Utente:Riccardoghinelli/Sandbox

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La spiaggia di Rimini

Salve, questa è la mia Sandbox, dove faccio le prove per nuove voci e per impratichirmi nelle raffinatezze della Wikipedia.

Pensate, sto qui a giocare in una scatola di sabbia, mentre a poche centinaia di metri ho una spiaggia come questa.
É proprio la spiaggia di Rimini, anche se in una veste invernale che non molti conoscono.

Sempre[modifica | modifica wikitesto]

Mensile della Comunità Papa Giovanni XXIII fondato da Don Oreste Benzi nel 1975, anche se ha iniziato ad uscire regolarmente solo dal 1978.
Il suo nome deriva dal grido di uno dei primi ragazzi accolti nelle Case Famiglia che, nei momenti di felicità esclamava: "sempre!" per esprimere la sua gioia e la volontà che questa proseguisse nel tempo.
Definito da Don Benzi "voce dei poveri", si occupa in prevalenza di problemi sociali e della vita della Comunità Papa Giovanni XXIII. Fino al 1986 è uscito in formato tabloid per poi passare al formato A4, più adatto al tipo di pubblicazione. La responsabilità della Direzione è stata inizialmente di Roberto Soldati, in seguito di Michele Marziani e, dal 1987, di Don Oreste Benzi. Pur sotto la sua responsabilità, il giornale è stato diretto da Riccardo Ghinelli (per tre mesi) e successivamente da Alessio Zamboni. Attualmente è direttore Giovanni Paolo Ramonda.

La condivisione[modifica | modifica wikitesto]

In quegli anni la sua azione è volta a estendere il campo di azione della Comunità e a precisarne la natura e gli scopi. In particolare la Comunità, seguendo il suo stile, ha scelto, come caratteristica visibile, la "condivisione di vita con gli ultimi", ossia andare oltre l'assistenza e lasciare che la presenza degli ultimi modifichi la propria vita, anche vivendo sotto lo stesso tetto, senza tenere per sé alcun privilegio[1] .

Comunità Papa Giovanni XXIII[modifica | modifica wikitesto]

L'Associazione “Comunità Papa Giovanni XXIII” è una Associazione Internazionale Privata di Fedeli di Diritto Pontificio fondata da Don Oreste Benzi.

La comunità si caratterizza per l'impegno dei suoi membri a condividere direttamente la vita degli ultimi “mettendo la propria vita con la loro vita, facendosi carico della loro situazione, mettendo la propria spalla sotto la loro croce, accettando di farsi liberare dal signore attraverso loro”[2]. Caratteristica della Comuità è anche la rimozione delle cause: "L'amore ai fratelli poveri di cui si condivide la vita deve spingersi fino a cercare di togliere le cause che provocano il bisogno e quindi porta la Comunità ad impegnarsi seriamente nel sociale, con un'azione non violenta, per un mondo più giusto ed essere voce di chi non ha voce"[2].


I membri della Comunità vivono la loro vocazione specifica[2]

  • Condividendo la vita degli ultimi,
  • conducendo una vita da poveri,
  • lasciandosi guidare nell'obbedienza,
  • dando spazio alla preghiera e alla contemplazione,
  • vivendo la fraternità secondo il Vangelo.

Le realizzazioni concrete della Comunità coprono numerosi ambiti di condivisione con gli "ultimi", definiti da Don Oreste Benzi "quelli a cui nessuno pensa, e se ci pensa, pensa male"

Le strutture della Comunità comprendono:

  • Case famiglia per l'accoglienza temporanea o definitiva di persone in difficoltà.
  • Famiglie aperte all'accoglienza di minori.
  • Case di preghiera.
  • Case di fraternità, aperte anche all'accoglienza.
  • Cooperative sociali che gestiscono sia attività educative che imprese produttive integrate nelle quali vengono inserite persone svantaggiate.
  • Centri diurni per sviluppare e valorizzare le capacità specifiche di persone con gravi handicap.
  • Comunità terapeutiche per il recupero dei tossicodipendenti.
  • Capanna di Betlemme dove si offre un'accoglienza ai poveri senzatetto.

