Strage di Berceto

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Strage di Berceto
strage
Data17 aprile 1944
LuogoBerceto
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneToscana
ProvinciaRufina
Coordinate43°48′25.74″N 11°33′56.27″E / 43.80715°N 11.56563°E43.80715; 11.56563
Armafucili
ResponsabiliFallschirm-Panzer-Division 1 "Hermann Göring", Reparti della GNR e della RSI
Conseguenze
Morti11

La strage di Berceto è stata una strage nazifascista compiuta nell'omonima frazione del comune di Rufina, in provincia di Firenze, il 17 aprile 1944.

I fatti[modifica | modifica wikitesto]

Nell'autunno del 1943 le truppe alleate risalivano lentamente la penisola liberando Napoli, ma furono fermate dalla linea Gustav costruita dai Nazisti. Le azioni di sabotaggio dei partigiani si moltiplicarono in diverse località e le reazioni delle truppe nazi-fasciste si fecevo molto violente.

Alla Rufina, il 16 aprile 1944, un gruppo di partigiani della 22ª Brigata Garibaldi intitolata a Lanciotto Ballerini chiesero ospitalità per la notte alla famiglia Vangelisti. I giorno gli uomini della Fallschirm-Panzer-Division 1 "Hermann Göring", fiancheggiati dai fascisti della Guardia Nazionale Repubblicana, fecero irruzione nell’abitazione, catturando subito due dei partigiani presenti, mentre 2 fuggirono; fu poi appurato che questi due erano informatori dei tedeschi. I partigiani Mauro Chiti e Guglielmo Tesi[1], dopo essere stati sommariamente interrogati da alcuni militi della Guardia Nazionale Repubblicana, vennero fucilati. Guglielmo Tesi era un partigiano di Campi attivo dal settembre 1943 e combattente nella Battaglia di Valibona.

Successivamente i tedeschi per rappresaglia uccisero nove persone. Tutti le componenti della famiglia Vangelisti : Giulia di 46 anni, e le sue quattro figlie, Bruna (23 anni), Angelina (22 anni), Anna Maria (3 anni) e Iole (9 anni)) e dettero poi fuoco alla casa mentre il capofamiglia Lazzaro Vangelisti assisteva impotente a distanza . Si rivolsero poi alle case vicine e uccisero i coniugi Alessandro e Isola Ebicci e Fabio e Iolanda Soldeti, rispettivamente nonno e nipote dando poi alle fiamme le loro case[2].

Onorificenza[modifica | modifica wikitesto]

Medaglia di bronzo al merito civile - nastrino per uniforme ordinaria
«Nel corso del secondo conflitto mondiale la popolazione della cittadina toscana, animata da fiera ostilità nei confronti del regime fascista, per aver favorito la lotta partigiana venne fatta oggetto di una feroce rappresaglia. La frazione di Berceto fu teatro di una atroce strage, nella quale furono uccisi undici civili, fra cui donne, bambini ed anziani. Nobile esempio di spirito di sacrificio ed amor patrio. 17 aprile 1944 / Berceto frazione di Rufina (FI)»
— 30 novembre 2012[3]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Renzo bernardi, Fulvio Conti, Mendes Risi e Vincenzo Rizzo (a cura di), Guglielmo Tesi. Nella memoria di Campi Bisenzio, Comune di Campi Bisenzio.
  2. ^ Francesco Fusi, Episodio di Berceto Rufina, 17.04.1944 (PDF), su straginazifasciste.it. URL consultato il 15 giugno 2023.
  3. ^ Comune di Rufina, Medaglia di bronzo al merito civile, su quirinale.it. URL consultato il 12 gennaio 2023.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Lazzaro Vangelisti, Una vita trascorsa sotto tre regimi, Firenze, Consiglio regionale della Toscana, 2014. Prima edizione Firenze : Tip. giuntina, 1979.
  • Morte e distruzione a Berceto, su segretidellastoria.wordpress.com, 26 aprile 2016. URL consultato il 15 giugno 2023.
  • 17 aprile 1944, la strage di Berceto, su bandabassotti.myblog.it, 16 aprile 2018. URL consultato il 15 giugno 2023.
  • Tradimento e strage a Berceto, su resistenzatoscana.org, 21-6-2005. URL consultato il 15 giugno 2023.
  Portale Seconda guerra mondiale: accedi alle voci di Wikipedia che parlano della seconda guerra mondiale