Rosacroce: differenze tra le versioni

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Il tempio della Rosacroce, Teophilus Schweighardt Constantiens, 1618

I Rosacroce (dal tedesco Rosenkreuzer)[1] o Rosa-Croce sono un leggendario ordine segreto[1] ermetico cristiano, menzionato storicamente per la prima volta nel XVII secolo in Germania, sebbene l'accostamento della rosa alla croce sia già presente nel Rosarium philosophorum, opera del XIII secolo[2]. L'effettiva esistenza dell'ordine, come quella del suo fondatore Christian Rosenkreuz, è ritenuta poco probabile e le prove della loro esistenza sono debolissime; secondo gli storici le molte leggende che li riguardano sono prive di fondamento[3].

Ad ogni modo a partire dal XVII secolo fino ad oggi svariate associazioni esoteriche hanno rivendicato la propria derivazione, in tutto o in parte, dall'ordine dei Rosa-Croce del XVII secolo, o fanno riferimento alla "tradizione rosacrociana" o all'"eredità di Cristiano Rosa-Croce". I loro membri sono chiamati "rosacrociani". Il termine "Rosa-Croce", nel loro linguaggio, sta a indicare uno stato di perfezione morale e spirituale[4].

Come archetipo della società segreta di origini immemorabili e onnipotente, i Rosa-Croce appaiono nella letteratura esoterica, spesso come successori dei Cavalieri del Graal e dei Cavalieri templari. Alcuni movimenti rosacrociani sono citati più volte nelle relazioni della commissione parlamentare sulle sette in Francia.[5][6]

Storia

Croce sormontata da una rosa, incisione dal Summum Bonum di Robert Fludd (1629), che riporta la scritta in latino «Dat Rosa Mel Apibus», uno dei motti ermetici dei Rosacroce,[7] che significa «la rosa dà il miele alle api»

Le origini e il XVII secolo

Nel 1614 comparve a Kassel un opuscolo anonimo dal titolo Fama fraternitatis Rosae Crucis,[8] che raccontava la vita di Christian Rosenkreuz (Cristiano Rosacroce): passati 120 anni dalla sua morte si sarebbe ritrovato il suo corpo ancora intatto, circondato da simboli e insegne iniziatici. L'opuscolo forse era circolato come manoscritto già a partire dal 1610.

L'anno seguente comparve un secondo opuscolo sull'argomento (Confessio Fraternitatis) e nel 1616 fu pubblicata un'opera del teologo Johannes Valentinus Andreae (1586-1654), avente per argomento Le nozze chimiche di Christian Rosenkreutz.[9] Ad Andreae si possono forse attribuire anche i due opuscoli precedenti. Successivamente egli descrisse i Rosacroce come un ludibrium, un termine latino con il significato di "scherzo", scherno pesante e offensivo. Secondo Frances Yates l'uso del termine andrebbe tuttavia inteso nel senso di una sorta di Divina Commedia e indica un'allegoria drammatica legata agli anni tumultuosi che precedettero in Germania la guerra dei trent'anni.

Queste pubblicazioni causarono un grande fermento in tutta Europa,[10] che portò non solo a numerose ristampe, ma anche a discussioni, con opuscoli favorevoli o contrari, i cui autori spesso non conoscevano nulla dei veri scopi degli originari autori e in qualche caso è probabile si siano divertiti a spese dei loro lettori. Gli autori delle opere dei Rosacroce erano in generale favorevoli al Luteranesimo e in opposizione al Cattolicesimo,[11] altri, come John Heydon, ammisero di non essere dei Rosacroce, ma di aver utilizzato titoli suggestivi per le loro opere per favorire la divulgazione dei loro studi ermetici.

