Strategia nazionale per le aree interne

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Mappa delle aree interne - fonte dati: ISTAT[1]

La strategia nazionale per le aree interne (SNAI) è una politica nata nel 2013 promossa dall'Agenzia per la coesione territoriale e dall'allora ministro per la coesione territoriale Fabrizio Barca che mira alla riattivazione delle aree e municipalità remote del Paese. ll documento propone una classificazione dei comuni in base alla distanza dai servizi pubblici considerati essenziali e successivamente suggerisce una serie di azioni e politiche attive per contrastare, o quanto meno mitigare, i fenomeni di declino demografico e marginalizzazione territoriale. La maggior parte delle aree interne si concentra nei territori alpini e appenninici, presentano un significativo spopolamento e una mancanza di servizi base per i cittadini (sanità, istruzione, mobilità), ma al contempo possiedono una disponibilità elevata d’importanti risorse ambientali (risorse idriche, sistemi agricoli, foreste, paesaggi naturali e umani) e culturali (beni archeologici, insediamenti storici, abbazie, piccoli musei, centri di mestiere).[2][3][4]

A parte le peculiarità storiche, culturali e naturali di ciascun territorio, una quota rilevante delle aree interne ha subito gradualmente, dal secondo dopoguerra a oggi, un processo di marginalizzazione e fragilizzazione, dovuto principalmente alla migrazione verso i centri economici del Paese. Tale processo ha infatti causato la progressiva perdita del capitale umano e di conoscenze compromettendo il sistema di relazioni territoriali e le possibilità di sviluppo economico, culturale e sociale.[3][5][6]

Definizione di area interna[4][modifica | modifica wikitesto]

Per la definizione delle aree interne, SNAI utilizza come indicatore il grado di accessibilità per i cittadini di uno specifico comune alle infrastrutture e ai servizi pubblici essenziali, come la vicinanza alle strutture della sanità pubblica, la possibilità di accedere facilmente all'istruzione secondaria e la prossimità alle infrastrutture dedicate alla mobilità. Da questo parametro, il documento propone una classificazione di tutti i comuni italiani.[7]

In prima istanza SNAI classifica i comuni in base alla presenza o meno di servizi pubblici e infrastrutture essenziali. Questi territori, definiti come centri di offerta dei servizi devono infatti possedere:

Da questa categoria i comuni sono ulteriormente suddivisi in poli intercomunali e in poli se capoluoghi di provincia in quanto sede di altri servizi al cittadino che erano di competenza delle province.[4][7]

I comuni non rientranti in questa categoria vengono invece classificati sulla base del tempo di percorrenza che un residente deve effettuare per raggiungere il centro di offerta dei servizi più vicino. Da questo parametro SNAI riconosce:

  • aree di cintura, tempo di percorrenza inferiore ai 20 minuti;
  • aree intermedie, tra 20 e 40 minuti;
  • aree periferiche, tra 40 e 75 minuti;
  • aree ultra-periferiche, con tempo di percorrenza superiore ai 75 minuti.[4][3]

Il documento definisce infine come aree interne tutti quei territori il cui tempo di percorrenza è superiore ai 20 minuti, tutti i comuni che ricadono nelle categorie di aree intermedie, periferiche e ultra-periferiche. Dall'analisi proposta le aree interne italiane ricoprono circa il 60% del territorio, il 52% dei comuni e il 22% della popolazione nazionale.[2]

Principali caratteristiche dei comuni secondo la classificazione proposta da SNAI[4][8]
Classificazione n. comuni % altitudine media popolazione 2011 % trend demografico 1971-2011 (%)[8] superficie (kmq) %
Centri di offerta dei servizi 219 2,7 145 21 223 562 35,7 -6,8 29 519 9,8
Poli intercomunali 104 1,3 166 2 466 455 4,1 22,7 6 251 2,1
Aree di cintura 3 508 43,4 215 22 203 219 37,4 35,8 81 815 27,1
Aree intermedie 2 377 29,4 395 8 952 266 15,1 11,6 89 448 29,6
Aree periferiche 1 526 18,9 607 3 671 372 6,2 -8,1 73 256 24,3
Aree ultra-periferiche 358 4,4 627 916 870 1,5 -5,3 21 784 7,2

Strategia e azioni integrate[modifica | modifica wikitesto]

Per invertire o almeno mitigare i processi di marginalizzazione e spopolamento che caratterizzano la maggior parte delle aree interne, la strategia prevede l'attuazione di due livelli di intervento. In prima istanza prevede l'adeguamento e il rafforzamento dei servizi pubblici essenziali, le precondizioni di sviluppo che, oltre a permettere lo sviluppo socio-economico dei territori, sono considerati a oggi dei diritti di cittadinanza per la società contemporanea. Il secondo livello invece, suggerisce la promozione di progetti di sviluppo locale che possano indurre la riattivazione e la rigenerazione dei capitali territoriali latenti.[2][4]

