La guerra di Piero

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La guerra di Piero
ArtistaFabrizio De André
Autore/iFabrizio De André, arr. Vittorio Centanaro
Genereballata
Musica d'autore
Folk rock
Data1964

La guerra di Piero è una canzone di Fabrizio De André con l'arrangiamento musicale di Vittorio Centanaro. Fu registrata con i musicisti Vittorio Centanaro (chitarra), Fabrizio De André (chitarra) e Werther Pierazzuoli (basso).

Il primo album in cui la canzone venne inserita fu Tutto Fabrizio De André del 1966, la prima raccolta (nonché primo album) pubblicata dall'autore.

Ispirazione e storia

«Io della guerra ne ho parlato molto, ne ho parlato soprattutto ne La guerra di Piero, attraverso i racconti che me ne faceva mio zio, il fratello di mia mamma, che si fece tutta la campagna di Albania»

Con La guerra di Piero, De André ritorna sul tema della guerra, tre anni dopo La ballata dell'eroe; punto di riferimento stilistico è Georges Brassens, ma l'ispirazione viene dalla figura dello zio del cantautore, Francesco. Il ricordo del suo ritorno dal campo di concentramento, i suoi racconti, il resto della vita trascorsa alla deriva, segnarono profondamente la sensibilità del nipote Fabrizio, che in più occasioni si ricorderà di lui.[2]

Oltre all'arrangiamento, anche la musica è di Centanaro che però non la firma perché non iscritto alla SIAE, come gli aveva consigliato De André.[3] Per la produzione del 45 giri, alla canzone fu abbinata, come retro, la Ballata dell'eroe, già edita nel 1961, che per il tema trattato si accompagnava bene alla nuova incisione.

La composizione

Canzone di 13 strofe. Le rime talvolta sono baciate e talvolta incrociate.

Nel componimento di De Andrè sono numerosi gli echi provenienti da altre poesie. Fra tutte emerge Le dormeur du val (L'addormentato nella valle), la poesia più nota e più spesso interpretata di Arthur Rimbaud (Cahier de Douai, 1870), fra gli altri musicata e cantata da Léo Ferré nel 1955 (pubblicata nella raccolta postuma del 2004 Maudits soient-ils!). Una quartina richiama inequivocabilmente la canzone Dove vola l'avvoltoio scritta nel 1958 da Italo Calvino e musicata da Sergio Liberovici:

«Nella limpida corrente
ora scendon carpe e trote
non più i corpi dei soldati
che la fanno insanguinar»

«Lungo le sponde del mio torrente
voglio che scendano i lucci argentati
non più i cadaveri dei soldati
portati in braccio dalla corrente»

Per quanto riguarda il contenuto, il testo è narrato da due voci: il narratore e Piero, il protagonista; l'autore canta non di una guerra in particolare, ma della guerra in sé.

Il successo e la critica

Inizialmente, la storia dell'antieroe Piero passò in secondo piano. Successivamente, questa canzone di Fabrizio De André diventò un inno contro la guerra e la morte in battaglia. Negli anni seguenti la canzone è stata inserita, a pieno titolo, nelle antologie scolastiche, specialmente delle scuole elementari, tuttavia lo stesso De Andrè era solito ironizzare su questo aspetto, infatti diceva che fosse un modo per far sì che i bambini iniziassero ad odiare la canzone già dalla loro tenera età.[4]

Altre versioni

Note

  1. ^ La storia siamo noi: In direzione ostinata e contraria, Rai Educational, 2006.
  2. ^ La guerra di Piero, su antiwarsongs.org.
  3. ^ Riccardo Bertoncelli (a cura di), Belin, sei sicuro?, cit., p. 50
  4. ^ Silvano Rubino, Franceschini: le canzoni nelle antologie? No grazie, su ilfattoquotidiano.it, 2 marzo 2015.

Bibliografia

  • Riccardo Bertoncelli (a cura di), Belin, sei sicuro? Storia e canzoni di Fabrizio De André, Firenze, Giunti, 2003. ISBN 88-09-02853-8
  • Claudio Cosi e Federica Ivaldi, Fabrizio De André - Cantastorie fra parole e musica, Roma, Carocci Editore, 2011.

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