Poiché i presunti autori dei manifesti rosacrociani ne hanno rifiutato la paternità o hanno detto che si trattava di uno scherzo, ed essendo dubbia l'esistenza stessa del movimento, il quale comunque dichiaratamente affermò di fondarsi sulla segretezza dei suoi membri, è evidente che chiunque poteva dirsi appartenente ai rosacrociani senza timore di smentita e viceversa a poco valeva negare l'appartenenza al movimento: pertanto non c'è quindi modo di saperlo con esattezza.[12]

Il XVIII secolo ed i rapporti con la massoneria

Nel XVIII secolo diverse società segrete, legate più o meno strettamente alla massoneria, iniziarono a rivendicare una discendenza dal mitico ordine. L'influenza sulla nascita della massoneria non è del tutto accertata, anche se alcune cerimonie furono occasionalmente adottate. "Cavaliere Rosa-Croce" o "Cavaliere dell'Aquila e del Pellicano" è comunque la denominazione del 18º grado del "Rito scozzese antico ed accettato" e "Sovrano Principe Rosa+Croce, Cavaliere dell'Aquila" quella del IV Ordine, 7º grado del "Rito francese".

XX secolo

Centro de Estudios Rosacruz (Saragozza)

È possibile analizzare le principali fraternità rosacrociane attualmente esistenti.

Nel 1909 Harvey Spencer Lewis (1883-1939), che da anni studiava l'esoterismo interessandosi in particolare alla filosofia rosacrociana, si recò in Francia per incontrare i responsabili dell'Ordine. Dopo aver affrontato numerosi esami e diverse prove, fu iniziato a Tolosa e ufficialmente incaricato di preparare la rinascita dell'Ordine in America, il quale prese il nome di Antico e Mistico Ordine della Rosa-Croce (Antiquus Arcanus Ordo Rosæ Rubeæ et Aureæ Crucis) o AMORC. Prima di allora, l'Ordine della Rosa-Croce era sempre sopravvissuto attraverso piccoli gruppi in rischio di estinguersi sotto le difficoltà delle contingenze di ogni epoca. Grazie a Spencer Lewis, per la prima volta si venne a costituire un Ordine su scala mondiale dedito esclusivamente all'insegnamento della Rosa-Croce.

Oggi l'AMORC ha sedi e organismi in tutto il mondo, e promuove diverse opere di diffusione di quella parte della saggezza rosacrociana che può essere trasmessa attraverso libri o conferenze, riservando agli iniziati gli aspetti più interiori della sua via iniziatica Tradizionale. Tra gli obiettivi, vi è quello di diffondere le arti, le scienze e un umanesimo sotto l'influsso della più elevata spiritualità, al fine di guidare l'umanità verso la completa realizzazione di sé.

Nel 1989, Michele Moramarco, uno studioso della società nel suo ramo italico (che si richiama a fonti neoplatoniche rinascimentali), pubblicò per la prima volta nella sua Nuova Enciclopedia Massonica frammenti del manoscritto Il Libro del Giglio e della Rosa, una sintesi delle idee sul cosmo e sull'uomo trasmesse da quella scuola. Nel 1992, egli - uscito dal Grande Oriente d'Italia affermando che quella associazione massonica era in uno stato di "deriva laicista" - fondò un Real Ordine degli Antichi Liberi Accettati Muratori sotto l'egida dell'Ordo Albae Rosae et Aureae Crucis.

Controversie sulle derive settarie di alcuni movimenti rosacrociani

Diverse organizzazioni che rivendicano di essere Rosacroce sono state sospettate di settarismo da parte delle autorità francesi.

L'Alleanza Rosa-Croce, il Lectorium Rosicrucianum e l'AMORC sono menzionati a diverso titolo nei rapporti della commissione parlamentare sulle sette in Francia del 1995 (rapporto generale) e del 1999 (le sette e il denaro).[5][6] L'AMORC fece causa per diffamazione contro il presidente della commissione Jacques Guyard[13] che riconobbe in seguito che l'AMORC esercitava il suo ruolo associativo in piena legalità e nel rispetto del libero pensiero.[14]

L'esoterista René Guénon, studioso di movimenti spirituali e fautore di un ritorno alle forme di un'autentica Tradizione iniziatica, non vedeva più alcun collegamento tra i nuovi ordini sedicenti rosacrociani e la confraternita dei secoli passati:

«A dire il vero il Rosacrucianesimo non ha più, nella nostra epoca, un significato ben definito; una moltitudine di persone che si fanno chiamare "RosaCroce" o "Rosacruciani" non hanno alcun legame fra loro, non più che con le antiche organizzazioni dallo stesso nome, ed è esattamente la stessa cosa per coloro che si fanno chiamare "Templari". Senza tenere conto dei gradi massonici che, in diversi riti, portano il titolo di RosaCroce o qualche altro che ne è derivato, potremmo fornire [...] una lunga lista di società più o meno segrete che non hanno altro in comune che la stessa denominazione, accompagnata molto spesso da uno o più attributi.»

