Chiesa di San Leonardo (Cembra Lisignago)

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Chiesa di San Leonardo
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneTrentino-Alto Adige
LocalitàLisignago (Cembra Lisignago)
Coordinate46°09′23.2″N 11°11′06.3″E / 46.156444°N 11.185083°E46.156444; 11.185083
Religionecattolica
TitolareLeonardo di Noblac
Arcidiocesi Trento
Consacrazione25 aprile 1444[1][2][3]

La chiesa di San Leonardo è un luogo di culto cattolico situato a valle del paese di Lisignago, in provincia autonoma di Trento; è sussidiaria della parrocchiale di San Biagio e fa parte dell'arcidiocesi di Trento[3]. Intitolata a san Leonardo di Noblac[4], la sua prima attestazione risale al 25 aprile 1444, giorno della sua consacrazione[1][2].

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Vista aerea della chiesa di San Leonardo sul dosso

La chiesa sorge probabilmente sul sito di un fortilizio medievale, assaltato e distrutto per motivi sconosciuti dalla comunità di Cembra come scritto in un documento, datato 25 aprile 1262, conservato nell'archivio del castel Coira[1][2][3]. Non è nota la data di inizio della sua costruzione (forse nel XIV o nel XV secolo) mentre, grazie a una pergamena custodita nell'archivio curaziale di Lisignago, si conosce quella della sua consacrazione, il 25 aprile 1444; il documento riporta anche che a consacrarla fu fra Giovanni, appartenente all'Ordine dei frati minori e suffraganeo del vescovo di Trento Alessandro di Masovia[1][2][3].

Secondo Nicolò Rasmo, la chiesetta era anticamente meta di pellegrinaggio per gli abitanti dei dintorni ed oltre, che vi portavano vari ex voto da appendere alle pareti[5]. A seguito di questa venerazione[5], tra il 1450 e il 1475 la chiesa venne abbellita con affreschi realizzati da un anonimo maestro tirolese chiamato "Maestro di Lisignago", e alla fine del secolo venne anche allungata verso est, con la costruzione del presbiterio gotico tuttora presente[3]. La chiesa conteneva anticamente tre altari, attestati fino ad almeno il 1749: quello maggiore (tuttora presente, ma spostato verso l'ingresso) e due laterali, dedicato uno a sant'Orsola, l'altro ai santi Fabiano e Sebastiano[6].

Nei secoli successivi, la chiesa fu oggetto di altri rimaneggiamenti, molti dei quali non particolarmente importanti e in parte ricordati da una targa in malta sulla facciata; tra i vari lavori sono da riportare l'apertura delle due finestre frontali nel 1592 e l'erezione del portico nel XIX secolo, entrambi però incerti[3]. L'ultimo intervento, nel 1990, è stato il restauro degli affreschi della navata seguito da una bonifica della zona circostante[3] (in occasione della quale è stato realizzato un punto panoramico e migliorato il sentiero d'accesso con l'installazione di luci e la posa di un lastricato e tabelle informative).

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

L'interno

Esterno[modifica | modifica wikitesto]

La chiesa è a pianta rettangolare con abside poligonale; presenta una facciata a due spioventi, preceduta da un ampio portico sostenuto da due pilastri sotto il quale si trovano il portale ad arco acuto e due finestre rettangolari asimmetriche[3][7]; sotto quella di destra è posta un'elemosiniera in pietra, probabilmente inserita successivamente[7]. Altre due finestre sono ricavate nella parete destra dell'abside, mentre il resto delle pareti è liscio e cieco[3]. Sopra la facciata, sul colmo, s'innalza un piccolo campanile a vela contenente una singola campana[3][7]; questa, prodotta nel 2002 da una fonderia Marola di Torri di Quartesolo (VI), reca decorazioni raffiguranti san Leonardo e fiori dell'erba miseria e la scritta Flumen ed rura, vox mea fideliumque preces - ab antiquo, hodie et semper - trinitatem et divum Leonardum simul honorant A.D. MMII ("Il fiume e le campagne, il mio suono e la preghiera dei fedeli - da tempi lontani e al presente e all'avvenire - insieme danno lode alla Trinità e al Santo Leonardo")[7].

Il tetto della chiesa è a doppia falda e ricoperto di scandole; quello del portico invece è a tre falde, coperto da lastre di porfido[3].

