Riserva naturale Fara San Martino-Palombaro: differenze tra le versioni

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[[File:Gole di Fara San Martino 10.JPG|thumb|left|upright|Gole di [[Fara San Martino]]]]
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{{Doppia immagine|destra|Fara San Martino - Abbazia di San Martino in Valle 15.JPG||Palombaro (CH) - Grotta di Sant'Angelo 19.jpg||Resti dell'[[abbazia di San Martino in Valle]]|[[Grotta Sant'Angelo (Palombaro)|Grotta Sant'Angelo]] con i resti dell'omonimo eremo|larghezza totale=450}}
{{Doppia immagine|destra|Fara San Martino - Abbazia di San Martino in Valle 15.JPG||Palombaro (CH) - Grotta di Sant'Angelo 19.jpg||Resti dell'[[abbazia di San Martino in Valle]]|[[Grotta Sant'Angelo (Palombaro)|Grotta Sant'Angelo]] con i resti dell'omonimo eremo|larghezza totale=450}}
Posta a sud-est della [[Riserva naturale Lama Bianca di Sant'Eufemia a Maiella|riserva naturale Lama Bianca]] e a sud delle riserve [[Riserva naturale Valle dell'Orfento|Valle dell'Orfento I]] e [[Riserva naturale Feudo Ugni|Feudo Ugni]], con le quali confina, l'area protetta occupa una superficie di {{M|4202|ul=ha}}, pari a poco più di {{M|42|ul=km²}}, che la rendono la più estesa del [[parco nazionale della Maiella]]<ref>{{Cita|AA.VV. (1997)|vol. 1, p. 48}}.</ref>, con un [[dislivello]] che spazia da un minimo di {{M|450|ul=m s.l.m.}} a un massimo di {{M|2793|u=m s.l.m.}} raggiunti dal [[monte Amaro]]<ref name="carabinieri.it">{{Cita|Carabinieri.it}}.</ref>, ricadendo all'interno dei territori dei comuni di [[Fara San Martino]] e [[Palombaro (Italia)|Palombaro]], che gli conferiscono la denominazione<ref name="regione.abruzzo.it">{{Cita|Regione.abruzzo.it}}.</ref>. Lo sbalzo altimetrico lungo il versante orientale del massiccio della [[Maiella]] determina la presenza nella zona protetta di habitat diversi: si va infatti da vallate glaciali e forre calcaree soggette a [[carsismo]] e povere di corsi d'acqua a distese verdi pari a un quarto del territorio tutelato<ref name="rgpbio.it"/>, siti ad altitudini medio-basse, fino agli altipiani d'alta quota<ref name="carabinieri.it"/>.
Posta a sud-est della [[Riserva naturale Lama Bianca di Sant'Eufemia a Maiella|riserva naturale Lama Bianca]] e a sud delle riserve [[Riserva naturale Valle dell'Orfento|Valle dell'Orfento I]] e [[Riserva naturale Feudo Ugni|Feudo Ugni]], con le quali confina, l'area protetta occupa una superficie di {{M|4202|ul=ha}}, pari a poco più di {{M|42|ul=km²}}, che la rendono la più estesa del [[parco nazionale della Maiella]]<ref>{{Cita|AA.VV. (1997)|vol. 1, p. 48}}.</ref>, con un [[dislivello]] che spazia da un minimo di {{M|450|ul=m s.l.m.}} a un massimo di {{M|2793|u=m s.l.m.}} raggiunti dal [[monte Amaro]]<ref name="carabinieri.it">{{Cita|Carabinieri.it}}.</ref>, ricadendo all'interno dei territori dei comuni di [[Fara San Martino]] e [[Palombaro (Italia)|Palombaro]], che gli conferiscono la denominazione<ref name="regione.abruzzo.it">{{Cita|Regione.abruzzo.it}}.