Caratteristiche

Il dibattito attorno alla nascita

Secondo la leggenda l'ordine venne fondato nel 1407 da un pellegrino tedesco di nome Christian Rosenkreuz (Rosen = rosa; Kreuz = croce) (1378-1484) al suo ritorno in Germania. Soggiornò a Damasco e in Terra santa dove avrebbe studiato l'occultismo. Sembra che l'ordine fosse limitato a soli otto membri e che si fosse estinto immediatamente dopo la sua morte, per rinascere solo nel XVII secolo.

Secondo una leggenda meno conosciuta e circolante in ambiente massonico l'ordine sarebbe invece stato creato nell'anno 46, quando il saggio gnostico alessandrino Ormus e sei suoi discepoli si convertirono al Cristianesimo ad opera di San Marco evangelista, fondendo la dottrina cristiana con le religioni misteriche dell'antico Egitto: Christian Rosenkreuz sarebbe stato iniziato a quest'ordine divenendone il gran maestro invece di averlo fondato.

In realtà quella che era conosciuta agli inizi del XVII secolo come la "Società dei Rosacroce" era probabilmente un piccolo numero di individui isolati che condividevano alcuni punti di vista, apparentemente il loro solo legame. Non esiste alcuna traccia di una società che tenesse incontri o assegnasse cariche. Secondo le numerose opere che ne parlano i Rosacroce erano probabilmente riformatori religiosi e morali che utilizzavano mezzi per l'epoca ritenuti scientifici, in particolare l'alchimia, per far conoscere le proprie opinioni. I loro scritti sono permeati di misticismo od occultismo e suggeriscono significati nascosti che potrebbero essere compresi solo dagli iniziati.[senza fonte]

Secondo l'antroposofo Rudolf Steiner, la corrente rosicruciana ebbe origine nel XIII secolo in un luogo imprecisato dove si riunirono dodici personalità dotate di conoscenze particolarmente elevate, rappresentanti complessivamente delle religioni del loro tempo e di tutta la sapienza umana fino allora accumulata. Costoro avrebbero accolto nella loro cerchia segreta un tredicesimo giovane adepto, fisicamente gracile ma spiritualmente devoto, che venne gradualmente istruito fino a compendiare in sé, in forma nuova, i loro insegnamenti. Egli avrebbe avuto allora la visione di un cristianesimo esoterico quale religione universale, sintesi suprema di ogni altra, rivivendo l'esperienza di San Paolo sulla via di Damasco. Morto in giovane età, si sarebbe reincarnato nel XIV secolo come Christian Rosenkreuz. Recatosi a Damasco, poté recuperare la sapienza appresa nella sua vita precedente, che ritrasmise ai discepoli dei suoi dodici maestri passati, fino all'età di 100 anni, insegnando loro i misteri della spiritualità cristiana nelle forme nuove della Rosacroce, rese adatte alla mentalità del loro tempo. Ancora nel XVIII secolo si sarebbe reincarnato nel Conte di Saint Germain, ma il suo impulso rosicruciano avrebbe continuato ad agire anche oltre la sua vita terrena, fino ad oggi.[16]

La rosa nella croce

La simbologia

Il simbolo dell'ordine è una croce con al centro una sola rosa rossa. Il termine designa uno stato spirituale che corrisponde ad una conoscenza d'ordine cosmologico che può avere rapporti con l'ermetismo cristiano: il concetto centrale è doppiamente indicato dalla Croce e dal cuore, mentre le gocce di sangue che cadono dalla piaga aperta nel costato di Gesù Cristo si dispongono a forma di rosa.

Esistono anche altre interpretazioni del simbolo che si riferiscono all'evoluzione spirituale dell'uomo: la croce ne rappresenta il corpo fisico e la rosa la personalità psichica e mentale in sviluppo, come la rosa che si apre lentamente alla luce. Altri simboli rosacrociani sono il pellicano e il giglio.