I membri della Comunità danno vita inoltre a varie forme di condivisione con minori adolescenti e giovani in condizioni di disagio, persone con handicap, detenuti, zingari, tossicodipendenti, etilisti, persone senza fissa dimora, immigrati, anziani, malati di Aids, madri in difficoltà, donne costrette a prostituirsi.
Alcuni vivono il proprio impegno nella scuola, nella professione, nell'azione sociale e politica per promuovere nuovi modelli di organizzazione economica e sociale, rimuovendo le cause che producono l'emarginazione.
La Comunità è impegnata nella promozione della Pace e della Nonviolenza, anche attraverso la presenza non armata in zone di guerra con l'Operazione Colomba.
Svolge la sua azione anche in zone di Missione anche attraverso progetti di autosviluppo.
Espressioni della Comunità sono:

  • le Edizioni "Sempre", che editano l'omonimo mensile, il lezionario "Pane Quotidiano" e vari strumenti divulgativi.
  • Suoni fuori le mura che realizza progetti in musica che diano voce alle parti più deboli della società.

Attualmente (gennaio 2007) la Comunità è presente con strutture di diverso tipo in: Albania, Australia, Bangladesh, Bolivia, Brasile, Cile, Cina, Croazia, India, Italia, Kenya, Olanda, Romania, Russia, Tanzania, Venezuela e Zambia.

Storia della Comunità Papa Giovanni XXIII[modifica | modifica wikitesto]

Gil inizi della Comunità vanno ricercati nel lavoro che Don Oreste Benzi portò avanti a Rimini a partire dal 1950 fra gli adolescenti nell'Azione Cattolica. In questo contesto si occupò soprattutto di quelli che definiva i pre-ju, i pre-adolescenti della fascia tra i 13 e i 15 anni, che egli definiva "preda di tutti". Per loro concepì una pastorale centrata su "un incontro simpatico col Signore", che si concretizzava non solo in incontri nelle Parrocchie, ma anche con soggiorni estivi, prima a Verghereto, poi sulle Dolomiti a partire dal 1957. Fa parte di questa azione la costruzione dell'albergo "Casa Madonna delle Vette" ad Alba di Canazei, per il quale, con il sostegno del Vescovo di Rimini Mons. Emilio Biancheri, raccolse i fondi con due viaggi negli Stati Uniti nel 1958. L'albergo fu inaugurato nel 1961 e da allora ha ospitato i soggiorni estivi per adolescenti.

L'incontro coi disabili[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1968 ci fu l'incontro con i ragazzi spastici dell'Istituto Rizzoli di Bologna. Don Oreste pensò che sarebbe stato giusto che anche questi ragazzi potessero partecipare ai soggiorni estivi e propose ai suoi alunni del Liceo Scientifico "Alessandro Serpieri" di Rimini di partecipare ad una vacanza con loro. Il soggiorno ebbe luogo in settembre, animato da Don Elio Piccari. Con lo slogan "dove noi, anche loro" i ragazzi si recarono insieme in tutti i luoghi comunemente frequentati durante una vacanza, usando i mezzi pubblici come pullman e funivie. Questo volle dire affrontare moltissime difficoltà. Allora, infatti, era normale che gli handicappati trascorressero la loro vita come reclusi in istituti appositi. Non solo non si parlava minimamente di inserimento sociale degli handicappati, ma non esisteva nemmeno il concetto di handicap. Si dovettero quindi fare subito i conti con le barriere architettoniche, con la mancanza di infrastrutture adatte e anche con la diffidenza delle persone, per le quali la disabilità suscitava repulsione.

Al ritorno dal soggiorno Don Oreste propose di continuare l'esperienza dicendo

«Dopo aver visto, non puoi far finta di non aver visto.»

Nacque così il "gruppo spastici" che faceva visita ai disabili negli Istituti e nelle famiglie e che animava le "giornate spastici" nelle Parrocchie.

I giovani che avevano partecipato a quel primo soggiorno, avendo poi cominciato a frequentare l'Università a Bologna, iniziarono a far visita alle famiglie di handicappati anche in quella città. Da quegli incontri, anche a Bologna nacque un gruppo di famiglie che seguiva la Comunità.

Negli anni successivi proseguirono i soggiorni in montagna, ai quali si aggiunsero quelli al mare, naturalmente a Rimini, anche se non fu facile trovare alberghi che ospitassero handicappati. In un caso la loro presenza provocò l'abbandono dell'albergo da parte dei clienti. I soggiorni al mare, essendo rivolti a giovani provenienti da altri luoghi, favorì l'estendersi del gruppo ad altre città. Questo accadde per la prima volta con i giovani di Crema.

