Inquinamento luminoso: differenze tra le versioni

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Il danno economico è dovuto principalmente allo spreco di [[energia elettrica]] impiegata per illuminare inutilmente zone che non andrebbero illuminate, come la [[volta celeste]], le facciate degli edifici privati, i prati e i campi a lato delle strade o al centro delle rotatorie. Anche per questo motivo uno dei temi trainanti della lotta all'inquinamento luminoso è quello del [[risparmio energetico]]. La spesa energetica annua per illuminare l'ambiente notturno è dell'ordine del miliardo di euro, non contando le spese di manutenzione degli apparecchi, sostituzione delle lampade, installazione di nuovi impianti.
Il danno economico è dovuto principalmente allo spreco di [[energia elettrica]] impiegata per illuminare inutilmente zone che non andrebbero illuminate, come la [[volta celeste]], le facciate degli edifici privati, i prati e i campi a lato delle strade o al centro delle rotatorie. Anche per questo motivo uno dei temi trainanti della lotta all'inquinamento luminoso è quello del [[risparmio energetico]]. La spesa energetica annua per illuminare l'ambiente notturno è dell'ordine del miliardo di euro, non contando le spese di manutenzione degli apparecchi, sostituzione delle lampade, installazione di nuovi impianti.

== Mappatura ed estensione del fenomeno ==
Negli ultimi anni si è assistito ad una crescente attenzione del mondo scientifico al problema dell'inquinamento luminoso. In effetti per molto tempo non si è riusciti nemmeno ad inquadrarlo nei termini propri dell'inquinamento, focalizzandosi soltanto sull'aspetto relativo alla perdita economica dovuta ad una illuminazione inefficiente.

Lo studio più recente, pubblicato sulla rivista Science Advances nel giugno 2016<ref>{{Cita pubblicazione|nome=Fabio|cognome=Falchi|data=2016-06-01|titolo=The new world atlas of artificial night sky brightness|rivista=Science Advances|volume=2|numero=6|pp=e1600377|lingua=en|accesso=2016-06-14|doi=10.1126/sciadv.1600377|url=http://advances.sciencemag.org/content/2/6/e1600377|nome2=Pierantonio|cognome2=Cinzano|nome3=Dan|cognome3=Duriscoe}}</ref>, ne ha effettuato la più accurata mappatura attualmente possibile evidenziando la gravità di un fenomeno che interessa ormai la quasi totalità delle aree urbane estendendosi poi per centinaia di chilometri da queste ultime.


== La disciplina dell'inquinamento luminoso in Italia ==
== La disciplina dell'inquinamento luminoso in Italia ==

Versione delle 13:05, 14 giu 2016

Composizione di immagini satellitari della Terra di notte. Fonte NASA e NOAA.

L'inquinamento luminoso è un'alterazione dei livelli di luce naturalmente presenti nell'ambiente notturno. Questa alterazione, più o meno elevata a seconda delle località, provoca danni di diversa natura: ambientali, culturali ed economici. La definizione legislativa più utilizzata (vedi sotto) lo qualifica come "ogni irradiazione di luce diretta al di fuori delle aree a cui essa è funzionalmente dedicata, ed in particolare verso la volta celeste". Quindi ogni anno si celebra una giornata di riflessione su questo problema mondiale.

Descrizione

Per soleggiamento s'intende l'esposizione ai raggi solari ai quali un edificio è sottoposto, con il conseguente irraggiamento dei suoi ambienti interni. Le radiazioni solari compiono un'azione: psicologica sulla persona, fisiologica sull'organismo e antibatterica sulle superfici. Il soleggiamento è condizionato da tre fattori:

  1. latitudine, ovvero l'inclinazione con cui i raggi arrivano sulla Terra;
  2. stato dell'atmosfera, le condizioni meteorologiche;
  3. altitudine sul livello del mare.

Può essere di due tipi:

  • libero, dipendente dalla quantità di raggi solari a cui una struttura è esposta, dalla loro penetrazione e dagli effetti termici;
  • vincolato, il quale interessa le abitazioni cittadine, ed è caratterizzato da orientamento e dimensioni delle strade.

