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Pinacoteca nazionale (Siena)[modifica | modifica wikitesto]

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Pinacoteca nazionale
Palazzo Buonsignori - Brigidi, sede della Pinacoteca
Ubicazione
Stato Italia
Località Siena
Indirizzo Via San Pietro, 29
Coordinate 43°18′56″N 11°19′50″E

Coordinate: 43°18′56″N 11°19′50″E (Mappa)

Caratteristiche
Tipo Pittura
Istituzione 1932
Apertura 1932
Gestione Ministero della Cultura
Visitatori 21 339 (2014)
Sito web
www.pinacotecanazionale.siena.it

La Pinacoteca nazionale di Siena è il più importante museo statale della città, in cui è presente una fondamentale raccolta di opere di scuola senese. La collezione è stata inaugurata nel 1932 ed espone anche i dipinti prima conservati presso l'Accademia di belle arti di Siena.

Dal dicembre 2014 il Ministero per i beni e le attività culturali la gestisce tramite il Polo museale della Toscana, nel dicembre 2019 divenuto Direzione regionale Musei. Con il d.P.C.m. n. 123 del 24 giugno 2021 diventa un Istituto museale autonomo, non più sottoposto alla Direzione Regionale e dal 28 marzo 2022. Alla fine di marzo 2022 si insedia il nuovo direttore Axel Hémery.

Indice[modifica | modifica wikitesto]

Storia[modifica | modifica wikitesto][modifica | modifica wikitesto]

Il nucleo originale della pinacoteca si formò nel Settecento, con la raccolta dei dipinti dell'abate Giuseppe Ciaccheri, e l’abate Luigi De Angelis, eruditi illuminati della città, che vollero preservare le opere più antiche dell’arte senese che, con la soppressione di conventi e altri istituti religiosi, rischiavano la distruzione o l’alienazione. Furono così in modo particolare i fondi oro dei “primitivi” senesi, tavole d’altare, grandi polittici o pannelli isolati, a formare la collezione della Galleria dell’Accademia (museo originario legato all’Istituto di Belle Arti). La collezione continuò ad ampliarsi nel corso dell’Ottocento grazie alla partecipazione cittadina così, ad esempio, un nucleo di dipinti giunse in deposito dallo Spedale Santa Maria della Scala, mentre la famiglia Piccolomini Spannocchi donò la sua collezione.

Nel 1930 passò allo Stato e fu trasferita nella sede attuale. Il museo aprì nel 1932 con un ordinamento cronologico curato da Cesare Brandi a cui si deve anche la pubblicazione del primo catalogo della Pinacoteca nel 1933.

Per quanto il percorso attuale segua ancora la sistemazione cronologia iniziale, dalla fine degli anni Settanta l’esposizione è stata rinnovata più volte. La distribuzione dei dipinti nelle sale è variata così sotto l’impulso delle ricerche più aggiornate sulla pittura senese e delle grandi mostre dedicate ai suoi protagonisti.

La scala "della Pia" in Palazzo Brigidi

La sede[modifica | modifica wikitesto][modifica | modifica wikitesto]

La pinacoteca è ubicata nei palazzi Brigidi e Buonsignori presso via San Pietro.

Il palazzo Buonsignori, nonostante la sua edificazione risalga al XV secolo, presenta una facciata direttamente ispirata al medievale palazzo pubblico della città, anche grazie ai restauri puristi della seconda metà del XIX secolo.

Il palazzo Brigidi è invece di più antica costruzione (XIV secolo) ed è solitamente identificato come l'antica residenza della famiglia Pannocchieschi. A questa famiglia si lega la storia di Pia de’ Tolomei, citata da Dante nel V canto del Purgatorio, sposa di Nello d’Inghiramo Pannocchieschi, che l’avrebbe uccisa per gelosia o per poter sposare un’altra donna. Da questa leggendaria associazione prende il nome la scala a chiocciola, che collega tutti i piani del palazzo Brigidi, dalle soffitte alla cantina che sarebbe stata il luogo delle prigionia della Pia. La scala "della Pia”, ha una struttura leggera e rivela un’abile progettazione; ci si può affacciare per vederla da un ambiente del secondo piano della Pinacoteca, ma non è possibile percorrerla.

