Plasmodium knowlesi: differenze tra le versioni

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Il primo a osservare ''P. knowlesi'' fu probabilmente l'italiano [[Giuseppe Franchini]] nel 1927, che, esaminando il sangue di ''Macaca fascicularis'', notò la presenza di plasmodi che differivano da ''[[Plasmodium cynomolgi]]'' e ''[[Plasmodium inui]]''.<ref>{{Cita pubblicazione|autore=Franchini Giuseppe|anno=1927|titolo=Su di un plasmodio pigmentato di una scimmia|rivista=Arch Ital Sci Med Colon Parasitol|volume=8|numero=|pp=187-190}}</ref> ''P. knowlesi'' fu quindi isolato alla Scuola di Medicina Tropicale dell'India, a Calcutta, all'inizio degli anni 1930, in un campione di sangue di un macaco dalla coda lunga importato da Singapore.<ref name=":2">{{Cita pubblicazione|autore=L. Everard Napier|anno=1932|titolo=Observations on a Plasmodium infection which causes haemoglobinuria in certain species of monkey|rivista=Indian Med. Gaz.|volume=67|numero=|pp=246–249|lingua=en|url=https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC5231784/|cid=Napier1932|PMID=29011028|autore2=H. G. M. Campbell}}</ref> I ricercatori, che stavano lavorando sulla [[Leishmaniosi animale|leishmaniosi]], inocularono il sangue infetto da ''P. knowlesi'' in tre esemplari di macaco, tra cui un macaco rhesus (''[[Macaca mulatta]]''), riscontrandone l'infettività in entrambe le specie e osservando una maggiore parassitemia per il macaco rhesus, che non è l'ospite naturale del plasmodio.<ref name=":2" /> Lo studio fu proseguito da [[Robert Knowles]] e [[Biraj Mohan Das Gupta]], che descrissero la specie in dettaglio e dimostrarono l'infettività di ''P. knowlesi'' attraverso inoculi nell'uomo.<ref>{{Cita pubblicazione|autore=R. M. Knowles|anno=1932|titolo=A study of monkey malaria and its experimental transmission to man.|rivista=Indian Med. Gaz.|volume=67|numero=|pp=301–320|lingua=en|url=https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC5231565/|PMID=29010910|autore2=B. Das Gupta}}</ref> La frequenza della febbre, che indica che ''P. knowlesi'' ha un ciclo eritrocitico di 24 ore, fu confermato successivamente.<ref>{{Cita pubblicazione|autore=J. A. Sinton|anno=1932-1933|titolo=A critical review of the literature relating to the identification of the malaria parasites recorded from monkeys of the families Cercopithecidae and Colobidae|rivista=Rec. Malar. Surv. India|volume=III|numero=|pp=357–443|lingua=en|autore2=H. W. Mulligan}}</ref> Dai primi anni del 1930 al 1955, ''P. knowlesi'' fu usato come [[Febbre|agente piretico]] per il trattamento di pazienti affetti da [[Sifilide|neurosifilide]].<ref name=":3">{{Cita pubblicazione|autore=|coautori=Singh B, Lee KS, Matusop A, Radhakrishnan A, Shamsul SS, Cox-Singh J, Thomas A, Conway DJ|anno=2004|titolo=A large focus of naturally acquired Plasmodium knowlesi infections in human beings|rivista=Lancet|volume=363|numero=9414|pp=1017-1024|lingua=en|url=http://ir.unimas.my/2202/1|cid=Singh2004|PMID=15051281}}</ref>
