Pitagora di Reggio

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Disambiguazione – Se stai cercando Pitagora di Samo, matematico, legislatore, filosofo, mago, vedi Pitagora.

Pitagora di Reggio, meglio noto come Pitagora reggino o Pitagora di Reggio (in greco antico: Πυθαγόρας, Pythagoras; Samo, fine del VI secolo a.C. – metà del V secolo a.C.), è stato uno scultore greco antico attivo tra il 480 e il 450 a.C circa, nel Peloponneso e in Magna Grecia. Le fonti lo ricordano unicamente come bronzista.

Biografia e opere[modifica | modifica wikitesto]

Nato a Samo (l'etnico che egli stesso fa seguire alla propria firma nella base della statua del pugile Eutimo ritrovata a Olimpia), si trasferì probabilmente a Rhégion, fiorente città della Magna Grecia, nel 496 a.C., al tempo del tiranno reggino Anaxilas, insieme con altri abitanti esuli di Samo (Herod., VI. 22-23); qui fu discepolo di Clearco di Reggio (Paus., VI.4.3).

Nell'elenco dei cinque migliori bronzisti greci, che Plinio il Vecchio riprende da Senocrate di Sicione, a Pitagora viene assegnato il quarto posto, dopo Fidia, Policleto e Mirone; inoltre, riferendosi all'arte di Mirone, Plinio afferma:

«lo superò Pitagora di Reggio in Italia col Pancratiaste dedicato a Delfi […]. Fece anche Astilo che si vede a Olimpia […]; a Siracusa fece poi uno Zoppo[1] tale che anche a chi lo guarda sembra di sentire il dolore della sua piaga […]; Pitagora fu il primo a riprodurre i tendini e le vene e il primo a trattare i capelli con maggiore diligenza degli altri, suddividendoli con precisione.»

(Plinio il Vecchio XXXIV 59)

Pitagora viene indicato dunque come il primo scultore ad avere una cura minuziosa di particolari come capelli, tendini e vene, un'attenzione che è tipica dello stile severo e che non riguarda il minuto particolare fine a se stesso, ma la struttura dell'anatomia umana indagata come un tutto organico. Le caratteristiche del suo lavoro hanno permesso di attribuirgli dubitativamente moltissime opere e diversi capolavori dell'arte scultorea di passaggio tra lo stile severo e quello protoclassico: secondo recenti studi potrebbe essere l'autore di una o entrambe le statue note come Bronzi di Riace.

Le numerose opere attribuite a Pitagora dagli antichi (Plinio e Pausania), soprattutto statue di atleti vincitori a Olimpia e a Delfi, ma anche eroi mitologici e effigi divine, sono perdute e nessuna copia dei suoi lavori è stata identificata con certezza; alcune sono in parte riconoscibili in bronzetti, altre in riproduzioni fatte su gemme, cammei, o sulle monete siciliane e italiote.

Bronzi[modifica | modifica wikitesto]

Pitagora avrebbe realizzato, secondo il resoconto che Pausania fa nel VI libro della sua Descrizione, diverse statue di atleti olimpici:

  • il lottatore Leontisco di Messina (VI.4.3);
  • Protolao di Mantinea (VI.6.1);
  • il pugilatore Eutimo di Locri, per la vittoria conseguita nel 472 a.C. (VI. 6.4);[2]
  • Dromeo di Stinfale (VI.7.10);
  • Astilo di Crotone (VI.13.1);
  • Mnasea di Cirene libico (VI.13.7);
  • Cratistene di Cirene, vincitore della corsa coi carri (VI.18.1).

Inoltre sono sue opere:

  • Apollo che uccide il serpente Pitone di Crotone;
  • Europa su Toro di Taranto;
  • Filottete di Siracusa;
  • Quadriga di Mnaseas di Cirene;

Marmi[modifica | modifica wikitesto]

Benché gli antichi non facciano cenno alla sua attività statuaria in marmo, gli sono state attribuite le statue:

Galleria di opere[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ da identificarsi con l'eroe greco Filottete
  2. ^ Si tratta forse del Bronzo A di Riace (Stucchi, 1986; Castrizio, 2000).
  3. ^ Frel 1985.
  4. ^ De Miro 1968.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Henri Lechat, Pythagoras de Rhegion, Ouvrage contenant 18 figures dans le texte. Thèse pour le Doctorat présentée a la Faculté des Lettres de l'Université de Paris. Rey, Lyon 1905
  • Sebastiana Lagona, Pitagora di Reggio: cronologia e identificazione delle opere, "Cronache di archeologia e di storia dell'arte", 6 (1967).
  • Ernesto De Miro, Il guerriero di Agrigento e la scultura di stile severo in Sicilia, "Cronache di archeologia e di storia dell'arte", 7 (1968), pp. 143–156.
  • Jiri Frel, L'auriga di Mozia: un'opera di Pitagora di Reggio, "La Parola del Passato", VIII, 1985, pp. 64–68
  • Sandro Stucchi, Le due statue di bronzo dal mare di Riace, Una revisione, in "Atti dell'Accademia Nazionale dei Lincei, Rendiconti", XLI, 1986, pp. 111–135;
  • Daniele Castrizio, I Bronzi di Riace. Ipotesi ricostruttiva, Reggio Calabria 2000.

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