Marmo Botticino

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Marmo Botticino[1][2]
Vista della cava Paine.
Caratteristiche generali
Stato di aggregazione (in c.s.)solido
Proprietà chimico-fisiche
Densità (g/cm3, in c.s.)2,696-2,710[3]
Coefficiente di imbibizione0,14%[4]
Coefficiente di dilatazione termica lineare (K-1)0,0038
Proprietà meccaniche
Resistenza a compressione (kgf/m2)164[5] 183 MPa[6]
Resistenza a flessione (kgf/m2)12,7 12,9[7] MPa[8]

Marmo Botticino è la denominazione commerciale di una qualità di calcare micritico compatto (puro) di colore beige, estratto nelle cave di Botticino, Nuvolento, Nuvolera, Rezzato, Serle e in passato anche Mazzano, in provincia di Brescia.

Origine geologica[modifica | modifica wikitesto]

Il giacimento di pietra calcarea a est di Brescia, da cui si estrae il marmo Botticino Classico, si formò tra 190 e 60 milioni di anni fa dal lento e continuo processo di sedimentazione, cementazione e ricristallizzazione di fanghi calcarei in un "mare lagunare" di età mesozoica. Il clima di tipo tropicale ospitava organismi che, fossilizzati, costituiscono ora una delle peculiarità del marmo.

La varietà cromatica del Botticino Classico è infatti originata dalla diversa concentrazione e andamento di inclusioni di origine organica e inorganica nella pasta omogenea di fondo composta da fango fine, carbonatico e prevalentemente calcareo, che prende il nome di micrite.

Dati tecnici[modifica | modifica wikitesto]

L'estrema compattezza, con bassi valori di assorbimento e porosità, rende il marmo Botticino idoneo all'impiego all'esterno e ne determina caratteristiche meccaniche quali la resistenza alla compressione, alla flessione e all'usura. Per l'indiscutibile bellezza e le grandi doti di resistenza, è dunque considerato un marmo pregiato.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Statua di personaggio togato seduto su un bisellium in pietra di Botticino nel Museo di Santa Giulia Brescia.

Il bacino estrattivo del Botticino Classico viene sfruttato da oltre duemila anni. In epoca romana l'abbondanza di pietra e marmo nella zona di Botticino permise lo sviluppo di una cospicua tradizione epigrafica, mentre le attività di estrazione e lavorazione del marmo portarono un avanzamento del livello tecnologico delle officine, consentendo di giungere a una prima organizzazione del lavoro di tipo "industriale". Le cave furono aperte nel dorso orientale del promontorio della Trinità, vicino al quale venivano depositati i blocchi di marmo estratti. Il marmo veniva poi tagliato e trasportato alle botteghe o nei cantieri. Probabilmente intorno alle cave sorsero villaggi per gli operai e le loro famiglie. Il Botticino fu utilizzato dalle officine locali come "materiale ad uso artistico", negli edifici pubblici della città, insieme a marmi d'importazione.

Questo marmo venne utilizzato dai Romani per costruzioni nell'antica Brixia (foro romano). Il più antico pezzo bresciano in botticino è un capitello del I secolo a.C.; fu in età imperiale che si diffuse l'utilizzo del marmo bianco, nei progetti di ristrutturazione ed edificazione, confermando la perizia della produzione locale e l'esistenza di un mercato di esportazione del prodotto grezzo e finito.

All'inizio del XX secolo a Botticino si estraeva il blocco e a Rezzato si trasformava il marmo; le prime società di estrazione volte a organizzare il lavoro, formare i giovani e favorire la specializzazione, furono le cooperative.

Ecomuseo del marmo, Botticino (BS)

Da qualche anno esiste un marchio registrato che identifica il materiale proveniente dalla zona classica, il comune di Botticino, promosso dal "Consorzio produttori marmo Botticino Classico", di cui fanno parte tutti i coltivatori della zona classica e il Comune di Botticino.

Il bacino di Brescia è il secondo per importanza nell'escavazione di pietre ornamentali d'Italia, dopo quello di Carrara. Le cave di marmo Botticino sono circa un centinaio (solo dodici nella zona classica).

In tempi più recenti il marmo di Botticino è stato usato per la costruzione dell'Altare della Patria a Roma, della Casa Bianca a Washington, della Statua della Libertà e della stazione centrale di New York.[9].

Il Museo del marmo[modifica | modifica wikitesto]

Il Museo del marmo di Botticino è una realtà sorta nel 1996, appoggiata dal comune e dalle cooperative di cavatori di marmo; la raccolta è nata grazie all'impegno dei volontari del gruppo "La Pietra di Botticino" e del signor Forti, anziano cavatore che, insieme al figlio, ha raccolto un grande numero di attrezzi, foto e documenti relativi al mondo delle cave del marmo di Botticino.[10] Il museo si sviluppa in parte in un percorso all'aperto nell'area interessata da precedenti cave ora dismesse.

Realizzazioni in marmo di Botticino[modifica | modifica wikitesto]

Bandiera dell'Argentina Argentina

Buenos Aires

Bandiera dell'Austria Austria

Vienna

Bandiera di Cuba Cuba

L'Avana

Bandiera dell'Italia Italia

Brescia
Como
Milano
Roma

Bandiera di Monaco Monaco

Bandiera degli Stati Uniti Stati Uniti

Boston
Cleveland (Ohio)
New York
Washington

Bandiera della Svizzera Svizzera

Ginevra

Galleria d'immagini[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Prove sperimentali eseguite presso il Laboratorio di Petrografia Applicata del Dipartimento di Scienze della Terra dell'Università degli Studi di Parma
  2. ^ UNI EN 14157, ottobre 2004, Resistenza all'abrasione: 20,0 mm
  3. ^ UNI EN 1936, gennaio 2001
  4. ^ UNI EN 13755, dicembre 2002
  5. ^ UNI EN 1926, dicembre 2000, dopo cicli d'alternanza gelo-disgelo
  6. ^ UNI EN 1926, dicembre 2000
  7. ^ UNI EN 12372, aprile 2001, dopo cicli d'alternanza gelo-disgelo
  8. ^ UNI EN 12372, aprile 2001
  9. ^ a b Comune di Botticino Archiviato il 20 novembre 2008 in Internet Archive.
  10. ^ Museo del Marmo Botticino Classico Sito internet
  11. ^ (EN) Clarence Henley Cramer, Open shelves and open minds. A history of the Cleveland public library, in The Journal of American History, vol. 59, n. 3, Cleveland, OH, Case Western Reserve University Press, dicembre 1972, pp. 727-728, ISSN 0021-8723 (WC · ACNP).

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Antonio Fappani (a cura di), MARMI e Pietre, in Enciclopedia bresciana, vol. 8, Brescia, La Voce del Popolo, 1991, p. 262, ISBN non esistente, OCLC 163182000.
  • Antonio Porteri e Carlo Simoni (a cura di), Il marmo bresciano. Territorio, vicende, economia, Brescia, Grafo Edizioni, 1997, ISBN 9788873853787, OCLC 39278054.
  • (ITEN) Gian Butturini e Lillo Marciano (a cura di), Pietra su pietra – Stone on stone, Rezzato, Magalini Editrice 2, novembre 2003, ISBN non esistente.
  • Monica T. Price (a cura di), Atlante delle pietre decorative, traduzione di Claudio Carcano, Milano, Hoepli, 2008, ISBN 978-88-203-3962-3.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]