Prima classe di azioni[modifica | modifica wikitesto]

Per garantire le precondizioni di sviluppo la policy propone il miglioramento dell'accessibilità ai servizi di base per i residenti delle aree interne, nello specifico il documento propone il rafforzamento della sanità (pronto-soccorso, emergenze, punti parto, trasfusioni), della scuola (specialmente dell'istruzione secondaria di primo e secondo grado) e della mobilità interna e di collegamento con il Paese. SNAI propone quindi il rafforzamento delle infrastrutture fisiche e digitali delle aree interne:[4]

  • Servizi per la salute. Il documento suggerisce una riorganizzazione della struttura territoriale della salute che non si basi esclusivamente sugli ospedali come luoghi di cura, ma sull'assistenza diffusa come la telemedicina, l'istituzione di servizi sanitari mobili e l'assistenza domiciliare. Inoltre propone la predisposizione di attrezzature mediche (per esempio DAE e centri di primo soccorso) e la formazione di figure professionali o volontarie sul territorio per la gestione delle emergenze mediche.
  • Scuola. La scuola e l'istruzione sono considerati centrali nella strategia per il ruolo di presidio civile, culturale e sociale che tale istituzione ricopre per il territorio. SNAI propone il potenziamento delle istituzioni scolastiche non solo dal punto di vista tecnologico e di attrezzature ma anche dell'offerta formativa attraverso modelli di governance che avvicinino la scuola al territorio.
  • Mobilità. Riguardo alla mobilità interna e di collegamento, la strategia considera due tipologie di azioni: il rafforzamento e ripensamento dell'offerta dei servizi per e nelle aree interne e migliorare la mobilità e la viabilità in modo da ridurre i tempi di percorrenza. Il documento propone un equilibrio tra le due tipologie sempre tenendo in considerazione l'impatto ambientale degli interventi. Tali azioni avvengono quindi attraverso il potenziamento infrastrutturale, quando conforme ai principi di sostenibilità, e attraverso forme di mobilità emerse negli ultimi anni come i servizi on demand e il recupero di percorsi dismessi.

Seconda classe di azioni[modifica | modifica wikitesto]

Date le peculiarità di ogni area interna il documento prevede che i progetti di sviluppo locale siano proposti in ottica place-based, capaci quindi di riattivare capitali locali specifici. In tal senso la strategia propone di focalizzarsi sulle effettive potenzialità del territorio in modo da innescare processi di riterritorializzazione sostenibili che diano risultati visibili e misurabili a medio termine. Nello specifico SNAI propone cinque punti su cui dovrebbero basarsi i possibili progetti:[2][3][4]

  • Tutela del territorio e delle comunità locali, nello specifico si punta alla messa in sicurezza dei territori dal punto di vista rischio idrogeologico e sismico, e allo sviluppo di pratiche di cura, prevenzione e governance (per esempio gestione comune dei servizi).
  • Valorizzazione delle risorse naturali, culturali e del turismo sostenibile. La strategia propone di puntare sul paesaggio culturale come bene e capitale comune da valorizzare e attivare anche tramite risorse esterne.
  • Sistemi agro-alimentari e sviluppo locale. La valorizzazione e l'incentivazione delle specialità agricole dei territori sono considerate un capitale rilevante capace di favorire l'occupazione, creare nuove attività economiche, anche innovative, e aumentare il livello della biodiversità.
  • Risparmio energetico e filiere locali di energia rinnovabile. SNAI propone di realizzare progetti di valorizzazione energetica innovativi (smart grid, decentarlized energy storages) e forme di governance per l'energia che possano far diventare le aree interne luogo di sperimentazione e innovazione.
  • Saper fare e artigianato. Il documento propone, analogamente ai sistemi agro-alimentari, di valorizzare le produzioni locali anche attraverso l'innovazione tecnologica e sociale dei capitali di competenze locali.

72 aree pilota[modifica | modifica wikitesto]

Mappa delle aree pilota identificate da SNAI - fonte dati: ISTAT, OpenStreetMap, Agenzia per la coesione territoriale[2].

