Abellinum

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Abellinum
CiviltàSanniti e Romani
UtilizzoCittà
EpocaIV secolo a.C. - VI secolo
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
ComuneAtripalda
Amministrazione
EnteSoprintendenza archeologica della Campania
Sito webambientesa.beniculturali.it/BAP/?q=luoghi&ID=59
Mappa di localizzazione
Map
Coordinate: 40°55′19.63″N 14°49′52.43″E / 40.92212°N 14.83123°E40.92212; 14.83123

Abellinum è un'antica città dell'Italia meridionale che sorgeva nel territorio dell'odierna Atripalda, a pochi chilometri da Avellino.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Le origini[modifica | modifica wikitesto]

Fondata sul pianoro della collina della Civita (a ridosso dell'attuale centro di Atripalda), nasce inizialmente come insediamento sannita dell'antica popolazione italica degli Hirpini. Dopo alcune insurrezioni e resistenze della popolazione locale durante le Guerre sannitiche, viene definitivamente assoggettata a Roma in seguito alla Guerra civile tra Mario e Silla durante la quale gli Irpini sostennero Gaio Mario.

L'epoca romana[modifica | modifica wikitesto]

(LA)

«Abellinum. Muro ducta Colonia. Lege Sempronia deducta. Iter populo non debetur. Ager ejus Veteranis est adsignatus»

(IT)

«Abellinum. Delimitata in colonia mediante un muro. Fondata in base alla legge Sempronia. Il passaggio al popolo non è dovuto. Il suo territorio è assegnato ai veterani»

La vittoria di Silla segna una svolta nella storia di Abellinum: il generale, infatti, decide di radere al suolo il vecchio sito e nell'82 a.C. fonda la colonia Veneria Abellinatium, sulla riva sinistra del fiume Sabato. La nuova città viene cinta da un poderoso sistema di mura con un assetto urbano rispecchiante un impianto regolare segnato da assi viari ortogonali a delimitare i vari quartieri. Nel 7 d.C. Ottaviano Augusto la include nella Regio II Apulia et Calabria per i traffici che si effettuavano lungo la via Appia e le cambia denominazione: diviene Livia Augusta in onore della moglie dell'imperatore, Livia Drusilla a cui spettavano i territori tra Abellinum ed Aeclanum. Nel III secolo l'imperatore Alessandro Severo ampliò consistentemente la colonia sotto il titolo di Livia Augusta Alexandrina con una massiccia immigrazione di elementi orientali. Ciò contribuì a diffondere in questi territori antichi culti levantini come il Sol Invictus.

Da Abellinum ad Avellino[modifica | modifica wikitesto]

Crisi economiche (III e IV secolo), violenti terremoti (346), disastrose eruzioni vulcaniche (472), invasioni di territori nel corso della guerra tra Bizantini e Goti (535-555) e la penetrazione sull'intero territorio della Penisola dei Longobardi a partire dalla Pasqua del 568 spinsero fuori dalla mura di Abellinum la colonia romana che si trasferì laddove oggi sorge la città di Avellino.[senza fonte]

Parco archeologico Antica Abellinum[modifica | modifica wikitesto]

Alcuni resti di Abellinum ritrovati presso Atripalda

Il parco archeologico, di circa 25 ettari, è circondato dalle mura di cinta di Abellinum, lunghe circa 2 km.[1] Si notano le numerose mura romane, costruite con la tecnica dell'opus reticulatum, e i resti di due imponenti torri circolari. All'interno del perimetro murario si riconoscono alcuni spazi tipici delle città romane:

Nella città antica erano presenti anche un anfiteatro, di cui è rimasto solo qualche pezzo di struttura, e un lupanare, la cui presenza si evince dal ritrovamento di alcune monete con raffigurazioni erotiche.[3]

Il 17 maggio 2011, a seguito di una lunga controversia giudiziaria con i proprietari del fondo, temporaneamente conclusa con una sentenza del Tar di Salerno, l'area del Parco archeologico già scavata ed aperta alle visite è stata restituita alla famiglia Dello Iacono; pertanto, non fu possibile accedervi per diversi anni.[4]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Unpli Avellino - Abellinum
  2. ^ Probabilmente appartenuta a Marco Vipsanio Primigenio, liberto del celebre Marco Vipsanio Agrippa, genero di Augusto. Questa ipotesi è stata formulata in seguito al ritrovamento di un sigillo bronzeo.
  3. ^ (PDF)Nicola Coppola, Quale futuro per Abellinum?, Irpinia ed Irpini, mag-ago 2009, pag.3
  4. ^ Sentenza shock: la Civita torna ai privati, su ilsabato.net. URL consultato il 16 luglio 2021.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • AA.VV., Scoprire l'archeologia ad Atripalda: guida agli scavi di Abellinum, Avellino, 1998
  • Michele Arcangelo Lupoli, Abellinum, Avellino, 2005
  • Francesco Scandone, Storia di Avellino, Avellino, 1947
  • Antonietta Simonelli, Alcune osservazioni sull'architettura funeraria di Abellinum, Cordoba, 2002
  • Sabino Tomasetti, Ciro Cannaviello, Il castello e lo stemma civico di Atripalda; Frammenti di vita sul Sabato; Le monete erotiche di Abellinum, San Pietro di Montoro Superiore, 1992
  • Gerardo Troncone, Passi nel tempo: da Abellinum alla nuova Avellino, Avellino, 2008

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]