Il primo a osservare ''P. knowlesi'' fu probabilmente l'italiano [[Giuseppe Franchini]] nel 1927, che, esaminando il sangue di ''Macaca fascicularis'', notò la presenza di plasmodi che differivano da ''[[Plasmodium cynomolgi]]'' e ''[[Plasmodium inui]]''.<ref>{{Cita pubblicazione|autore=Franchini Giuseppe|anno=1927|titolo=Su di un plasmodio pigmentato di una scimmia|rivista=Arch Ital Sci Med Colon Parasitol|volume=8|numero=|pp=187-190}}</ref> ''P. knowlesi'' fu quindi isolato alla Scuola di Medicina Tropicale dell'India, a Calcutta, all'inizio degli anni 1930, in un campione di sangue di un macaco dalla coda lunga importato da Singapore.<ref name=":2">{{Cita pubblicazione|autore=L. Everard Napier|anno=1932|titolo=Observations on a Plasmodium infection which causes haemoglobinuria in certain species of monkey|rivista=Indian Med. Gaz.|volume=67|numero=|pp=246–249|lingua=en|url=https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC5231784/|cid=Napier1932|PMID=29011028|autore2=H. G. M. Campbell}}</ref> I ricercatori, che stavano lavorando sulla [[Leishmaniosi animale|leishmaniosi]], inocularono il sangue infetto da ''P. knowlesi'' in tre esemplari di macaco, tra cui un macaco rhesus (''[[Macaca mulatta]]''), riscontrandone l'infettività in entrambe le specie e osservando una maggiore parassitemia per il macaco rhesus, che non è l'ospite naturale del plasmodio.<ref name=":2" /> Lo studio fu proseguito da [[Robert Knowles]] e [[Biraj Mohan Das Gupta]], che descrissero la specie in dettaglio e dimostrarono l'infettività di ''P. knowlesi'' attraverso inoculi nell'uomo.<ref>{{Cita pubblicazione|autore=R. M. Knowles|anno=1932|titolo=A study of monkey malaria and its experimental transmission to man.|rivista=Indian Med. Gaz.|volume=67|numero=|pp=301–320|lingua=en|url=https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC5231565/|PMID=29010910|autore2=B. Das Gupta}}</ref> La frequenza della febbre, che indica che ''P. knowlesi'' ha un ciclo eritrocitico di 24 ore, fu confermato successivamente.<ref>{{Cita pubblicazione|autore=J. A. Sinton|anno=1932-1933|titolo=A critical review of the literature relating to the identification of the malaria parasites recorded from monkeys of the families Cercopithecidae and Colobidae|rivista=Rec. Malar. Surv. India|volume=III|numero=|pp=357–443|lingua=en|autore2=H. W. Mulligan}}</ref> Dai primi anni del 1930 al 1955, ''P. knowlesi'' fu usato come [[Febbre|agente piretico]] per il trattamento di pazienti affetti da [[Sifilide|neurosifilide]].<ref name=":3">{{Cita pubblicazione|autore=|coautori=Singh B, Lee KS, Matusop A, Radhakrishnan A, Shamsul SS, Cox-Singh J, Thomas A, Conway DJ|anno=2004|titolo=A large focus of naturally acquired Plasmodium knowlesi infections in human beings|rivista=Lancet|volume=363|numero=9414|pp=1017-1024|lingua=en|url=http://ir.unimas.my/2202/1|cid=Singh2004|PMID=15051281}}</ref>