L'accordo di partenariato 2014-2020[9] prevedeva l'individuazione di una serie di aree pilota in cui sperimentare la strategia attraverso l'attivazione di fondi pubblici, europei e da partenariati pubblico-privati. Successivamente il comitato tecnico per le aree interne[10] ha individuato 72 aree pilota tenendo i considerazione le peculiarità dei territori e sulla base di parametri e indicatori, quali la situazione demografica, le condizioni sociali ed economiche, l'accessibilità ai servizi e le forme di governance dei comuni.[4][11] Gli interventi prevedono infine la convergenza delle azioni di tutti i livelli di governo: Stato centrale, Regioni e Comuni specialmente in forma associata.[9][12][13]

Le 72 aree selezionate includono 1 060 comuni (il 13,4% del totale), circa 2 milioni di abitanti (3,3%) e il 17% del territorio nazionale.[9][12]

Abruzzo[14]


Basilicata[15]


Calabria[16]


Campania[17]


Emilia-Romagna[18]


Friuli-Venezia Giulia[19]


Lazio[20]
Sardegna[27]


Sicilia[28]


Toscana[29]


Provincia autonoma di Trento[30]


Umbria[31]
  • Sud-Ovest Orvietano
  • Nord-Est Umbria
  • Valnerina


Valle d'Aosta[32]


Veneto[33]

La strategia in azione[modifica | modifica wikitesto]

Per accedere ai fondi le aree pilota hanno dovuto presentare in forma associata un programma di interventi e gestione delle risorse. Il requisito associativo, gestito in convenzione con il Dipartimento della funzione pubblica, è stato ritenuto da SNAI preferenziale per la strategia in quanto fattore necessario a evitare la dispersione delle risorse e a promuovere processi di governance comuni.[9][34]

Gli interventi proposti dalle 71 aree approvate (su 72 previste entro il 31 dicembre 2020), di cui molti già in fase di attuazione, hanno toccato diversi ambiti tra i quali mobilità, salute, scuola, efficienza e trasparenza della pubblica amministrazione, patrimonio naturale, cultura e turismo, agricoltura e zootecnia, biodiversità, energie rinnovabili, imprese, infrastrutture e servizi digitali, lavoro e formazione, e messa in sicurezza del territorio.[9][34] Nel 2020 il valore complessivo delle strategie approvate sulle 71 aree è stata pari a 1 142 miliardi di Euro divisi in 261 milioni di risorse statali, 693 milioni dai programmi finanziati dai fondi europei (FESR, FSE, FEASR, FEAMP), e 189 milioni da altre risorse pubbliche e private. La strategia stima inoltre un effetto leva da 1 a 4 per gli interventi rispetto alle risorse del Patto di Stabilità.[9][34]

Future integrazioni[modifica | modifica wikitesto]