</ref>. Lo sbalzo altimetrico lungo il versante orientale del massiccio della [[Maiella]] determina la presenza nella zona protetta di habitat diversi: si va infatti da vallate glaciali e forre calcaree soggette a [[carsismo]] e povere di corsi d'acqua a distese verdi pari a un quarto del territorio tutelato<ref name="rgpbio.it"/>, siti ad altitudini medio-basse, fino agli altipiani d'alta quota<ref name="carabinieri.it"/>. Su gran parte del territorio dominano le gole di Fara San Martino: si tratta di una forra di alte pareti di roccia, a tratti stretta, che si estende per {{M|14|ul=km}}, salendo per {{M|2400|ul=m}}<ref name="parcomajella.it">{{Cita|Parcomajella.it}}.</ref> verso il [[monte Amaro]]<ref name="parcomajella.it (2)">{{Cita|Parcomajella.it (2)}}.</ref>. La tradizione locale vuole che sia stata realizzata da san Martino (forse a causa della presenza di "marmitte" nella roccia che si intravedono in alcuni punti delle gole)<ref name="parcomajella.it"/> con riferimento al mito cristiano delle [[colonne d'Ercole]]<ref name="regione.abruzzo.it"/>, ma in realtà la sua formazione è da attribuire all'azione erosiva attuata dalle acque (in particolar modo quelle del fiume Verde)<ref name="agraria.org">{{Cita|Agraria.org}}.</ref> nel corso del tempo<ref name="parcomajella.it (2)"/>. La forra si compone di tre parti: la prima parte, chiamata Vallone di Santo Spirito, si spinge dall'inizio delle gole fino alla zona denominata "bocca dei valloni", con la presenza dell'omonima grotta, la seconda, denominata Valle di Macchia Lunga per la presenza di un'estesa boscaglia, e la terza, corrispondente a Valle Cannella, che finisce con un circo glaciale<ref name="regione.abruzzo.it"/>. All'intera forra, che prende il nome di Valle (o Vallone) di Fara San Martino, si sussegue parallelo il Vallone del Fossato<ref name="regione.abruzzo.it"/>. Lungo la forra si trovano i ruderi dell'[[abbazia di San Martino in Valle]] e nelle varie cavità che si aprono nelle pareti rocciose vi sono alcune grotte, in passato rifugio di banditi, eremiti e pastori<ref name="agraria.org"/>, come quelle dei callarelli, dei diavoli, dei ''trazzir'' (viottoli di montagna) e di Santo Spirito<ref name="parcomajella.it"/>, site a quote modeste, mentre nelle rupi più elevate si trova la [[Grotta Sant'Angelo (Palombaro)|grotta Sant'Angelo]] con i resti dell'omonimo eremo<ref name="parcomajella.it (2)"/>. La scoperta nella zona di Capo Le Macchie di reperti umani riconducibili all'[[età del bronzo]]<ref name="regione.abruzzo.it"/>, assieme alla presenza di alcuni fossili del [[Cretacico inferiore]] ubicati nei punti più alti delle gole, testimonia l'antichità di questo versante della Maiella<ref name="parcomajella.it (2)"/>. La progressiva variabilità altimetrica della riserva, unita alla derivante mutabilità del clima, annovera la presenza di quattro ambienti naturali diversi (centro-europeo, subatlantico, mediterraneo-altomontano e alpico), ognuno caratterizzato da un proprio spettro corologico delle varie specie vegetali che vi prosperano<ref name="rgpbio.it"/>.