Nel 1957, Garnham et al.<ref>{{Cita pubblicazione|autore=P. C. Garnham|anno=1957|titolo=The tissue stages and sporogony of ''Plasmodium knowlesi''|rivista=Trans R Soc Trop Med Hyg|volume=51|numero=5|pp=384–396|lingua=en|doi=10.1016/0035-9203(57)90071-8|PMID=13467997|autore2=R. Lainson|autore3=W. Cooper}}</ref> suggerirono che ''P. knowlesi'' potesse essere la quinta specie in grado di causare la malaria endemica negli esseri umani.
Nel 1957, Garnham ''et al''.<ref>{{Cita pubblicazione|autore=P. C. Garnham|anno=1957|titolo=The tissue stages and sporogony of ''Plasmodium knowlesi''|rivista=Trans R Soc Trop Med Hyg|volume=51|numero=5|pp=384–396|lingua=en|doi=10.1016/0035-9203(57)90071-8|PMID=13467997|autore2=R. Lainson|autore3=W. Cooper}}</ref> suggerirono che ''P. knowlesi'' potesse essere la quinta specie in grado di causare la malaria endemica negli esseri umani.


Nel 1960, i parassitologi statunitensi Don E. Eyles e G. Robert Coatney condussero esperimento su macachi rhesus presso un laboratorio di [[Memphis]] del [[National Institutes of Health]], con l'ipotesi che gli esseri umani non fossero suscettibili alla "malaria delle scimmie". Le prime ricerche avevano concluso che i macachi non potessero ospitare ''[[Plasmodium vivax]]'', parassita noto per la malaria umana, pertanto le ricerche di Eyles e Coatney utilizzavano ''Plasmodium cynomolgi'', abbastanza simile a ''P. vivax'', per modellare l'infezione umana. I due ricercatori furono esposti all'infezione, notando il morso pruriginoso causale come un semplice fastidio; tuttavia, Eyles si ammalò di febbre subito dopo l'esperimento. Fu solo alcuni giorni dopo che i due accettarono la possibilità che Eyles avesse contratto la malaria, come confermato dall'esame microscopico del campione di sangue.<ref name=":6">{{Cita pubblicazione|autore=Rachel Mason Dentinger|data=26 agosto 2015|titolo=Patterns of Infection and Patterns of Evolution: How a Malaria Parasite Brought "Monkeys and Man" Closer Together in the 1960s|rivista=Journal of the History of Biology|volume=49|numero=2|pp=359–395|lingua=en|doi=10.1007/s10739-015-9421-8|cid=MasonDentinger2015|PMID=26307748}}</ref>
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Nel 1965, in un uomo di 37 anni, che lavorava come geometra per il servizio US Army Map, fu riportato il primo caso di infezione naturale della malaria da ''P. knowlesi'' negli umani. Dopo aver compiuto un breve viaggio nella Malesia peninsulare, viaggiò in Tailandia, dove iniziò a sentirsi male.<ref name=":6" /> Sebbene il parassita infettante sia stato inizialmente identificato come ''P. falciparum'', un giorno dopo è stato identificato come ''P. malariae'' e si è confermato che era solo ''P. knowlesi'' dopo che il sangue infetto era stato utilizzato per inoculare le scimmie rhesus.<ref name=":3" /> Nell'osservare la popolazione locale in cui è avvenuta l'infezione, il dott. G. Robert Coatney e altri ricercatori hanno scoperto che erano regolarmente esposti al parassita e, inoltre, erano ospiti comuni del parassita insieme alle popolazioni locali di scimmie. Questa osservazione ha portato Coatney a dichiarare che la malaria delle scimmie è una "vera zoonosi". Prima di organizzare il trattamento del geometra, Coatney aveva prelevato campioni del suo sangue nel suo laboratorio ad Atlanta, dove sarebbero stati usati per infettare prigionieri e scimmie volontari umani.<ref name=":6" /> Un secondo rapporto è emerso nel 1971 sull'infezione naturale di un uomo in Malesia con ''Plasmodium knowlesi'' seguito dalla descrizione di un grande focolaio di [[infezioni]] umane nella Divisione Kapit del Sarawak, [[Borneo malaysiano]].
Nel 1965, in un uomo di 37 anni, che lavorava come geometra per il servizio di cartografia militare statunitense (U.S. Army Map Service), fu riportato il primo caso di infezione naturale della malaria da ''P. knowlesi'' nella nostra specie. Egli, dopo aver compiuto un breve viaggio nella [[Malaysia]] peninsulare, viaggiò in [[Thailandia]], dove iniziò a sentirsi male.<ref name=":6" /> Il parassita infettante fu inizialmente identificato come ''P. falciparum''; il giorno successivo fu ipotizzata una infezione da ''P. malariae'' e, quindi, dopo inoculo su macaco rhesus, fu confermata l'infezione da parte di ''P. knowlesi''.<ref name=":3" /> Nell'osservare la popolazione del luogo in cui avvenne l'infezione, il dott. G. Robert Coatney e altri ricercatori scoprirono che essa era regolarmente esposta al parassita e che era ospite comune del parassita, insieme alle popolazioni locali di scimmie; questa osservazione portò quindi alla dichiarazione per cui la malaria delle scimmie costituisce una "vera zoonosi". Prima di somministrare il trattamento farmacologico al geometra, Coatney prelevò inoltre campioni del sangue del geometra, che utilizzò nel suo laboratorio di Atlanta per infettare prigionieri volontari e scimmie.<ref name=":6" />

Un nuovo caso di infezione naturale sull'uomo fu descritto nel 1971, costituito da un grande focolaio infettivo nella provincia del [[Kapit]], [[Sarawak]], nel [[Borneo malaysiano]].<ref name=":3" /> La correlazione avvenne tramite l'utilizzo di test di detezione molecolare che distinguono tra ''Plasmodium knowlesi'' e ''Plasmodium malariae'', morfologicamente simile.