Nel 1971, dopo una 'due giorni' di confronto, la Comunità ottenne una prima veste giuridica come 'associazione per la formazione religiosa degli adolescenti' con il DPR 5/7/72.

Le Case-famiglia[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1973 Don Oreste Benzi ricevette in donazione una casa colonica ed ebbe l'idea di usarla per dare un 'pronto soccorso' ai numerosi casi di bisogno coi quali veniva in contatto. Trovò la disponibilità di Ida Branducci e il 3 luglio 1973 si aprì a Coriano "Casa Betania", la prima casa famiglia della Comunità. Intorno alla casa si raccolsero alcuni giovani del paese per collaborare alla sua conduzione. Fino ad allora la condivisione con gli "ultimi" era avvenuta per lo più in occasione delle vacanze o comunque per periodi limitati. Con l'apertura della casa, la condivisione diretta con i poveri prese una forma stabile e definitiva, ventiquattro ore su ventiquattro.

In quel periodo iniziò a precisarsi anche un'altra caratteristica: la rimozione delle cause. In seguito alle sollecitazioni di Don Oreste Benzi si iniziò lo studio delle cause della emarginazione degli handicappati reclusi negli Istituti. A questo fece seguito una serie di incontri di coscientizzazione dei disabili che vivevano negli Istituti del Riminese. Nasceva così la "Commissione Giustizia", che iniziò ad affrontare temi importanti come quelli dell'inserimento lavorativo, della Scuola e delle barriere architettoniche, con l'obiettivo dichiarato della chiusura degli Istituti. Su questi temi, nel tempo, la Commissione Giustizia ha avuto un grosso peso nella elaborazione di provvedimenti legislativi che hanno consentito l'inserimento sociale degli handicappati.

Un risultato importante dell'azione negli Istituti fu la nascita della Casa-famiglia "Savino Leurini" di Misano. Un infermiere, Pino Pasolini, con la sua famiglia e sei ragazzi portatori di handicap uscirono dall'Istituto per fondare una convivenza stabile che avesse le caratteristiche della famiglia. Rispetto alle altre case-famiglia della Comunità, che nel frattempo crescevano di numero, questa aveva la particolarità che, pur essendo aperta all'accoglienza, era formata da un nucleo dipersone che si erano scelte liberamente, mentre le altre case-famiglia erano nate essenzialmente per l'accoglienza di persone in difficoltà.

Obiezione di Coscienza[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1976, con l'approvazione della legge sull'Obiezione di coscienza iniziò la presenza nella Comunità degli Obiettori, che iniziarono a prestare servizio nelle Case-famiglia. Il rapporto con gli obiettori fu sin dall'inizio più profondo e complesso di una semplice prestazione d'opera. Partecipavano ai diversi momenti della Comunità e vi portavano la loro particolare sensibilità verso i temi della Pace e della Nonviolenza. Alcuni di loro, terminato il servizio, rimasero nella Comunità e aprirono altre case-famiglia. Dato che molti di essi provenivano da città diverse, contribuirono al diffondersi della Comunità. In quell'anno la comunità contava sei case-famiglia: Coriano, Grotta Rossa (la parrocchia di Don Oreste Benzi), Santarcangelo, Sant'Ermete, Misano, Crema. Quest'ultima era nata in collaborazione con una parrocchia che aveva inviato alcuni ragazzi ai soggiorni estivi. La Comunità in pochi anni era cresciuta in numero, si stava allargando fuori Rimini e la gestione delle case-famiglia poneva problemi piuttosto complessi. Per questo in una "tre giorni" svoltasi a Valdragone (Repubblica di San Marino), si misero sul tavolo i problemi e si posero le basi per dare una normativa e una struttura alla comunità. Le decisioni prese riguardavano i momenti essenziali per i membri della Comunità e la struttura organizzativa. Si decise di nominare responsabili per le zone fuori di Rimini e per i servizi della Comunità.

L'affido familiare[modifica | modifica wikitesto]

Fra i problemi emersi vi era il fatto che le case famiglia, che si ponevano come obiettivo il 'pronto soccorso' (ossia un'accoglienza immediata per un tempo limitato), non riuscivano a dare risposta a tutti i casi che si presentavano, perché per mantenere il carattere familiare era possibile ospitare solo un numero molto limitato di persone. Uno dei rimedi messi in atto è stato quello di iniziare una campagna in favore dell'affido familiare. L'azione è stata portata avanti con sensibilizzazioni nelle parrocchie e nelle fabbriche. Parallelamente, com'è caratteristica della Comunità, si è iniziato un lavoro di approfondimento delle leggi in materia e di proposta di nuove norme presso il Governo.
In appoggio all'affido familiare nel 1978 nacque la 'Casa di Pronto Soccorso' di San Lorenzino (Riccione), destinata all'accoglienza temporanea di bambini in attesa di famiglie affidatarie, prima struttura della Comunità destinata a dare una risposta ad un bisogno specifico.

