Giro delle Sette Chiese

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Antoine Lafréry, Le sette chiese di Roma. Anno Santo 1575.

Il Giro delle Sette Chiese è un itinerario di pellegrinaggio cristiano praticato a Roma sin dal Medioevo. Fu rivitalizzato e formalizzato nel XVI secolo da san Filippo Neri.

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Nella sua forma originaria, il giro consiste in un percorso ad anello di circa 20 chilometri (ovvero 16 miglia) che tocca le quattro basiliche papali maggiori e le tre più importanti basiliche minori:

Data la lunghezza dell'itinerario esso viene spesso percorso dai pellegrini in due giornate. Originariamente si impiegava una giornata intera per completare il giro, dai primi Vespri, ai primi del giorno successivo.[1] In seguito la visita veniva svolta in due giornate dedicando la prima alla sola basilica di San Pietro e la seconda alle altre sei, con partenza dalla basilica di San Paolo, proseguendo poi in senso antiorario per terminare alla basilica di Santa Maria Maggiore.

La via delle Sette Chiese, già nota come via Paradisi,[2] collega la Via Ostiense alla Via Appia, dalla Rupe di San Paolo presso la Basilica Ostiense fino a San Sebastiano, un percorso ricco di testimonianze storiche dei primi anni del Cristianesimo,[3] [4] con numerose catacombe (catacombe di Commodilla, catacombe di Domitilla, catacombe di San Callisto).[5]

Attualmente il Giro delle Sette Chiese si svolge in forma collettiva in notturna due volte l'anno, a settembre e a maggio, poco prima della festa di san Filippo Neri, guidato da un Padre della Congregazione dell'Oratorio di San Filippo Neri.[6]

Il Giro delle Sette Chiese è anche considerato un atto di devozione tipico del "tempo di Passione", e si svolge per tradizione in moltissime località dove vi sia una presenza cattolica. In particolare, durante il triduo pasquale (dalla sera del Giovedì santo, per tutto il Venerdì Santo, e buona parte del Sabato Santo), è in uso la tradizione di visitare sette chiese soffermandosi a pregare nei pressi del Santissimo Sacramento riposto nell'Altare della Reposizione e/o del Cristo morto; anche per questo è usanza (impropria) chiamare questo Giro la visita dei sepolcri.[7]

L'espressione "fare il giro delle sette chiese" ha anche assunto nel linguaggio comune una valenza negativa: essa può significare - a seconda delle zone - perdere tempo girando senza scopo oppure cercare affannosamente qualcuno che dia ascolto.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Le prime notizie del culto delle Sette Chiese a Roma risalgono almeno al VII secolo, quando santa Begga tornando a vivere da eremita nel suo paese di ritorno dal suo pellegrinaggio a Roma, volle erigere oltre al suo altri sei oratori che diedero il nome al monastero di “Sept-Églises”. È probabile che tale pratica religiosa risalga all'uso del Papa di celebrare i sacri uffici nelle chiese stazionali di Roma secondo il calendario liturgico dell'epoca, riducendosi poi queste in particolare alle sette ritenute principali, citate da Onofrio Panvinio, includendo alle 5 patriarcali anche le due di Santa Croce in Gerusalemme e San Sebastiano. Non è da escludere che il culto si ricolleghi alle Sette Chiese dell'Asia minore citate nel Libro dell'Apocalisse, secondo un numero che ricorre molto frequentemente nelle Sacre Scritture che indica perfezione e completezza.

È comunque con l'istituzione dei Giubilei a partire dal 1300 e in particolare dalla seconda metà del XIV secolo che gli elenchi delle indulgenze indicano le sette basiliche dove queste potevano essere lucrate, consolidando un uso che verrà ripreso da san Filippo Neri nel rinnovare tale culto e per conferirgli altri e nuovi significati religiosi in linea con le tendenze della Controriforma in atto, recitando durante il pellegrinaggio i sette salmi penitenziali (6, 31, 37, 50, 101, 129, 142), per invocare il perdono dei sette peccati capitali e chiedere le sette virtù ad essi contrarie e meditando le sette principali tappe di Gesù durante la Passione, le sette effusioni del sangue di Cristo, le sette parole di Cristo in croce, i sette doni dello Spirito Santo, i sette sacramenti, le sette opere di misericordia. La pratica conseguì presto un ampio consenso e afflusso di pellegrini al punto che da Sisto V venne inserita nella bolla Egregia populi romani pietas, del 13 febbraio 1586, in un più ampio disegno di pratiche penitenziali, che tuttavia a causa della precoce morte del pontefice non vennero osservate dai suoi successori.

Via delle Sette Chiese[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Via delle Sette Chiese.
Via delle Sette Chiese
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
CittàRoma
CircoscrizioneMunicipio Roma VIII
QuartiereOstiense
Ardeatino
Codice postale00145, 00147
Informazioni generali
TipoStrada mista pedonale - carrabile
Lunghezza3,3 km circa
PavimentazioneAsfalto
IntitolazioneDal numero delle chiese che si visitavano per acquisire speciali indulgenze
Collegamenti
InizioVia Ostiense
FineVia Appia Antica
IntersezioniVia Cristoforo Colombo, via Ardeatina
Luoghi d'interesseS. Paolo fuori le mura
Necropoli di s. Paolo
Catacombe di Commodilla
Basilica dei ss. Felice e Adautto
Catacombe di Domitilla
Catacombe di s. Callisto
Catacombe di s. Sebastiano
S. Sebastiano fuori le mura

Via delle Sette Chiese è una strada di Roma che collega via Ostiense, all'altezza della Rupe di San Paolo, a via Appia Antica, presso la basilica di San Sebastiano, intersecando via Cristoforo Colombo e via Ardeatina attraverso i quartieri Ostiense (zona Garbatella) e Ardeatino (zona Tor Marancia).

