Utente:Cunibertus/sandbox

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca

Subcategorie: Utente:Cunibertus/sandbox/1


Problema indoeuropeo è il nome usualmente dato alla questione dell'indagine sull'insediamento originario degli Indoeuropei, ovvero il problema della individuazione della loro patria originaria (Urheimat indoeuropea).

Il Problema della localizzazione della "Patria ancestrale"[modifica | modifica wikitesto]

Un filone ampiamente percorso dall'Indoeuropeistica fin dalle sue origini è stato quella dell'individuazione della patria originaria degli Indoeuropei (Urheimat, come spesso è indicata ricorrendo all'espressione tedesca), ossia, nella scienza linguistica, quale sia stato il luogo in cui è stato parlato l'indoeuropeo ricostruito.

Nel XIX secolo gli studiosi dell'epoca appressero che "tutti" i popoli d'Europa e una parte di quelli dell'Asia erano stati un tempo un "unico popolo", gli Indoeuropei, e cominciarono a domandarsi: "dove aveva abitato questo popolo" ? Poiché questo equivaleva a chiedersi da dove tutti loro erano venuti, quali erano le loro radici, qual era la loro "Patria Originaria" (Urheimat). In quest'ottica il problema dell'individuazione della sede originaria è anche la questione dell'europeizzazione dell'Europa e cioè il problema della storia della sua civiltà[1].

Sono state proposte molte locazioni per una Urheimat indoeuropea; in proposito lo studioso J. P. Mallory ha scritto: “Non ci si dovrebbe chiedere ‘dov'è la patria degli indoeuropei?’ piuttosto ‘dove l'hanno messa adesso?’ ”Mallory (1989:143) [2]

Ipotesi sull'Urheimat proto-indoeuropea[modifica | modifica wikitesto]

Inizialmente, ed essendo la nascita stessa dell'indoeuropeistica in gran parte connessa alla "scoperta" del sanscrito da parte degli europei, i primi studiosi propendettero verso una collocazione asiatica della patria ancestrale. La prima teoria proposta fu quindi quella che l'India fosse la Patria originaria ed il sanscrito la Lingua originaria, in seguito furono esposte numerose localizzazioni alternative che si possono elencare, in ordine cronologico e con l'indicazione delle figure dei maggiori sostenitori, come segue:

La ricerca della patria ancestrale[modifica | modifica wikitesto]

NON DOVREBBE PIU' SERVIRE

Un altro filone ampiamente percorso dall'indoeuropeistica fin dalle sue origini è stato quella dell'individuazione della patria originaria degli Indoeuropei (Urheimat, come spesso è indicata ricorrendo all'espressione tedesca), ossia quale sia stato il luogo in cui è stato parlato l'indoeuropeo ricostruito. Il problema è connesso a quello della cronologia (assoluta e relatica) della frammentazione della famiglia linguistica indoeuropea, ed è pertanto strettamente intrecciato agli sviluppi della dialettologia. Inizialmente, ed essendo la nascita stessa dell'indoeuropeistica in gran parte connessa alla "scoperta" del sanscrito da parte degli europei, i primi studiosi propendettero verso una collocazione asiatica della patria ancestrale in particolare India (il Nord-ovest secondo Friedrich von Schlegel, il Kashmir secondo Thomas Young). Nel corso del XIX furono poi proposte numerose altre sedi, per lo più frutto di speculazioni gratuite (da Babilonia al Polo Nord), fino a restringere il campo a poche, e più solidamente argomentate, opzioni. Due, in particolare, gli scenari presi in considerazione dalla disciplina: l'Europa centro-settentrionale e le steppe della Russia meridionale; scarso credito ha raccolto tra gli indoeuropeisti (e tra i linguisti in genere) la teoria di un'Urheimat anatolica proposta dall'archeologo Colin Renfrew[8], così come quella di considerare l'indoeuropeo come un pidgin[9].

