mura sul lato sud-orientale. A questa succedette un'altra famiglia contadina, che l'abbandonò definitivamente nel 1942.
Restauri[modifica | modifica wikitesto]
Nel 1973 una giornata di studi su monte Battaglia, organizzata dalla Pro Loco di Casola Valsenio, richiamò l'attenzione sulle rovine della torre, sottolineandone il carattere di maschio di una rocca, e non di torre isolata. Nel 1982 il comune di Casola Valsenio, a cui venne ceduta l'area, avviò il recupero dell'area con una campagna di scavi archeologici che riportò alla luce materiali del XV e XVI secolo: tra questi piatti e brocche di maiolica graffita, pentole invetriate, punte di lancia e di balestra e diverse monete false, tanto da ipotizzare la presenza di una zecca clandestina tra il 1510 e il 1530, periodo di temporaneo abbandono. Tra il 1985 e il 1987 furono condotti i lavori di restauro[7]. Furono ricostruiti i solai in legno all'interno della torre e ricucite le parti murarie malmesse; venne inoltre consolidato il recinto murario.
Ulteriori interventi di restauro della rocca sono stati realizzati tra il 2007 e il 2008. Il complesso architettonico monumentale è visitabile tutto l'anno.
Note[modifica | modifica wikitesto]
- ^ La rocca di Monte Battaglia - Da vedere e visitare - il Comune INFORMA - Comune di Casola Valsenio, su www.comune.casolavalsenio.ra.it. URL consultato il 28 febbraio 2024.
- ^ Rocca di Monte Battaglia - Appennino Romagnolo, su www.appenninoromagnolo.it. URL consultato il 28 febbraio 2024.
- ^ MONTE BATTAGLIA | I Luoghi del Cuore - FAI, su fondoambiente.it. URL consultato il 28 febbraio 2024.
- ^ Unione Romagna Faentina, Casola Valsenio: Rocca di Monte Battaglia, su www.romagnafaentina.it. URL consultato il 28 febbraio 2024.
- ^ (EN) Castello o Rocca di Monte Battaglia Casola Valsenio, 1390, su catalogo.beniculturali.it. URL consultato il 28 febbraio 2024.
- ^ La ragione è indicata nel fatto che "costa al comun de Bologna più denari che non pesava"[senza fonte].
- ^ I lavori furono diretti dall'architetto Claudio Piersanti, autore con la collega Rita Rava del progetto di recupero e di sistemazione urbanistica.
Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]
- Rocca di monte Battaglia, su catalogo.beniculturali.it, Ministero della cultura.
- Rocca di monte Battaglia, su PatER - Catalogo del Patrimonio culturale dell’Emilia-Romagna, Regione Emilia-Romagna.