Radio CORA
Radio CORA (acronimo per COmmissione RAdio) fu un'emittente clandestina, creata del Partito d'Azione e gestita da membri del Servizio Informazioni denominato "i" , che dal gennaio al giugno 1944 mantenne i contatti tra la Resistenza toscana e i comandi alleati.
Storia[modifica | modifica wikitesto]
Fin dall'ottobre del ’43, il Comando di Giustizia e Libertà, affidò al Maggiore Flamini (in codice "SIEPI"), l’incarico di organizzare il Servizio di Informazione Militare con l’aiuto del Comandante Giuliano Calcini (in codice "NELSON"); grazie al Capitano Piccagli, all'Avvocato Bocci e ai loro compagni, Tristano Codignola (Pippo Codignola) Enzo Enriques Agnoletti, Carlo Ludovico Ragghianti, l'organizzazione riuscì a dotarsi di una prima Radio ricetrasmittente e poté comunicare quotidianamente con gli Alleati, aiutati da una ventina di collaboratori. Le trasmissioni iniziarono a fine gennaio/inizi febbraio 1944 dalla prima sede della radio clandestina in piazza dell'Indipendenza e si protrassero fino alla liberazione; la sede fu ripetutamente spostata per sfuggire alla caccia di tedeschi e repubblichini. Le notizie raccolte dagli informatori, venivano vagliate, riassunte e comunicate settimanalmente ai Comandi interessati, per essere poi trasmesse agli Alleati.
Le informazioni riguardavano soprattutto i movimenti dei Nazisti (specie ferroviari) e l'ubicazione dei loro siti strategici nel comprensorio fiorentino. Il 2 giugno 1944 gli alleati paracadutarono nel Pratese alcuni loro uomini, per dare man forte alla radio. Il Comando Alleato, si congratulò più volte, per l'attività svolta. L'attività clandestina di Co-Ra, sembrò interrompersi tristemente in Piazza d'Azeglio, quando i Nazisti, misero in atto una retata, con l'aiuto sicuramente di un delatore; riuscì però a proseguire fino alla Liberazione di Firenze, grazie al Comandante Giuliano Calcini: l'unico a sfuggire all'agguato in quella piazza. La vicenda è bene riassunta nel rapporto redatto nel '46 dal Comandante della Prima Divisione Partigiana Athos Albertoni[1].
La retata tedesca[modifica | modifica wikitesto]
L'ultima sede di Radio CORA, prima degli arresti di Piazza D'Azeglio, fu in uno stabile di piazza d'Azeglio dove i tedeschi irruppero il 7 giugno 1944: un giovane speaker, Luigi Morandi, tentò un'estrema difesa e riuscì ad uccidere un giovane soldato tedesco, prima di essere ferito a morte. Nell'ambito della retata vennero arrestati altri collaboratori: Enrico Bocci, Carlo Campolmi, Maria Luigia Guaita, Giuseppe Cusmano, Gianfranco Desiderio Gilardini (detto "Franco") e Gilda Larocca. Il capitano dell'Aeronautica Italo Piccagli si consegnò spontaneamente ai repubblichini, sperando di scagionare gli altri[2] Anche Carlo Ballario non fu arrestato in quanto si trovava fortuitamente in ospedale con Giovanna Sansughi, che sarebbe poi divenuta sua moglie nel 1946.[3]
L'esecuzione[modifica | modifica wikitesto]
Nei giorni successivi Italo Piccagli e quattro dei soldati alleati che erano stati paracadutati vennero portati vicino al torrente Terzolle in località Cercina (una frazione collinare di Sesto Fiorentino) e fucilati assieme alla partigiana Anna Maria Enriques Agnoletti e ad un partigiano cecoslovacco.[4] Enrico Bocci, insieme ad altri componenti del gruppo, furono prima portati a Villa Triste per essere torturati dagli uomini della Banda Carità. Il corpo di Bocci non fu mai ritrovato. Gilda Larocca, Gianfranco Gilardini e Maria Luigia Guaita riuscirono a scappare dal treno e ad evitare la deportazione nei lager in Germania.[4]
Il servizio prosegue[modifica | modifica wikitesto]
Da un rapporto informativo di Giustizia e Libertà: " [...] Il 3_2_44 in seguito all'arresto del comandante Flamini il compagno Calcini si trovò per circa un mese solo a sostenere il servizio che pur tuttavia egli riuscì regolarmente a far funzionare.[...]"[5]

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]
Enrico Bocci, Italo Piccagli, Luigi Morandi e Anna Maria Enriques Agnoletti, furono insigniti della Medaglia d'Oro al valor militare alla memoria; un monumento fu eretto a Cercina per ricordare le vittime. Giuliano Calcini, fu insignito della medaglia d'Argento al V.M. per il ruolo che assunse in questa vicenda e per quella relativa alla difesa delle Officine Galileo.
Note[modifica | modifica wikitesto]
- ^ Nelson-rapporto divisione Giustizia e Libertà, su drive.google.com.
- ^ Paolo Fallai, La battaglia di Firenze, Firenze, Associazione intercomunale 10, 1985, p. 27.
- ^ Sveva Pacifico e Francesco Mascagni, Ballario Carlo, su SIUSA Archivi Beni culturali, 24 novembre 2015. URL consultato il 29 gennaio 2022.
- ^ a b Niccoli.
- ^ Corpo Volontari della Libertà Divisione Giustizia e Libertà, Rapporto informativo, in Prot. n°56 - Pag. 2, ultimo capoverso, 12/01/1946.
Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]
- Gilda Larocca, la Radio Cora di Piazza d'Azeglio e le altre due stazioni radio, Firenze, Giuntina, 2004., ristampa della prima edizione stampata nel 1985 dallo stesso editore.
- Daniele Niccoli, Firenze 365, Firenze, Apice Libri, 2017, ISBN 9788899176495.
Collegamenti esterni[1][modifica | modifica wikitesto]
- Radio Cora, su Resistenzatoscana.it. URL consultato il 18 gennaio 2009 (archiviato dall'url originale il 18 settembre 2009).
- Giuliano Calcini, testimonianza sull'attività di CO.mmissione Ra.dio e sull'arresto di alcuni membri: documenti inediti [2] [3][4]
- ^ Federico Calcini, Documentazioni Inedite e racconti olografi, su velaccino.blogspot.com.