Nel 1851 Robert Latham propose per prima un'ubicazione europea della patria ancestrale: la Lituania. Inizialmente poco considerata, tale ipotesi fu poi ripresa da Theodor Poesche nel 1878, che l'accompagnò a considerazioni dialettologiche: riteneva, infatti, che il lituano fosse la lingua indoeuropea più arcaica e postulò che ciò fosse dovuto al fatto che i Lituani fossero gli Indoeuropei che non si erano mai mossi dall'Urheimat. Poco più tardi, nel 1883, Karl Penka rilanciò la tesi di un insediamento originario europeo, ma questa volta collocandolo nella Scandinavia meridionale. Nel 1902 l'ipotesi fu ripresa dall'autorevole germanista Gustaf Kossinna, che ne decretò un lungo successo. Soltanto nel 1922 Peter Giles rimise in discussione l'ipotesi nordica e si pronunciò, sempre secondo ragionamenti di archeologia lingusitica, per l'area danubiana quale focolare indoeuropeo. Nel secondo dopoguerra, tuttavia, la gran parte degli indoeuropeisti accolse la proposta di identificare l'Urheimat con le steppe del sud della Russia e lasciò cadere le ipotesi di una collocazione europea; tra gli ultimi a sostenere localizzazioni centroeuropee, Pere Bosch i Gimpera e Giacomo Devoto[8].

http://it.wikipedia.org/wiki/Indoeuropeistica#La_ricerca_della_patria_ancestrale

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e f Francisco Villar, Gli indoeuropei e le origini dell'Europa, Bologna, Il Mulino, 1997. Errore nelle note: Tag <ref> non valido; il nome "Indoeuropei" è stato definito più volte con contenuti diversi
  2. ^ Mallory, J. P. 1989. In Search of the Indo-Europeans. London: Thames and Hudson.
  3. ^ a b c d e f g h Giacomo Devoto, Origini indeuropee, Firenze, Sansoni, 1962.
  4. ^ R. G. Latham fu inoltre il primo a formulare il Principio del Centro di gravità linguistico secondo il quale il più probabile punto di origine di una grande famiglia linguistica è l'area nella quale essa presenta il maggiore grado di diversità.
  5. ^ Bal Gangadhar Tilak, The arctic home in the Vedas, 1903.
  6. ^ J. P. Mallory, In Search of the Indo-Europeans: Language, Archaeology and Myth ("Alla ricerca degli indoeuropei: lingua, archeologia e mito"), Thames & Hudson, 1989. Citato in Enrico Campanile, Bernard Comrie e Calvert Watkins, Introduzione alla lingua e alla cultura degli indoeuropei, Bologna, Il Mulino, 2005.
  7. ^ Mallory, J. P., R. Blench and M. Spriggs, eds. (1997). The Homelands of the Indo-Europeans ("La patria degli indoeuropei"). Archaeology and Language I: 93–121.
  8. ^ a b Villar, pp. 39-92.
  9. ^ Come pidgin, l'indoeuropeo si sarebbe diffuso perché utilizzato come lingua franca per il commercio e lo scambio. Questa teoria, avanzata da archeologi e storici sostenitori della teoria diffusionista, è insostenibile dal punto di vista linguistico, poiché i pidgin sono caratterizzati da strutture estremamente semplificate, ben diverse da quelle dell'indoeuropeo[senza fonte].

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Francisco Villar, Gli indoeuropei e le origini dell'Europa, Bologna, Il Mulino, 1997.

L'etnonimo Veneti indica numerosi popoli, nomadi o sedentarizzati, che hanno vissuto nell'Europa preromana.