Percorso espositivo[modifica | modifica wikitesto][modifica | modifica wikitesto]

Nutritissima di dipinti di raffinata qualità, la pinacoteca documenta essenzialmente l'evoluzione della pittura senese dal XIII al XVIII secolo. La visita al museo ha inizio dal secondo piano (Secoli XII-XV) e procede cronologicamente verso i piani inferiori. Gli ambienti del terzo piano sono riservati alle esposizione temporanee.

Secondo piano[modifica | modifica wikitesto][modifica | modifica wikitesto]

Le sale 1-2 mostrano esempi di pittura prima dell'affermarsi del gotico, dalla fine del XII alla fine del XIII secolo. Nella prima sala spicca il Crocifisso della fine del XII secolo dalla chiesa di San Pietro in Villore e il Crocifisso n. 597 (Croce di Santa Chiara) dell'inizio del Duecento. Datato 1215 (e, quindi, la più antica opera documentata di scuola senese) è il Paliotto del Salvatore del Maestro di Tressa. Il dossale di Guido da Siena con la Trasfigurazione, entrata di Cristo a Gerusalemme e resurrezione di Lazzaro è un'opera rara per tecnica (tempera su tela), qualità e stato di conservazione. Un paliotto duecentesco mostra la Madonna col Bambino tra due angeli. La sala due ha alcune opere di Guido da Siena e seguaci (dossale con la Madonna col Bambino e santi, Madonna col Bambino e due angeli). Gli sportelli dell'armadio col Beato Andrea Gallerani ed episodi miracolosi della sua vita nonché il Dittico di Santa Chiara sono opere di Dietisalvi di Speme. Al cimabuesco Guido di Graziano è attribuito il San Francesco con storie della sua vita e il paliotto con San Pietro in trono e sei storie della sua vita. Il Paliotto di San Giovanni Battista (1270-1280) è di scuola senese ma mostra una più stretta aderenza ai canoni bizantini.

insieme della sala 2 con le tavole dei maestri senesi del Duecento
Sala 2, la pittura senese prima di Duccio di Buoninsegna

Nelle sale 3-4 è raggruppato un corpus di opere di mano di Duccio di Buoninsegna e dei suoi seguaci, a testimonianza della definitiva affermazione di una scuola pittorica senese di altissimo livello. Spiccano la Madonna dei Francescani e il Polittico n. 28 di Duccio, la Madonna col Bambino del Maestro di Badia a Isola, e la Crocifissione con san Francesco di Ugolino di Nerio. Sono presenti anche opere giovanili di Simone Martini come la Madonna della Misericordia di Vertine (realizzata in collaborazione con Memmo di Filippuccio) e la bellissima Madonna con Bambino n. 583. Sono di allievi di Duccio il Crocifisso di Segna di Bonaventura, i Santi Benedetto, Michele, Bartolomeo e Nicola di Niccolò di Segna, suo figlio, e la Madonna col Bambino in trono del Maestro di Città di Castello.

Le sale 5-6 sono invece dedicate a Simone Martini e ai suoi seguaci: si segnalano la splendida Pala del Beato Agostino Novello (1330 circa), la giovanile Madonna di Vertine e la Madonna di Lucignano d'Arbia. Al cognato Lippo Memmi spettano invece la Madonna col Bambino e i santi Francesco e Ludovico di Tolosa, nonché la Madonna col Bambino dalla basilica dei Servi e i resti degli affreschi dal chiostro di chiesa di San Domenico. È del Maestro di Palazzo Venezia lo Sposalizio mistico di santa Caterina d'Alessandria e, di Naddo Ceccarelli, il Polittico della Madonna col Bambino e santi. La sala 6 è dedicata ai seguaci di Simone dopo la peste del 1348: Luca di Tommè (Polittico della Madonna in trono col Bambino e santi), Niccolò di ser Sozzo (coautore del polittico precedente) e Bartolo di Fredi (Adorazione dei Magi con una fiabesca veduta di Siena).

