Legousia speculum-veneris

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Specchio di Venere comune
Legousia speculum-veneris
Classificazione APG IV
Dominio Eukaryota
Regno Plantae
(clade) Angiosperme
(clade) Mesangiosperme
(clade) Eudicotiledoni
(clade) Eudicotiledoni centrali
(clade) Superasteridi
(clade) Asteridi
(clade) Euasteridi
(clade) Campanulidi
Ordine Asterales
Famiglia Campanulaceae
Sottofamiglia Campanuloideae
Genere Legousia
Specie L. speculum-veneris
Classificazione Cronquist
Dominio Eukaryota
Regno Plantae
Sottoregno Tracheobionta
Superdivisione Spermatophyta
Divisione Magnoliophyta
Classe Magnoliopsida
Sottoclasse Asteridae
Ordine Campanulales
Famiglia Campanulaceae
Sottofamiglia Campanuloideae
Genere Legousia
Specie L. speculum-veneris
Nomenclatura binomiale
Legousia speculum-veneris
(L.) Chaix, 1786
Nomi comuni

Specularia

Specchio di Venere comune (nome scientifico Legousia speculum-veneris (L.) Chaix, 1786) è una pianta erbacea dai fiori violacei a forma di campanula appartenente alla famiglia delle Campanulaceae.[1][2]

Etimologia[modifica | modifica wikitesto]

Il nome generico (legousia) è stato dato in onore all'aristocratico di Digione Bénigne Le Gouz detto "Le Gouz de Gerland" (1695-1774) notabile, filantropo, accademico e fondatore del Giardino Botanico Blunderbuss[3], mentre L'epiteto specifico ("speculum-veneris") deriva dal latino e significa "specchio di Venere".[4][5]
Il binomio scientifico della pianta di questa voce è stato proposto inizialmente con il nome di Campanula speculum-veneris da Carl von Linné (1707 – 1778) biologo e scrittore svedese, considerato il padre della moderna classificazione scientifica degli organismi viventi, nella pubblicazione "Species Plantarum - 1: 168. 1753", modificato poi nel nome attuale dal botanico francese e sacerdote, parroco di Baux (mentore e amico Dominique Villars) Dominique Chaix (1730-1799) nella pubblicazione "Histoire des Plantes de Dauphiné: contenant une Préface Storico, ONU Dictionnaire des Termes de Botanique, les Classi, les Familles, les Generi, e les Herborisations des Dintorni de Grenoble, de la Grande Chartreuse, de Briançon, de Gap & de Montelimar. Parigi - 1: 338 1786" del 1786.[6]

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Il portamento

Queste piante possono arrivare fino ad una altezza di 10 – 30 cm. La forma biologica è terofita scaposa (T scap), ossia in generale sono piante erbacee che differiscono dalle altre forme biologiche poiché, essendo annuali, superano la stagione avversa sotto forma di seme e sono munite di asse fiorale eretto e spesso privo di foglie. Tutta la pianta è più o meno pubescente o ispida.[7][8][9]

Radici[modifica | modifica wikitesto]

Le radici sono secondarie da fittone.

Fusto[modifica | modifica wikitesto]

La parte aerea del fusto è eretta, ascendente o prostrata; in genere è ramosa.

Foglie[modifica | modifica wikitesto]

Le foglie inferiori hanno delle forme oblanceolato-spatolate; le foglie superiori sono più o meno lanceolate (possono essere anche dentate). Tutte le foglie hanno un portamento patente con i bordi ondulati o crenulati e sono lisce. Dimensioni delle foglie: larghezza 5 – 10 mm; lunghezza 14 – 30 mm.

Infiorescenza[modifica | modifica wikitesto]

Infiorescenza

Le infiorescenze (ramificate) sono formate da numerosi fiori, brevemente peduncolati, raccolti in forma di pannocchia fogliosa.

Fiori[modifica | modifica wikitesto]

Le foglie e il fiore

I fiori sono tetra-ciclici, ossia sono presenti 4 verticilli: calicecorollaandroceogineceo (in questo caso il perianzio è ben distinto tra calice e corolla) e pentameri (ogni verticillo ha 5 elementi). I fiori sono gamopetali, ermafroditi e attinomorfi. Dimensione dei fiori: 14 – 22 mm.

  • Formula fiorale: per questa pianta viene indicata la seguente formula fiorale:
K (5), C (5), A (5), G (2-5), infero, capsula
  • Calice: il calice è un tubo lungo circa 8 – 12 mm con denti lesiniformi (4 - 6 volte più lunghi che larghi) lunghi quasi quanto il tubo, patenti e un po' falcati. Dimensione dei denti: larghezza 0,5 - 0,6 mm; lunghezza 5 – 7 mm.
  • Corolla: la corolla quasi campanulata è gamopetala a 5 divisioni o lobi triangolari; il colore è roseo-violaceo (spesso è pallido); i lobi della corolla sono lunghi quanto i denti calicini. Lunghezza della corolla 8 – 12 mm.
  • Androceo: gli stami sono 5 con antere libere (ossia saldate solamente alla base), più lunghe dei filamenti i quali sono sottili ma membranosi alla base. Il polline è 3-5-porato e spinuloso
  • Gineceo: lo stilo è unico con 3 stigmi. L'ovario è infero, 3-loculare con placentazione assile (centrale), formato da 3 carpelli (ovario sincarpico). Lo stilo possiede dei peli per raccogliere il polline. Le aree stigmatiche sono filiformi.
  • Fioritura: da aprile a luglio (agosto).