Interno[modifica | modifica wikitesto]

L'interno è a navata unica, lunga 9,45 metri e larga 5,05, ribassata di tre gradini rispetto al sagrato e pavimentata in cemento; le pareti sono lisce, affrescate, ed è coperta da un soffitto piano in legno[3][7]. Il presbiterio, che si conclude con l'abside poligonale costruito nella fine del XV secolo, è coperto da una volta a stella e preceduto da un arco santo a sesto acuto[3][7]; sulla chiave di volta dell'abside è presente il monogramma di Cristo[7].

Ai due lati dell'arco santo si trovano dei rialzamenti in muratura massiccia, che ospitavano probabilmente gli altari laterali[7]. Su quello di destra venne successivamente posta un'edicola che ospitava una scultura lignea tardo-gotica di origine altoatesina del XV-XVI secolo raffigurante una Madonna con Bambino, pesantemente rimaneggiata nel corso degli anni fino a comprometterne l'integrita e infine rubata nel 1960[7]. Al suo posto si trova ora una campana proveniente dalla parrocchiale di Lisignago, prodotta a Bressanone nel 1735 e unica superstite alle requisizioni effettuate dagli austriaci durante la prima guerra mondiale; destinata alla chiesetta di San Leonardo nel 1930, venne sostituita (poiché danneggiata) nel 2002; su di essa appare la scritta Ecce crucem Domini fugite partes adversae Vicit Leo de tribu Iuda radix David alleluia ("Ecco la croce del Signore: fuggano i suoi nemici. Il leone di Giuda, il germoglio di Davide ha vinto Alleluia!")[7].

All'ingresso, sulla destra, è posto un altare ligneo policromo, Seicentesco e di stile barocco-rococò[7][8]; la pala che era contenuta al suo interno, di autore ignoto e risalente alla seconda metà del Seicento, raffigurava la Madonna col Bambino affiancata da san Leonardo e forse da san Marco[7][8]; essa è stata trafugata nel settembre 1978 insieme ad altre parti decorative dell'altare ed è sostituita da una copia realizzata seguendo fotografie dell'originale[7].

Sulle due pareti laterali della navata sono presenti affreschi risalenti alla fine del XV secolo, dipinto dal cosiddetto "Maestro di Lisignago", un pittore tirolese[3] che operò in varie altre chiese della valle dell'Avisio[8][9]. È plausibile un affresco fosse presente anche sulla parete di fondo, poi distrutta durante i lavori di allungamento della chiesa a fine Quattrocento[9].

Affreschi della parete destra[modifica | modifica wikitesto]

L'affresco dell'Ultima Cena sulla parete destra
I primi due affreschi della parete sinistra: sant'Orsola e compagne e la Madonna della Misericordia

La parete destra è quasi interamente occupata da un'Ultima Cena[10][11]. I personaggi raffigurati, identificati dai nomi posti sulla cornice superiore, sono (da sinistra) Andrea, Matteo, Giacomo il Maggiore, Paolo, Simone, Cristo, Giovanni, Pietro, Bartolomeo, Giacomo il Minore, Filippo e Tommaso, a cui si aggiunge Giuda Iscariota rappresentato al lato opposto del tavolo[10]. Come si può notare, manca l'apostolo Giuda Taddeo, qui sostituito da san Paolo[10]. L'affresco rappresenta il momento successivo a quello in cui Cristo rivela che uno degli apostoli lo tradirà: Giovanni è infatti chino su di lui mentre Pietro alza le mani con un gesto di sorpresa, e Cristo sta offrendo il boccone a Giuda Iscariota; gli altri apostoli non sembrano coinvolti nella scena, e proseguono nella cena normalmente, mangiando o conversando[10].

Cristo è raffigurato con una tunica rosa, e i vari apostoli sono rappresentati con le fattezze e gli attributi tipici. Giuda Iscariota, oltre ad essere messo in disparte e ad essere più piccolo rispetto agli altri, è raffigurato di profilo (simbolo di imperfezione), e con capelli rossi (colore del diavolo) e aureola nera, a richiamarne la malvagità[10].

La tavola è di forma rettangolare e coperta con una tovaglia di cui si conserva ancora parte del motivo a diamantina; su di essa si notano svariati oggetti ben riconoscibili: oltre infatti a piatti, coltelli, pesci, pagnotte, di fronte a Cristo vi sono il calice con la patena e un piatto con sopra un agnello; sono presenti altresì dei bretzel e dei Krautstrunk (un tipo di bicchiere in voga tra il Quattrocento e il Cinquecento), entrambi elementi tipici della cultura tedesca da cui proveniva l'artista[10].

