Automobile Club d'Italia

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Automobile Club d'Italia
La sede centrale a Roma, vicino alla stazione Termini
SiglaACI
StatoItalia (bandiera) Italia
TipoEnte pubblico non economico
Istituito1926
PredecessoreRACI
PresidenteAngelo Sticchi Damiani
Segretario generaleGerardo Capozza
Bilancio342,8 milioni di euro[1]
Impiegati2,831[2]
SedeRoma
IndirizzoVia Marsala, 8 - 00185 Roma
Sito webwww.aci.it/
Automobile Club d'Italia
Commissione Sportiva Automobilistica Italiana
Disciplina Automobilismo
Fondazione1905 a Torino
NazioneItalia (bandiera) Italia
SedeItalia (bandiera) Roma
PresidenteItalia (bandiera) Angelo Sticchi Damiani
Sito ufficialewww.aci.it/
Francobollo emesso nel centenario della fondazione (2005)

L'Automobile Club d'Italia (conosciuto anche con le sigle RACI fino al 1946 e in seguito ACI) è un ente pubblico non economico[senza fonte] della Repubblica Italiana.

Autofinanziato e con funzioni di promozione controllo e indirizzo normativo del settore automobilistico, fa parte della federazione sportiva affiliata al Comitato olimpico nazionale italiano.

Storia

Ai primi di novembre del 1898, Roberto Biscaretti di Ruffia, Michele Lanza e Cesare Goria Gatti stilarono una circolare indirizzata ai «simpatizzanti dell'automobilismo» piemontesi, invitandoli a riunirsi in un club e a partecipare alla riunione costitutiva indetta per il 19 dello stesso mese. Tale associazione venne effettivamente fondata a Torino il 6 dicembre 1898, da 19 sodali, con la denominazione sociale Automobile Club di Torino e con le seguenti cariche assegnate:

Gli altri soci fondatori furono Jules Blanc, Carlo Biscaretti di Ruffia, Pietro Bosio, Giovanni Battista Ceirano, Luigi Damevino, Pietro Gandolfo, Michele Lanza, Felice Leumann, Fortune Naveux, Edoardo Noyer, Salvatore Pugliese, Giuseppe Rotta, Luigi Storero.

La sede del club era in corso Vinzaglio 25, nel centro storico di Torino. Lo scopo era quello di raggruppare i proprietari di automobili, a quei tempi poco numerosi, di rappresentarli nei confronti delle autorità e, sin dall'inizio, quello di organizzare le prime competizioni automobilistiche.

La nascita dell'ACI come associazione nazionale avvenne nel 1905, dall'unione dell'Automobile Club di Torino e di alcuni altri club automobilistici locali; Torino continuò ad essere la sede principale, dove era nato il più antico dei sodalizi. L'espansione dell'associazione, rallentata dalla prima guerra mondiale, riprese al suo termine con l'apertura di varie sedi provinciali e raggiunse nel 1926 la cifra di 50 sedi e quasi 10.000 soci. In quell'anno avvenne anche una modifica significativa con la trasformazione dell'originaria associazione in ente morale, ai sensi del R.D. 15 marzo 1927 n. 436 e la ridenominazione in Reale Automobile Club d'Italia (RACI), mantenuta in essere fino al 1946, quando con la nascita della Repubblica, venne confermata la qualifica di ente morale e si ebbe il ritorno al nome originale in uso alla nascita.

La rivista l'Automobile è l'organo di stampa ufficiale dell'ACI.

Servizi pubblici offerti

Nel 1927 contestualmente all'istituzione dell'ente, venne affidata al RACI la gestione dell'appena costituito Pubblico registro automobilistico (PRA).

Nel 2000 l'ACI grazie al D.P.R. 19 settembre 2000 n. 358 introdusse nello Sportello Telematico dell'Automobilista (STA), il primo progetto di cooperazione tra ACI e Ministero dei trasporti che consentì all'automobilista di ottenere entrambi i documenti relativi agli autoveicoli: certificato di proprietà e aggiornamento della Carta di Circolazione, richiedendoli esclusivamente presso uno sportello STA attivo indifferentemente sia presso l'ACI, sia presso gli Uffici Provinciali della Motorizzazione civile (MCTC), sia presso gli Studi di Consulenza Automobilistica, evitando al cittadino inutili code in due Amministrazioni diverse.

Nel 2015 l'ACI ha iniziato a distribuire il certificato di proprietà in formato digitale.[3]

Controversie

Negli ultimi decenni diversi governi, il Governo Prodi nel 2008, nel 2012 il Governo Monti e nel 2016 il Governo Renzi, hanno dapprima annunciato la soppressione dell'ACI (sostenendo che si tratti di un ente che aumenta i passaggi burocratici e divora 200 milioni di euro di denaro pubblico), anche avviando i relativi iter normativi, ma poi hanno fatto marcia indietro, per diverse ragioni legate comunque ai servizi resi ed all'articolata rete territoriale di soci, agenzie e servizi forniti.[4][5][6]

L'ex ministro Pier Luigi Bersani sostenne che «non gli avvocati o i farmacisti o i commercianti: la lobby più forte è quella dell’Aci».[7][8]

Note

  1. ^ Copia archiviata (PDF), su aci.it. URL consultato il 18 settembre 2016 (archiviato dall'url originale il 5 dicembre 2020).
  2. ^ Forza in ruolo personale dipendente, su aci.it, Automobile Club d'Italia, 1º gennaio 2016. URL consultato il 22 dicembre 2020 (archiviato dall'url originale il 30 settembre 2016).
  3. ^ http://www.quattroruote.it/news/burocrazia/2016/09/12/certificato_di_proprieta_digitale_il_consiglio_di_stato_sospende_gli_effetti_della_sentenza_del_tar.html
  4. ^ http://ilmessaggero.it/home/aci_lobby_automobil_club_italia-472908.html
  5. ^ http://espresso.repubblica.it/palazzo/2014/04/24/news/ecco-come-il-governo-e-riuscito-a-salvare-il-carrozzone-aci-dal-tracollo-1.162883
  6. ^ Copia archiviata, su sicurauto.it. URL consultato il 18 settembre 2016 (archiviato dall'url originale il 12 ottobre 2016).
  7. ^ Inaffondabile Aci, le lobby dei frenatori: abolizione del Pra, battaglia persa da tre governi, su www.ilmessaggero.it. URL consultato il 19 marzo 2020.
  8. ^ mort-aci loro, l’aci non muore mai - pure renzi viene rottamato dalla lobby più potente d’italia, su m.dagospia.com, 10 novembre 2014. URL consultato il 19 marzo 2020.

Voci correlate

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Collegamenti esterni

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