Discussioni utente:Wentosecco/Piante

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«Seguendo l'etimologia del nome, la Ciociaria è la terra delle ciocie per antonomasia, calzature composte da un rettangolo di cuoio e da una pezza di panno (che si adattavano al piede e al polpaccio per mezzo di stringhe). Erano una sorta di stivali a punta rialzata (detta ciafrocca), abbastanza leggeri da garantire libertà di movimento, ma anche così resistenti da poter calpestare rovi e pietre, modellandosi di volta in volta sulle asperità del terreno.

Una terra splendida ma tutt'altro che "facile", quella ciociara: fertile solo nei fondovalle, frazionata dalle montagne, contesa in ogni epoca e perciò costretta più volte a ridisegnare i suoi confini. Eppure oggi come sempre i suoi abitanti formano una vera e propria nazione in pectore, compresi quelli trapiantati in un altrove che può essere Roma come New York: uniti soprattutto dal senso di appartenenza a un "grande e solenne paese pagano e cattolico", come sintetizzò felicemente Carducci.

Il tratto distintivo di questa civiltà è proprio la familiarità col sacro: un filo ininterrotto di spiritualità, arte, cultura unisce le acropoli arcaiche dedicate a Saturno alle cattedrali di Anagni e Alatri, o ai conventi benedetttini in cui nacque il monachesimo occidentale. A Subiaco, spesso considerata parte della Ciociaria, sorgono i due monasteri di Santa Scolastica e San Benedetto;

Alatri - Santa Maria Maggiore

in quest'ultimo, sotto due chiese sovrapposte affrescate mirabilmente da artisti di scuola senese e umbra, è racchiuso il Sacro Speco, la grotta in cui il santo trascorse tre anni in eremitaggio prima di tornare a condividere la sua fede col mondo. Ancora oggi è facile capire perché questo luogo affascinante, sospeso sull'alta valle dell'Aniene, sia stato scelto per la meditazione più estrema.

Seconda fondamentale tappa è l'Abbazia di Montecassino, che Benedetto fondò nel 529 sulle rovine di un tempio di Apollo; da piccolo oratorio divenne in breve un faro di civiltà, che ci ha trasmesso molte tra le pagine più importanti della cultura universale, copiate dai monaci su codici di pergamena. Come è noto, Montecassino è stata ricostruita secondo le linee originarie dopo i bombardamenti del 1944; a rifletterne l'immagine più antica restano le oreficerie e i paramenti del Tesoro, i volumi della biblioteca, l'archivio in cui è conservato anche il famoso Placito capuano, il primo documento in lingua italiana volgare.

Tra le grandi abbazie ciociare c'è poi quella duecentesca di Casamari, in territorio di Veroli, edificata dai Cistercensi nel particolare stile che era prerogativa del loro ordine: un gotico quasi del tutto privo di ornamenti, in cui la semplicità della pietra spoglia si fa capolavoro. Un gioiello è anche la Certosa di Trisulti, che dista circa sette chilometri da Collepardo, sui monti Ernici; qui il panorama riempie gli occhi quanto la chiesa barocca e la farmacia settecentesca del convento, affrescata e completa di arredi.

OItre che di monasteri, la mappa storica della regione è costellata di antichissime città arroccate, che conservano le vestigia di popoli preromani. Le Acropoli degli Ernici e dei Volsci sono cinte da mura poligonali: tale fortezze, definite ciclopiche per l'imponenza delle costruzioni, risultarono inespugnabili persino ai Romani ai tempi delle guerre laziali. Mura che ad Arpino si fondono con le case di Civitavecchia, il suggestivo borgo che fu il primo nucleo della città; che si ammirano particolarmente ben conservate a Ferentino, dove sfiorano i resti del teatro romano. Tra tutte però quelle meglio conservate e più belle sono sicuramente quelle dell'Acropoli di Alatri, la cui origine si fa risalire a popolazioni prossime agli Ittiti ed alla cultura micenea.

Sempre ad Alatri è notevole la collegiata di Santa Maria Maggiore, una delle più belle creazioni del Romanico laziale.

Accanto alla passeggiata archeologica si snoda quella medievale, che è quanto mai ricca e tocca gran parte dei comuni della Ciociaria: ci porta ad esempio a scoprire Borgo San Leucio, il rione più antico di Veroli, e il trecentesco Palazzo Cantelmi di Atina; la chiesa di Santa Maria della Libera ad Aquino e la rocca di Fumone (dove morì prigioniero Celestino V, il papa del dantesco "gran rifiuto"); le mura turrite di Boville Ernica e di Vico nel Lazio. Ci conduce soprattutto ad Anagni, che dopo essere stata la capitale degli Ernici divenne una delle residenze predilette dei pontefici romani. La città di Bonifacio VIII affascina per il suo centro storico di impronta duecentesca e aristocratica, e per la cattedrale di Santa Maria: splendida per l'eleganza del prospetto romanico, per le sculture della Cappella Caetani, per gli affreschi di matrice ancora bizantina.»

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