Frutti[modifica | modifica wikitesto]

Il frutto consiste in una capsula prismatica e ristretta verso l'apice; la deiscenza è realizzata da tre valve poste nella parte alta e aprentesi dal basso verso l'alto. I semi sono minuti.

Riproduzione[modifica | modifica wikitesto]

  • Impollinazione: l'impollinazione avviene tramite insetti (impollinazione entomogama). In queste piante è presente un particolare meccanismo a "pistone": le antere formano un tubo nel quale viene rilasciato il polline raccolto successivamente dai peli dallo stilo che nel frattempo si accresce e porta il polline verso l'esterno.[9]
  • Riproduzione: la fecondazione avviene fondamentalmente tramite l'impollinazione dei fiori (vedi sopra).
  • Dispersione: i semi cadendo a terra (dopo essere stati trasportati per alcuni metri dal vento, essendo molto minuti e leggeri – disseminazione anemocora) sono successivamente dispersi soprattutto da insetti tipo formiche (disseminazione mirmecoria).

Distribuzione e habitat[modifica | modifica wikitesto]

Distribuzione della pianta
(Distribuzione regionale[10] – Distribuzione alpina[11])

Fitosociologia[modifica | modifica wikitesto]

Dal punto di vista fitosociologico Legousia speculum-veneris appartiene alla seguente comunità vegetale:[11]

Formazione : delle comunità terofiche pioniere nitrofile
Classe: Stellarietea mediae
Ordine: Papaveretalia rhoeadis
Alleanza: Caucalidion lappulae

Tassonomia[modifica | modifica wikitesto]

La famiglia di appartenenza della Legousia speculum-veneris (Campanulaceae) è relativamente numerosa con 89 generi per oltre 2000 specie (sul territorio italiano si contano una dozzina di generi per un totale di circa 100 specie); comprende erbacee ma anche arbusti, distribuiti in tutto il mondo, ma soprattutto nelle zone temperate. Il genere di questa voce appartiene alla sottofamiglia Campanuloideae (una delle cinque sottofamiglie nella quale è stata suddivisa la famiglia Campanulaceae) comprendente circa 50 generi (Legousia è uno di questi). Il genere Legousia a sua volta comprende 6 specie (4 nella flora italiana) a distribuzione soprattutto mediterranea.[7][8]
Il Sistema Cronquist assegna al genere Legousia la famiglia delle Campanulaceae e l'ordine delle Campanulales mentre la moderna classificazione APG la colloca nell'ordine delle Asterales (stessa famiglia). Sempre in base alla classificazione APG sono cambiati anche i livelli superiori (vedi tabella iniziale a destra).
Il basionimo per questa specie è: Campanula speculum-veneris L., 1753[11]
Il numero cromosomico della specie è: 2n = 20.[13]

Variabilità[modifica | modifica wikitesto]

Questa specie è variabile. I caratteri soggetti a variabilità sono due:

  • la pelosità che può essere più o meno densa;
  • la forma e la dentatura delle foglie cauline è variabile.

Sinonimi[modifica | modifica wikitesto]

Questa entità ha avuto nel tempo diverse nomenclature. L'elenco seguente indica alcuni tra i sinonimi più frequenti:[2]

  • Campanula arvensis Pers.
  • Campanula cordata Vis.
  • Campanula hirta (Ten.) Schult.
  • Campanula pulchella Salisb. [Illegitimate]
  • Campanula speculum-veneris L.
  • Campanula trigona Ehrenb. ex Boiss.
  • Githopsis latifolia Eastw.
  • Legousia arvensis Durande [Illegitimate]
  • Legousia durandei Delarbre [Illegitimate]
  • Legousia speculum Fisch. ex A.DC. [Spelling variant]
  • Legousia speculum-veneris f. calycina (A.DC.) Hayek
  • Legousia speculum-veneris f. polypiflora (Davidov) Hayek
  • Legousia speculum-veneris f. stricta (Griseb.) Hayek
  • Prismatocarpus cordatus (Vis.) Rchb.
  • Prismatocarpus hirtus Ten.
  • Prismatocarpus speculum-veneris (L.) L'Hér.
  • Prismatocarpus speculum-veneris var. hirtus (Ten.) K.Koch
  • Specularia arvensis Montandon
  • Specularia cordata (Vis.) Heynh.
  • Specularia hirta (Ten.) Gand.
  • Specularia polypiflora Davidov
  • Specularia speculum-veneris (L.) A.DC.
  • Specularia speculum-veneris var. calycina A.DC.
  • Specularia speculum-veneris var. cordata (Vis.) Nyman
  • Specularia speculum-veneris var. hirta (Ten.) Nyman
  • Specularia speculum-veneris subsp. hirta (Ten.) Arcang.
  • Specularia speculum-veneris var. libanotica A.DC.
  • Specularia speculum-veneris f. plena Voss
  • Specularia speculum-veneris f. procumbens Voss
  • Specularia speculum-veneris var. procumbens (Voss) auct.
  • Specularia speculum-veneris var. pubescens A.DC.
  • Specularia speculum-veneris var. racemosa Boiss.
  • Specularia speculum-veneris var. stricta Griseb.
  • Specularia vulgaris Kitt.