Dal 2004 è stato individuato un aumento dell'incidenza di ''P. knowlesi'' nell'uomo in diversi Stati del [[sud-est asiatico]], inclusi Malaysia, Thailandia, Singapore, [[Filippine]], [[Vietnam]], [[Birmania]] e [[Indonesia]].<ref>{{Cita pubblicazione|autore=|coautori=Vythilingam I, Noorazian YM, Huat TC, Jiram AI, Yusri YM, Azahari AH, Norparina I, Noorrain A, Lokmanhakim S|anno=2008|titolo=Plasmodium knowlesi in humans, macaques and mosquitoes in peninsular Malaysia|rivista=Parasit Vectors|volume=1|numero=1|p=26|lingua=en|doi=10.1186/1756-3305-1-26|PMID=18710577}}</ref> Dall'analisi di archivi di campioni, è stata riscontrata la presenza del parassita in Malaysia almeno dagli anni 1990<ref>{{Cita pubblicazione|autore=|coautori=Lee K.S., Cox-Singh J., Brooke G., Matusop A., Singh B.|anno=2009|titolo=Plasmodium knowlesi from archival blood films: Further evidence that human infections are widely distributed and not newly emergent in Malaysian Borneo|rivista=Int J Parasitol|volume=39|numero=10|pp=1125–1128|lingua=en|doi=10.1016/j.ijpara.2009.03.003|PMID=19358848}}</ref> e causa il 70% dei casi di malaria in alcune aree del Sarawak.<ref>{{Cita pubblicazione|autore=|coautori=Cyrus Daneshvar, Timothy M. E. Davis, Janet Cox-Singh, Mohammad Zakri Rafa'ee, Siti Khatijah Zakaria, Paul C. S. Divis, Balbir Singh|anno=2009|titolo=Clinical and Laboratory Features of Human ''Plasmodium knowlesi'' Infection|rivista=Clin Infect Dis|volume=49|numero=6|pp=852-860|lingua=en|doi=10.1086/605439|PMID=19635025}}</ref>

== Evoluzione ==
Sulla base della [[teoria della coalescenza]] [[Thomas Bayes|bayesiana]], è inferito che il più probabile tempo dell'evoluzione di ''P. knowlesi'' è 257.000 anni fa (tra 98.000 e 478.000 anni fa con una confidenza del 95%).<ref>{{Cita pubblicazione|autore=|coautori=Lee KS, Divis PC, Zakaria SK, Matusop A, Julin RA, Conway DJ, Cox-Singh J, Singh B|anno=2011|titolo=Plasmodium knowlesi: Reservoir Hosts and Tracking the Emergence in Humans and Macaques|rivista=PLoS Pathog|volume=7|numero=4|p=e1002015|doi=10.1371/journal.ppat.1002015|PMID=21490952}}</ref> Yakob ''et al.'' calcolarono la probabilità di trasferimento del patogeno dal macaco a coda lunga all'uomo utilizzando un'ananlisi di dinamica adattativa, dimostrando che essa fu determinata dalla densità relativa degli ospiti e dalle preferenze individuali da parte delle zanzare ''Anopheles''.<ref>{{Cita pubblicazione|autore=L. Yakob|anno=2010|titolo=Modelling knowlesi malaria transmission in humans: vector preference and host competence|rivista=Malaria Journal|volume=9|numero=|p=e329|doi=10.1186/1475-2875-9-329|PMID=21080968|autore2=M. B. Bonsall|autore3=G. Yan}}</ref>


== Clinica ==
== Clinica ==

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Plasmodium knowlesi
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Classificazione scientifica
Dominio Eukaryota
Regno Protista
Sottoregno Chromalveolata
Phylum Apicomplexa
Classe Aconoidasida
Ordine Haemosporida
Famiglia Plasmodiidae
Genere Plasmodium
Specie P. knowlesi
Nomenclatura binomiale
Plasmodium knowlesi
Sinton e Mulligan, 1893

Plasmodium knowlesi è un parassita, agente eziologico di una forma di malaria nei primati, diffuso nel sud-est asiatico.[1] Provoca la malaria nei macachi a coda lunga (Macaca fascicularis), ma può anche contagiare gli esseri umani, sia naturalmente che artificialmente.

