Eugenio Niccolai

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Eugenio Niccolai
NascitaPausula, 13 luglio 1895
MortePrima battaglia dei Tre Monti, 31 gennaio 1918
Cause della morteCaduto in combattimento
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Italia
Forza armataRegio Esercito
ArmaFanteria
Reparto151º Reggimento fanteria "Sassari"
Anni di servizio1915-1918
GradoCapitano
GuerrePrima guerra mondiale
CampagneFronte italiano (1915-1918)
BattaglieTerza battaglia dell'Isonzo
battaglia degli Altipiani
Battaglia di Caporetto
Prima battaglia dei Tre Monti
Decorazionivedi qui
Studi militariRegia Accademia Militare di Fanteria e Cavalleria di Modena
dati tratti da Le Medaglie d'oro al Valor Militare 1918[1]
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Eugenio Niccolai (Pausula, 13 luglio 1895Prima battaglia dei Tre Monti, 31 gennaio 1918) è stato un militare italiano, decorato di Medaglia d'oro al valor militare alla memoria nel corso della prima guerra mondiale.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

il monumento sull'Altopiano di Asiago a Eugenio Niccolai, morto durante la Battaglia dei Tre Monti.

Nacque a Pausula (oggi Corridonia) di Macerata il 13 luglio 1895, figlio di Ermete e Pia Spagnoli.[2] Mentre studiava al terzo anno di giurisprudenza presso l'università di Macerata,[3] nazionalista convinto, dopo la dichiarazione di neutralità emessa dal governo italiano, si dedicò al giornalismo.[4]

Pubblicò articoli a favore dell'intervento in guerra contro gli Imperi centrali sui giornali "L'Ordine" e sul "Resto del Carlino" e fu uno dei fondatori, a Macerata, dell'Associazione della Stampa.[4] All'atto dell'entrata in guerra del Regno d'Italia, avvenuta il 24 maggio 1915, si arruolò volontario nel Regio Esercito,[3] frequentando un corso accelerato per Allievi ufficiali presso la Regia Accademia Militare di Fanteria e Cavalleria di Modena.[3] Nominato sottotenente di complemento, assegnato all'arma di fanteria, entrò in servizio presso la 2ª Compagnia, I Battaglione del 151º Reggimento fanteria della Brigata Sassari.[3] Raggiunse il suo reparto al fronte, sul basso Isonzo, partecipando alla terza battaglia dell'Isonzo sul Carso,[3] partecipando agli attacchi che portarono alla conquista delle trincee delle Frasche e dei Razzi. Prese parte alle fasi finali della battaglia degli Altipiani[3] (maggio-giugno 1916), distinguendosi durante la controffensiva italiana nel Trentino. Promosso tenente nel mese di settembre, l'anno successivo seguì il suo reparto mandato a combattere sull'altopiano della Bainsizza.[2] Nell'ottobre 1917 assunse il comando della 6ª Compagnia, venendo promosso capitano per merito di guerra subito dopo.[3] In seguito all'esito negativo della battaglia di Caporetto prese parte alle fasi di ripiegamento, distinguendosi per il coraggio e il sangue freddo nel contrastare il nemico sull'Isonzo, e sul Tagliamento, e sul Monte Melago, nell'altopiano di Asiago.[2] Durante la prima delle due battaglie dei Tre Monti (28-31 gennaio 1918) prese parte ai durissimi combattimenti sul Col del Rosso[5] e a Case Melaghetto, respingendo il nemico dalle posizioni appena conquistate. Rimasto l'unico capitano in vita del III Battaglione,[4] ne divenne comandante, guidando i suoi uomini di nuovo all'assalto. Cadde colpito al cuore da un proiettile di mitragliatrice l'ultimo giorno di battaglia.[2] Il suo corpo, a causa dell'intenso fuoco di artiglieria, fu recuperato solamente il 1 febbraio, venendo sepolto nel cimitero di Fontanelle (Conco),[5] sotto un piccolo obelisco di pietra, vicino alla tomba del suo comandante di reggimento, il colonnello Giovanni Antonio Aprosio.[5] Per onorarne il coraggio, con Decreto Luogotenenziale del 29 maggio 1919 fu decretata la concessione della Medaglia d'oro al valor militare alla memoria, ed inoltre l'università di Macerata gli conferì ad honorem la laurea in giurisprudenza.[5]

Nel settembre 1924, alla presenza dei suoi genitori e familiari, la salma venne riesumata per essere traslata nella tomba di famiglia a Macerata, dove fu tumulata il 1 ottobre e si trova tuttora.[5] Gli furono intitolate le scuole elementari di Fontanelle di Conco.[4]

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Medaglia d'oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Con irresistibile slancio, alla testa della propria compagnia, si impadroniva dì una importante posizione, facendovi numerosi prigionieri e catturando armi e munizioni. Assunto, quindi, il comando di un battaglione, il cui comandante era stato ferito, continuava nella intelligente ed ardita sua opera con unità di concezione e con affascinante valore. Ferito al viso e ad una gamba da schegge di granata a mano, incurante di sé, non si allontanava, unico capitano superstite, dal suo posto di combattimento. Nei giorni successivi, sempre infaticabile ed imperterrito, validamente contribuiva a mantenere linee estremamente esposte ai tiri avversari, infondendo, con vibrante parola e fulgido esempio, fede e coraggio ai dipendenti. Marciava, infine, ad un nuovo attacco, primo fra i primi, raggiungendo nuove posizioni, sulle quali, colpito dai piombo nemico, immolava gloriosamente la vita. Col del Rosso, 28 - 31 gennaio 1918
— Decreto Luogotenenziale 29 maggio 1919[6]
Medaglia commemorativa della guerra 1915-1918 - nastrino per uniforme ordinaria
Medaglia a ricordo dell'Unità d'Italia - nastrino per uniforme ordinaria
Medaglia interalleata della Vittoria - nastrino per uniforme ordinaria

Note[modifica | modifica wikitesto]

Annotazioni[modifica | modifica wikitesto]


Fonti[modifica | modifica wikitesto]

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Gaetano Carolei, Guido Greganti e Giuseppe Modica, Le Medaglie d'oro al Valor Militare 1918, Roma, Tipografia regionale, 1968.
  • Massimo Coltrinari e Giancarlo Ramaccia, 1918. L’anno della gloria: Dalla battaglia d'arresto, alla battaglia del Solstizio, alla vittoria, Roma, Edizioni Nuova Cultura, 2018.
Periodici

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