Specie simili[modifica | modifica wikitesto]

Le quattro specie di Legousia presenti sul territorio italiano si distinguono per i seguenti caratteri:[7][11]

  • Legousia speculum-veneris (L.) Chaix - Specchio di Venere comune: l'infiorescenza è del tipo a pannocchia; i denti del calice sono molto volte più lunghi che larghi e sono lunghi quanto il tubo del calice; la corolla è lunga quanto i denti del calice.
  • Legousia falcata (Ten.) Fritsch - Specchio di Venere minore: le foglie hanno la superficie liscia; l'infiorescenza è del tipo a spiga; i denti del calice sono molto più lunghi che larghi e sono lunghi quanto il tubo del calice; la corolla è lunga 1/3 dei denti del calice.
  • Legousia castellana (Lange) Samp. - Specchio di Venere di Castiglia: le foglie hanno la superficie scabra; l'infiorescenza è del tipo a spiga; i denti del calice sono molto più lunghi che larghi e sono lunghi quanto il tubo del calice; la corolla è lunga quanto i denti del calice.
  • Legousia hybrida (L.) Delarbre - Specchio di Venere ondulato: l'infiorescenza è del tipo a pannocchia; i denti del calice sono poco più lunghi che larghi e sono più brevi del tubo del calice; la corolla è lunga la metà dei denti del calice.

Nota: la Legousia castellana (Lange) Samp.[10][14], chiamata anche L. scabra (Lowe) Gamisans, attualmente è considerata un sinonimo di Legousia falcata (Ten.) Fritsch ex Janch..[15]

Altre notizie[modifica | modifica wikitesto]

Specchio di Venere comune in altre lingue è chiamata nei seguenti modi:

  • (DE) Gewöhnlicher Frauenspiegel, Venus-Frauenspiegel
  • (FR) Legousie miroir de Vénus

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (EN) The Angiosperm Phylogeny Group, An update of the Angiosperm Phylogeny Group classification for the ordines and families of flowering plants: APG IV, in Botanical Journal of the Linnean Society, vol. 181, n. 1, 2016, pp. 1–20.
  2. ^ a b World Checklist - Royal Botanic Gardens KEW, su powo.science.kew.org. URL consultato il 20 gennaio 2021.
  3. ^ Sistema Informativo sulla flora vascolare dei Colli Euganei, su dryades.units.it, p. Legousia hybrida. URL consultato il 10 agosto 2014.
  4. ^ David Gledhill 2008, pag. 357.
  5. ^ Botanical names, su calflora.net. URL consultato il 20-agosto-2014.
  6. ^ The International Plant Names Index, su ipni.org. URL consultato il 20 agosto 2014.
  7. ^ a b c Pignatti 1982, Vol. 2 - pag. 680.
  8. ^ a b Kadereit & Jeffrey 2007, pag. 44.
  9. ^ a b Judd 2007, pag. 516.
  10. ^ a b Conti et al. 2005, pag. 119.
  11. ^ a b c d e f Aeschimann et al. 2004, Vol. 2 - pag. 332.
  12. ^ EURO MED - PlantBase, su ww2.bgbm.org. URL consultato il 20 agosto 2014.
  13. ^ Tropicos Database, su tropicos.org. URL consultato il 20 agosto 2014.
  14. ^ Pignatti 1982, Vol. 2 - pag. 681.
  15. ^ World Checklist - Royal Botanic Gardens KEW, su powo.science.kew.org. URL consultato il 20 gennaio 2021.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • David Gledhill, The name of plants (PDF), Cambridge, Cambridge University Press, 2008. URL consultato il 20 agosto 2014 (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016).
  • Sandro Pignatti, Flora d'Italia. Volume secondo, Bologna, Edagricole, 1982, pag. 680, ISBN 88-506-2449-2.
  • Alfio Musmarra, Dizionario di botanica, Bologna, Edagricole, 1996.
  • Kadereit J.W. & Jeffrey C., The Families and Genera of Vascular Plants, Volume VIII. Asterales. Pag 44, Berlin, Heidelberg, 2007.
  • Judd S.W. et al, Botanica Sistematica - Un approccio filogenetico, Padova, Piccin Nuova Libraria, 2007, ISBN 978-88-299-1824-9.
  • Strasburger E, Trattato di Botanica. Volume secondo, Roma, Antonio Delfino Editore, 2007, ISBN 88-7287-344-4.
  • D.Aeschimann, K.Lauber, D.M.Moser, J-P. Theurillat, Flora Alpina. Volume 2, Bologna, Zanichelli, 2004, pag. 332.

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