La grande sala 7 chiude la rassegna dei capiscuola senesi del Trecento con i fratelli Pietro e Ambrogio Lorenzetti e i loro seguaci. Al primo spetta la Pala del Carmine (1327-1329) di Pietro Lorenzetti, uno dei capolavori assoluti del Trecento senese, il Trittico dei santi Bartolomeo, Cecilia e Giovanni Battista, il Polittico di San Giusto e la tavoletta della Crocifissione; più rovinato il Crocifisso e di attribuzione incerta l'Allegoria della Redenzione. Ad Ambrogio il giovanile Trittico della Madonna col Bambino tra le sante Maria Maddalena e Dorotea, la Madonna col Bambino, la Piccola Maestà e l'Annunciazione dal palazzo Pubblico (1348), sua ultima opera conosciuta, dipinta probabilmente poco prima della morte durante la pestilenza. La sala è completata da esempi di pittori che fecero rinascere la tradizione pittorica locale dopo la scomparsa della generazione del primo Trecento: Paolo di Giovanni Fei (Natività della Vergine) e Bartolomeo Bulgarini (Assunta, Madonna in trono col Bambino e angeli, Trittico della Crocifissione).

Pietro Lorenzetti, Pala del carmine (1328-1329)
Pietro Lorenzetti, Pala del carmine (1328-1329)

Le sale 8 e 9 mostrano gli ultimi trecentisti alle soglie anche del XV secolo, tra cui spicca Andrea Vanni (Crocifissione, Stendardo della Madonna col Bambino e in trono e fedeli). La sala 11 è dedicata a Taddeo di Bartolo (Crocifisso del 1420, Annunciazione forse da legare ai tre scomparti di predella con Adorazione dei Magi, Adorazione dei pastori, Martirio dei santi Cosma e Damiano) e ad Andrea di Bartolo (Madonna in trono tra i santi Filippo e Jacopo, Trittichetto della Natività di Gesù e santi).

Il resto del piano è dedicato all'arte senese del Quattrocento. Nelle sale 12-13 si incontrano i capiscuola Giovanni di Paolo (Crocifissione, Pala di Staggia, Polittico di San Nicola, Piccola Maestà, San Girolamo nello studio, Madonna dell'Umiltà, due Presentazioni al Tempio, Polittico di San Galgano, Giudizio Universale) e Sassetta con gli scomparti della Pala dell'Arte della Lana, fra cui si ricordano i due frammenti di paesaggio, un tempo attribuiti ad Ambrogio Lorenzetti, con una Città sul mare e un Castello in riva a un lago, e, non per ultima, la Madonna dell'Umiltà di Domenico di Bartolo datata 1433.

Il Rinascimento maturo si trova nelle sale 14-15 con opere di Francesco di Giorgio (Maria annunciata, Annunciazione, Natività coi santi Bernardo e Tommaso d'Aquino - 1475), Matteo di Giovanni (Madonna col Bambino e angeli) e Neroccio di Bartolomeo (Trittico della Madonna col Bambino tra i santi Michele e Bernardino). Nella sala 15 Adorazione dei pastori di Andrea di Niccolò e un fronte di cassone con Trionfo di David di Girolamo di Benvenuto. Un corridoio stretto ospita due predelle del Maestro dell'Osservanza e porta alle sale 16 e 17, quasi interamente dedicate al prolifico Sano di Pietro. Tra le opere di vaste dimensioni il Polittico dei Gesuati e il Polittico dei santi Cosma e Damiano, tra quelle piccole l'Annuncio ai pastori e l'Apparizione della Madonna a Callisto.

