Abbazia di Santa Maria di Rivalta
Abbazia di Santa Maria | |
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La facciata della chiesa dell'abbazia | |
Stato | Italia |
Regione | Piemonte |
Località | Rivalta Scrivia |
Indirizzo | Viale di Rivalta, 1 |
Coordinate | 44°51′18″N 8°49′35″E |
Religione | cattolica di rito romano |
Titolare | Maria |
Ordine | Cistercense |
Diocesi | Tortona |
Consacrazione | prima del 1151 cistercense dal 1181 |
Stile architettonico | Tardo romanico, Gotico cistercense |
Inizio costruzione | 1180 |
Completamento | metà del XIII secolo |
L'abbazia cistercense di Santa Maria di Rivalta è un edificio religioso che appartiene al complesso monumentale di Rivalta Scrivia, frazione di Tortona, sulla riva sinistra del torrente Scrivia, nei pressi dell'incrocio di antiche strade romane (via Aemilia Scauri e via Postumia), divenute nel Medioevo importanti vie di transito commerciale e di pellegrinaggio. Le origini dell'abbazia di Rivalta Scrivia risalgono al 16 gennaio 1180, quando Folco, abate dell'abbazia cistercense di Lucedio nel vercellese, promise ad Oberto, vescovo di Tortona, di facere ecclesiam de Ripaalta abbatiam del proprio ordine e di rispettare i diritti della chiesa di Tortona.
Storia
[modifica | modifica wikitesto]Secoli XII-XIII
[modifica | modifica wikitesto]Le origini
[modifica | modifica wikitesto]Si hanno notizie a Rivalta Scrivia di una chiesa dedicata a san Giovanni e di una piccola comunità monastica benedettina già nel 1151. In quell'anno il vescovo di Tortona Guglielmo faceva dono a Guido, priore della chiesa di Rivalta, del luogo di Goide[1] dove l'anno precedente si era insediata una comunità di fratres guidati da un sacerdote chiamato Bartolomeo.
Il domino Ascherio, già priore del monastero di Santa Giustina di Sezzè, fece crescere la piccola comunità monastica composta in questa prima fase sia da laici che da religiosi[2]. Nel giro di pochi anni l'abbazia conobbe un notevole sviluppo, favorita anche dal contesto storico che vide un notevole indebolimento di Tortona, che nel 1155 venne distrutta dopo l'assedio mossole da Federico Barbarossa in quanto alleata del comune di Milano nel corso della guerra contro la Lega lombarda.
Nel 1153 Ascherio compare come agente della chiesa di San Giovanni e nel 1155 acquisisce il titolo di abbas[3]. Sotto la guida dell'abate Ascherio, appartenente al ceto aristocratico, fu organizzata una comunità monastica che con le proprie risorse e per mezzo di acquisti e di donazioni provenienti da privati, estese e rafforzò la base fondiaria della chiesa di San Giovanni sia in Rivalta sia in Goide.
Dopo il 1170 si accentuarono i contrasti tra san Giovanni e la chiesa tortonese, Ascherio fu indotto a collegare Rivalta ai monaci cistercensi alle dipendenze dell'Abbazia di Lucedio, con l'arrivo di Folco, abate di Lucedio, che nominò Pietro nuovo abate di Santa Maria di Rivalta, concorde con Oberto, vescovo di Tortona, che aveva richiesto di facere ecclesiam de Ripa alta abbatiam del proprio ordine e di rispettare i diritti della chiesa tortonese [4].
Nel suo testamento del 1185 l'abate Ascherio rinuncia a tutti i diritti che vantava sulla chiesa di San Giovanni a favore del monastero cistercense donando inoltre l'abbazia di Santa Maria di Acqualunga, fondata in seguito alla sua partenza da Rivalta nel 1180 con l'arrivo dei cistercensi.
La fondazione dell'abbazia di santa Maria
[modifica | modifica wikitesto]L'abate Pietro subentrò ad Ascherio nel 1180 e fu allora che vennero avviati i lavori per l'edificazione della nuova abbazia dedicata a santa Maria. A partire dal 1183 il titolo di san Giovanni si affiancò alla dedicazione di santa Maria, obbligatoria per le chiese abbaziali cistercensi, consolidando così pienamente il cambiamento avvenuto. L'inizio della costruzione dell'attuale edificio è dunque da collocarsi in questo periodo temporale, tra il gennaio del 1180 ed il febbraio del 1183.
