Emanuele Balbo Bertone di Sambuy

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Emanuele Balbo Bertone
NascitaChieri, 9 agosto 1886
MorteKuźnica Żelichowska, 28 gennaio 1945 (58 anni)
Cause della morteassassinio
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Italia
Forza armata Regio Esercito
ArmaRegia Accademia Militare di Fanteria e Cavalleria di Modena
Anni di servizio1909-1945
GradoGenerale di brigata
GuerreGuerra italo-turca,
Prima guerra mondiale,
Seconda guerra mondiale
CampagneFronte italiano (1915-1918)
DecorazioniOnorificenze
Studi militariRegia Accademia Militare di Fanteria e Cavalleria di Modena
dati tratti da Generals[1]
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Emanuele Balbo Bertone di Sambuy[2] (Chieri, 9 agosto 1886Kuźnica Żelichowska, 28 gennaio 1945) è stato un generale italiano, trucidato dai nazisti a Schelkowhammer (oggi Kuźnica Żelichowska), in Polonia, durante una marcia della morte.

Il suo assassinio avvenne dopo l'evacuazione dell'Offizierlager 64/Z di Schokken, nel quale Balbo Bertone era stato deportato assieme ad altri duecento ufficiali generali italiani fatti imprigionare dal Reich nazista dopo l'8 settembre 1943 per non essersi voluti piegare al nazifascismo al momento dello sbando dell'esercito italiano.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Di famiglia aristocratica, il padre era Raimondo, conte di Sambuy che morì prima della nascita del figlio, nacque a Chieri il 9 agosto 1886. Fu avviato alla carriera militare iniziando a frequentare la Regia Accademia Militare di Fanteria e Cavalleria di Modena da dove uscì con il grado di sottotenente, in forza all'arma di cavalleria, il 19 settembre 1909 assegnato in servizio presso il Reggimento "Piemonte Cavalleria". Partecipò col suo reggimento alla guerra italo-turca, dove ottenne una medaglia di bronzo al valor militare per essersi distinto in ripetuti combattimenti: Messri, 26 novembre 1911 – Ain Zara, 4 dicembre 1911 Zanzur, 8 giugno 1912.

Il 17 ottobre 1912, con il grado di tenente, divenne l'ufficiale di ordinanza del tenente generale Pietro Frugoni. Promosso capitano prese parte alla prima guerra mondiale, ed al comando della Batteria Bombarde da 240, in seno al suo reggimento, fu insignito di una seconda medaglia di bronzo al valor militare.

Al termine della guerra, a sua domanda, fu collocato in aspettativa per riduzione quadri, dal 1º luglio 1920, rientrando alla sua residenza a Torino. Rientrò in forza al Regio Esercito come tenente colonnello per richiamo temporaneo il 5 ottobre 1935 (nel frattempo era stato, il 31 marzo 1926, promosso al grado di maggiore) venendo assegnato alla Zona militare di Torino.

Ricollocato in congedo, divenuto colonnello il 1º gennaio 1938, all'inizio della seconda guerra mondiale, il 12 giugno 1940 venne richiamato in servizio ed assegnato alla casa di Sua Altezza Reale il Principe di Piemonte.

Permase con il Principe anche dopo la promozione a generale di brigata della riserva, avvenuto il 1º gennaio 1942, e dal 31 ottobre seguente fu assegnato a Tempio Pausania al comando della IV Brigata costiera. Rimase in Sardegna sino al 24 marzo 1943, quando rientrò a Torino, presso la locale difesa territoriale per incarichi speciali prima e al tribunale militare di Firenze, quale presidente, poi.

A Firenze lo colse la promulgazione dell'armistizio dell'8 settembre 1943 e fu catturato dai tedeschi il 22 dello stesso mese, e tradotto a Schokken, presso il campo di concentramento 64Z.

La marcia della morte[modifica | modifica wikitesto]

Pietra d'inciampo

Quando a metà gennaio 1945 l'armata sovietica era ormai sulla Vistola, i nazisti decisero l'evacuazione del campo con trasferimento degli internati a Luckenwalde, località a sud di Berlino. Iniziava così una delle tante marce della morte, con la colonna dei generali che viene divisa in più tronconi. Assieme ad altri sedici compagni di prigionia, Balbo Bertone si fermò con alcuni compagni, durante il cammino, in una taverna alla ricerca di cibo: vennero notati da un sottufficiale della Luftwaffe e denunciati alle SS.

Fu a Kuźnica Żelichowska, prima che la marcia potesse riprendere, che - sotto gli occhi di donne polacche e deportati atterriti - avvenne la carneficina per coloro che non erano in grado di camminare. Il primo a cadere sotto il fuoco nazista fu il generale Carlo Spatocco; poi venne la volta del generale Emanuele Balbo Bertone; quindi toccò ad Alberto Trionfi essere ucciso, e dopo di lui ai generali Alessandro Vaccaneo, Giuseppe Andreoli e Ugo Ferrero.

