Carlo Emanuele IV di Savoia

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
(Reindirizzamento da Carlo Emanuele IV)
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Carlo Emanuele IV di Savoia
Giovanni Panealbo (attribuito), Ritratto di S.M. Re Carlo Emanuele IV di Savoia, olio su tela, 1796~1799, Reggia di Venaria Reale
Re di Sardegna
Stemma
Stemma
In carica16 ottobre 1796 –
4 giugno 1802
PredecessoreVittorio Amedeo III
SuccessoreVittorio Emanuele I
Altri titoliDuca di Savoia
Principe di Piemonte
Conte d'Aosta
Conte della Moriana
Conte di Nizza
Custode della Sacra Sindone
NascitaTorino, 24 maggio 1751
MorteRoma, 6 ottobre 1819 (68 anni)
Luogo di sepolturaChiesa di Sant'Andrea al Quirinale
Casa realeCasa Savoia
PadreVittorio Amedeo III di Savoia
MadreMaria Antonietta di Spagna
ConsorteMaria Clotilde di Francia
ReligioneCattolicesimo
MottoFERT

Carlo Emanuele IV di Savoia, detto l'Esiliato (Torino, 24 maggio 1751Roma, 6 ottobre 1819), fu re di Sardegna, duca di Savoia e sovrano dello Stato sabaudo dal 1796 al 1802.

Carlo Emanuele, da bambino, con la madre Maria Antonietta di Spagna, regina di Sardegna

Nacque a Torino il 24 maggio 1751. Era il figlio maggiore del Re di Sardegna Vittorio Amedeo III e dell'infanta di Spagna Maria Antonietta, figlia di Filippo V di Spagna. Tra le sue sorelle vi furono Maria Giuseppina, moglie di Luigi XVIII di Francia (all'epoca conte di Provenza); Maria Teresa, moglie di Carlo X di Francia (all'epoca conte d'Artois); Carolina, moglie di Antonio I di Sassonia (all'epoca principe ereditario).

Maria Clotilde di Francia, come principessa di Piemonte, subito dopo il suo matrimonio con Carlo Emanuele

Nel 1773 il padre salì al trono di Sardegna, e da quel momento iniziò a organizzare il matrimonio di Carlo Emanuele su basi politiche. Due delle sue sorelle erano sposate ai fratelli più giovani del re di Francia Luigi XVI: Maria Giuseppina al conte di Provenza, più tardi re Luigi XVIII, e Maria Teresa al conte d'Artois, più tardi re Carlo X. Dopo due anni di negoziati, il 21 agosto 1775, Carlo Emanuele fu sposato per procura con la sorella di Luigi XVI, Maria Clotilde. Il matrimonio vero e proprio fu celebrato il 6 settembre 1775 a Chambéry. Nonostante il matrimonio fosse di interesse, la coppia era molto ben affiatata: condividevano entrambi infatti una fede cattolica molto rigorosa e morigerata.

Effetti della Rivoluzione francese

[modifica | modifica wikitesto]

Malaticcio, epilettico, psicologicamente fragile, Carlo Emanuele fu profondamente provato dagli effetti della rivoluzione francese: nel 1793 fu condannato a morte il cognato Luigi XVI, nel 1793 subì la stessa sorte la cognata Maria Antonietta, l'anno seguente toccò all'altra cognata, Madame Elisabeth, e le truppe della repubblica francese fecero irruzione nei domini del padre.

Devotissimo, come Amedeo IX, Carlo Emanuele trovò sollievo nella sua fede: nel 1794 divenne membro del terz'ordine di San Domenico, prendendo il nome di Carlo Emanuele di San Giacinto.

Re di Sardegna

[modifica | modifica wikitesto]
Monogramma reale di Carlo Emanuele.

Alla morte del padre Vittorio Amedeo III, il 16 ottobre 1796, Carlo Emanuele gli succedette al trono come re Carlo Emanuele IV di Sardegna. Era un momento estremamente difficile, tanto da definire il suo trono come "una corona di spine".[1] Con l'armistizio di Cherasco suo padre aveva dovuto cedere alla Repubblica Francese la Savoia e Nizza e consentire l'occupazione militare di parte del Piemonte. Carlo Emanuele, con le truppe francesi di fatto padrone del territorio, si decise il 4 aprile 1797 a firmare un accordo preliminare con la Francia con cui era pronto a rinunciare alla Sardegna per ottenere un compenso equivalente in Italia.[2] Le casse dello stato erano vuote, l'esercito era indebolito e disorganizzato e tra le persone comuni covava la rivoluzione: tra il 1796 e il 1798 due congiure contro di lui furono sventate e i responsabili furono condannati a morte. Carlo Emanuele subì una serie di umiliazioni dalla Francia napoleonica, finché il 6 dicembre 1798 fu costretto a cedere i territori rimanenti della penisola italiana e mantenne la sovranità unicamente sulla Sardegna.