Il Plasmodium knowlesi è il sesto parassita della malaria umana (dopo la suddivisione di Plasmodium ovale in 2 sottospecie[2]). Può causare una forma grave di malaria, in quanto il suo ciclo eritrocitico asessuale è di circa 24 ore[3][4][5], con una febbre associata che si verifica tipicamente alla stessa frequenza (cioè la febbre è quotidiana).[3] L'infezione è stata registrata per la prima volta negli esseri umani nel 1965, pertanto può essere considerata una patologia emergente. Rappresenta fino al 70%[6] di casi di malaria in alcune aree del Sud-est asiatico, dove è principalmente localizzata. Il parassita è trasmesso attraverso la puntura da parte delle zanzare del genere Anopheles.[6] Il Plasmodium knowlesi ha pertanto conseguenze sanitarie, sociali ed economiche nelle regioni in cui esso è diffuso.

Storia della scoperta

Il primo a osservare P. knowlesi fu probabilmente l'italiano Giuseppe Franchini nel 1927, che, esaminando il sangue di Macaca fascicularis, notò la presenza di plasmodi che differivano da Plasmodium cynomolgi e Plasmodium inui.[7] P. knowlesi fu quindi isolato alla Scuola di Medicina Tropicale dell'India, a Calcutta, all'inizio degli anni 1930, in un campione di sangue di un macaco dalla coda lunga importato da Singapore.[8] I ricercatori, che stavano lavorando sulla leishmaniosi, inocularono il sangue infetto da P. knowlesi in tre esemplari di macaco, tra cui un macaco rhesus (Macaca mulatta), riscontrandone l'infettività in entrambe le specie e osservando una maggiore parassitemia per il macaco rhesus, che non è l'ospite naturale del plasmodio.[8] Lo studio fu proseguito da Robert Knowles e Biraj Mohan Das Gupta, che descrissero la specie in dettaglio e dimostrarono l'infettività di P. knowlesi attraverso inoculi nell'uomo.[9] La frequenza della febbre, che indica che P. knowlesi ha un ciclo eritrocitico di 24 ore, fu confermato successivamente.[10] Dai primi anni del 1930 al 1955, P. knowlesi fu usato come agente piretico per il trattamento di pazienti affetti da neurosifilide.[11]

Nel 1957, Garnham et al.[12] suggerirono che P. knowlesi potesse essere la quinta specie in grado di causare la malaria endemica negli esseri umani.

Nel 1960, i parassitologi statunitensi Don E. Eyles e G. Robert Coatney condussero esperimento su macachi rhesus presso un laboratorio di Memphis del National Institutes of Health, con l'ipotesi che gli esseri umani non fossero suscettibili alla "malaria delle scimmie". Le prime ricerche avevano concluso che i macachi non potessero ospitare Plasmodium vivax, parassita noto per la malaria umana, pertanto le ricerche di Eyles e Coatney utilizzavano Plasmodium cynomolgi, abbastanza simile a P. vivax, per modellare l'infezione umana. I due ricercatori furono esposti all'infezione, notando il morso pruriginoso causale come un semplice fastidio; tuttavia, Eyles si ammalò di febbre subito dopo l'esperimento. Fu solo alcuni giorni dopo che i due accettarono la possibilità che Eyles avesse contratto la malaria, come confermato dall'esame microscopico del campione di sangue.[13]