Riguardo ai numeri, la simbologia dei Rosacroce fa riferimento soprattutto ai numeri 3, 4, 7, 10 e 12.

Il rosicrucianesimo antroposofico-goethiano

Rudolf Steiner

Una nuova interpretazione del simbolismo rosacrociano è quella apparsa agli inizi del XX secolo ad opera del già citato fondatore dell'antroposofia, Rudolf Steiner,[17] il quale contrapponeva il metodo di iniziazione dei Rosacroce a quello gesuita. Rosacrocianesimo e gesuitismo, pur entrambi cristiani, divergono secondo Steiner in maniera speculare sin dal loro apparire nel XV secolo, per la radicale differenza nell'educazione della volontà del discepolo: quest'ultima, nell'antroposofia, deve essere innanzitutto preparata dal pensare cosciente, cioè attraverso lo studio e la conoscenza meditata dei fondamenti della scienza dello spirito, i quali consentiranno di risvegliare sentimenti purificati che agiranno a loro volta nella sfera più sacra e intima della volontà. Questa va lasciata integra e libera, a differenza del metodo gesuita che, secondo Steiner, agirebbe su di essa tramite appositi esercizi spirituali di natura coercitiva e suggestiva.[18]

L'antroposofia steineriana intende pertanto presentarsi come un rosacrocianesimo aggiornato ai nuovi tempi, che si accosta all'uomo attuale esclusivamente tramite la conoscenza, per penetrare la quale, come spiegato dal suo fondatore nel libro La saggezza dei Rosacroce, non sono necessarie particolari doti chiaroveggenti ma una padronanza delle capacità logiche.[19] L'insegnante, per questo motivo, non va più considerato come un'autorità indiscussa, ma allo stesso livello di un maestro che insegni una materia, senza il quale non si possa procedere speditamente.[20]

L'approccio rosacrociano va adattato secondo Steiner alla mentalità odierna che si sarebbe rinnovata a partire dal XIX secolo: mentre nei primi tempi esso si indirizzava prevalentemente allo studio della scienza naturale, ora andrebbe rivolto alla scienza occulta. Goethe è considerato da Steiner colui che ha rigenerato gli impulsi della Rosacroce in maniera consona all'umanità dei nuovi secoli, sicché il metodo da seguire per privilegiare il pensiero cosciente è quello goethiano.[21]

Chiunque può, a suo dire, allenare per proprio conto il pensiero ad innalzarsi ai gradi superiori della coscienza ordinaria meramente rappresentativa, che sono progressivamente quelli dell'immaginazione, dell'ispirazione, e infine dell'intuizione, praticando ripetutamente l'«esercizio della Rosacroce» descritto da Steiner nel suo libro La scienza occulta, dove prospetta una meditazione visiva sul significato della croce e di sette rose fiorite al centro di essa.[22]

L'alchimia rosacrociana secondo Steiner

Simboli alchemici sul frontone della Porta Magica a Roma, riconducibili alle figure contenute nell'Aureum Seculum Redivivum di Henricus Matadanus,[23] alias Adrian von Mynsicht, antico esponente dei Rosacroce.[24]

Lo studio della scienza naturale, praticato dai seguaci di Christian Rosenkreuz, verteva secondo Steiner sui processi di quella che è conosciuta come alchimia, così come l'astrologia studiava gli eventi del cielo. Tre in particolare erano i processi naturali oggetto di indagine, dietro i quali i teosofi rosacroce sentivano muoversi i pensieri di sublimi Esseri divini, che agivano nel macrocosmo della natura come nel microcosmo della loro anima:[16]

  • la formazione dei Sali, ottenuti per condensazione dopo il loro scioglimento in un liquido e la successiva evaporazione di questo; qualunque passaggio dallo stato liquido a quello solido veniva posto in analogia con la preghiera, per la sua capacità di fissare nell'anima dei depositi o pensieri cristallini di vita spirituale che la preservassero dalla putrefazione della materia: i fenomeni della corruzione risultavano così trasmutati per l'azione del sale in grado di conservare la vita a venire;
  • la soluzione di un liquido ad opera di un solvente chiamato Mercurio, nel quale l'alchimista vedeva la stessa capacità di scioglimento propria dell'amore;
  • la combustione dello Zolfo, cioè di qualunque sostanza infiammabile, sotto l'effetto del fuoco, che egli interpretava come un segno con cui gli Esseri Spirituali operavano un sacrificio di se stessi in onore di più alte Gerarchie divine.[16]