Quartiere n°5 e via Acquario[modifica | modifica wikitesto]

Due ragazzi portatori di handicap, dopo essere usciti da un istituto, vivevano in un garage. Verso la fine del 1976 furono sfrattati e occuparono la sede del quartiere n°5. Attorno a loro nacque un comitato, di cui entrò a far parte Don Oreste Benzi insieme alla Comunità, che si fece portavoce e interprete delle esigenze loro e degli handicappati in genere presso le autorità e l'opinione pubblica. L'azione rivendicativa non fu facile e divise fortemente l'opinione pubblica riminese e le forze politiche. In ogni caso il Comune, anche se non si riteneva controparte nella vicenda, alla fine concesse ai due disabili l'uso della sede di quartiere.
Nel maggio dell'anno successivo alcune famiglie senza casa occuparono le case popolari di via Acquario, appena terminate, e chiesero l'appoggio anche di Don Oreste, che aderì. Fu un'azione difficile, anche perché ad appoggiare gli occupanti erano in prevalenza gruppi extraparlamentari, con l'aperta ostilità di tutti gli altri gruppi politici. L'azione culminò con l'occupazione dell'ufficio del vicesindaco e del loggiato del Comune. In tempi più o meno lunghi agli occupanti fu trovata un'abitazione.

Le rivendicazioni[modifica | modifica wikitesto]

Parallelamente a queste azioni viene portato avanti un approfondimento dei problemi e un'azione di rivendicazioni presso le autorità locali ed il governo. Iniziano anche ad uscire, irregolarmente, i primi numeri del giornale "Sempre", definito da Don Oreste Benzi "voce di chi non ha voce". Su di esso viene pubblicata la piattaforma per il riconoscimento degli handicappati come persone". Questo documento è stato la base per le rivendicazioni che hanno portato alla riforma di importanti leggi.

Riferimenti[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Dal sito dell'Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII
  2. ^ a b c dalla Carta di Fondazione dell'Associazione "Comunità Papa Giovanni XXIII"

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

La distinzione tra tassa e imposta è ereditata dal diritto romano ed è tipica dei Paesi di diritto latino.

Tributi[modifica | modifica wikitesto]

Nei Paesi di Common Law (Regno Unito e Stati Uniti) vige da tre secoli il principio del "no taxation without representation", ideato all'inizio della Rivoluzione americana. Si tratta di un principio in base al quale i cittadini che pagano i tributi devono essere rappresentati in Parlamento, e i tributi debbano derivare da una decisione parlamentare, in merito a un servizio di cui beneficiano i contribuenti. Questo principio è recepito nell'ordinamento italiano dove è vietata tramite decreto governativo l'estensione o l'imposizione di nuovi tributi (art. 4 della legge n. 212/2000 - Statuto dei diritti del Contribuente).

I tributi servono a finanziare servizi come scuole, sanità, assistenza e a ripagare il debito pubblico,. Alcuni Paesi hanno adottato un sistema di flat tax, ad aliquota unica o con poche aliquote per le principali imposte. Alcuni ritengono che la semplificazione fiscale, la riduzione delle aliquote riducano l'elusione e l'evasione al limite che in base alla curva di Laffer un'aliquota unica, opportunamente scelta, massimizzi il gettito fiscale. Altri ritengono l'aliquota unica e la riduzione degli scaglioni profondamente iniqua verso i ceti medi e contro il principio di progressività del prelievo fiscale, affermato in varie Costituzioni.
I servizi pubblici divisibili, quali ad esempio l'istruzione e la sanità, possono essere finanziati parzialmente mediante tasse. Ne sono esempi in Italia le tasse scolastiche e universitarie o i ticket sanitari. Tuttavia, non si deve confondere la tassa con il prezzo di questi servizi. Almeno nell'ordinamento attuale italiano le tasse non coprono completamente il costo di questi servizi, che quindi ricade sulla fiscalità generale e viene finanziato con le imposte. Le giustificazioni, provenienti dalla dottrina economica per tale scelta, sono diverse.