Dopo la perdita del Piemonte, divenuto regione militare francese, Carlo Emanuele e la moglie lasciarono Torino per Parma e successivamente Firenze. Nel febbraio del 1799 ragioni di sicurezza imposero a Carlo Emanuele di ritirarsi in Sardegna. Il mese successivo i francesi occuparono Firenze e cacciarono il granduca di Toscana dai suoi domini.

In Sardegna Carlo Emanuele avanzò una protesta formale contro la privazione dei suoi Stati di terraferma, annunciò numerose riforme per l'isola e chiuse[3] i suoi porti alla flotta inglese . Nel frattempo l'esercito russo liberò Torino dai francesi. All'invito dello zar Paolo I, che tramite il generale Aleksandr Vasil'evič Suvorov aveva inviato in Sardegna il conte Alessandro de Rege di Gifflenga per ridonare la corona al re esule, Carlo Emanuele decise di lasciare l'isola, dopo un soggiorno di sei mesi, per tornare in patria. Quando sbarcò a Livorno con la moglie il 22 settembre 1799 scoprì però che i russi avevano lasciato il Piemonte nelle mani degli austriaci, che non erano disposti a sostenere il suo ritorno. Decise quindi di stabilirsi nella Villa di Poggio Imperiale, vicino a Firenze, dove incontrò uno dei suoi sudditi piemontesi, Vittorio Alfieri.

Le prospettive di Carlo Emanuele peggiorarono ancora con l'elevazione di Napoleone alla carica di primo console della repubblica francese. Tra il 1800 e il 1802 Carlo Emanuele e la moglie vissero tra Roma, Frascati, Napoli e Caserta.

Ultimi anni e morte

[modifica | modifica wikitesto]
Carlo Emanuele IV di Savoia in abito gesuita (incisione di Nicolas Charles Geoffroy)

Alla fine di febbraio del 1802 Maria Clotilde si ammalò di febbre tifoidea e morì in odore di santità il 7 marzo 1802. Carlo Emanuele era distrutto dal dolore e tornato a Roma, il 4 giugno 1802, a Palazzo Colonna, abdicò a favore di suo fratello Vittorio Emanuele I.

Durante tutta la sua vita Carlo Emanuele si interessò molto alla restaurazione della Compagnia di Gesù, che era stata soppressa nel 1773. Ebbe grandi attenzioni e rapporti con i gesuiti di Sassari, specie con quelli che gestivano il Convitto Canopoleno. Nel 1814 l'ordine fu ripristinato e dopo sei mesi, l'11 febbraio del 1815, all'età di sessantaquattro anni, Carlo Emanuele intraprese il noviziato da gesuita a Roma.

La tomba di Re Carlo Emanuele nella chiesa di Sant'Andrea al Quirinale

Visse nel noviziato gesuita a fianco della chiesa di Sant'Andrea al Quirinale, fino alla morte, il 6 ottobre del 1819, pochi mesi dopo la visita del nipote Carlo Alberto di Savoia. Fu sepolto presso l'altare maggiore della chiesa di Sant'Andrea al Quirinale.

Francesco Chiaffredo Marini fu sottosegretario nella Segreteria di Stato per gli Affari Esteri, Segretario Particolare e Segretario Archivista fino al giorno della morte di Carlo Emanuele IV.

Successione giacobita

[modifica | modifica wikitesto]

Il Re di Sardegna fu indicato dal cardinale Enrico Benedetto Stuart quale suo successore, in quanto parente più prossimo, nei diritti sui troni d'Inghilterra e Scozia. Carlo Emanuele IV di Sardegna divenne dunque "Carlo IV d'Inghilterra e Scozia" secondo la successione giacobita. Nessuno dei due sovrani sabaudi che ne furono gli eredi rivendicò mai la titolarità dei troni d'oltremanica. Non avendo discendenti suo erede fu Vittorio Emanuele I a cui aveva già ceduto con la propria abdicazione i domini di Casa Savoia (il Regno di Sardegna e i diritti sui territori occupati dai francesi, cioè Savoia, Piemonte ed annessi); alla morte di questi nel 1821 i diritti degli Stuart passarono (poiché aveva lasciato delle figlie che potevano ereditare i diritti di successione sui troni britannici ma, in quanto femmine, non quelli sabaudi) alla di lui figlia Maria Beatrice di Savoia (1792-1840), moglie del Duca sovrano di Modena Francesco IV d'Austria-Este.