Nel 1965, in un uomo di 37 anni, che lavorava come geometra per il servizio di cartografia militare statunitense (U.S. Army Map Service), fu riportato il primo caso di infezione naturale della malaria da P. knowlesi nella nostra specie. Egli, dopo aver compiuto un breve viaggio nella Malaysia peninsulare, viaggiò in Thailandia, dove iniziò a sentirsi male.[13] Il parassita infettante fu inizialmente identificato come P. falciparum; il giorno successivo fu ipotizzata una infezione da P. malariae e, quindi, dopo inoculo su macaco rhesus, fu confermata l'infezione da parte di P. knowlesi.[11] Nell'osservare la popolazione del luogo in cui avvenne l'infezione, il dott. G. Robert Coatney e altri ricercatori scoprirono che essa era regolarmente esposta al parassita e che era ospite comune del parassita, insieme alle popolazioni locali di scimmie; questa osservazione portò quindi alla dichiarazione per cui la malaria delle scimmie costituisce una "vera zoonosi". Prima di somministrare il trattamento farmacologico al geometra, Coatney prelevò inoltre campioni del sangue del geometra, che utilizzò nel suo laboratorio di Atlanta per infettare prigionieri volontari e scimmie.[13]

Un nuovo caso di infezione naturale sull'uomo fu descritto nel 1971, costituito da un grande focolaio infettivo nella provincia del Kapit, Sarawak, nel Borneo malaysiano.[11] La correlazione avvenne tramite l'utilizzo di test di detezione molecolare che distinguono tra Plasmodium knowlesi e Plasmodium malariae, morfologicamente simile.

Dal 2004 è stato individuato un aumento dell'incidenza di P. knowlesi nell'uomo in diversi Stati del sud-est asiatico, inclusi Malaysia, Thailandia, Singapore, Filippine, Vietnam, Birmania e Indonesia.[14] Dall'analisi di archivi di campioni, è stata riscontrata la presenza del parassita in Malaysia almeno dagli anni 1990[15] e causa il 70% dei casi di malaria in alcune aree del Sarawak.[16]

Evoluzione

Sulla base della teoria della coalescenza bayesiana, è inferito che il più probabile tempo dell'evoluzione di P. knowlesi è 257.000 anni fa (tra 98.000 e 478.000 anni fa con una confidenza del 95%).[17] Yakob et al. calcolarono la probabilità di trasferimento del patogeno dal macaco a coda lunga all'uomo utilizzando un'ananlisi di dinamica adattativa, dimostrando che essa fu determinata dalla densità relativa degli ospiti e dalle preferenze individuali da parte delle zanzare Anopheles.[18]

Clinica

Sono state proposte due possibili modalità di trasmissione agli esseri umani: da una scimmia infetta a un essere umano o da un essere umano infetto a un altro umano.

I sintomi iniziano in genere circa 11 giorni dopo che una zanzara infetta ha morso una persona ei parassiti possono essere visti nel sangue tra 10 e 12 giorni dopo l'infezione. [28] Il parassita può moltiplicarsi rapidamente risultando in densità di parassiti molto alte che possono essere fatali. [28]

Sebbene il tasso di infezione corrente con il plasmodium knowlesi sia relativamente basso, un rischio che presenta è una diagnosi errata con altre forme di parassiti della malaria, come la P. malaria, specialmente quando viene utilizzata la microscopia. P. knowlesi può essere distinto accuratamente da P. malariae usando il saggio PCR e / o la caratterizzazione molecolare.

I sintomi di P. knowlesi negli esseri umani comprendono mal di testa, febbre, brividi e sudorazione fredda. [28] Singh et al. (2004)[11] hanno mostrato sintomi clinici in 94 pazienti con infezione da P. knowlesi in un'unica specie presso l'Ospedale Kapit, nel Sarawak, nel Borneo malese. I sintomi includevano febbre, brividi e rigore nel 100% dei pazienti, mal di testa nel 32%, tosse nel 18%, vomito nel 16%, nausea nel 6% e diarrea nel 4%. Il ciclo asessuale del parassita nell'uomo e il suo macaco naturale ospite è di circa 24 ore.[3][4] [5] Quindi la malattia può essere chiamata malaria quotidiana,[3] in accordo con la designazione della malaria terzana e della malaria quartana. Oltre a una diagnosi di laboratorio che utilizza il saggio PCR, la malaria di knowlesi può anche presentarsi con livelli elevati di proteina C-reattiva e trombocitopenia.

Questo parassita causa malaria non recidivante [29] a causa della mancanza di ipnozoiti nel suo stadio esoeritrocitico.