Il primo segno documentato dell'insediamento del potente ordine cistercense, fondato nel 1098 in Borgogna, è l'atto di acquisto di una pezza di terra aratoria posta presso la chiesa, stipulato dal nuovo abate Pietro il 26 aprile 1184.
Nel primo ventennio di lavori venne costruita la zona absidale[5]. I lavori proseguirono sul lato destro del transetto dove venne eretta la parte dei monaci[6]. Con una scala a doppia rampa si accedeva al dormitorio dei monaci del piano superiore.
Verso la fine del XII secolo pare avesse già preso forma la parte dei conversi, parallela a quella dei monaci sul lato opposto del chiostro. L'accesso era nella prima campata della chiesa. In questa ala si svilupparono il cellier (farmacia, magazzino), il dormitorio, il refettorio e altri locali di servizio. Intorno al nucleo del monastero furono costruiti i laboratori dei conversi, l'economato, e la foresteria per l'assistenza dei poveri e dei malati. Un muro di cinta circondava e delimitava tutta l'area del complesso con alcune porte custodite da un porterius[7].
Agli inizi del XIII secolo un secondo progetto sostituisce quello originario, portando a termine la costruzione del transetto e delle navate. Al contrario di una prima valutazione storica, i due chiostri - spesso citati durante le fasi costruttive dell'abbazia - non furono contemporanei, bensì furono due fasi costruttive dello stesso manufatto in tempi diversi. In un documento del 24 marzo 1244 si parla di un chiostro veteri, parte del chiostro venne ricostruito durante i lavori per la sala del capitolo intorno al 1220. Lungo la navata laterale della chiesa sopravviveva invece una manica del chiostro edificato al termine del XII secolo, coevo alla costruzione della sacrestia.
La decorazione della chiesa segue fermamente le indicazioni della regola di Bernardo di Chiaravalle che prevedeva una ampia austerità e pulizia. L'ornamento era completamente subordinato alla funzione statica dell'edificio. Rigore formale, soggetti vegetali o geometrici stilizzati, e solo nel XV secolo ci sarà spazio per l'apparato pittorico quando le strette regole cistercensi si erano ormai affievolite.
Si presume che entro il 1260 la chiesa dovesse essere completata, nonostante le varie fasi intermedie del cantiere, testimoniate dall'estrema varietà dei pilastri (cruciformi, circolari, ottagonali). Della parte del monastero è rimasta solo la sala capitolare suddivisa in nove campate. Degli ambienti dei conversi sopravvive il cellier.
La grange monastica e le filiazioni di Rivalta
[modifica | modifica wikitesto]L'abbazia venne dunque ultimata verso la seconda metà del XIII secolo, nel periodo di maggior prosperità per il monastero, il quale si era articolato in molte grange. Qui di seguito lo schema delle filiazioni abbaziali di Rivalta che include anche la ramificazione anteriore:
Abbazia di Cîteaux - 1098 | ||||||||
Abbazia di La Ferté - 1113 | ||||||||
Abbazia di Santa Maria di Lucedio - 1124 | ||||||||
Abbazia di Santa Maria di Rivalta - 1180 | ||||||||
Abbazia di Santa Maria di Acqualunga - 1204 | ||||||||
Abbazia di Santa Maria del Porale - 1237 | ||||||||
Secoli XIV-XV
[modifica | modifica wikitesto]Nei secoli XIV e XV la vita spirituale e monastica decadde insieme agli edifici. L'abbazia fu concessa in commenda il 23 dicembre 1478 da papa Sisto IV a Guidone de Torelli, chierico di Parma.
Secolo XVI
[modifica | modifica wikitesto]Con bolla del 12 novembre 1538 papa Paolo III unì l'abbazia di Rivalta alla Congregazione cassinese di Santa Giustina, consegnando il monastero ai monaci benedettini di San Nicolò del Boschetto di Genova. Il 30 gennaio 1546 i monaci del Boschetto, succeduti ai cistercensi nella proprietà del monastero rivaltese, vendettero la maggior parte dei terreni di Rivalta al genovese Adamo Centurione. Dalla metà del XVI secolo l'abbazia divenne chiesa parrocchiale.