Il secondo affresco della parete destra, situato nella parte più vicina al presbiterio, raffigura san Leonardo, titolare della chiesetta, e sant'Elena[11][12]. San Leonardo è rappresentato con tonsura e abiti monacali, mentre regge un libro nella mano sinistra e delle catene nella destra[12]; sant'Elena è dipinta mentre sostiene la Vera Croce, è vestita con un sontuoso abito rosso sormontato da una pelliccia d'ermellino, e porta una corona trilobata e gemmata[12]. La presenza di sant'Elena è insolita e non se ne conosce il motivo; forse la chiesa conservava una reliquia della Croce, oppure era stata richiesta esplicitamente dal committente dell'affresco[12].

Affreschi della parete sinistra[modifica | modifica wikitesto]

L'affresco della Trinità

Sulla parete sinistra vi sono quattro affreschi, che assieme occupano lo stesso spazio dei due di destra[11]. Il primo raffigura sant'Orsola in compagnia di dieci vergini, in rappresentanza delle undicimila con cui sarebbe stata martirizzata secondo la tradizione cattolica; la santa, che porta sul capo una corona trilobata simile a quella della sant'Elena sulla parete opposta, tiene in una mano una croce astile dalla quale sventola la bandiera crociata, e nell'altra una lancia[11][13]. Orsola ha una tunica rossa e un mantello verde e giallo; le altre vergini, che hanno tutte le stesse fattezze, portano tutte il mantello e hanno un'aureola ciascuna, più piccola comunque di quella della santa[13].

Il secondo affresco rappresenta la Madonna della Misericordia che, coronata e aureolata, allarga il suo mantello per accogliere sotto di sé i fedeli[13][11]; la Vergine regge in entrambe le mani due corone e alle sue spalle due angeli l'aiutano a tenere aperto il mantello[13]. La parte inferiore dell'affresco è rovinata dall'umidità e si possono solo intuire le sagome dei fedeli di ogni tipo (da alti esponenti del clero, tra cui un papa, fino a normali popolani)[13][11].

Il terzo affresco è una peculiare rappresentazione della Trinità: le tre figure (Padre, Figlio e Spirito Santo) sono raffigurate come tre uomini, seduti su un trono giallo: mentre si notano chiaramente tre busti (con relative braccia e testa avvolta da un'aureola crucigera), essi appaiono uniti alla vita, poiché la figura ha due sole ginocchia e due soli piedi; un'ulteriore particolarità è che le fattezze dei tre uomini sono le stesse (laddove invece generalmente differiscono)[14]. Il busto centrale è quello del Padre, con la mano destra alzata in un gesto benedicente e la sinistra che sostiene un libro aperto[14]. Questo tipo di rappresentazione della Trinità, detto "orizzontale e antropomorfo", è abbastanza raro, sia perché non comune in Trentino a prescindere, sia perché esso venne condannato dalla Chiesa cattolica[14].

L'ultimo affresco della parete di sinistra, in parte sciupato, rappresenta di nuovo san Leonardo, con un castello sullo sfondo, nell'atto di liberare dei prigionieri da una gogna[11][14].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d Luigi Sette, p. 11.
  2. ^ a b c d Chistè, p. 12.
  3. ^ a b c d e f g h i j k l m n Chiesa di San Leonardo <Lisignago, Cembra Lisignago>, su Le chiese delle diocesi italiane, Conferenza Episcopale Italiana. URL consultato il 6 luglio 2019.
  4. ^ AA.VV., p. 19.
  5. ^ a b Sette, p. 58.
  6. ^ Chistè, p. 14.
  7. ^ a b c d e f g h i j k l m Chistè, pp. 15-20.
  8. ^ a b c Sette, p. 63.
  9. ^ a b Chistè, pp. 25-27.
  10. ^ a b c d e f Chistè, pp. 31-36.
  11. ^ a b c d e f g Sette, p. 62.
  12. ^ a b c d Chistè, pp. 37-39.
  13. ^ a b c d e Chistè, pp. 40-44.
  14. ^ a b c d Chistè, pp. 45-50.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • AA.VV., ritrovarsi a San Leonardo, Lavis, La Cartotecnica Avisio, 2002.
  • Elisabetta Chistè, La chiesa di San Leonardo, 2007.
  • Guido Sette, S. Leonardo di Lisignago, in Lisignago: note storiche, Associazione culturale lavisana, 1981.

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