Castello di Cosseria

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Castello di Cosseria
Castelli della val Bormida
Il castello nel 2024
Ubicazione
StatoMarchesato di Clavesana
Stato attualeBandiera dell'Italia Italia
RegioneLiguria
CittàCosseria
IndirizzoStrada comunale del castello, Cosseria (SV)
Coordinate44°21′46.03″N 8°13′33.99″E / 44.362786°N 8.226107°E44.362786; 8.226107
Mappa di localizzazione: Nord Italia
Castello di Cosseria
Informazioni generali
Tipocastello-fortezza
Condizione attualeruderi
Informazioni militari
UtilizzatoreDel Carretto
Funzione strategicaProtezione del valico di Montecala tra Cosseria e Millesimo
Termine funzione strategica1553
vedi testo
voci di architetture militari presenti su Wikipedia

Il castello di Cosseria è stato un edificio difensivo situato a 697 m s.l.m.[1] su un rilevo che domina il valico del Montecala a Cosseria, nell'alta val Bormida, in provincia di Savona.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Vista verso la Val Bormida

La località di Cosseria, già nominata nella donazione ad Aleramo (967), entrò nel dominio dei Del Vasto e fu ereditata da Ugo, primo marchese di Clavesana e quindi passò ai Del Carretto. Una prima fortificazione del castello potrebbe risalire al X secolo, ma il castello dovrebbe essere stato realizzato fra il XII e il XIV secolo.[2] Importante presidio del valico del Montecala e delle vie di comunicazione per il Basso Piemonte, nonché rifugio per la popolazione nei periodi bellici, il maniero è citato nelle cronache del 1262 quando Carlo d'Angiò qui si asserragliò nell'assedio compiuto dalle truppe genovesi.

Così come il vicino castello di Millesimo, anche il castello di Cosseria fu posto a disarmo e parzialmente demolito nel 1553 dal Commissario imperiale di Ceva Gerolamo Sacco per impedire che cadesse nelle mani dei nemici.

All'interno di questi ruderi si barricarono nel 1796 le truppe austro-sabaude-croate del colonnello Filippo del Carretto — uno degli ultimi feudatari del territorio — per sfuggire ai numerosi soldati dell'armata napoleonica comandati dal generale Pierre François Charles Augereau (vi partecipò anche il generale Claude-Victor Perrin). I granatieri di Del Carretto, pure senza supporto dell'artiglieria, resistettero due giorni (13 e 14 aprile) cedendo quindi il passo alle truppe di Napoleone in marcia verso la Lombardia. Il marchese, colpito da un colpo di fucile, trovò la morte nel corso dei combattimenti.[3] L'episodio venne richiamato da Giosuè Carducci nella Bicocca di San Giacomo.[4]

Le rovine del castello sono state restaurate e messe in sicurezza tra il 2009 e il 2013 grazie ad un finanziamento europeo del P.O.R. ed a risorse del Comune di Cosseria. L'edificio è stato riaperto al pubblico nel giugno del 2013 alla presenza del governatore della Liguria Claudio Burlando.[5]

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

I ruderi della cappella castrense

La struttura del castello si presentava a pianta poligonale, un corpo centrale e due cinte di mura; la prima è ancora ben visibile e di cui rimane una parte dell'ingresso, la seconda proteggeva la valle e la punta del colle.

Sono ancora visibili le volte dei sotterranei - quasi certamente utilizzati come depositi e prigioni - il basamento di una torre d'avvistamento (abbattuta) e parte di una cappella.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ IGM, carta 1:25.000.
  2. ^ I Castelli della Liguria, Genova, Stringa 1972, vol. II, p. 338.
  3. ^ Vittorio Scati, Studi di storia acquese, in Rivista di storia, arte, archeologia per le province di Alessandria e Asti, Società di storia, arte, e archeologia per le provincie di Alessandria e Asti, 1897, p. 63, ISBN non esistente. URL consultato il 30 marzo 2024.
  4. ^ Vito Antonio Vitale, Del Carretto, in Enciclopedia italiana, Istituto Treccani, 1931. URL consultato il 30 marzo 2024.
  5. ^ Inaugurato il castello restaurato di Cosseria, in IlNazionale.it, 17 giugno 2013. URL consultato il 30 marzo 2024.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Cartografia

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]