Stazione di Olimpico-Farnesina

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Olimpico-Farnesina
stazione ferroviaria
già Farneto
Interno della fermata
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
LocalitàRoma
Coordinate41°56′16.08″N 12°27′01.08″E / 41.9378°N 12.4503°E41.9378; 12.4503
LineeCintura Nord
Storia
Stato attualeRiqualificata come posto di esodo
Attivazione9 giugno 1990[1]
Soppressioneottobre 1990[2]
Caratteristiche
TipoFermata in galleria, passante
DintorniStadio Olimpico
 
Mappa di localizzazione: Roma
Olimpico-Farnesina
Olimpico-Farnesina

La stazione di Olimpico-Farnesina, nota anche come Farneto, era una fermata ferroviaria a servizio di Roma. Era ubicata all'interno della galleria Cassia-Monte Mario della Cintura Nord.[3][4]

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Al fine di dotare lo stadio Olimpico di un collegamento ferroviario in occasione del campionato del mondo 1990 venne deciso il completamento di un tratto dell'incompiuta Cintura Nord, concepita negli anni 1930 per creare una tracciato di circonvallazione attorno a Roma;[5][6] a servizio dei passeggeri diretti o provenienti dallo stadio si decise di apporre una banchina sulla sede originariamente predisposta per il secondo binario, nel tratto della galleria che costeggia via dei Monti della Farnesina.[7]

L'attivazione della fermata, il cui costo di realizzazione fu di 15 miliardi di lire,[7] avvenne il 9 giugno 1990.[1]

Al termine della manifestazione calcistica la struttura venne chiusa, subendo rapidamente episodi di vandalismi e degrado;[7] fra il 2 marzo 1993 e il 1995 la stazione venne posta sotto sequestro assieme a quella di Vigna Clara, nell'ambito di un'indagine su presunte irregolarità della pubblica amministrazione nella realizzazione del collegamento, ritenuto non conforme alle normative di sicurezza.[8][9][10][11]

Il 23 aprile 2008 la fermata venne adibita a centro sociale di destra in seguito all'occupazione da parte di militanti del Blocco Studentesco;[12] pochi mesi prima, Rete Ferroviaria Italiana aveva eliminato la fermata dal progetto di riattivazione della linea di cintura.[13] Dopo lo sgombero, avvenuto il 27 agosto 2015,[14] la fermata venne riqualificata come uscita di sicurezza (in gergo "Posto di Esodo") della tratta Valle Aurelia-Vigna Clara, ultimata nel 2016[4][15] e riattivata nel 2022.

Strutture e impianti[modifica | modifica wikitesto]

La fermata disponeva di un parcheggio esterno e di un fabbricato viaggiatori in galleria, che ospitava un atrio dotato di ambulatorio e posto della Polizia ferroviaria.[16] L'accesso al binario avveniva mediante una galleria di 150 metri, il cui afflusso era regolato da un sistema computerizzato.[3][17] Il progetto prevedeva anche la realizzazione di un piano superiore, destinato a ospitare uffici delle Ferrovie dello Stato.[3]

Era dotata di un binario passante destinato al servizio viaggiatori, servito da una banchina posta sulla sede destinata a ospitare il secondo binario della galleria.

Movimento[modifica | modifica wikitesto]

La stazione venne usata solo in occasione delle sei gare del mondiale 1990 svoltesi allo stadio Olimpico:[18] per ogni giornata era previsto il passaggio di dodici convogli.[11]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Partito l'anello Fs disagi e code per salite (PDF), su archivio.unita.news, L'Unità, 10 giugno 1990. URL consultato il 25 maggio 2020 (archiviato il 10 luglio 2019).
  2. ^ Morando, 8/27.
  3. ^ a b c La storia dell'anello ferroviario di Roma, su ilmondodeitreni.it. URL consultato il 23 luglio 2009 (archiviato dall'url originale il 23 ottobre 2009).
  4. ^ a b LINEA VIGNA CLARA - ROMA S. PIETRO - FASCICOLO DI CIRCOLAZIONE, su donet.rfi.it, rfi.it, 15 luglio 2016. URL consultato il 25 maggio 2020 (archiviato il 5 settembre 2018).
  5. ^ Decreto mundial Tutto pronto, domani il via (PDF), su archivio.unita.news, L'Unità, 21 luglio 1988. URL consultato il 25 maggio 2020 (archiviato il 10 luglio 2019).
  6. ^ Ferrotranviario: rapporto 1.0 (PDF), su comune.roma.it. URL consultato il 25 maggio 2020 (archiviato il 10 luglio 2019).
  7. ^ a b c Carlo Alberto Bucci, Farneto, stazione fantasma abbandonata da 17 anni, su roma.repubblica.it, La Repubblica, 5 giugno 2007. URL consultato il 25 maggio 2020 (archiviato l'11 luglio 2019).
  8. ^ I rottami di Italia '90 (PDF), su archivio.unita.news, L'Unità, 2 marzo 1993. URL consultato il 25 maggio 2020 (archiviato il 10 luglio 2019).
  9. ^ SIGILLI ALLA STAZIONE DEGLI SPRECHI, su ricerca.repubblica.it, La Repubblica, 23 febbraio 1993. URL consultato il 25 maggio 2020 (archiviato il 10 luglio 2019).
  10. ^ SEQUESTRATA UN'ALTRA STAZIONE ' FANTASMA', su ricerca.repubblica.it, La Repubblica, 2 marzo 1993. URL consultato il 25 maggio 2020 (archiviato il 10 luglio 2019).
  11. ^ a b Fabrizio Caccia, Quei miliardi buttati per stazioni fantasma, su ricerca.repubblica.it, La Repubblica, 25 aprile 1999. URL consultato il 25 maggio 2020 (archiviato il 10 luglio 2019).
  12. ^ Fabrizio Azzali, Occupata da Blocco studentesco la stazione del Farneto a Roma, su vignaclarablog.it, 23 aprile 2008. URL consultato il 25 maggio 2020 (archiviato il 10 luglio 2019).
  13. ^ Carlo Alberto Bucci, Farneto, la stazione sparirà, su roma.repubblica.it, La Repubblica, 6 giugno 2007. URL consultato il 25 maggio 2020 (archiviato il 10 luglio 2019).
  14. ^ Roma, sgombero ex stazione Olimpico Farnesina: era stata occupata da militanti ultra destra, su ilmessaggero.it, Il Messaggero, 27 agosto 2015. URL consultato il 25 maggio 2020 (archiviato il 10 luglio 2019).
  15. ^ Il ripristino della tratta Valle Aurelia–Vigna Clara (PDF), su comune.roma.it, 1º dicembre 2015. URL consultato il 25 maggio 2020 (archiviato il 13 luglio 2019).
  16. ^ Filmato audio Marco Messeri - L'O"Niente" Express, su YouTube, 9 agosto 2008, a 2 min 30 s. URL consultato il 13 luglio 2019.
  17. ^ Binari in Valle dell’Inferno e sotto Monte Mario (PDF), su amicidimontemario.it, Monte Mario nº 240. URL consultato il 25 maggio 2020 (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016).
  18. ^ Tor di Quinto, la chiusura dell'anello ferroviario resta un'utopia, su ilgiornale.it, Il Giornale, 3 novembre 2007. URL consultato il 25 maggio 2020 (archiviato il 10 luglio 2019).

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]