Gens Quinctilia

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La gens Quinctilia, o Quintilia, era una gens romana. Di origine patrizia, fu presente sia nel periodo repubblicano che in quello imperiale. Nonostante la sua grande antichità questa gens non ebbe mai una grande rilevanza storica. Il solo membro che ottenne il consolato durante la Repubblica fu Sesto Quintilio Varo nel 453 a.C. e per oltre 400 anni, fino al 13 a.C., la gens non ottenne altri consolati; essa ottenne comunque altre magistrature, con numerosi pretori[1].

Origini e nomen[modifica | modifica wikitesto]

Il nomen della gens Quinctilius è un derivato patronimico basato sul praenomen Quintus, che significa "quinto". La forma graficamente corretta è Quinctilius, ma anche la forma Quintilius è molto comune.

Anche il nome della gens Quintia deriva dallo stesso prenome. Non era insolito che i nomi di gens derivassero da una fonte comune. Il nome sabino Pompo è l'equivalente del latino Quintus e diede origine ai nomi della gens Pompilia e della gens Pomponia.

Secondo i racconti tradizionali, la gens Quinctilia preesisteva alla fondazioni di Roma. Quando i fratelli Romolo e Remo ebbero posto nuovamente il loro nonno Numitore sul trono di Alba Longa, stabilirono di fondare una nuova città sui colli che dominavano il Tevere. Essi offrirono sacrifici nella grotta del Lupercale posta alla base del Palatino, rito da cui originò la festività religiosa dei Lupercalia. I seguaci di Romolo furono chiamati Quinctilii o Quinctiliani, mentre quelli di Remo Fabii o Fabiani.

In tempi storici, i due collegi dei sacerdoti chiamati Luperci, che compivano i riti sacri dei Lupercalia, erano noti con questi nomi, indicando che nei primi tempi le gentes Quinctilia e Fabia sovrintendevano a questi riti come un sacrum gentilicum.

Un esempio analogo di simili responsabilità è quello riguardante la gens Pinaria e la gens Potitia, che erano incaricati del culto di Ercole. Questi riti sacri furono gradualmente trasferiti allo Stato o aperti al populus romano. Una leggenda molto nota attribuiva la fine dei Potitii all'abbandono del loro ufficio religioso. In tempi successivi, il privilegio dei Lupercalia terminò di essere ristretto ai Fabii e ai Quinctilii[2][3][4][5][6][7][8].

Prenomi utilizzati dalla gens[modifica | modifica wikitesto]

I principali prenomi utilizzati dai Quinctilii furono Publius e Sextus. Un piccolo numero di membri della gens ebbe i prenomi Lucius, Marcus e Titus. Sebbene dovesse essere stato usato da un antenato, nessuno dei Quinctilii storicamente noti ebbe il prenome Quintus[1][9].

Famiglie[modifica | modifica wikitesto]

In Età repubblicana era utilizzato il solo cognomen Varus, un cognome comune che significa "curvo", "storto" o "con le gambe a X". In Età imperiale si riscontra l'uso anche di altri cognomina[1][10][11].

Personaggi illustri[modifica | modifica wikitesto]

Quinctilii Vari[modifica | modifica wikitesto]

Altri[modifica | modifica wikitesto]

  • Quintilio, un incisore di gemme, di epoca ignota. Sono tuttora esistenti due suoi lavori. Uno rappresenta Nettuno trasportato da due cavallucci marini, incisa nel berillo; l'altro rappresenta un Mercurio nudo[30][31][32].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c Dictionary of Greek and Roman Biography and Mythology, William Smith, curatore.
  2. ^ Publio Ovidio Nasone, Fasti, ii. 361 et seq., 375 et seq..
  3. ^ Sesto Aurelio Vittore, De Origo Gentis Romanae (attribuito a), 22.
  4. ^ Plutarco, Vite parallele, "Romulus", 22, "Caesar", 61.
  5. ^ Valerio Massimo, Factorum ac Dictorum Memorabilium libri IX, ii. 2. § 9.
  6. ^ Marco Tullio Cicerone, Philippicae, ii. 34, xiii. 15, Pro Caelio, 26.
  7. ^ Sesto Aurelio Properzio, Elegie, iv. 26.
  8. ^ Sesto Pompeo Festo, epitome di Marco Verrio Flacco De Verborum Significatu, s. vv. Quinctiliani Luperci, Fabiani.
  9. ^ Realencyclopädie der Classischen Altertumswissenschaft.
  10. ^ D.P. Simpson, Cassell's Latin & English Dictionary (1963).
  11. ^ Orazio, Satirae, i. 3. 47.
  12. ^ a b c Fasti Capitolini.
  13. ^ Tito Livio, Ab Urbe Condita, ii. 32.
  14. ^ Dionisio di Alicarnasso, Romaike Archaiologia, x. 53.
  15. ^ Tito Livio, Ab Urbe Condita, v. 1.
  16. ^ Tito Livio, Ab Urbe Condita, viii. 18.
  17. ^ Tito Livio, Ab Urbe Condita Libri, xxix. 38, xxx. 1, 18.
  18. ^ Tito Livio, Ab Urbe Condita Libri, xxx. 18.
  19. ^ Tito Livio, Ab Urbe Condita Libri, xxxix. 31, 38.
  20. ^ Tito Livio, Ab Urbe Condita Libri, xliv. 18.
  21. ^ Tito Livio, Ab Urbe Condita Libri, xlv. 44.
  22. ^ Marco Tullio Cicerone, Pro Quinctio, 17, Pro Cluentio, 19.
  23. ^ Marco Tullio Cicerone, Post Reditum in Senatu, 9.
  24. ^ Geronimo, in Euseb. Chron. 189. 1.
  25. ^ Weichert, De L. Varii et Cassii Parmensis Vita, p. 121 sgg.
  26. ^ Estré, Horatiana Prosopographeia, p. 202 sgg.
  27. ^ Publio Cornelio Tacito, Annales, iv. 52, 66.
  28. ^ Lucio Anneo Seneca, Controversiae, 4.
  29. ^ Settipani, Continuité gentilice et continuité sénatoriale dans les familles sénatoriales romaines à l'époque impériale, p.72&223
  30. ^ Philipp von Stosch, Gemmae Antiquae Caelatae (1724), no. 57.
  31. ^ Domenico Agostino Bracci, Commentaria de Antiquis Sculptoribus, pl. 100.
  32. ^ John Spilsbury, A Collection of Fifty Prints from Antique Gems, no. 27.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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