Maria Letizia Ramolino

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Maria Letizia Ramolino
Maria Letizia Ramolino con l'abito di corte (1813)
Madame Mère
Stemma
Stemma
NascitaAjaccio, 24 agosto 1749 o 1750
MorteRoma, 2 febbraio 1836
SepolturaCappella imperiale, Ajaccio
DinastiaBonaparte
PadreGiovanni Geronimo Ramolino
MadreAngela Maria Pietrasanta
ConiugeCarlo Maria Buonaparte
Figlivedi sezione discendenza
ReligioneCattolicesimo

Maria Letizia Ramolino o Ramelino[1] (Ajaccio, 24 agosto 1749 o 1750Roma, 2 febbraio 1836) è stata una nobildonna italiana della Corsica (allora appartenente alla Repubblica di Genova), nota come "Madame Mère", in quanto madre dell'imperatore Napoleone Bonaparte.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Stemma personale di Maria Letizia Ramolino

Maria Letizia apparteneva ad un'agiata casata italiana: era figlia di un ispettore generale del genio civile della Corsica, il nobile Giovanni Geronimo Ramolino (1723-1755)[2] e di Angela Maria Pietrasanta (1725-1790), di famiglia nobile di Sartena. Si sposò a 14 anni con Carlo Maria Buonaparte che ne aveva 18 (il cognome poi verrà cambiato in "Bonaparte" da Napoleone), rimanendo vedova a 36 anni. Generò 12 figli, due dei quali nati morti, mentre altri 2 morirono nella primissima età.[3]

Lei era molto bella, e rimase incinta ad appena tredici anni compiuti, all'insaputa dei genitori, che dovettero unire i ragazzi in un matrimonio riparatore quando lei non aveva ancora quattordici anni e lui non ancora diciotto. Questo bambino nacque cinque o sei mesi dopo le nozze, a fine anno 1764 e gli fu posto il nome di Napoleone, ma morì a nove mesi, il 17 agosto 1765.

Fu presente negli ambienti della resistenza corsa, a fianco di suo marito, durante l'annessione alla Francia nel 1768. Conobbe la povertà quando il marito venne a mancare nel 1785. Solo dopo l'entrata alle armi di Napoleone la sua famiglia riprese una sembianza di prosperità. Fuggì dalla Corsica a causa di una rivolta nel 1793 e si rifugiò prima a Marsiglia e tre anni dopo a Parigi.

Dopo aver accompagnato Napoleone all'isola d'Elba insieme a Paolina, si trasferì definitivamente nella città che vedrà la sua morte, Roma. Non le fu concesso il permesso dagli inglesi di recarsi a Sant'Elena.

Un carattere austero come quello di Letizia mal si accordava con la stravaganza di Giuseppina di Beauharnais, che il figlio Napoleone sposò nel 1796; contrariamente a quanto lascia credere un famoso dipinto di David, Letizia non assistette nel 1804 all'incoronazione ad imperatore di suo figlio, proprio a causa del disaccordo sul matrimonio e sull'incoronazione e per questo ebbe un grande riconoscimento nel 1805: fu insignita del titolo di Madame Mère.[4]

Vivendo lontano dalla corte, si stabilì al castello di Pont-sur-Seine, offertole dal figlio, risiedendo all'hotel di Brienne durante le rare visite a Parigi. Peraltro, non imparò mai la lingua francese. La sua determinazione emerse anche allorché nel 1818 tentò con una lettera di fare ottenere la libertà al figlio Napoleone.

Pare che lei avesse conservato, anche negli anni di maggior gloria di Napoleone, il senso della durezza e della provvisorietà della vita, infatti condusse un'esistenza semplice e ritirata.

Per quanto concerne il suo carattere, era una donna severa, che tuttavia si preoccupava e si curava molto dei figli; si dice che fosse una donna fuori dal suo tempo, ed a ragione: ad esempio, era solita fare il bagno ai suoi figli ogni giorno, mentre allora lo si faceva per lo più una volta alla settimana, anche nelle classi più agiate. Profondamente religiosa, già durante l'esilio di Napoleone si mise sotto la protezione del Papa, e nel 1815 si trasferì a Roma, abitando prima in via Giulia a palazzo Falconieri presso il fratellastro cardinale Joseph Fesch, poi dal 1818 nel palazzo Bonaparte a piazza Venezia[5]. Condusse gli ultimi anni in ritiro e preghiera, assistita dal padre spirituale, il sacerdote Fedele Marchianò. Morì a Roma il 2 febbraio del 1836.

Maria Letizia Bonaparte sul letto di morte
La cappella imperiale ad Ajaccio

Venne sepolta a Corneto (Tarquinia) nella chiesa delle monache passioniste. Nel 1851, per volere del nipote imperatore Napoleone III, la salma, insieme a quella del fratello porporato, fu trasferita nella cappella imperiale di Ajaccio.

Discendenza[modifica | modifica wikitesto]

I figli furono dodici:

Letizia Bonaparte fu madre e nonna di un imperatore, madre di cinque re, tre principi, due granduchesse, una duchessa. Gli attuali pretendenti alla corona imperiale francese discendono da Girolamo e da Caterina di Württemberg.

La famiglia di Letizia Ramolino[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (DA) Eilert Lund Sundt, Michael Johan Færden e Hartvig Marcus Lassen, Folkevennen: et tidsskrift, P.T. Malling, 1855. URL consultato il 28 gennaio 2022.
  2. ^ La famiglia Ramolino aveva antenati nella bassa nobiltà genovese. Il primo dei Ramolino aveva acquisito benefici dalla repubblica di Genova sposando la figlia di un doge. Cfr. Alain Decaux Letizia, mère de l'Empereur, ed. Amiot Dumont, 1951
  3. ^ Vizzutti
  4. ^ Ferri
  5. ^ Per il palazzo Bonaparte a piazza Venezia si veda Memorie napoleoniche a Roma: il Palazzo di Letizia Bonaparte

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • François Duhourcau, La Mère de Napoleon: Letizia Bonaparte ed. Excelsior, 1933
  • Alain Decaux, Letizia, mère de l'Empereur, ed. Amiot Dumont, 1951
  • Patrick de Carolis, Letizia R. Bonaparte, la mère de toutes les douleurs, Plon, 2014 (romanzo storico)
  • Edgarda Ferri, Letizia Bonaparte, Mondadori, 2003.
  • Éric Le Nabour, Letizia Bonaparte: La mère exemplaire de Napoléon Ier éd. Corps 16, 2009
  • Félix Hippolyte Larrey, Madame Mère, E. Dentu Editeur, 1892, 2 Vol.
  • Flavio Vizzuti, Madame Mère, Gaspari, 2008.

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