Sebbene l'infezione con questo organismo non sia normalmente grave, in una minoranza di casi possono verificarsi complicanze potenzialmente letali o addirittura la morte. Le complicanze più comuni sono l'insufficienza respiratoria, la disfunzione epatica compresa l'ittero e l'insufficienza renale. La mortalità in una serie di casi era di circa il 2%. [12]

Diagnosi

L'infezione da P. knowlesi, analogamente alle altre forme di malaria, è diagnosticata esaminando strisci su vetrino. La morfologia di P. knowlesi è simile a quella di P. malariae ed è improbabile che la diagnosi avvenga correttamente, eccetto se si utilizzano test molecolari,[11] da effettuarsi in un laboratorio di riferimento per la malaria.

P. malariae è caratterizzata da un parassita compatto (tutti gli stadi) e non altera la forma o le dimensioni dell'eritrocito ospite né causa l'allargamento. Talvolta si osservano trofozoiti allungati lungo l'eritrocita, chiamati forme a banda. Schizont avrà in genere 8-10 merozoiti che sono spesso disposti a rosetta con un ciuffo di pigmento al centro. [31]

I kit di test diagnostici rapidi possono o non possono riconoscere P. knowlesi a causa della loro specificità.

Attualmente l'analisi PCR e la caratterizzazione molecolare sono i metodi più affidabili per rilevare e diagnosticare l'infezione da P. knowlesi. La PCR identifica il DNA del parassita, ma questa tecnica non è rapida e non può essere utilizzata per l'identificazione di routine. Anche la PCR è costosa e richiede attrezzature molto specializzate. [7]

Trattamento

Poiché P. knowlesi impiega solo 24 ore per completare il ciclo eritrocitario, può rapidamente portare a livelli molto elevati di parassitemia con conseguenze fatali. Chiunque abbia una condizione grave e in rapido peggioramento deve essere trattato in modo aggressivo e urgente come se fosse infetto da malaria da P. falciparum.[5] P. knowlesi risponde bene al trattamento con clorochina e primachina. In uno studio clinico di trattamento in cui la risposta è stata osservata dopo che la clorochina somministrata per via orale è stata somministrata per tre giorni, e a 24 ore si somministrava la primachina per due giorni consecutivi. [32] si è riscontrato che questo regime ha dato una risposta rapida con un tempo mediano per parassitare l'autorizzazione di tre ore. Questo è stato più rapido che si trova nella malaria di Plasmodium vivax, dove il tempo mediano di eliminazione è tra le sei e le sette ore.

Salute pubblica, strategie di prevenzione e vaccini

1. Zanzariere per letto

2. Trattamento medico con meflochina e clorochina

3. Controllo del vettore

4. Irrorazione periodica con insetticidi

Patologia

Un singolo caso post mortem è stato descritto fino ad oggi [33]. Il paziente era un maschio che si è sentito poco bene 10 giorni dopo l'esposizione. Dopo quattro giorni si presentò acutamente in un ospedale. È stato trovato che ha una conta eosinofila elevata, che è trombocitopenica, iponatremia con valori elevati di urea nel sangue, potassio, lattato deidrogenasi e amino transferasi. La febbre dengue è stata sospettata ma esclusa dalle indagini. Parassiti della malaria sono stati visti sul film del sangue e successivamente identificati come Plasmodium knowlesi mediante PCR. A posteriori, il fegato e la milza furono ingranditi. Il cervello e l'endocardio hanno mostrato numerose emorragie petecchiali. I polmoni presentavano caratteristiche compatibili con la sindrome da distress respiratorio acuto. L'esame istologico ha mostrato il sequestro dei globuli rossi parassitati pigmentati nei vasi cerebrali, cervelletto, cuore

  1. ^ (EN) Susan L. Perkins e Jos. J. Schall, [0972:AMPOMP2.0.CO;2 A molecular phylogeny of malarial parasites recovered from cytochrome b gene sequences], in Journal of Parasitology, vol. 88, n. 2, 2002, pp. 972-978, DOI:10.1645/0022-3395(2002)088[0972:AMPOMP]2.0.CO;2, PMID 12435139.
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