Secolo XVII
[modifica | modifica wikitesto]I monaci benedettini abbandonarono il monastero alla fine del XVII secolo, lasciando un parroco secolare a garantire la cura delle anime[8]. Nel 1654 il patrizio genovese Agostino Airoli fu investito del feudo di Rivalta con il titolo di marchese e iniziò la costruzione di una residenza nobiliare utilizzando anche parte del monastero medievale (l'ala dei conversi). Inoltre, dato che la chiesa abbaziale era addossata a detta residenza, l'Airoli propose ai monaci e al vescovo di Tortona di potersi scostare dalla chiesa che soffoca una parte del Palazzo, demolendone alcune campate e farci piazza, con rimodernare la restante, per adibirla ad oratorio parrocchiale. Così, come risulta da una pianta di Rivalta del 1687, la facciata fu abbattuta e la chiesa fu ridotta da quattro a tre campate.
Descrizione
[modifica | modifica wikitesto]La chiesa
[modifica | modifica wikitesto]La chiesa fu costruita seguendo fedelmente i dettami dell'architettura cistercense sanciti da San Bernardo, che prevedeva estrema semplicità e linearità delle forme. La pianta è a croce latina con abside e cappelle laterali quadrangolari con volte a botte archiacuta. Si tratta di un edificio di notevoli dimensioni, nonostante l'abbattimento di una - la prima - delle quattro campate verso la metà del XVII secolo, misura complessivamente 40 metri di lunghezza e 16 di larghezza in navata.
Le tre campate sopravvissute sono coperte da volte a crociera costolonate, nella navata centrale e nel transetto, mentre le navate laterali sono coperte da volte a crociera semplice. Le navate sono scandite dall'alternanza di pilastri forti e pilastri deboli, caratterizzati da una notevole varietà morfologica (poligonali, circolari e a fascio), costruiti in pietra e in mattone. I capitelli pensili dei pilastri forti sono cubici ad angoli smussati. I sostegni deboli hanno capitelli decorati con motivi vegetali stilizzati.
Nel XVII secolo la chiesa fu arricchita da otto altari: oggi ne rimangono due in mattoni (in stile barocco) e altri quattro in legno dorato acquistati nel 1864, provenienti dal Duomo di Tortona. Nel XVIII secolo la chiesa fu intonacata e nel 1773 rifatto il pavimento in cotto.
Nel transetto di sinistra fu costruito da Carlo Vegezzi Bossi nel biennio 1893-1894 un organo a due tastiere di 38 registri e 27 pedali. Lo strumento fu collaudato nel novembre 1894 da Giuseppe Perosi, maestro di cappella del duomo di Tortona, padre del più noto Lorenzo.
Il monastero
[modifica | modifica wikitesto]Quando la chiesa fu compiuta, gli edifici monastici erano già stati in gran parte completati nei primi decenni del XIII secolo. Del monastero sopravvive solo la sala capitolare in stile gotico-cistercense, che prendeva luce dal chiostro per mezzo di due trifore a piccole colonne binate con capitelli. La sala, situata ad un livello inferiore rispetto al piano del corridoio che risale a quello di un chiostro molto più tardo (XVI-XVII secolo), è suddivisa in nove campate coperte da volte a crociera archiacute con ogive in cotto, sorrette da quattro colonne lapidee con capitelli a fasci circolari.
Patrimonio pittorico
[modifica | modifica wikitesto]La chiesa dell'abbazia rivaltese acquista un ulteriore valore storico-artistico grazie alla presenza di un ricco apparato pittorico che orna le pareti interne, i pilastri ed alcuni altari.
Solo dalla prima metà del XV secolo ci si dedicò alla decorazione ad affresco, proseguita sino agli inizi del secolo successivo. Si notano così le diverse connotazioni stilistiche che distinguono le opere. Una matrice tardo-gotico rivolta al valore decorativo è presente negli affreschi più antichi (San Bernardo, San Benedetto e la Madonna col Bambino, quelli visibili nell'abside, mentre una volontà improntata ad un più preciso realismo di forme si osserva nelle figurazioni con santi, alcune datate e firmate da Franceschino Boxilio (San Cristoforo e Vergine col Bambino e monaco orante). Il confronto stilistico e l'analisi critica consentono di proporre l'attribuzione al Boxilio sia delle due cappelle destre del transetto con figure di santi, sia della Lactatio Virginis (nello specifico, la Lactatio Bernardi), riquadro che orna il secondo altare destro. L'artista, insieme al padre Manfredino, sembra aver contribuito alla realizzazione e alla diffusione di un linguaggio pittorico di modi e formule che caratterizzarono gran parte della produzione pittorica locale tra il XV e il XVI secolo.