In primo luogo essa si giustifica con la teoria delle esternalità, secondo cui il consumo di determinati servizi produce benefici indiretti, non solo al consumatore, ma all'intera società, giustificandone così il contributo alla copertura dei costi con la fiscalità generale. Facciamo un esempio: l'istruzione universitaria produce benefici per lo studente ma anche per la società di cui viene accresciuto il livello culturale.

In secondo luogo essa si richiama al principio costituzionale della capacità contributiva nel concorso a finanziare le spese pubbliche. Pertanto si ritiene necessario consentire la fruizione dei servizi ai meno abbienti fissando l'importo della tassa al di sotto del costo (o addirittura esentando alcune categorie dal pagamento) e contribuendo per la differenza con la fiscalità generale, che tiene conto di questo principio.

La questione se privilegiare il cosiddetto principio di capacità contributiva affidando il finanziamento dei servizi pubblici, anche divisibili, alle imposte con evidenti vantaggi in termini di redistribuzione della ricchezza, ma con lo svantaggio di svincolare il costo dei servizi stessi dal loro consumo, incoraggiando quindi fenomeni di free riding e di spreco, o passare invece, ove possibile, a una stretta applicazione del principio della controprestazione, accantonando così in parte l'idea redistributiva con una penalizzazione nell'accesso ai servizi dei meno abbienti ma con un maggiore controllo sul loro corretto utilizzo, è al centro del dibattito politico, economico e sociale di molti paesi e molto spesso non ha trovato soluzioni univoche.

Tipi di diapositive[modifica | modifica wikitesto]

Le diapositive in bianco e nero sono ottenute sottoponendo una pellicola ad inversione in fase di sviluppo.

Le diapositive a colori possono essere ottenute seguendo i due principi della sintesi additiva e della sintesi sottrattiva. Quelle a sintesi additiva hanno ormai valore storico, non essendo attualmente prodotte. A questa tipologia fa riferimento il primo processo a colori, l'Autocromia (o Autochrome) dei fratelli Lumiere. In questo tipo di processo si usava un'emulsione monocromatica ricoperta di un finissimo strato di granuli di fecola di patate colorati. I granuli funzionavano da filtri sia in ripresa che nella visione dell'immagine. Il principio è stato poi ripreso nel 1985 dalla Polaroid per la sua pellicola 35mm invertibile istantanea Polapan, nella quale il ruolo dei granuli di fecola veniva svolto da una trama di sottilissime righe rosse verdi e blu.

La nascita della leggenda[modifica | modifica wikitesto]

Fu solo dopo la morte di Jim Morrison che i giornali cominciarono a parlare della maledizione della J27. Fu opinione diffusa, in quei giorni, che le prossime vittime sarebbero state John Lennon, cantante del gruppo dei Beatles, e Mick Jagger, leader dei Rolling Stones, in quanto tutti e due avevano nelle loro iniziali la lettera J. Questa nuova "variante" della maledizione colpì: John Lennon, assassinato all'età di 40 anni a New York, mentre firmava autografi; John Denver, deceduto in un incidente aereo all'età di 53 anni; John Bonham, morto il 25 settembre 1980, a 32 anni, per soffocamento da vomito; Jeff Buckley, annegato nel Wolf River quando aveva soltanto 30 anni; Joe Strummer, stroncato da un infarto all'età di 50 anni appena compiuti; Jaco Pastorius, picchiato a morte da un buttafuori a 36 anni e Michael Jackson il 25 giugno 2009 morto anche lui per infarto a 50 anni.

L’ultimo caso di morte è datato 28 dicembre 2009, la maledizione colpisce The Rev, batterista della band heavy metal Avenged Sevenfold, a seguito di un arresto cardiaco dovuto alla miscela di psicofarmaci ed alcool.

Confutazione[modifica | modifica wikitesto]

I fattori che contribuiscono ad alimentare la leggenda sono diversi. Innanzitutto si tratta di un campione di popolazione ristretto, in cui possono verificarsi scostamenti casuali dalla media. Il campione non ha poi confini definiti: qual'è la definizione di "Rock star"? Il genere di Janis Joplin e Amy Winehouse era piuttosto il Blues: devono rientrare fra le Rock star perchè hanno avuto successo? In queste condizioni è facile che si verifichino fenomeni di memoria selettiva.