Nel corso del 2020 sono stati stanziati ulteriori 310 milioni di Euro di fondi statali per premiare le aree pilota con le performance migliori e più coerenti con la strategia, e per attivare almeno 2 nuove aree pilota per Regione, processo che avverrà tramite una manifestazione di interesse.[35] Infine il Piano Nazionale Ripresa e Resilienza (PNRR), il documento stipulato dal governo per l'accesso ai finanziamenti del Next Generation EU, prevede di integrare i fondi destinati alle aree interne per un importo di 2,1 miliardi di Euro durante il periodo 2021-2027.[36]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ ISTAT - Atlante statistico dei comuni 2019, su istat.it. URL consultato il 17 giugno 2021.
  2. ^ a b c d e f Agenzia per la coesione territoriale - SNAI, su agenziacoesione.gov.it. URL consultato il 17 giugno 2021.
  3. ^ a b c d e Sabrina Lucatelli, La strategia nazionale, il riconoscimento delle aree interne, in TERRITORIO, n. 74, 2015-09, pp. 80–86, DOI:10.3280/TR2015-074014.
  4. ^ a b c d e f g h i Accordo di Partenariato 2014-2020 Strategia nazionale per le Aree interne: definizione, obiettivi, strumenti e governance (PDF). URL consultato il 17 giugno 2021.
  5. ^ Antonella Tarpino, Il paesaggio fragile : l'Italia vista dai margini, Einaudi, 2016, ISBN 978-88-06-22833-0, OCLC 982274243.
  6. ^ GIOVANNI CARROSIO, I MARGINI AL CENTRO;L'ITALIA DELLE AREE INTERNE TRA FRAGILITA E INNOVAZIONE, DONZELLI EDITORE, ISBN 88-6843-967-0, OCLC 1121194106.
  7. ^ a b Dipartimento per lo sviluppo e la coesione economica (DPS), Le aree interne: di quale territori parliamo? Nota esplicativa sul metodo di classificazione delle aree (PDF), su agenziacoesione.gov.it. URL consultato il 17 giugno 2021.
  8. ^ a b Dati ISTAT - censimento 1971, censimento 2011
  9. ^ a b c d e f Accordo di parternariato 2014-2020, su agenziacoesione.gov.it. URL consultato il 17 giugno 2021.
  10. ^ Comitato tecnico per le aree interne, su agenziacoesione.gov.it. URL consultato il 17 giugno 2021.
  11. ^ Guida agli indicatori della "diagnosi aperta" della strategia nazionale per le aree interne. (PDF), su agenziacoesione.gov.it. URL consultato il 17 giugno 2021.
  12. ^ a b Parametri e criteri per la selezione delle aree pilota, su agenziacoesione.gov.it. URL consultato il 17 giugno 2021.
  13. ^ Strategie d'area e governance per le aree interne, su agenziacoesione.gov.it.
  14. ^ Aree Interne - sito ufficiale Regione Abruzzo, su www2.regione.abruzzo.it. URL consultato il 17 giugno 2021.
  15. ^ Aree Interne - sito ufficiale Regione Basilicata, su europa.basilicata.it. URL consultato il 17 giugno 2021.
  16. ^ Aree interne Regione Calabria - sito Agenzia per la coesione territoriale, su agenziacoesione.gov.it. URL consultato il 17 giugno 2021.
  17. ^ Aree interne Regione Campania - sito Agenzia per la coesione territoriale, su agenziacoesione.gov.it. URL consultato il 17 giugno 2021.
  18. ^ Aree interne - sito ufficiale Regione Emilia-Romagna, su fondieuropei.regione.emilia-romagna.it. URL consultato il 17 giugno 2021.
  19. ^ Aree interne - sito ufficiale Friuli-Venezia Giulia, su regione.fvg.it. URL consultato il 17 giugno 2021.
  20. ^ Aree interne - sito ufficiale Regione Lazio, su lazioeuropa.it. URL consultato il 17 giugno 2021 (archiviato dall'url originale il 16 giugno 2021).
  21. ^ Aree interne - sito ufficiale Regione Liguria, su regione.liguria.it. URL consultato il 17 giugno 2021.
  22. ^ Aree interne - sito ufficiale Regione Lombardia, su regione.lombardia.it. URL consultato il 17 giugno 2021.
  23. ^ Aree interne - sito ufficiale Regione Marche, su regione.marche.it. URL consultato il 17 giugno 2021.
  24. ^ Aree interne - sito ufficiale Regione Molise, su moliseineuropa.regione.molise.it. URL consultato il 17 giugno 2021.
  25. ^ Aree interne - sito ufficiale Regione Piemonte, su regione.piemonte.it. URL consultato il 17 giugno 2021.
  26. ^ Aree interne Regione Puglia - sito Agenzia per la coesione territoriale, su agenziacoesione.gov.it. URL consultato il 17 giugno 2021.
  27. ^ Aree interne Regione Sardegna - sito Agenzia per la coesione territoriale, su agenziacoesione.gov.it. URL consultato il 17 giugno 2021.
  28. ^ Aree interne - sito ufficiale Regione Siciliana, su euroinfosicilia.it. URL consultato il 17 giugno 2021.
  29. ^ Aree interne Regione Toscana - sito ufficiale Agenzia per la coesione territoriale, su agenziacoesione.gov.it. URL consultato il 17 giugno 2021.
  30. ^ Aree interne - sito ufficiale Provincia autonoma di Trento, su europa.provincia.tn.it. URL consultato il 17 giugno 2021.
  31. ^ Aree interne - sito ufficiale Regione Umbria, su regione.umbria.it. URL consultato il 17 giugno 2021 (archiviato dall'url originale il 1º agosto 2021).
  32. ^ Aree interne Regione Valle d'Aosta - sito Agenzia per la coesione territoriale, su agenziacoesione.gov.it.
  33. ^ Aree interne Regione Veneto - sito Agenzia per la coesione territoriale, su agenziacoesione.gov.it. URL consultato il 17 giugno 2021.
  34. ^ a b c Dotazione finanziaria Strategia Nazionale per le Aree Interne (PDF), su agenziacoesione.gov.it. URL consultato il 17 giugno 2021.
  35. ^ Comunicato Stampa 29/12/2020 - Il ministro Provenzano riunisce il tavolo di partenariato sulla programmazione 2021-2027, su ministroperilsud.gov.it. URL consultato il 17 giugno 2021 (archiviato dall'url originale il 24 giugno 2021).
  36. ^ Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PDF), su governo.it, p. 39. URL consultato il 17 giugno 2021.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Antonio De Rossi (a cura di), Riabitare l'Italia. Le aree interne tra abbandoni e riconquiste, Roma, Donzelli Editore, 2020, ISBN 978-88-5522-080-4.
  • Antonella Tarpino, Spaesati. Luoghi dell'Italia in abbandono tra memoria e futuro, Torino, Einaudi, 2012, ISBN 978-88-0621-146-2.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]


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