Su gran parte del territorio dominano le gole di Fara San Martino: si tratta di una forra di alte pareti di roccia, a tratti stretta, che si estende per {{M|14|ul=km}}, salendo per {{M|2400|ul=m}}<ref name="parcomajella.it">{{Cita|Parcomajella.it}}.</ref> verso il [[monte Amaro]]<ref name="parcomajella.it (2)">{{Cita|Parcomajella.it (2)}}.</ref>. La tradizione locale vuole che sia stata realizzata da san Martino (forse a causa della presenza di "marmitte" nella roccia che si intravedono in alcuni punti delle gole)<ref name="parcomajella.it"/> con riferimento al mito cristiano delle [[colonne d'Ercole]]<ref name="regione.abruzzo.it"/>, ma in realtà la sua formazione è da attribuire all'azione erosiva attuata dalle acque (in particolar modo quelle del fiume Verde)<ref name="agraria.org">{{Cita|Agraria.org}}.</ref> nel corso del tempo<ref name="parcomajella.it (2)"/>. La forra si compone di tre parti: la prima parte, chiamata Vallone di Santo Spirito, si spinge dall'inizio delle gole fino alla zona denominata "bocca dei valloni", con la presenza dell'omonima grotta, la seconda, denominata Valle di Macchia Lunga per la presenza di un'estesa boscaglia, e la terza, corrispondente a Valle Cannella, che finisce con un circo glaciale<ref name="regione.abruzzo.it"/>. All'intera forra, che prende il nome di Valle (o Vallone) di Fara San Martino, si sussegue parallelo il Vallone del Fossato<ref name="regione.abruzzo.it"/>.