I Popoli Veneti[modifica | modifica wikitesto]

Diffusione dell'etnonimo Veneti[modifica | modifica wikitesto]

Già Omero, nella sua Iliade, cita gli Eneti, una popolazione della Paflagonia, regione dell'Asia Minore sul Mar Nero, come guerrieri a fianco dei Troiani contro gli Achei di Agamennone [1]. Secondo i Nóstoi, questo popolo, guidato da Antenore, sarebbe antenato dei Veneti (Paleoveneti o Veneti adriatici, ossia i Veneti del Veneto) [2] che entrarono pacificamente nell'orbita romana. [3]

Ma questi non sono gli unici con questo nome. Erodoto [4] riporta l'equazione Eneti=Illirici; nell'Europa centrale Tacito [5] localizza i Veneti, Venedi, Venedae, oggi noti nella storiografia come "Veneti della Vistola" (anche Venedi della Vistola), distinguendoli dai Sarmati [6] ; ci sono i Veneti Celti, a cui si riferisce Cesare[7]; Pomponio Mela [8] cita il lago di Costanza come Venetus lacus; infine Venetulani sono un popolo laziale scomparso citato da Plinio [9][10].[11]

Lo studioso italiano Giacomo Devoto menziona l'esistenza di una stirpe di Veneti in Sassonia[12], i Veleti. Fonti medievali tedesche[13] riportano abbastanza estesamente l'esistenza di Vendi tra le popolazioni Baltiche, nel territorio dell'attuale Lettonia, ed il fatto che essi erano apparentemente parlanti di una lingua balto-finnica [14]; lo studioso americano A. M. Schenker ha ipotizzato che essi possano essere stati discendenti degli antichi Veneti della Vistola[15].

Nel periodo Alto medievale, l'etnico Veneti (Vendi, Venedi ovvero Veneti Sclavi), è stato associato ad uno dei tre maggiori raggruppamenti storici dei popoli Slavi, ancora oggi comunemente noti in lingua tedesca come Wenden, gli Slavi occidentali[16].

Spiegazione scientifica[modifica | modifica wikitesto]

Il termine Veneti, estesamente attestato nell'antichità, non precisa una singola popolazione di lingua indoeuropea, ma solo un insieme di tribù indoeuropee[10], esso appare inoltre essere un endoetnonimo.

Per spiegare di una così vasta diffusione dell'etnonimo Veneti sono state date varie interpretazioni storiche e formulate varie teorie. Un approccio a questa ambiguità sulla natura e origine dei numerosi Popoli Veneti non può avvalersi a tutt'ora di supporti storico-archeologici, ma viene affrontare sulla base della linguistica storica, o almeno questo è stata la principale via seguita dagli studiosi.

L'equivalenza storica tra Veneti e portatori della Cultura dei campi di urne, proposta da G. Devoto, non è poi stata confermata dalla documentazione archeologica.[17].

Inizialmente, l'endoetnonimo fu associato al colore azzurro, come dal latino (è tra l'altro il colore scelto dai Veneti (della X regio) nelle gare equestri), ma parve più utile, come sottolinea il Devoto, osservare come l'etnico wenet si associ a popoli di conquistatori, organizzatori, o meglio vittoriosi. In una lingua comune, quale può essere solo l'indoeuropeo, e nelle sue evoluzioni, la parola è stata probabilmente utilizzata da vari clan, forti su altri, per indicare se stessi.

Studi più approfonditi e recenti[18] hanno evidenziato che "Veneti" (*wenetoi) sarebbero piuttosto da interpretare come gli "amati", o forse gli "amabili", gli "amichevoli"[19].

Secondo Julius Pokorný(Pokorny 1959: 1146 - 1147), l’etnonimo Venetī (singolare *Venetos) deriva dalla radice Indoeuropea *u̯en- 'lottare; desiderare, amare'. Come dimostrato dal materiale comparativo, le Lingue germaniche possedevano due termini di differente origine per lo stesso nome: l’Antico alto tedesco Winida 'Wende' che trae la sua origine dal Proto-Germanico *Venétos, mentre la forma latino-germanica Venedi (attestata in Tacito) ed Old English Winedas 'Wends' si richiama al Proto-Germanico *Venetós. Parole etimologicamente collegate (Steinacher 2002: 33) includono il Latino venus, -eris 'amore, passione, grazia'; il Sanscrito vanas- 'brama, godimento', vani- 'desiderio, voglia'; Antico irlandese fine (< Proto-Celtico *venjā) 'consanguinei, parentela, alleanza, tribù, famiglia'; Antico nordico vinr, Old Saxon, Antico alto tedesco wini, Antico Frisone ed Old English wine 'amico'.