Al generale di brigata della riserva Balbo Bertone fu assegnata una medaglia d'argento al valor militare alla memoria.

È ricordato a Torino da una pietra d'inciampo.

Ascendenza[modifica | modifica wikitesto]

Genitori Nonni Bisnonni Trisnonni
Filippo Balbo Bertone di Sambuy Carlo Emanuele Balbo Bertone, conte di Sambuy  
 
Rosalia Asinari di San Marzano  
Emanuele Balbo Bertone di Sambuy  
Giuseppina San Martino della Motta  
 
 
Raimondo Balbo Bertone di Sambuy  
Gaspard Marie Amédée de Chabrol-Tournoëlle Guillaume Michel de Chabrol-Tournoëlle  
 
Victoire de Saulieu-Saincaize  
Henriette de Chabrol-Tournoëlle  
Marie Provost de Saulty Philippe de Saulty  
 
Marie Adélaïde Josèphe Pruvost  
Emanuele Balbo Bertone di Sambuy  
Ferdinando Arborio Gattinara di Breme, I duca di Sartirana Filippo Arborio di Gattinara  
 
Marianne d'Hallot des Hayes  
Alfonso Arborio di Gattinara, II duca di Sartirana  
Maria dal Pozzo della Cisterna Giuseppe Alfonso dal Pozzo, IV principe di Cisterna d'Asti  
 
Anna Teresa Teodora Balbo Bertone di Sambuy  
Barbara Ferdinanda Arborio di Gattinara  
Paolo Rescalli, marchese di Villa Cortese Alessandro Rescalli, marchese di Villa Cortese  
 
Giuditta Canzi  
Teresa Rescalli  
Anna Gropallo Angelo Vincenzo Gropallo, marchese  
 
Laura Pertusati  
 

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Medaglia d'argento al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Durante una faticosa marcia, effettuata in condizioni disastrose per difficoltà di rifornimenti e inclemenza di stagione, disposta dal comando tedesco per sottrarlo con altri generali italiani all'avanzata russa per quanto debilitato da oltre un anno di dura prigionia ed estenuato dalle fatiche, riusciva a fuggire. In paese ostile riconosciuto dalla popolazione veniva catturato e riconsegnato alle SS. Ripresa la marcia e caduto per spossatezza lungo il percorso veniva barbaramente trucidato. Shelkiov, 28 gennaio 1945
— Regio Decreto 9 maggio 1946[3]
Medaglia di bronzo al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«In ripetuti combattimenti disimpegnò la sua carica di ufficiale d’ordinanza del Comandante del Corpo d’Armata Speciale, con molta attività, slancio e coraggio personale, portando ordini ed avvisi ed assumendo informazioni in zone esposte al fuoco nemico. Messri, 26 novembre 1911 – Ain Zara, 4 dicembre 1911 Zanzur, 8 giugno 1912
Medaglia di bronzo al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Nei combattimenti del 4, 5 e 23 agosto 1916 in Val Travignolo, condusse al fuoco con molto valore la batteria bombardieri da lui da poco formata, eseguendo ardite ricognizioni e scegliendo pericolosissimi osservatori, mentre le perdite subite e le ricompense meritate dai suoi dipendenti fanno fede dell’intensità dell’azione alla quale la batteria prese parte
Medaglia commemorativa della guerra italo-turca - nastrino per uniforme ordinaria
Medaglia commemorativa dell'Unità d'Italia - nastrino per uniforme ordinaria
Medaglia commemorativa italiana della vittoria - nastrino per uniforme ordinaria
Medaglia commemorativa della guerra 1915-1918 - nastrino per uniforme ordinaria

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Generals.
  2. ^ [1] genealogia
  3. ^ Registrato alla Corte dei Conti il 9 giugno 1946, guerra, registro 8, foglio 228.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Luca Frigerio, Noi nei lager: testimonianze di militari italiani internati nei campi nazisti (1943-1945), Milano, Paoline Editoriale Libri, 2008, ISBN 88-315-3355-X.
  • (EN) Charles D. Pettibone, The Organization and Order of Battle of Militaries in World War II Volume VI Italy and France Including the Neutral Countries of San Marino, Vatican City (Holy See), Andorra, and Monaco, Trafford Publishing, 2010, ISBN 1-4269-4633-3.
  • (DE) Gerhard Schreiber, Die italienischen Militärinternierten im deutschen Machtbereich (1943-1945), Munchen, R.Oldenbourg Verlag Gmbh, 1990, ISBN 3-486-59560-1.
Periodici
  • Attilio Claudio Borreca, L'eccidio di Schelkow, in Rassegna dell'Esercito, n. 3, Roma, Stato Maggiore dell'Esercito, maggio-giugno 2008.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]