Lungo la forra si trovano i ruderi dell'[[abbazia di San Martino in Valle]] e nelle varie cavità che si aprono nelle pareti rocciose vi sono alcune grotte, in passato rifugio di banditi, eremiti e pastori<ref name="agraria.org"/>, come quelle dei callarelli, dei diavoli, dei ''trazzir'' (viottoli di montagna) e di Santo Spirito<ref name="parcomajella.it"/>, site a quote modeste, mentre nelle rupi più elevate si trova la [[Grotta Sant'Angelo (Palombaro)|grotta Sant'Angelo]] con i resti dell'omonimo eremo<ref name="parcomajella.it (2)"/>. La scoperta nella zona di Capo Le Macchie di reperti umani riconducibili all'[[età del bronzo]]<ref name="regione.abruzzo.it"/>, assieme alla presenza di alcuni fossili del [[Cretacico inferiore]] ubicati nei punti più alti delle gole, testimonia l'antichità di questo versante della Maiella<ref name="parcomajella.it (2)"/>. La progressiva variabilità altimetrica della riserva, unita alla derivante mutabilità del clima, annovera la presenza di quattro ambienti naturali diversi (centro-europeo, subatlantico, mediterraneo-altomontano e alpico), ognuno caratterizzato da un proprio spettro corologico delle varie specie vegetali che vi prosperano<ref name="rgpbio.it"/>.


== Storia ==
== Storia ==
La riserva è stata istituita con [[decreto ministeriale]] agricoltura e foreste del 2 febbraio 1983 come [[Riserve naturali statali d'Italia|riserva naturale statale]] [[Riserva naturale orientata|orientata]]<ref name="rgpbio.it"/>. Con la legge n. 394 del 1991 è stata inclusa nel territorio del [[parco nazionale della Maiella]], collocata all'interno della zona A<ref name="rgpbio.it"/>. Il 21 maggio 1992 è stata riconosciuta all'interno della [[Direttiva Habitat|direttiva habitat]] come «[[Sito di interesse comunitario|sito di importanza comunitaria]]»<ref name="carabinieri.it"/>.
La riserva è stata istituita con [[decreto ministeriale]] agricoltura e foreste del 2 febbraio 1983 come [[Riserve naturali statali d'Italia|riserva naturale statale]] [[Riserva naturale orientata|orientata]]<ref name="rgpbio.it"/>. Con la legge n. 394 del 1991 è stata inclusa nel territorio del [[parco nazionale della Maiella]], collocata all'interno della zona A<ref name="rgpbio.it"/>. Il 21 maggio 1992 è stata riconosciuta all'interno della [[Direttiva Habitat|direttiva habitat]] come «[[Sito di interesse comunitario|sito di importanza comunitaria]]»<ref name="carabinieri.it"/>.