L'illuminazione è elemento fondamentale del microclima in quanto concorre al benessere degli ambienti di vita e di lavoro. La luce, infatti, ricopre un ruolo importante per vista, sfera psichica, azione antibatterica e antianemica. Un uso scorretto di illuminazione può provocare nella persona danni talvolta irreversibili: cefalea, bruciore agli occhi e disturbi della vista a causa dell'istintivo avvicinamento all'oggetto con illuminazione scarsa; vertigini, cefalea, lacrimazione, visione abnorme o diminuzione della vista in caso di intensa illuminazione. Esiste inoltre il fenomeno dell'abbagliamento il quale può essere provocato dalla sorgente luminosa per azione diretta, o da superfici fortemente riflettenti per azione indiretta. Come ben si sa, è preferibile usufruire al massimo della luce naturale a nostra disposizione: l'intensità dell'illuminazione diretta è proporzionale alla proiezione della volta celeste che si può osservare nell'ambiente confinato in questione, nonché all'angolazione con cui la luce penetra all'interno. Per questo rivestono vitale importanza le dimensioni delle finestrature e la posizione di ciascun piano nella complessità dell'edificio. Dove una sorgente di luce naturale non sia più sufficiente, si ricorre ad una fonte artificiale che deve, però, presentare alcune condizioni specifiche:

  • per indice di resa cromatica, deve avere una composizione spettrale similare alla luce naturale;
  • non deve produrre calore, o, comunque, nella minore quantità possibile;
  • deve illuminare bene senza abbagliamento;
  • deve fornire un quantitativo di luce sufficiente per ogni tipo di lavoro ed in qualsiasi punto della stanza;
  • non deve rilasciare prodotti di combustione quali anidride carbonica, acqua o altre sostanze volatili.

Le grandezze fotometriche che caratterizzano l'illuminazione artificiale sono:

  1. Intensità luminosa (I) la cui unità di misura è la candela;
  2. Flusso luminoso (S) cioè la grandezza che mette in rapporto la sensazione luminosa con la potenza della sorgente. L'unità di misura è il Lumen;
  3. Luminanza (L) ovvero la quantità di luce che arriva su una superficie, si misura in nit (candele su metro al quadrato);
  4. Illuminamento (E) si misura in lux;
  5. Efficienza luminosa (h) che ha come unità di misura lumen/watt.

Metodo di misurazione della luminosità è il luxmetro, strumentazione che esprime l'intensità luminosa di un qualsiasi ambiente o parte di esso direttamente in lux. Tra le sorgenti luminose si distinguono quelle a irradiazione per effetto termico (lampade ad incandescenza) e quelle a scarica in gas e vapori (lampade a vapore di mercurio, a vapore di sodio, fluorescenti).

Inquinamento luminoso nella pianura veneta. Tale fonte di i.l. disturba notevolmente le attività osservative degli Osservatori astrofisici sull'Altopiano di Asiago.

Tra i danni ambientali si possono elencare: difficoltà o perdita di orientamento negli animali (uccelli migratori, tartarughe marine, falene notturne), alterazione del fotoperiodo in alcune piante, alterazione dei ritmi circadiani nelle piante, animali ed uomo (ad esempio la produzione della melatonina viene bloccata già con bassissimi livelli di luce). Recentemente (2001) è stato scoperto un nuovo fotorecettore che non contribuisce al meccanismo della visione, ma regola il nostro orologio biologico. Il picco di sensibilità di questo sensore è nella parte blu dello spettro visibile. Per questo le lampade con una forte componente di questo colore (come i LED) sono quelle che possono alterare maggiormente i nostri ritmi circadiani. Le lampade che fanno meno danno da questo punto di vista sono quelle al sodio ad alta pressione e, ancora meno dannose, quelle a bassa pressione.

Gli effetti dell'inquinamento luminoso prodotto da un Centro Sportivo sulle case circostanti in Alessandria

Il danno culturale principale è dovuto alla sparizione del cielo stellato dai paesi più inquinati, cielo stellato che è stato da sempre fonte di ispirazione per la religione, la filosofia, la scienza e la cultura in genere.