E' A. L. Prosdocimi, almeno per quanto riguarda l'indoeuropeistica italiana, a concludere definitivamente la disamina della questione dell'origine dei Popoli Veneti affermando che, in una determinata epoca, "Veneti è sinonimo di Indoeuropei"[20]. I linguisti sembrano oggi concordare che Veneti viene inteso come l'etnico degli Indoeuropei centrali[17]. Per quel che riguarda in particolare i Veneti adriatici sempre Prosdocimi scrive che «i Veneti del Veneto rappresentano un filone di Indoeuropei il cui etnico era appunto "Veneti" o era avviato a divenirlo».[20]

Studi moderni sui Veneti sono stati condotti da un gruppo di ricercatori sloveni[21], con qualche immediato riscontro positivo a livello internazionale, ma le loro tesi non hanno riscosso molto interesse o credito in Italia e, nel lungo periodo, a tutt'oggi neppure altrove.

La Tesi Illiro-Veneta[modifica | modifica wikitesto]

Alla fine del XIX secolo, Carl Pauli sostenne la tesi dell'Illiricità dei Veneti adriatici[22] (cosiddetta Tesi Illiro-Veneta) e conseguentemente, per estensione, anche di tutti i differenti e numerosi Popoli Veneti. Egli fu seguito in questo da P. Kretschmer che, nelle sue opere, considerò il Venetico uno dei quattro gruppi linguistici ricompresi da lui sotto la comune denominazione di “illirico” [23]. Su queste basi, e su quella della dispersione dell’etnonimo Veneti, Julius Pokorny e Hans Krahe, impegnati in una ricerca sull’idronimia europea, trovarono un vasto sostrato linguistico non attribuibile e “credettero che si trattasse di un sostrato illirico ... sembrava che gli illiri avessero occupato un territorio dal Baltico fino alla penisola iberica e dalle isole Britanniche fino all'Anatolia[23]. “Vittore Pisani definì con il termine di panillirismo questa crescita tanto smisurata ...””[23].

La Tesi Illiro-Veneta continuò a essere largamente condivisa anche quando, nella prima metà del XX secolo, Vittore Pisani e Hans Krahe dimostrarono che Erodoto si riferiva in realtà a una tribù Illirica stanziata nella Penisola balcanica, e non in area italica.[19]

I Veneti slavi[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Venedi.

Nel periodo Alto medievale, l'etnico Veneti (Vendi, Venedi ovvero Veneti Sclavi), è stato associato agli Slavi occidentali[16], uno dei tre maggiori raggruppamenti storici dei popoli Slavi, ancora oggi comunemente noti in lingua tedesca come Wenden. Successivamente l'uso dello stesso etnico è stato esteso, in alcune aree di lingua germanica, ad indicare anche nuclei di Slavi meridionali, ma l'utilizzo in questa accezione è sempre stato limitato.

Lo storico Romano Plinio il Vecchio (Nat. his. IV: 96-97) menziona una tribù chiamata Sarmatae Venedi, Tacito (Germania, 46) parla a sua volta dei Venethi ma li distingue chiaramente dai Sarmati, definiti solo come loro vicini. Nel II secolo d.C. il geografo Claudio Tolomeo nel suo De Geographia (III 5. 21) menziona un popolo conosciuto come Ouenedai che vive lungo le coste meridionali del Mar Baltico, a cui si riferisce chiamandolo "Baia Venetica".

Lo studio degli idronimi dei corsi d’acqua posti tra il Bacino della Vistola e quello dell’ Oder, chiaramente pre-slavi (Krahe, 1964)[24], fa ritenere che i “Veneti della Vistola” fossero un popolo di lingua Centum.