L’attuale tracciato era già noto con questa funzione cultuale sin dalla fine del XVI secolo[8] e la sua denominazione è almeno di metà XVII secolo[9] insieme a quella precedente di Via che da San Paolo va a San Sebastiano o più semplicemente Via di San Sebastiano, e in età medievale assumeva il nome di via Paradisi[10]. Data la presenza di alcuni tratti basolati ricalca molto probabilmente un antico diverticulum romano di derivazione preistorica[11] e deve il suo nome alla pratica del pellegrinaggio del giro delle Sette Chiese che tradizionalmente assunse particolare fervore a partire dal 1552 con San Filippo Neri.

La lunga strada (oltre 3 km) che collega direttamente con un andamento ovest-est la basilica di San Paolo fuori le mura sulla via Ostiense a quella di San Sebastiano sulla via Appia incrociando la via Ardeatina nei pressi delle Fosse Ardeatine, attraversa un territorio interessato dalla presenza delle catacombe più rilevanti dei primi secoli del Cristianesimo[12].

Galleria d'immagini[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Elder Mullan, The Nobles' Sodality, The Quee's Work Press, St. Louis, 1918, p. 130.
  2. ^ Carlo Munns, In cammino per la Via Paradisi, La Visita alle Sette Chiese Un dono profetico di San Filippo Neri
  3. ^ Mariano Armellini, Le chiese di Roma dal secolo IV al XIX, Parte Terza, Notizie storiche e topografiche delle chiese suburbane di Roma, Via Appia
  4. ^ Corriere.it
  5. ^ Circa ad un chilometro e mezzo di distanza da San Paolo, agli inizi del XIX secolo venne eretta la Chiesa dei Santi Isidoro e Eurosia, di piccole dimensioni, donde il locale appellativo di Chiesoletta, dedicata dal fondatore Nicola Maria Nicolai e della cui costruzione fu interessato Giuseppe Valadier, che ne rappresentava uno schizzo nei suoi appunti conservati nella Biblioteca Nazionale Centrale di Roma (Sala Romana Manoscritti e rari, Misc, Roma, Ms. VE 408), recante all'esterno questa epigrafe: "Divis Isidoro et Erosiae dicatum ruralis vicinae et Sanctas Basilicas obeuntium commoditate Nicolaus Maria De Nicolais fecit Anno MDCCCXVIII". (trad. Dedicato ai santi Isidoro ed Eurosia, per la comodità dei viandanti ai luoghi vicini e alle sante basiliche. Nicola Maria Nicolai fece Anno 1818).
  6. ^ Congregazione dell'Oratorio, su vallicella.org. URL consultato il 20 maggio 2011 (archiviato dall'url originale il 28 luglio 2011).
  7. ^ https://www.novena.it/il_teologo_risponde/teologo_risponde_76.htm
  8. ^ Roma sotterranea opera postuma di Antonio Bosio..., p.279
  9. ^ Susanna Passigli, p. 66 e segg.
  10. ^ Carlo Munnus, In cammino per la Via Paradisi.
  11. ^ Barbara Roggio, in part. pp. 307 e 314.
  12. ^ Mariano Armellini, Parte Terza, Notizie storiche e topografiche delle chiese suburbane di Roma, Via Appia.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Voce “Sette Chiese di Roma” di G. Moroni, Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica da S. Pietro sino ai nostri giorni, vol. LXIV, Venezia, Tipografia emiliana, 1853, pp. 290-296.
  • Guido Sacchi, La visita alle Sette Chiese: cenni storici.
  • Alberto Venturoli, Visita alle sette chiese: la liturgia di San Filippo Neri, Roma, 2006.
  • Mariano Armellini, Le chiese di Roma dal secolo IV al XIX, Edizioni del Pasquino, 1891.
  • Gabriele Maria Guarrera (a cura di), Via delle Sette Chiese in Roma. Un percorso storico, archeologico, paesistico, collana Architettura, Urbanistica, Ambiente, Roma, Gangemi Editore, 1997, ISBN 978-88-7448-746-2.
  • Carlo Munnus, In cammino per la via Paradisi. La Visita alle Sette Chiese. Un dono profetico di S. Filippo Neri al nostro tempo, collana Percorsi di spiritualità cristiana, Edizioni Ikne, 2005, ISBN 978-88-901788-0-1.
  • Susanna Passigli, Ripartizioni amministrative e religiose nell'area ostiense fra XIV e XIX secolo.
  • Barbara Roggio, Archeologia e GIS. Uno studio diacronico delle trasformazioni dell'area Ostiense di Roma, Universitalia, 2012, ISBN 978-88-6507-266-0.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

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