Genitori Nonni Bisnonni Trisnonni
Vittorio Amedeo II Carlo Emanuele II  
 
Maria Giovanna Battista di Savoia-Nemours  
Carlo Emanuele III  
Anna Maria d'Orléans Filippo I di Borbone-Orléans  
 
Enrichetta d'Inghilterra  
Vittorio Amedeo III  
Ernesto Leopoldo d'Assia-Rheinfels-Rotenburg Guglielmo d'Assia-Rotenburg  
 
Eleonora Maria di Löwenstein-Wertheim-Rochefort  
Polissena d'Assia-Rheinfels-Rotenburg  
Eleonora di Löwenstein-Wertheim-Rochefort Massimiliano Carlo di Löwenstein-Wertheim-Rochefort  
 
Polissena von Lichtenberg und Belasi  
Carlo Emanuele IV  
Luigi, il Gran Delfino Luigi XIV di Francia  
 
Maria Teresa d'Asburgo  
Filippo V di Spagna  
Maria Anna Vittoria di Baviera Ferdinando Maria di Baviera  
 
Enrichetta Adelaide di Savoia  
Maria Antonia di Borbone-Spagna  
Odoardo II Farnese Ranuccio II Farnese  
 
Isabella d'Este  
Elisabetta Farnese  
Dorotea Sofia di Neuburg Filippo Guglielmo del Palatinato  
 
Elisabetta Amalia d'Assia-Darmstadt  
 
Gran Maestro dell'Ordine Supremo della Santissima Annunziata - nastrino per uniforme ordinaria
Gran Maestro dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro - nastrino per uniforme ordinaria
  1. ^ Luigi Cibrario, Origini e progresso delle istituzioni della monarchia di Savoia di Luigi Cibrario, Primo, Torino, Stamperia Reale, 1854, p. 209.
  2. ^ Archivio di Stato di Torino, Sezione Corte, Trattati diversi in Materie politiche per rapporto all'estero [Inventario n. 117] -> Trattati diversi -> Mazzo 37 -> Fascicolo 14
  3. ^ Pietro Costa, LAW ART, G. Giappichelli Editore, 31 dicembre 2023. URL consultato il 27 gennaio 2024.
  • Teofilo Manzotti, Memorie storiche intorno a Carlo Emanuele IV, re di Sardegna, morto religioso nella Compagnia di Gesù. Roma, Tempesta, 1912.
  • Domenico Perrero, I reali di Savoia nell'esilio (1799-1806): narrazione storica su documenti inediti. Torino, Fratelli Bocca, 1898.
  • Domenico Perrero, Gli ultimi reali di Savoia del ramo primogenito ed il principe Carlo Alberto di Carignano: studio storico su documenti inediti. Torino, Francesco Casanova, 1889.
  • Carlo Emanuele V, re di Sardegna. Cent'anni dalla sua morte (1819-1919) in «La Civiltà Cattolica», anno 1919, quaderno IV, pp. 398–412.
  • La ven. Maria Clotilde e Carlo Emanuele IV di Savoia. A proposito di una recente pubblicazione in «La Civiltà Cattolica», anno 1936, quaderno IV, pp. 278–88.
  • Enrico Rosa S.J., in I Gesuiti dalle origini ai giorni nostri, Edizioni "La Civiltà Cattolica", 1957, pp. 355–65.
  • G. Locorotondo in Dizionario biografico degli italiani, volume 20 (1977), pp. 357–65.
  • Giacomo Martina S.J., in Storia della Compagnia di Gesù in Italia (1814-1983), Morcelliana, 2003, pp. 24–27 e 162.
  • Rizzi Filippo, Il re gesuita: un Savoia contro l'Unità, in «Avvenire», pagina 28, 6 aprile 2011

Voci correlate

[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti

[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni

[modifica | modifica wikitesto]

Predecessore Re di Sardegna Successore
Vittorio Amedeo III 1796 - 1802 Vittorio Emanuele I

Predecessore Erede al trono di Sardegna Successore
Vittorio Amedeo, principe di Piemonte
Poi monarca col nome di Vittorio Amedeo III
Principe ereditario
1796-1802
Vittorio Emanuele, duca d'Aosta
Poi monarca col nome di Vittorio Emanuele I

Predecessore Principe di Piemonte Successore
Vittorio Amedeo, principe di Piemonte
Poi monarca col nome di Vittorio Amedeo III
1773 - 1796 Titolo unito alla Corona

Predecessore Pretendente al trono del Regno di Gerusalemme Successore
Vittorio Amedeo III di Savoia 1796 - 1802
Carlo Emanuele IV
Rinuncia ufficialmente alla pretesa del titolo

Predecessore Pretendente al trono d'Inghilterra Successore
Enrico Benedetto Stuart 1807 - 1819
Carlo IV
Secondo la Successione Giacobita
Vittorio Emanuele I di Savoia

Predecessore Custode della Sacra Sindone Successore
Vittorio Amedeo III di Savoia 1796 - 1802 Vittorio Emanuele I di Savoia


Controllo di autoritàVIAF (EN43015694 · ISNI (EN0000 0000 6687 3374 · SBN USMV645710 · BAV 495/149378 · CERL cnp01100529 · Europeana agent/base/224 · LCCN (ENnr97013670 · GND (DE133035689 · J9U (ENHE987007301721105171