La sala 19 offre un compendio di artisti senesi del pieno Quattrocento, come il Vecchietta (Madonna con Bambino il modello in tela per il tabernacolo bronzeo del Duomo di Siena), Francesco di Giorgio (Incoronazione della Vergine), Benvenuto di Giovanni (Ascensione di Cristo) e Girolamo di Benvenuto (Pala della Madonna della Neve).

Primo piano[modifica | modifica wikitesto][modifica | modifica wikitesto]

Al piano inferiore si ammirano opere del Cinque e Seicento senese. La grande sala 23 mostra le esperienze anteriori all'influenza del Beccafumi, con lavori di Pietro di Francesco Orioli (Ascensione di Cristo, Visitazione e santi, Madonna in trono tra i santi Onofrio e Nartolomeo), Bernardino Fungai (Assunzione della Vergine), Giacomo Pacchiarotti (Adorazione dei pastori), Girolamo Genga (affreschi dal palazzo del Magnifico Pandolfo Petrucci, Fuga di Enea da Troia e Riscatto dei prigionieri e ro cornici intagliate di Andrea Barili).

Le sale 27-30 sono dedicate al Sodoma (Giuditta, Natività, Cristo alla colonna e Deposizione) e al Beccafumi (Trittico della Trinità, Santa Caterina da Siena riceve le stimmate tra i santi Benedetto e Girolamo, Natività della Vergine). Tra i collaboratori e seguaci di Beccafumi il Brescianino (Pala di Monteoliveto, Carità, Speranza e Fortezza), Marco Pino (Sacra Famiglia), Giorgio di Giovanni (Sposalizio mistico di santa Caterina d'Alessandria). Nella sala 30 si trovano i cartoni di Beccafumi per il pavimento del Duomo di Siena. La sala 31 completa il quadro del Cinquecento senese con esempi di Girolamo del Pacchia (Visitazione), la 32 è ancora dedicata al Sodoma e la 37 conclude il percorso del Beccafumi con la Caduta degli angeli ribelli e la Discesa di Cristo al Limbo, accostate alla scultura coeva del Cristo risorto del Marrina, che fu allievo di Beccafumi.

La sala 25, dedicata al Seicento senese, opere di Rutilio Manetti (Miracolo di sant'Eligio), Francesco Vanni (Autoritratto, Immacolata concezione), Alessandro Casolani (Matrimonio mistico delle sante Caterina da Siena e d'Alessandria) e Vincenzo Rustici (Pietà). La 26 è una loggia con vista della città, in cui sono stati collocati frammenti scultorei tre-quattrocenteschi già nel cortile, tra cui i Profeti di Agostino di Giovanni, i Miracoli del beato Giovacchino Piccolomini di anonimo, il Cristo in mandorla da San Galgano di Giovanni di Agostino. Nel corridoio affacciato sul cortile un Ritratto di Elisabetta I d'Inghilterra col setaccio della vestale Tuccia, capolavoro di Quinten Messys il Giovane. Le sale 33-36 sono dedicate alle esposizioni temporanee.

I Luoghi[modifica | modifica wikitesto]

Collezione Spannocchi[modifica | modifica wikitesto][modifica | modifica wikitesto]

Un tempo esposta all'interno della Pinacoteca, dal 2021 la collezione Spannocchi-Piccolomini è visitabile all'interno del complesso del Santa Maria della Scala. Fra le opere principali della collezione figurano un San Girolamo di Albrecht Dürer, una Natività di Lorenzo Lotto, una piccola Torre di Babele di scuola fiamminga del XVI secolo, un'Annunciazione di Paris Bordon, quattro copie su rame dei Trionfi di Cesare del Mantegna, una Battaglia di Pieter Snayers, un San Girolamo nello studio di Hendrik van Steenwijck, Bernardino Campi ritrae Sofonisba Anguissola dipinto da Sofonisba Anguissola, un Ritratto di giovane del Moroni, una Madonna col Bambino e due devoti del Romanino, un San Francesco di Bernardo Strozzi, una Santa Caterina del Sodoma, due Putti reggistemma di Bartolomeo di David, il Ratto di Europa del Padovanino e la serie dell'Alba, il Giorno, il Tramonto e la Notte di Johann König.

