Festival di Berlino 1969

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Il regista Luis Buñuel, premiato per La via lattea e per la sua intera produzione.

La 19ª edizione del Festival internazionale del cinema di Berlino si è svolta a Berlino dal 25 giugno al 6 luglio 1969, con lo Zoo Palast come sede principale.[1] Direttore del festival è stato per il diciannovesimo anno Alfred Bauer.

L'Orso d'oro è stato assegnato al film jugoslavo Opere giovanili di Želimir Žilnik.

In questa edizione sono stati assegnati per l'ultima volta gli Jugendfilmpreis, destinati alle migliori produzioni per i giovani, mentre non sono stati assegnati gli Orsi d'argento a miglior regista, miglior attore e migliore attrice.

Le retrospettive di questa edizione sono state dedicate al cineasta francese Abel Gance, al pittore e animatore tedesco Oskar Fischinger e ai musical del periodo 1929-1950.[2]

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Nonostante un programma molto nutrito, per molti osservatori quella del 1969 fu la Berlinale più sottotono degli ultimi anni. «Una procedura rapida e concreta che ha rispecchiato fedelmente l'atmosfera del festival», scrisse a proposito della cerimonia di premiazione il critico e futuro regista Alf Brustellin, «in ogni caso è bello che nessuno creda più nel vecchio culto del cinema, nell'auto-rappresentazione di un settore che non funziona più armonicamente».[1] La consegna dei premi da parte del presidente di giuria, l'attore e regista tedesco Johannes Schaaf, fu piuttosto semplice e disinvolta e i fotografi ritrassero a fatica i vincitori che, ritirati i loro premi tra applausi misurati, scomparvero rapidamente dalle luci della ribalta.[3]

Dustin Hoffman, protagonista di Un uomo da marciapiede di John Schlesinger.

L'Orso d'oro andò a Opere giovanili del serbo Želimir Žilnik e altri cinque film furono premiati con l'orso d'argento. Tra questi, Ich bin ein Elefant, Madame di Peter Zadek ricevette da un gruppo di giovani anche il "Rusty Film-Reel-Container Ribbon" (premio "bobina arrugginita"), in quanto secondo loro aveva «ulteriormente sfruttato a fini commerciali il genere popolare sui giovani furfanti, arricchendolo con espressioni pseudo-politiche».[4] Altro film premiato fu Un tranquillo posto di campagna di Elio Petri, che ottenne una buona accoglienza da parte della critica al contrario dell'altro contributo italiano, La sua giornata di gloria di Edoardo Bruno, in cui Ingvelde Geleng della Deutsche Presse-Agentur riscontrò «un Brecht mal compreso ed un Godard non ben digerito».[5][6]

Il futuro premio Oscar Un uomo da marciapiede di John Schlesinger, apprezzato da critica e pubblico e considerato un "candidato sicuro" per l'Orso d'oro, dovette accontentarsi del premio OCIC. Jon Voight e Dustin Hoffman restarono a mani vuote, anche perché in questa edizione fu deciso di non assegnare alcun riconoscimento per la recitazione. La United Artists, distributore del film, non apprezzò la decisione e decise di boicottare la Berlinale in futuro, scelta che avrebbe mantenuto per dieci anni.[7]

Su Die Zeit, Peter Handke apprezzò in particolare i due film di Jean-Luc Godard, La gaia scienza e One Plus One, quest'ultimo proiettato nella sezione "informativa" (Informationsschau): «Brian Jones è inquadrato soprattutto da dietro, molto simile al moribondo in Alabama 2000 anni luce di Wim Wenders. E l'estremità delle corde è talmente distante dal manico della chitarra, che in un primo momento si può pensare che siano i suoi capelli: One Plus One è già diventato un film leggendario».[8] Un altro film proiettato fuori concorso fu Diálogo con el Che di José Rodriguez Soltero, accolto con fischi e proteste da un pubblico composto soprattutto da giovani che lasciarono la sala durante la proiezione.[9]

Del fatto che i desideri di pubblico e parte della critica non fossero stati soddisfatti fu accusata la commissione di selezione, composta da due gruppi indipendenti: da una parte delegati del Ministero federale dell'interno, del Senato di Berlino e dell'industria cinematografica (oltre al direttore Alfred Bauer), dall'altra un gruppo di cinque critici. Tre dei dieci membri, Ulrich Schamoni, Kurt Habernoll e Christa Maerker, risposero alle accuse e in un articolo su Film International sottolinearono che la promessa indipendenza non era stata rispettata, dal momento che 8 dei film in concorso erano stati accettati senza il parere della commissione.[10]

Come conseguenza, dopo la fine del festival furono adottate nuove procedure che portarono a due cambiamenti essenziali: l'abolizione del sistema "a due camere" e una riduzione del numero dei membri. Fu eliminato anche il comitato per la selezione dei film tedeschi, anche se in questo caso era stata la stessa commissione generale a sceglierli: il film di Zadek (presenza ufficiale) e L'amore è più freddo della morte di Rainer Werner Fassbinder, che avevano avuto la meglio su Scene di caccia in bassa Baviera di Peter Fleischmann, Detektive di Rudolf Thome, Auf Scheißer schießt man nicht di Hansjürgen Pohland e Spielst Du mit schrägen Vögeln di Gustav Ehmck.[10]

Giuria internazionale[modifica | modifica wikitesto]

Selezione ufficiale[modifica | modifica wikitesto]

Premi[modifica | modifica wikitesto]

Premi della giuria internazionale[modifica | modifica wikitesto]

Premi delle giurie indipendenti[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b 19th Berlin International Film Festival - June 25–July 6, 1969, su berlinale.de, www.berlinale.de. URL consultato il 4 maggio 2017.
  2. ^ Retrospectives Before 1977, su berlinale.de, www.berlinale.de. URL consultato il 5 maggio 2018.
  3. ^ Jacobsen (2000), p. 159.
  4. ^ Jacobsen (2000), pp. 160-161.
  5. ^ Ansa, Discordi giudizi a Berlino per il primo film dell'Italia, in La Stampa, 29 giugno 1969.
  6. ^ Ansa, Godard ha deluso al Festival di Berlino, in La Stampa, 1º luglio 1969.
  7. ^ Jacobsen (2000), p. 160.
  8. ^ Jacobsen (2000), pp. 162-163.
  9. ^ Ansa, Fischiato il film sul "Che" al Festival di Berlino, in La Stampa, 2 luglio 1969.
  10. ^ a b Jacobsen (2000), p. 162.
  11. ^ Juries - 1969, su berlinale.de, www.berlinale.de. URL consultato il 23 giugno 2022.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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