Sebbene Franceschino Boxilio rimanga l'unico nome noto tra coloro che in fasi alterne operarono all'interno dell'edificio religioso, si può osservare una stessa corrente d'influenza artistica prettamente lombarda cui i diversi artisti guardavano come modello. La decorazione pittorica, caratterizzata da una connotazione votiva, si presenta con forti accentuazioni popolari, incentrata su scelte compositive semplici ed immediate che utilizzano un reperto iconografico vario ed elaborato.
Restauri
[modifica | modifica wikitesto]Nel 1894, dopo anni di continue richieste di restauro della vasta chiesa parrocchiale, il comune di Tortona curò il restauro della copertura, ma la cattiva esecuzione del lavoro si mostrò subito, già dopo pochi anni.
A segnalare l'importanza artistica di Rivalta ad Alfredo d'Andrade, direttore all'Ufficio Regionale per i Monumenti del Piemonte e della Liguria, fu Aristide Arzano, fondatore della Pro Iulia Dertona, con una relazione inviata il 10 febbraio 1892. Fu lo stesso Andrade a sollecitare ed ottenere i contributi per un nuovo intervento che si svolse per il tetto della chiesa tra giugno e luglio del 1899 e per le coperture del monastero nello stesso periodo dell'anno 1900. Nel 1923 la sala capitolare, fino a quel momento suddivisa da pareti, venne recuperata con l'allontanamento degli inquilini che la occupavano.
Nella primavera del 1942 si attuò un primo restauro interno dell'abbazia, voluto ed interamente finanziato dal parroco dell'epoca don Giovanni Pagani. In quell'occasione, sotto il controllo del soprintendente Vittorio Mesturino, vennero riportati alla luce alcuni affreschi del presbiterio, ripuliti gli archi, rifatto l'intonaco alle vele delle volte e ripristinata la bicromia rossa e bianca. Nel 1943 vennero restaurati gli affreschi insieme al rosone absidale. La seconda guerra mondiale interruppe ogni successivo intervento.
Tra il 1968 ed il 1970 il parroco don Modesto Radoani ripristinò la prima cappella absidale sinistra e rimosse le balaustre che delimitavano il presbiterio e l'altare maggiore, che venne in seguito demolito.
Dal 1997 è iniziata l'opera di restauro di tutto il complesso monumentale con il determinante intervento finanziario della Fondazione Cassa di Risparmio di Tortona. Tra il marzo e il dicembre del 1998 è stata rifatta la copertura dell'abbazia, mentre tra il dicembre 1998 e l'ottobre 1999 sono stati recuperati la sala capitolare ed i resti del monastero. Nel 2000 è stata restaurata la facciata e tra il 2002 e il 2004 sono state restaurate le volte di tutta la chiesa. Tra il giugno 2010 e il giugno 2011 sono stati restaurati gli affreschi boxiliani posti nelle due cappelle di destra; un secondo cantiere durato tra il settembre 2011 e il marzo 2012 ha interessato le decorazioni gotiche dell'abside e l'affresco della Trinità.
Orari di apertura: l'abbazia è aperta tutte le domeniche e giorni festivi da marzo a novembre ore 15.00-18.00.