«Quando in questo stato d'animo egli vedeva compiersi la salificazione, allora nell'animo suo sorgevano dei puri pensieri che purificavano anche lui. Nell'abbandonarsi alla contemplazione del processo di soluzione egli si sentiva incitato all'amorevolezza, mentre nel processo di combustione sentiva germogliare in sé la volontà di sacrificio al Tutto. E compito di questi processi naturali era appunto di risvegliare in lui questi sentimenti. Ora, il chiaroveggente che avesse osservato, durante questi suoi esperimenti, il teosofo medioevale, avrebbe veduto quanto segue: avrebbe visto la sua aura, che prima del processo era un'aura normale trasformarsi dapprima in un'aura color rame, poi colore dell'argento e poi in una lucentissima aura d'oro. Per questo gli alchimisti dicevano che dalla rozza aura avevano tratto argento ed oro soggettivo. [...] L'uomo di oggi non ha nemmeno una giusta idea di ciò che si possa sentire davanti a simili fenomeni naturali. Il teosofo medioevale sperimentava un intero dramma dell'anima, mentre otteneva così un metallo nel suo laboratorio. Dal processo che occorreva, per esempio, per ottenere l'antimonio provenivano all'alchimista sperimentatore delle enormi esperienze morali.»

Le conoscenze così acquisite sui processi della vita e della morte erano espresse dal teosofo alchimista in forma di simboli, dalla forte carica evocativa, che evitassero di considerare quei fenomeni da un punto di vista riduttivo e meramente esteriore. Anche l'oro materiale così ottenuto non aveva alcun valore per lui in confronto alle esperienze vissute interiormente, da cui l'obbligo morale di non venderlo mai per denaro, bensì di donarlo.[16]

Note

  1. ^ a b Rosacroce, in Treccani.it – Enciclopedie on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
  2. ^ Consiglio Supremo dell'Ordine, I RosaCroce Tolgono il Velo, Intento, 2013.
  3. ^ Templari e Rosacroce: il castello di Tomar
  4. ^ Rosacrioce, referenze storiche, in Ordine Rosacroce, 2007. URL consultato il 6 giugno 2019.
  5. ^ a b Rapport parlementaire français de 1999 nº 1687 «Les sectes et l'argent» Archiviato il 12 marzo 2005 in Internet Archive.
  6. ^ a b Rapport parlementaire français de 1995 nº 2468 «Commission d'enquête sur les sectes»
  7. ^ Vinci Verginelli, Bibliotheca hermetica, pag. 142, Fiesole, Convivio, 1986.
  8. ^ Mai, pag. 107
  9. ^ Mai, pag, 122
  10. ^ Mai, pag. 107-109
  11. ^ Mai, pag. 105
  12. ^ Mai, pag. 109-110
  13. ^ http://tous-les-faits.fr/commission_parlementaire_sur_les_sectes_en_france#Critiques_sur_la_mention_de_l.27anthroposophie_et_de_l.27AMORC Archiviato il 6 ottobre 2014 in Internet Archive.
  14. ^ Copia archiviata (PDF), su rose-croix.org. URL consultato il 1º ottobre 2014 (archiviato dall'url originale il 24 settembre 2015).
  15. ^ Trad. it. di Calogero Cammarata, Carmagnola, Edizioni Arktos, 1986.
  16. ^ a b c d Rudolf Steiner, Mistero e personalità di Christian Rosenkreuz, conferenze del 1912, Gruppo di San Remo, 1941.
  17. ^ Steiner in ogni caso, a differenza di Max Heindel, non si professò mai pubblicamente come "rosacroce", sebbene persino Guénon gli riconoscesse in maniera sarcastica tale appartenenza: «Da un altro punto di vista vi è, per ciò che riguarda Steiner, la prova di una certa abilità: si è sempre detto che i veri RosaCroce non si proclamano mai tali ma, al contrario, tengono nascosta la loro qualifica; egli infatti, anche per questo motivo, evita di dire espressamente, nelle sue pubblicazioni, che si riallaccia al Rosacrucianesimo, anche se si adopera per farlo perlomeno capire, anzi il fatto che gli altri potrebbero non comprenderlo gli dispiacerebbe sicuramente» (René Guénon, Il teosofismo, op. cit., cap. 22).
  18. ^ Rudolf Steiner, Da Gesù a Cristo (ottobre 1911), prima conferenza, L'iniziazione dello spirito dei rosicruciani e l'iniziazione della volontà dei gesuiti, pp. 33-49, trad. it. di Emmelina De Renzis, O.O. n. 131, Milano, Antroposofica, 2002.
  19. ^ Steiner 2013, p. 13.
  20. ^ Steiner 2013, p. 14.
  21. ^ Rudolf Steiner, I fondamenti occulti nell'opera di Goethe, O.O. n. 35, conferenza del 10 luglio 1905. E Il vangelo di Goethe, conferenza del 2 febbraio 1905.
  22. ^ Rudolf Steiner, La scienza occulta nelle sue linee generali (1910), pp. 138-139, trad. di E. De Renzis ed E. Bataglini, Bari, Laterza, 1947.
  23. ^ La Porta Magica del Marchese di Palombara.
  24. ^ Cesare Lucarini, La Porta Magica di Roma, pag. 29, dizioni Nuova Cultura, 2015.