Palazzo Chigi Piccolomini alla Postierla[modifica | modifica wikitesto]

Edificio della seconda metà del Cinquecento, costruito forse su progetto di Bartolomeo Neroni detto “il Riccio” (1515-10/1571). La postierla altro non era che l’antichissima Porta Oria nella prima cerchia muraria, che venne poi inglobata nel palazzo nell’ampliamento degli inizi del Duecento. Le facciate presentano cornici in arenaria a bugnato attorno alle finestre e alle cantonate. Su entrambi i prospetti campeggia lo stemma Chigi della Rovere, mentre sopra il portone d’accesso è lo stemma Piccolomini, la nobile casata senese che ne divenne proprietaria nel 1785. Il committente del Palazzo, la cui costruzione risulta completata nel 1572, è da individuare in Scipione di Cristofano Chigi che, nato nel 1507, ricoprì diverse cariche pubbliche quale rappresentante del terzo di Città a partire dal 1532. Scipione, con il testamento stilato nel 1578, destinò ai due figli un piano ciascuno: al primogenito Camillo lasciò il secondo piano e al figlio cadetto il primo piano. Il Palazzo rimase proprietà della famiglia Chigi fino al 1785. Nel 1919 era proprietario Giorgio Piccolomini Adami. Fu acquistato dallo Stato nel 1959. Lo schema decorativo si ripete simmetricamente al primo e secondo piano: attorno a un salone centrale si aprono delle stanze decorate unicamente al colmo del soffitto oppure in alti fregi che corrono immediatamente sotto lo stesso in cui il rilievo in stucco si alterna a riquadri dipinti con soggetti mitologici, allegorici e biblici. La ricca decorazione a stucco e ad affresco fu fatta realizzare da Scipione su sue precise indicazioni, a partire dal 1573, dai maestri Marcello Sparti da Urbino, stuccatore (notizie dal 1573 al 1608) e dal pittore Bernard van Rantwijck (documentato a Siena dal 1572 al 1596). I lavori di scalpello, capitelli, mostre di porte, stemmi in facciata sono riferibili a Girolamo del Turco, padre dell’architetto senese Flaminio del Turco.

Villa Brandi[modifica | modifica wikitesto]

Museo Archeologico Nazionale[modifica | modifica wikitesto]

Opere principali[modifica | modifica wikitesto][modifica | modifica wikitesto]

Domenico Beccafumi
Dietisalvi di Speme
Duccio di Buoninsegna
Giovanni di Paolo
Guido da Siena
Ambrogio Lorenzetti
Pietro Lorenzetti
Simone Martini
Maestro di Tressa
Michelino da Besozzo

Note[modifica | modifica wikitesto][modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Ministero dei Beni e delle Attività Culturali, Visitatori e introiti dei musei
  2. ^ Mauro Civai, Enrico Toti, 2004, p. 103
  3. ^ Touring. cit., p. 539.
  4. ^ Salta a:a b Touring. cit., p. 540.
  5. ^ Touring. cit., p. 541.
  6. ^ Salta a:a b c Touring. cit., p. 542.
  7. ^ Salta a:a b Touring. cit., p. 543.
  8. ^ Salta a:a b Touring. cit., p. 544.
  9. ^ Salta a:a b c Touring. cit., p. 545.
  10. ^ Salta a:a b c d Touring. cit., p. 546.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto][modifica | modifica wikitesto]

  • Mauro Civai, Enrico Toti, Siena cuore medievale d'Europa. Il sogno gotico, Siena, Alsaba Edizioni, 2004 ISBN 88-85331-08-4
  • Toscana. Guida d'Italia (Guida rossa), Touring Club Italiano, Milano 2003, p. 536.
  • P.Torriti, La Pinacoteca Nazionale, 2 voll, Genova, Sagep, 1978.