Cronotassi degli abati e dei parroci
[modifica | modifica wikitesto]Abati claustrali
Abati claustrali cistercensi
- Pietro: 1180-1184
- Giacomo: 1186-1193
- Rolando: 1193
- Giacomo: 1194-1207
- Ottone: 1207-1209
- Oberto: 1209-1210
- Amico: 1210
- Butino: 1212
- Burno: 1213-1214
- Yvo: 1215-1217
- Durio: 1219
- Giovanni: 1223
- Eurando: 1227-1228
- Bartolomeo: 1230-1237
- Giovanni: 1237-1242
- Enrico: 1247
- Pietro Bussone: 1253-1254
- Enrico: 1256
- Bartolomeo: 1263-1266
- Enrico: 1269-1273
- Bassano: 1282
- Enrico da Fubine: 1289
- Guglielmo de Vercelli: 1292
- Giovanni de Vercelli: 1295-1296
- Pietro Pastorino: 1300-1302
- […]
- Nicola da Alessandria: 1334-1342
- Giacomo: 1356-1365
- Cristoforo della Croce: 1385-1386
- Almadio: 1390
- Giovanni Spinola: 1410-1413
- Gregorio da Camogli: 1413-1420
- Antonio Grassi: 1420-1421
- Carlo Guidobono: 1421-1427
- Giacomo Filippo Crivelli: 1427-1457
- Giacomo Bigurra: 1458-1463
- Gabriele Montemerlo: 1464-1478
Abati commendatari
- Guidone Torelli: 1478-1494
- Antonio Galeazzo Bentivoglio: 1494-1504
- Bernardino Bottigella: 1504-1512
- Ottobono Fieschi: 1512-1522
- […]
- Giovanni Matteo Giberti: 1533-1538[9]
Rettori della parrocchia (Monaci benedettini)
- Tito da Moneglia: 1553
- Giovanni Battista da Pietra: 1559-1562
- Paolo Ispano: 1568
- Aurelio da Brescia: 1568-1584
- Benedetto da Genova: 1585
- Angelo: 1586
- Ludovico da Mantova: 1587-1588
- Benedetto da Pavia: 1590-1591
- Paolo: 1592-1594
- Romano da Genova: 1594-1596
- Benedetto da Genova: 1597
- Callisto da Bobbio: 1598
- Romano da Genova: 1599
- Ippolito: 1599
- Arcangelo da Nizza: 1603
- Serafino da Brescia: 1611
- Clemente da Genova: 1614
- Romano da Genova: 1615
- Clemente da Genova: 1615
- Gerolamo Soriano: 1616
- Allegro da Brescia: 1616
- Gio Francesco da Genova: 1617-1621
- Gerolamo da Genova: 1623
- Mauro da Varzi: 1624
- Prospero: 1624
- Andrea da Piacenza: 1625-1628
- Serafino da Mantova: 1629-1631
- Pietro Paolo da Firenze: 1631-1633
- Mauro di San Giovanni: 1634
- Innocenzo da Genova: 1634
- Anastasio da Clarasco: 1639
- Lattanzio da Genova: 1647-1650
- Desiderio da Genova: 1650-1654
- Pietro Francesco da Genova 1654-1660
- Benedetto Bardi: 1660-1663
- Angelo Maria Pallavicini: 1663-1666
- Antonio Pini: 1666-1674
- Francesco Viola: 1674-1686
- Marcantonio Grandi: 1686-1692
Parroci secolari
- Andrea Campi: 1692-1719
- Gio Benedetto Campi: 1719-1745
- Giovanni Battista Campi: 1745-1762
- Gio Batta Silvano: 1762-1779
- Gio Alessandro Vagnozzi: 1782-1784
- Angelo Guidi: 1784-1823
- Lorenzo Ponzano: 1823-1852
- Pasquale Carraro: 1853-1856
- Ferdinando Persi: 1856-1870
- Giacomo Bottazzi: 1870-1882
- Andrea Dapino: 1883-1922
- Dante Clerico: 1922-1923
- Giovanni Pagani: 1923-1965
- Modesto Radoani: 1965-2014
- Giuseppe Massone: dal 2014
Galleria d'immagini
[modifica | modifica wikitesto]-
Veduta posteriore della chiesa
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Sala capitolare
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Resti del chiostro
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Trifora del chiostro
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Franceschino Boxilio, San Cristoforo, affresco
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Franceschino Boxilio, Lactatio di San Bernardo da Chiaravalle, affresco sul tema iconografico della Lactatio Bernardi
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Autore ignoto, XV secolo, Trinità[10], affresco
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Autore ignoto, XV secolo, Sant'Antonio abate, affresco
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Territorio di Castelnuovo Scrivia
- ^ Castello e Chiesa dovevano fornire i mezzi al sorgere dell’Abbazia.L’origine di un nucleo monastico a Rivalta Scrivia si fa risalire ad una donazione del 22 agosto 1150 e ad un certo Ascherio,forse della famiglia degli Ascheri di Castelnuovo Scrivia, lì stabilitosi dopo esser stato, a partire dal 1137, priore del monastero di Santa Giustina di Sezzè, di dove si era allontanato in cerca di un luogo più rispondente ai suoi ideali, dato che il monastero sezzadiese non offriva né sicurezza per quel che riguardava l’asilo né tranquillità per quel che riguardava la vita monastica. Intorno al castello egli possedeva già alcuni beni e, poiché era di famiglia distinta e danarosa, riuscì in un breve spazio di tempo ad allargare notevolmente l’estensione dei possedimenti del monastero in Comune di Tortona - Abbazia di Rivalta Scrivia (sec. XII). URL consultato il 28 marzo 2022 (archiviato dall'url originale il 21 marzo 2022). e http://www.vivitortona.it.
