Clemente Gatti

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Clemente Gatti, nome vero Ernesto Domenico (Caselle di Pressana, 16 febbraio 1880Saccolongo, 6 giugno 1952), è stato un presbitero e religioso italiano.

Formazione[modifica | modifica wikitesto]

Giovanissimo entrò nel convento dei frati francescani di Lonigo (VI).

Emise la professione solenne il 17 settembre 1903 con il nome di Clemente; il suo nome anagrafico era Ernesto Domenico. Completato brillantemente il corso teologico all'ateneo Antonianum di Roma, fu ordinato sacerdote il 2 aprile 1904.

Primo periodo in missione[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1909, quando la Transilvania faceva ancora parte dell'Ungheria, i superiori vi inviarono padre Clemente, diventato lettore in teologia, a Hunedoara, dove si trattenne quattro anni ad insegnare la materia nello studentato francescano.

La prima guerra mondiale[modifica | modifica wikitesto]

All'inizio della prima guerra mondiale rientrò in Italia e fu chiamato alle armi come cappellano militare.

Per il suo comportamento in guerra fu decorato "per meriti militari" da Emanuele Filiberto di Savoia, duca d'Aosta, comandante dell'invitta III Armata.

Fu quindi ministro e definitore provinciale e prefetto degli studi nonché custode del convento delle Vigne a Venezia.

Secondo periodo in missione[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1937 tornò in Transilvania, nel frattempo diventata romena.

Con l'avvento del comunismo (1945) e la persecuzione religiosa, padre Gatti fu deportato ad Alba Iulia.

Il 7 febbraio 1950 il padre Antonio Mantica, fondatore della Chiesa degli Italiani di Bucarest e suo parroco, fu costretto dalle autorità comuniste a rientrare in Italia, come rettore della chiesa fu nominato, quindi, padre Clemente Gatti.

In Romania viveva prima della guerra una prospera comunità italiana composta di decine di migliaia di persone (60.000 circa), poi assottigliatasi a seguito delle persecuzioni politiche con l'accusa di tramare con la capitalista Italia contro la sovietica Romania.

Intensificandosi la persecuzione religiosa, fu consigliato a padre Gatti di rientrare anche lui in Italia, ma si rifiutò.

Scriveva:

«Ho settant'anni più otto mesi e tanto basta. Lavoro quanto posso per i poveri connazionali che sono privi di tutto: senza vesti, senza scarpe, senza pane, senza legna da scaldarsi e senza medicine.»

Il 15 febbraio 1951 scriveva:

«Tutti i vescovi cattolici di rito latino e di rito bizantino sono in carcere; mi arrestino pure, mi processino. Il mio restare salverà agli italiani la loro bella chiesa ed avrò compiuto il mio dovere, sacrificandomi per essa e per il nostro popolo.»

L'arresto[modifica | modifica wikitesto]

L'8 marzo padre Clemente veniva arrestato e quindi sottoposto a processo davanti al Tribunale militare di Bucarest, dall'11 al 17 settembre 1951: il cosiddetto Processo di un gruppo di spie, traditori e cospiratori, al servizio del Vaticano e del Centro di Spionaggio Italiano.

Con padre Gatti sedevano sul banco degli imputati i vescovi di Pacha, Schubert e Boroc, alcuni civili (Giorgio Sandulescu, Lazzaro Stefanescu, Giuseppe Waltner, Giorgio Heber, Pietro Topa e il cittadino italiano Eraldo Pintori della Legazione italiana in Romania).

Tutti, a seguito delle torture cui furono sottoposti, si dichiararono colpevoli. Schubert, Boroc, Sandulescu, Stefanescu furono condannati all'ergastolo. Pacha a 18 anni, padre Gatti e Waltner a 15 anni, Heber a 12, Topa a 10.

Il ritorno[modifica | modifica wikitesto]

Su pressione del Governo italiano viene rilasciato, in aprile del 1952 viene trovato alla stazione ferroviaria di Vienna, nello scompartimento di un treno proveniente dalla Romania. Era paralizzato e senza parola, disfatto e allucinato. Era affetto da numerose e fetide piaghe da decubito e dalla fuoriuscita della spina dorsale per quasi tutta la sua lunghezza, dopo essere stato ricoverato in una clinica a Vienna, viene trasportato il 15 maggio nell'infermeria, da poco aperta dai frati Francescani a Saccolongo, era in grado di emettere solo qualche incomprensibile mugolio. Dopo 3 settimane morì, sepolto nella cappella di San Francesco del convento di San Pancrazio a Barbarano Vicentino.

Sulla sua tomba si legge: «Padre Clemente Gatti, eroe della fede in Romania».

La Romania lo riabilita[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1997 il Governo rumeno chiede scusa per il trattamento subito da Clemente Gatti da parte delle autorità rumene e ne decreta la riabilitazione civile.

Canonizzazione[modifica | modifica wikitesto]

Nel 2002 la diocesi di Padova avvia il processo di canonizzazione.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Francesco Molinari, Padre Clemente Gatti, eroe della fede in Romania, La Salette editore, Gaifana (Perugia), s.i.d.
  • Francesco Molinari, Parintele Clemente Gatti, martir al credintei in Romania, Asociata Ecumenica editrice, Bucuresti, s.i.d.
  • Eraldo Pintori, Memorie. Carcerato in Romania, editrice La Salette, Assisi, 1992.
  • Giulio Vignoli, Gli Italiani dimenticati, Giuffrè editore, Milano, 2000.
  • Fra Claudio Bratti, Padre Clemente Gatti, Martire della fedeltà alla sede di Pietro in Romania, Monselice, 2000.
  • Claudio Bratti ofm, Padre Clemente Gatti, un francescano tra gli emigrati italiani di Romania, Bucarest, Istituto Italiano di Cultura, 2010.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]