Distretto del mobile di Pesaro

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Il distretto del mobile di Pesaro, conosciuto anche sotto la denominazione di distretto del mobile di Pesaro Urbino o ancora come distretto del legno e mobili di Pesaro - Fossombrone - Piandimeleto è un distretto industriale riconosciuto dalle competenti autorità.[1]

Collocazione geografica[modifica | modifica wikitesto]

Il Distretto comprende:[2]

Storia del distretto[modifica | modifica wikitesto]

Il distretto ha avuto una origine spontanea nel secondo dopoguerra. Le piccole falegnameria locali "per gemmazione" hanno visto il moltiplicarsi degli esempi.

Negli anni sessanta come conseguenza dei primi progressi tecnologici basati anche sulla standardizzazione della produzione, permisero delle economia di scala. il mercato di riferimento è stato quello medio-basso delle zone geografiche dell'Italia centrale e meridionale, con vantaggi logistici sulla rete di trasporto, orientamento del gusto del pubblico, minore presenza dei produttori brianzoli.

Altre zone con tradizionale presenza di singole botteghe della lavorazione del legno come la Toscana, vedevano in quegli anni un regresso: In provincia di Pesaro la struttura produttiva composta anch'essa da molte piccole imprese, fin dall'inizio ebbero la tendenza ad una specializzazione per fase di produzione La seconda caratteristica è stata l'integrazione tra imprese che tutte si giovavano della compresenza di altre imprese che seguivano altre fasi di lavorazione.

Si formò allora una filiera, molto legata al territorio. Si riusciva a produrre così mobili a prezzi più contenuti rispetto ai mobili della Brianza di cui si imitavano i modelli. Nel frattempo nel gusto ai mobili di stile classico si sostituirono forme più moderne. Negli anni '70 una delle periodiche crisi di mercato, fece molto diminuire le vendite in Italia. Nacque così l'esportazione dei mobili in Medio oriente dove i redditi si erano alzati per i benefici degli alti prezzi del petrolio e si cominciavano a diffondere stili di vita occidentali.

Evoluzione delle imprese attive PU
Tasso di Natalità (per 100 imprese) 7,9
Tasso di Mortalità (per 100 imprese) 5,86
Imprese costituite prima del 1980 11,2%
Imprese costituite dal 1980 al 1989 17,5%
Imprese costituite dal 1990 al 1999 42,4%
Imprese costituite dal 2000 in poi 28,8%

Fonte: Database Unioncamere - Atlante della competitività - 2004[3]

Il ridimensionamento del 1990[modifica | modifica wikitesto]

Il settore cucine in cui si era specializzato il distretto pesarese vide negli anni '90 una forte presenza di aziende a larga struttura industriale che avevano economia di scala e una rete commerciale più aggressiva. Negli stessi anni con la guerra del Golfo il mercato Mediorientale non assorbì i quantitativi precedentemente lì venduti.

Le imprese pesaresi tentarono una diversificazione del mercato verso gli Stati Uniti e il Giappone. Si trattava, però di mercati evoluti, del tutto diverso da quello su base personale dell'Italia Centro meridionale ed anche del Medio oriente. La svalutazione della lira del '92 diede respiro alle esportazioni e permise la conquista dei mercati dell'Est Europa.

In un primo tempo questi nuovi mercati non si presentavano esigenti dal punto di vista qualitativo, situazione in seguito cambiata perché il prodotto italiano trovava collocazione solo sulla fascia alta[4].

La riorganizzazione[modifica | modifica wikitesto]

La presenza sui mercati esteri[modifica | modifica wikitesto]

Ad oggi la provincia di Pesaro-Urbino è la settima provincia per esportazione di mobili nel mondo. Tuttavia il distretto del mobile in senso stretto esonda dai limiti politici provinciali coinvolgendo, per storicità, anche la province di Rimini e, marginalmente, di Arezzo[5]. I principali mercati cui si rivolge il distretto sono, in ordine di ammontare del fatturato esportato: Russia, Germania e Francia. Tuttavia i mercati di sbocco per la fascia di più alto design sono molto più ampi coinvolgendo soprattutto l'area del Medio Oriente e, negli ultimi anni anche il Far East[6].

Le fasce di mercato[modifica | modifica wikitesto]

La produzione corrente[modifica | modifica wikitesto]

La fascia media[modifica | modifica wikitesto]

La fascia alta e il design[modifica | modifica wikitesto]

Provvedimenti normativi[modifica | modifica wikitesto]

La legge 5 ottobre 1991 n.317, relativa allo sviluppo economico ha previsto un particolare iter per il riconoscimento dei distretti industriali:[7] La successiva legge11 maggio99n.140 ha così fissato la definizione:

«1. Si definiscono sistemi produttivi locali i contesti produttivi omogenei, caratterizzati da una elevata concentrazione di imprese, prevalentemente di piccole e medie dimensioni, e da una peculiare organizzazione interna»

Nelle Marche la materia è stata disciplinata dalla delibera n. 259 del 29.07.1999.

La Giunta con delibera n. 3260 del 20/12/99

«ha affidato alle Province interessate il compito di costituire a livello locale appositi “Comitati di Indirizzo e Coordinamento” dei Distretti, con funzioni di programmazione, indirizzo e controllo degli interventi distrettuali da realizzare»

La Regione ha promosso la costituzione di un Comitato di indirizzo e di coordinamento (COICO)[8] per l'area Pesarese del mobile.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ I distretti industriali hanno avuto il primo riconoscimento dall'art 35 della legge 5 ottobre n. 317
  2. ^ Nel 2004 erano indicati tre distretti distinti:Pesaro. Fossombrone, Piandimeleto
  3. ^ Analisi della competitività della provincia di Pesaro e Urbino (PDF).[collegamento interrotto]
  4. ^ Integrazione dei mercati e riaggiustamento nei distretti industriali (PDF).[collegamento interrotto]
  5. ^ Esportazioni di mobili delle prime 15 province italiane (archiviato dall'url originale il 15 dicembre 2010).
  6. ^ Cina e India - Unione Regionale Marche, su starnet.unioncamere.it. URL consultato il 6 aprile 2011 (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016).
  7. ^

    «Art. 36. Distretti industriali di piccole imprese e consorzi di sviluppo industriale 1. Si definiscono distretti industriali le aree territoriali locali caratterizzate da elevata concentrazione di piccole imprese, con particolare riferimento al rapporto tra la presenza delle imprese e la popolazione residente nonché alla specializzazione produttiva dell'insieme delle imprese.
    2. Le regioni, entro centottanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, individuano tali aree, sentite le Unioni regionali delle camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura, sulla base di un decreto del Ministro dell'industria, del commercio e dell'artigianato, da emanare entro novanta giorni dal predetto termine, che fissa gli indirizzi e i parametri di riferimento.
    3. Per le aree individuate ai sensi del comma 2 è consentito il finanziamento, da parte delle regioni, di progetti innovativi concernenti più imprese, in base a un contratto di programma stipulato tra i consorzi e le regioni medesime, le quali definiscono altresì le priorità degli interventi.»

  8. ^ Centro studi provincia di Pesaro (PDF) (archiviato dall'url originale l'11 maggio 2006).

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]