Fra le scienze più danneggiate dalla sparizione del cielo stellato vi è senza dubbio l'astronomia sia amatoriale che professionale; un cielo troppo luminoso infatti limita fortemente l'efficienza dei telescopi ottici che devono sempre più spesso essere posizionati lontano da questa forma di inquinamento.

Il danno economico è dovuto principalmente allo spreco di energia elettrica impiegata per illuminare inutilmente zone che non andrebbero illuminate, come la volta celeste, le facciate degli edifici privati, i prati e i campi a lato delle strade o al centro delle rotatorie. Anche per questo motivo uno dei temi trainanti della lotta all'inquinamento luminoso è quello del risparmio energetico. La spesa energetica annua per illuminare l'ambiente notturno è dell'ordine del miliardo di euro, non contando le spese di manutenzione degli apparecchi, sostituzione delle lampade, installazione di nuovi impianti.

Mappatura ed estensione del fenomeno

Negli ultimi anni si è assistito ad una crescente attenzione del mondo scientifico al problema dell'inquinamento luminoso. In effetti per molto tempo non si è riusciti nemmeno ad inquadrarlo nei termini propri dell'inquinamento, focalizzandosi soltanto sull'aspetto relativo alla perdita economica dovuta ad una illuminazione inefficiente.

Lo studio più recente, pubblicato sulla rivista Science Advances nel giugno 2016[1], ne ha effettuato la più accurata mappatura attualmente possibile evidenziando la gravità di un fenomeno che interessa ormai la quasi totalità delle aree urbane estendendosi poi per centinaia di chilometri da queste ultime.

La disciplina dell'inquinamento luminoso in Italia

Particolare dei fari che producono fasci di luce diretti al cielo sulle rive del fiume Tanaro, Alessandria, dicembre 2007. Questa è usualmente considerata come la più grave forma di inquinamento luminoso.

Alla data attuale la prevenzione dell'inquinamento luminoso non è regolamentata da una legge nazionale: benché essa sia stata più volte sottoposta al parlamento, non è mai giunta alla discussione in aula. Le singole regioni e la provincia autonoma di Trento hanno tuttavia promulgato testi normativi in materia, mentre la norma Uni 10819 disciplina la materia laddove non esista alcuna specifica più restrittiva. A seconda del regolamento tecnico richiamato i testi normativi possono essere classificati in:

  1. Disposizioni basate sulla norma Uni 10819: Valle d'Aosta, Basilicata, Piemonte. Nessuna disposizione di questo tipo è posteriore all'anno 2000.
  2. Disposizioni basate su specifiche più severe della norma Uni 10819: Toscana, Lazio, Campania, promulgate o modificate nelle forma definitiva tra il 1997 (Veneto, ora aggiornata come al punto seguente) ed il 2005.
  3. Disposizioni basate sul criterio "zero luce verso l'alto": fanno riferimento ai contenuti della Legge Regionale Lombardia 17/2000 e successive modifiche. Sono basate sul criterio per cui salvo poche e ben determinate eccezioni nessun corpo illuminante possa inviare luce al di sopra dell'orizzonte. Sono state promulgate da Lombardia, Emilia-Romagna, Friuli Venezia Giulia, Umbria, Marche, Abruzzo, Puglia, Sardegna, Liguria, Veneto e dalla provincia autonoma di Trento. Tutte le disposizioni successive al 2005 si basano su tali fondamenti. La regione Veneto, la prima ad essersi dotata di una legge per combattere l'inquinamento luminoso, ha adeguato la normativa nell'estate 2009 rendendola molto più efficace.

Voci correlate

Altri progetti

  1. ^ (EN) Fabio Falchi, Pierantonio Cinzano e Dan Duriscoe, The new world atlas of artificial night sky brightness, in Science Advances, vol. 2, n. 6, 1º giugno 2016, pp. e1600377, DOI:10.1126/sciadv.1600377. URL consultato il 14 giugno 2016.