Da ciò, si ritiene che i popoli germanici abbiano all'inizio indicato con il nome di Venedi i Venedi della Vistola, per poi usare lo stesso etnonimo per i loro nuovi vicini orientali nel frattempo sopraggiunti: gli Slavi.

Principali Popoli Veneti[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Omero: Iliade, B, 851-2
  2. ^ Strabone XIII, II, 53. Virgilio Aen. I, 242-249. Livio His. I, I.
  3. ^ L’intero paragrafo costituisce una sintesi tratta da Anna Maria Chieco Bianchi, ‘’I Veneti’’ in ‘’Italia omnium terrarum alumna’’, Garzanti-Scheiwiller, 1988, pag.4-5 .
  4. ^ Erodoto I, 196 e V 9.
  5. ^ Tacito, Germania 46.
  6. ^ Correggendo Plinio il Vecchio (Nat. his. IV: 96-97) che li menzionava invece come "Sarmatae Venedi".
  7. ^ Cesare, de bello Gallico, III, 8 il passo in latino.
  8. ^ Pomponio Mela, De situ orbis libri III.
  9. ^ Plinio, nat. his. III, 69.
  10. ^ a b Gianna G. Buti & Giacomo Devoto, Preistoria e storia delle regioni d'Italia, Sansoni Università, 1974.
  11. ^ L’intero paragrafo costituisce una sintesi tratta da Anna Maria Chieco Bianchi, I Veneti in Italia omnium terrarum alumna, Garzanti-Scheiwiller, 1988, pag.4-5 .
  12. ^ Giacomo Devoto, Origini indeuropee, I ed.1962.
  13. ^ Heinrici Cronicon Lyvoniae del cronista Henricus de Lettis.
  14. ^ Endre Bojtár, Foreword to the Past, Central European University Press, 1999, p. 87, ISBN 963911642ISBN non valido (aiuto).
  15. ^ Alexander M. Schenker, An Introduction to Slavic Philology, 1996 - Yale University Press, New Haven and London. Pages 4-5.
  16. ^ a b Giordane, “De rebus gothicis”, cap. XXIII,pp. 119-120: “… Essi sono usciti dalla stesa tribù, ma hanno tre nomi diversi: Venedi, Anti, Sclaveni”. Errore nelle note: Tag <ref> non valido; il nome "Giordane" è stato definito più volte con contenuti diversi
  17. ^ a b Anna Maria Chieco Bianchi, I Veneti, in Italia, omnium terrarum alumna, Editrice Garzanti-Scheiwiller, 1988, p.5.
  18. ^ Pokorny 1959: 1146 - 1147; Steinacher 2002: 33.
  19. ^ a b Francisco Villar, Gli Indoeuropei e le origini dell'Europa.
  20. ^ a b A. L. Prosdocimi, I veneti antichi, 1987, p.232.
  21. ^ Jožko Šavli, Matej Bor e Ivan Tomažič propugnatori della cosiddetta Venetic theory. Dei summenzionati autori: "Veneti: First Builders of European Community: Tracing the History and Language of the Early Ancestors of Slovenes", Ljubljana, Dunaj, Maribor, 1989.
  22. ^ Francisco Villar, Gli Indoeuropei e le origini dell'Europa, Bologna, Il Mulino, 1997, p. 490
  23. ^ a b c Francisco Villar, Gli Indoeuropei e le origini dell'Europa, Bologna, Il Mulino, 1997, p. 367.
  24. ^ Hans Krahe, Unsere ältesten Flussnamen, Wiesbaden (1964).

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Fonti principali[modifica | modifica wikitesto]

  • Annamaria Chieco Bianchi, I Veneti in Italia, omnium terrarum alumna, Milano, Garzanti-Scheiwiller, 1988.
  • Giacomo Devoto, Origini indeuropee. Edizioni di Ar, [2008], I ed.1962.
  • Francisco Villar, Gli indoeuropei e le origini dell'Europa, Bologna, Il Mulino, 1997.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • A. L. Prosdocimi, I veneti antichi, 1987


  Portale Storia: accedi alle voci di Wikipedia che trattano di storia