Bibliografia

  • Deomogan, I giorni maledetti di Massa Cybea, Ed Apuane, 2008
  • Alberto Cesare Ambesi, I Rosacroce, Milano, Ed. Armenia, 1982
  • Alberto Cesare Ambesi, L'enigma dei Rosacroce, Milano, 1977
  • Paul Arnold, Storia dei Rosa-Croce, Milano (ed. Bompiani) 1991
  • Jean-Pierre Bayard, I rosacroce. Storia, dottrine, simboli, 1975 Payot Paris - 1990 Edizioni Mediterranee Roma
  • Edward Bulwer Lytton, Zanoni, Ed. TEA, 2006
  • Franz Hartmann, I Simboli Segreti dei Rosacroce, Milano, 1945
  • Serge Hutin, Storia dei Rosacroce, Milano, 1970
  • Christopher Mac Intosh, I Rosacroce - Storia di un ordine occulto, Convivio 1987
  • Magus Incognito (pseud. di William Walker Atkinson), Dottrina segreta dei Rosacroce, Venexia - Le porte di Venexia - 2007
  • Michele Moramarco, Nuova Enciclopedia Massonica, Bastogi, Foggia 1997
  • Fernando Pessoa, Pagine Esoteriche, cap. III, Milano, 1997
  • Paul Sédir, I Rosacroce, Ed. Mediterranee, Roma, 1975
  • Paul Sédir, Il Libro dei Rosa+Croce, Brancato, 1987
  • Frances Yates, L'Illuminismo dei Rosacroce, Einaudi, 1976
  • Klaus-Rüdiger Mai, Le società occulte, Armenia, 2007.
  • Consiglio Supremo dell'Ordine, I RosaCroce tolgono il velo, Intento, 2013
  • Helena Petrovna Blavatsky, La dottrina segreta, trad. it., Trieste, Società Teosofica Italiana, 1985
  • Max Heindel, La cosmogonia dei Rosacroce, trad. it., 1909-1920
  • Max Heindel, Il mondo magico dei Rosacroce, Fratelli Melitta Editore, 1987
  • Rudolf Steiner, La saggezza dei Rosacroce, Milano, 1945
  • Rudolf Steiner, La saggezza dei Rosacroce, traduzione di Iberto Bavastro, Opera Omnia n. 99, Editrice Antroposofica, Milano, 2013. ISBN 978-88-7787-422-1.
  • Rudolf Steiner, Mistero e personalità di Christian Rosenkreuz, conferenze del 1912, Gruppo di San Remo, 1941
  • Laura Falqui, Ascoltare l’incenso Confraternite di pittori nell’Ottocento: Nazareni, Preraffaelliti, Rosa+Croce, Nabis, Alinea editrice, Firenze, 1985

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