Disagio personale
In psicologia, il disagio personale è una reazione emotiva avversa e focalizzata su sé stessi (es. ansia, preoccupazione, sconforto) all'apprensione o alla comprensione dello stato o della condizione emotiva di un altro. Questo stato affettivo negativo si verifica spesso a causa del contagio emotivo quando c'è confusione tra sé e l'altro. A differenza dell'empatia, il disagio personale non deve essere congruente con lo stato dell'altro e spesso porta a una reazione egoistica per ridurla, ad esempio ritirandosi dalla persona che ha causato lo stress, diminuendo in tal modo la probabilità di un comportamento prosociale.[1] Vi sono prove che la simpatia e il disagio personale sono soggettivamente diversi,[2] hanno differenti correlazioni somatiche e fisiologiche[3] e si relazionano in modi diversi al comportamento prosociale.[4]
Legame tra rischio e tolleranza
[modifica | modifica wikitesto]Nel 1987 uno studio[5] eseguì ricerca trasversale e longitudinale su un campione comunitario di oltre 400 adulti e i loro bambini per esaminare il legame tra rischio, tolleranza e disagio personale. I fattori di rischio consistettero in eventi di vita negativi e strategie di lotta al rifiuto sociale e, per i bambini, disagio emotivo e fisico dei genitori. I fattori di tolleranza furono la fiducia in se stessi, una predisposizione alla compiacenza e il sostegno familiare. Gli esiti furono depressione globale e sintomi fisici negli adulti, disadattamento psicologico e problemi di salute fisica nei loro bambini.
Dall'indagine emerse che le persone che presentano contemporaneamente rischi elevati e bassa tolleranza sono particolarmente vulnerabili al disagio personale. I risultati dimostrarono che le variabili di rischio e tolleranza sono predittori significativi di sofferenza psicologica e fisica presente e futura negli adulti. Nei bambini, i risultati dimostrarono che la disfunzione genitoriale, in particolare i fattori di rischio materni e il supporto familiare, sono significativamente collegati al disagio. Tuttavia, questi risultati suggeriscono anche che, rispetto agli adulti, i bambini potrebbero essere più tolleranti agli eventi negativi della vita passati che incidono sui loro livelli attuali o futuri di sofferenza. Inoltre fu osservato che i bambini sono più colpiti dalla disfunzione genitoriale da parte delle madri che da parte dei padri, il che è attribuibile al ruolo convenzionale delle madri come badanti primarie e con relazioni di attaccamento materno relativamente più forti nei bambini.[5]
Sviluppo
[modifica | modifica wikitesto]È stato condotto uno studio con un gruppo di bambini e un gruppo separato di adulti; entrambi i gruppi dovevano guardare un video. Il video parlava di una notizia emotivamente negativa. Mentre guardavano il video, venivano registrate le loro espressioni facciali e gli venne chiesto di riportare autonomamente come si sentivano dopo aver visto il video. I risultati portarono alla conclusione che esiste davvero una netta differenza tra simpatia e disagio personale. I marcatori di simpatia erano correlati alle risposte prosociali; d'altra parte, gli indici facciali di disagio personale non erano correlati. Per gli adulti è stato riscontrato che la tristezza facciale e l'attenzione causata da preoccupazione tendevano a essere positivamente correlate alle tendenze prosociali, d'altra parte i bambini avevano una relazione negativa tra comportamento prosociale e espressioni facciali di disagio personale. Questo dimostra come non ci sia solo una differenza osservabile tra simpatia e disagio personale. Si può anche riscontrare che c'è una differenza tra il modo in cui i bambini e gli adulti provano disagio personale o simpatia, ciò è in gran parte correlato al livello di maturità che l'individuo ha raggiunto.[6]
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ (EN) Dianne M. Tice, Ellen Bratslavsky e Roy F. Baumeister, Emotional distress regulation takes precedence over impulse control: If you feel bad, do it!, in Journal of Personality and Social Psychology, vol. 80, 2001, pp. 53–67, DOI:10.1037/0022-3514.80.1.53. URL consultato il 20 dicembre 2019.
- ^ (EN) C. Daniel Batson, Janine L. Dyck e J. Randall Brandt, Five studies testing two new egoistic alternatives to the empathy-altruism hypothesis., in Journal of Personality and Social Psychology, vol. 55, 1988, pp. 52–77, DOI:10.1037/0022-3514.55.1.52. URL consultato il 20 dicembre 2019.
- ^ (EN) Nancy Eisenberg, Heather McCreath e Randall Ahn, Vicarious Emotional Responsiveness and Prosocial Behavior, in Personality and Social Psychology Bulletin, vol. 14, n. 2, 1988-06, pp. 298–311, DOI:10.1177/0146167288142008. URL consultato il 20 dicembre 2019.
- ^ (EN) Nancy Eisenberg e Paul A. Miller, The relation of empathy to prosocial and related behaviors., in Psychological Bulletin, vol. 101, 1987, pp. 91–119, DOI:10.1037/0033-2909.101.1.91. URL consultato il 20 dicembre 2019.
- ^ a b (EN) Charles J. Holahan e Rudolf H. Moos, Risk, resistance, and psychological distress: A longitudinal analysis with adults and children., in Journal of Abnormal Psychology, vol. 96, 1987, pp. 3–13, DOI:10.1037/0021-843x.96.1.3. URL consultato il 20 dicembre 2019.
- ^ (EN) Nancy Eisenberg, Richard A. Fabes e Paul A. Miller, Relation of sympathy and personal distress to prosocial behavior: A multimethod study., in Journal of Personality and Social Psychology, vol. 57, 1989, pp. 55–66, DOI:10.1037/0022-3514.57.1.55. URL consultato il 20 dicembre 2019.
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]Altri progetti
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