== Ambiente ==
== Flora ==
=== Flora ===
{{Doppia immagine|destra|NSG-00576.01 Riedholz und Grettstädter Wiesen, Cypripedium calceolus 20170527 003.jpg||Steinhuhn.jpg||La [[Cypripedium calceolus|scarpetta di Venere]], tipica specie floreale della riserva|La [[Alectoris graeca|coturnice]], specie faunistica simbolo della riserva|larghezza totale=450}}
{{Doppia immagine|destra|NSG-00576.01 Riedholz und Grettstädter Wiesen, Cypripedium calceolus 20170527 003.jpg||Steinhuhn.jpg||La [[Cypripedium calceolus|scarpetta di Venere]], tipica specie floreale della riserva|La [[Alectoris graeca|coturnice]], specie faunistica simbolo della riserva|larghezza totale=450}}
Data la sua estensione e il suo dislivello, la flora della riserva annovera numerose varietà di specie arboree, erbacee e floreali, così distribuite:
Data la sua estensione e il suo dislivello, la flora della riserva annovera numerose varietà di specie arboree, erbacee e floreali, così distribuite:
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* ambiente alpico ({{formatnum:2400}}-{{M|2793|u=m s.l.m.}}): [[Silene acaulis|silene acaule]]<ref name="rgpbio.it"/><ref name="carabinieri.it"/>.
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=== Fauna ===
== Fauna ==
Diversificata è la fauna, che comprende, per i grandi e i piccoli mammiferi, specie di [[Chionomys nivalis|arvicola delle nevi]], [[Rupicapra pyrenaica ornata|camoscio appenninico]], [[Capreolus capreolus|capriolo]], [[Cervus elaphus|cervo]]<ref name="agraria.org"/>, [[Felis silvestris|gatto selvatico]], [[Canis lupus italicus|lupo appenninico]], [[Martes martes|martora]] e [[Ursus arctos marsicanus|orso bruno marsicano]]; dei grandi mammiferi, il camoscio appenninico, il capriolo e il cervo sono frutto di reintroduzioni<ref name="carabinieri.it"/>. Gli uccelli sono presenti con circa 120 specie<ref name="carabinieri.it"/>, tra cui esemplari di [[Aquila chrysaetos|aquila reale]], [[Alectoris graeca|coturnice]] (simbolo della riserva)<ref name="regione.abruzzo.it"/>, [[Loxia curvirostra|crociere]]<ref name="agraria.org"/>, [[Falco peregrinus|falco pellegrino]], [[Montifringilla nivalis|fringuello alpino]], [[Pyrrhocorax graculus|gracchio alpino]], [[Pyrrhocorax pyrrhocorax|gracchio corallino]], [[Falco biarmicus|lanario]], [[Turdus torquatus|merlo dal collare]], [[Prunella modularis|passera scopaiola]], [[Tichodroma muraria|picchio muraiolo]], [[Charadrius morinellus|piviere tortolino]], [[Tachymarptis melba|rondone maggiore]] e [[Prunella collaris|sordone]]<ref name="rgpbio.it"/>. Tra i rettili, vi è la rara [[Vipera ursinii|vipera dell'Orsini]], presente negli anfratti rocciosi d'alta quota, mentre tra gli anfibi, vi sono la [[Salamandra salamandra|salamandra pezzata]] e l'[[Bombina variegata|ululone dal ventre giallo]], che vivono presso gli ambienti umidi<ref name="carabinieri.it"/>.
Diversificata è la fauna, che comprende, per i grandi e i piccoli mammiferi, specie di [[Chionomys nivalis|arvicola delle nevi]], [[Rupicapra pyrenaica ornata|camoscio appenninico]], [[Capreolus capreolus|capriolo]], [[Cervus elaphus|cervo]]<ref name="agraria.org"/>, [[Felis silvestris|gatto selvatico]], [[Canis lupus italicus|lupo appenninico]], [[Martes martes|martora]] e [[Ursus arctos marsicanus|orso bruno marsicano]]; dei grandi mammiferi, il camoscio appenninico, il capriolo e il cervo sono frutto di reintroduzioni<ref name="carabinieri.it"/>. Gli uccelli sono presenti con circa 120 specie<ref name="carabinieri.it"/>, tra cui esemplari di [[Aquila chrysaetos|aquila reale]], [[Alectoris graeca|coturnice]] (simbolo della riserva)<ref name="regione.abruzzo.it"/>, [[Loxia curvirostra|crociere]]<ref name="agraria.org"/>, [[Falco peregrinus|falco pellegrino]], [[Montifringilla nivalis|fringuello alpino]], [[Pyrrhocorax graculus|gracchio alpino]], [[Pyrrhocorax pyrrhocorax|gracchio corallino]], [[Falco biarmicus|lanario]], [[Turdus torquatus|merlo dal collare]], [[Prunella modularis|passera scopaiola]], [[Tichodroma muraria|picchio muraiolo]], [[Charadrius morinellus|piviere tortolino]], [[Tachymarptis melba|rondone maggiore]] e [[Prunella collaris|sordone]]<ref name="rgpbio.it"/>. Tra i rettili, vi è la rara [[Vipera ursinii|vipera dell'Orsini]], presente negli anfratti rocciosi d'alta quota, mentre tra gli anfibi, vi sono la [[Salamandra salamandra|salamandra pezzata]] e l'[[Bombina variegata|ululone dal ventre giallo]], che vivono presso gli ambienti umidi<ref name="carabinieri.it"/>.