- ^ "Nel 1153 compare nei documenti come agente della chiesa di San Giovanni, mentre dal 1155 acquisisce il titolo di abbas. Negli anni tra il 1155 e il 1165, approfittando della crisi politico-sociale provocata a Tortona dalle vicende legate alla lotta del comune contro l’imperatore Federico I Barbarossa e i suoi alleati, la comunità rivaltese rafforzò la base fondiaria della comunità acquisendo molti terreni intorno al monastero". in http://archeocarta.org.
- ^ "Negli anni tra il 1155 e il 1165, approfittando della crisi politico-sociale provocata a Tortona dalle vicende legate alla lotta del comune contro l’imperatore Federico I Barbarossa e i suoi alleati, la comunità rivaltese rafforzò la base fondiaria della comunità acquisendo molti terreni intorno al monastero. Lo sviluppo notevole della comunità impose ad Ascherio di aggregare il monastero rivaltese al potente ordine cistercense. Le origini dell’abbazia di Rivalta Scrivia risalgono quindi al 16 gennaio 1180, quando Folco, abate dell’abbazia cistercense di Lucedio, nel vercellese, promise ad Oberto, vescovo di Tortona, di facere ecclesiam de Ripa alta abbatiam del proprio ordine e di rispettare i diritti della chiesa tortonese". https://www.comune.tortona.al.it (archiviato dall'url originale il 25 novembre 2020).
- ^ Presbiterio a terminazione rettilinea con ai lati cappelle rettangolari con colte a botte archiacuta.
- ^ Sagrestia, sala capitolare, parlatoio, sala dei monaci.
- ^ Citato per la prima volta nel 1192
- ^ Fino ai primi anni del XIX secolo la nomina del parroco è rimasta di diritto dell'abbate di San Nicolò di Genova, quando le leggi napoleoniche soppressero tutti i monasteri piemontesi e liguri.
- ^ Nel: 1538 l'abbazia fu unita all'Abbazia di San Nicolò del Boschetto di Genova.
- ^ rappresentazione triandrica e cristomorfa
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Placido Lugano, I primordi dell'Abbazia di Rivalta Scrivia dal 1150 al 1300, Ovada, Società storica del Novese, 1987 [1916].
- Andrea Piazza, Ascherio di Rivalta, un quasi-monaco fondatore di abbazie, in Marina Benedetti, Giovanni Grado Merlo e Giovanni Miccoli (a cura di), Vite di eretici e storie di frati, Milano, Edizioni Biblioteca Francescana, 1998, pp. 243-265, OCLC 40544604.
- Fausto Miotti e Paola Denegri, L'Abbazia Cistercense di Santa Maria di Rivalta Scrivia, 3ª ed., Tortona, Comitato Amici dell'Abbazia di Rivalta, 2013 [2001].
- Approfondimenti
- Angelo Francesco Trucco, Cartari dell'Abazia di Rivalta Scrivia, Pinerolo, Raimondi, 1910.
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]- Monachesimo
- Ordine cistercense
- Ordine di San Benedetto
- Abbazia di La Ferté
- Abbazia di Santa Maria di Lucedio
- Abbazia di Santa Maria di Acqualunga
Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sull'abbazia di Santa Maria di Rivalta
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Scheda dell'abbazia sul sito del Comune di Tortona, su comune.tortona.al.it. URL consultato il 15 giugno 2014 (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016).
- Articolo di Ezio Albrile sugli elementi orientali nell'Abbazia, su atopon.it. URL consultato il 21 ottobre 2021 (archiviato dall'url originale il 4 novembre 2014).