Versione delle 23:36, 28 gen 2023

Riserva naturale Fara San Martino-Palombaro
Accesso alla riserva
Tipo di areaRiserva naturale statale orientata
Codice WDPA14673
Codice EUAPEUAP0021
Class. internaz.Categoria IUCN IV: area di conservazione di habitat/specie
StatiBandiera dell'Italia Italia
Regioni  Abruzzo
Province  Chieti
ComuniFara San Martino
Palombaro
Superficie a terra42 km²
Superficie a terra4 202 ha
Provvedimenti istitutiviD.M. Agricoltura e Foreste 02/02/1983[1]
L. 394/1991[1]
GestoreReparto Carabinieri Biodiversità di Pescara[1]
Mappa di localizzazione
Map
Coordinate: 42°05′25.74″N 14°09′29.61″E / 42.090482°N 14.158224°E42.090482; 14.158224

La riserva naturale Fara San Martino-Palombaro è un'area naturale protetta di 4202 ha, istituita nel 1983 e situata nei comuni di Fara San Martino e Palombaro, in provincia di Chieti[2].

Descrizione

Gole di Fara San Martino
Grotta Sant'Angelo con i resti dell'omonimo eremo

Posta a sud-est della riserva naturale Lama Bianca e a sud delle riserve Valle dell'Orfento I e Feudo Ugni, con le quali confina, l'area protetta occupa una superficie di 4202 ha, pari a poco più di 42 km², che la rendono la più estesa del parco nazionale della Maiella[3], con un dislivello che spazia da un minimo di 450 m s.l.m. a un massimo di 2793 m s.l.m. raggiunti dal monte Amaro[4], ricadendo all'interno dei territori dei comuni di Fara San Martino e Palombaro, che gli conferiscono la denominazione[5]. Lo sbalzo altimetrico lungo il versante orientale del massiccio della Maiella determina la presenza nella zona protetta di habitat diversi: si va infatti da vallate glaciali e forre calcaree soggette a carsismo e povere di corsi d'acqua a distese verdi pari a un quarto del territorio tutelato[1], siti ad altitudini medio-basse, fino agli altipiani d'alta quota[4]. Su gran parte del territorio dominano le gole di Fara San Martino: si tratta di una forra di alte pareti di roccia, a tratti stretta, che si estende per 14 km, salendo per 2400 m[6] verso il monte Amaro[7]. La tradizione locale vuole che sia stata realizzata da san Martino (forse a causa della presenza di "marmitte" nella roccia che si intravedono in alcuni punti delle gole)[6] con riferimento al mito cristiano delle colonne d'Ercole[5], ma in realtà la sua formazione è da attribuire all'azione erosiva attuata dalle acque (in particolar modo quelle del fiume Verde)[8] nel corso del tempo[7]. La forra si compone di tre parti: la prima parte, chiamata Vallone di Santo Spirito, si spinge dall'inizio delle gole fino alla zona denominata "bocca dei valloni", con la presenza dell'omonima grotta, la seconda, denominata Valle di Macchia Lunga per la presenza di un'estesa boscaglia, e la terza, corrispondente a Valle Cannella, che finisce con un circo glaciale[5]. All'intera forra, che prende il nome di Valle (o Vallone) di Fara San Martino, si sussegue parallelo il Vallone del Fossato[5]. Lungo la forra si trovano i ruderi dell'abbazia di San Martino in Valle e nelle varie cavità che si aprono nelle pareti rocciose vi sono alcune grotte, in passato rifugio di banditi, eremiti e pastori[8], come quelle dei callarelli, dei diavoli, dei trazzir (viottoli di montagna) e di Santo Spirito[6], site a quote modeste, mentre nelle rupi più elevate si trova la grotta Sant'Angelo con i resti dell'omonimo eremo[7]. La scoperta nella zona di Capo Le Macchie di reperti umani riconducibili all'età del bronzo[5], assieme alla presenza di alcuni fossili del Cretacico inferiore ubicati nei punti più alti delle gole, testimonia l'antichità di questo versante della Maiella[7]. La progressiva variabilità altimetrica della riserva, unita alla derivante mutabilità del clima, annovera la presenza di quattro ambienti naturali diversi (centro-europeo, subatlantico, mediterraneo-altomontano e alpico), ognuno caratterizzato da un proprio spettro corologico delle varie specie vegetali che vi prosperano[1].

Storia

La riserva è stata istituita con decreto ministeriale agricoltura e foreste del 2 febbraio 1983 come riserva naturale statale orientata[1]. Con la legge n. 394 del 1991 è stata inclusa nel territorio del parco nazionale della Maiella, collocata all'interno della zona A[1]. Il 21 maggio 1992 è stata riconosciuta all'interno della direttiva habitat come «sito di importanza comunitaria»[4].

Flora

La scarpetta di Venere, tipica specie floreale della riserva
La coturnice, specie faunistica simbolo della riserva

Data la sua estensione e il suo dislivello, la flora della riserva annovera numerose varietà di specie arboree, erbacee e floreali, così distribuite:

Fauna

Diversificata è la fauna, che comprende, per i grandi e i piccoli mammiferi, specie di arvicola delle nevi, camoscio appenninico, capriolo, cervo[8], gatto selvatico, lupo appenninico, martora e orso bruno marsicano; dei grandi mammiferi, il camoscio appenninico, il capriolo e il cervo sono frutto di reintroduzioni[4]. Gli uccelli sono presenti con circa 120 specie[4], tra cui esemplari di aquila reale, coturnice (simbolo della riserva)[5], crociere[8], falco pellegrino, fringuello alpino, gracchio alpino, gracchio corallino, lanario, merlo dal collare, passera scopaiola, picchio muraiolo, piviere tortolino, rondone maggiore e sordone[1]. Tra i rettili, vi è la rara vipera dell'Orsini, presente negli anfratti rocciosi d'alta quota, mentre tra gli anfibi, vi sono la salamandra pezzata e l'ululone dal ventre giallo, che vivono presso gli ambienti umidi[4].

Note

Bibliografia

  • AA.VV., Il Parco Nazionale della Majella. Guida ai 38 Paesi del Parco, collana Collana ai Parchi d'Abruzzo, vol. 1 e 2, Pescara, Multimedia Edizioni, 1997, ISBN non esistente.

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