Rosacroce

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Il tempio della Rosacroce, da Speculum sophicum, 1618, Teophilus Schweighardt Constantiens, pseud. di Daniel Mögling

Rosacroce (dal tedesco Rosenkreuzer)[1] o Rosa-Croce è il nome di un leggendario ordine segreto[1] mistico, cabalistico - cristiano, menzionato storicamente per la prima volta nel XVII secolo in Germania, sebbene l'accostamento della rosa alla croce sia già presente nel Rosarium philosophorum, opera del XIII secolo.[2] L'effettiva esistenza dell'Ordine, come quella del suo fondatore Christian Rosenkreuz, è ritenuta poco probabile e le prove della loro esistenza sono debolissime: secondo alcuni storici, le molte leggende che li riguardano sono prive di fondamento.[3] Nei sei anni successivi alla pubblicazione del primo manifesto di presentazione della Confraternita, nel 1614 a Kassel, si contano più di quattrocento pubblicazioni in tutta Europa aventi contenuti omogenei su temi come ermetismo, alchimia e kabbalah, riprendendo conoscenze elaborate da diversi pensatori rinascimentali.[4]

Ad ogni modo, a partire dal XVII secolo fino ad oggi, svariate associazioni esoteriche hanno rivendicato la propria derivazione, in tutto o in parte, dall'ordine dei Rosa-Croce del XVII secolo, o fanno riferimento alla "tradizione rosacrociana" o all'eredità di Cristiano Rosa-Croce. I membri dell'Ordine sono chiamati "rosacrociani". Il termine "Rosa-Croce", nel loro linguaggio, sta a indicare uno stato di perfezione morale e spirituale.[5]

Come archetipo della società segreta onnipotente e di origini immemorabili, i Rosa-Croce appaiono nella letteratura esoterica, spesso come successori dei Cavalieri del Graal e dei Templari.

Croce sormontata da una rosa, incisione dal Summum Bonum di Robert Fludd (1629), che riporta la scritta in latino «Dat Rosa Mel Apibus», uno dei motti ermetici dei Rosacroce,[6] che significa «la rosa dà il miele alle api»

Le origini e il XVII secolo

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Nel 1614 comparve a Kassel un opuscolo anonimo dal titolo Fama fraternitatis Rosae Crucis,[7] che raccontava la vita di Christian Rosenkreuz (Cristiano Rosacroce): passati 120 anni dalla sua morte si sarebbe ritrovato il suo corpo ancora intatto, circondato da simboli e insegne iniziatici. L'opuscolo forse era circolato come manoscritto già a partire dal 1610.

L'anno seguente comparve un secondo opuscolo sull'argomento (Confessio Fraternitatis) e nel 1616 fu pubblicata un'opera del teologo Johannes Valentinus Andreae (1586-1654), avente per argomento Le nozze chimiche di Christian Rosenkreutz.[8] Ad Andreae si possono forse attribuire anche i due opuscoli precedenti. Successivamente egli descrisse i Rosacroce come un ludibrium, un termine latino con il significato di "scherzo", scherno pesante e offensivo. Secondo Frances Yates l'uso del termine andrebbe tuttavia inteso nel senso di una sorta di Divina Commedia e indica un'allegoria drammatica legata agli anni tumultuosi che precedettero in Germania la guerra dei trent'anni.

Queste pubblicazioni causarono un grande fermento in tutta Europa,[9] che portò non solo a numerose ristampe, ma anche a discussioni, con opuscoli favorevoli o contrari, i cui autori spesso non conoscevano nulla dei veri scopi degli originari autori e in qualche caso è probabile si siano divertiti a spese dei loro lettori. Gli autori delle opere dei Rosacroce erano in generale favorevoli al Luteranesimo e in opposizione al Cattolicesimo,[10] altri, come John Heydon, ammisero di non essere dei Rosacroce, ma di aver utilizzato titoli suggestivi per le loro opere per favorire la divulgazione dei loro studi ermetici.

Poiché i presunti autori dei manifesti rosacrociani ne hanno rifiutato la paternità o hanno detto che si trattava di uno scherzo, ed essendo dubbia l'esistenza stessa del movimento, il quale comunque dichiaratamente affermò di fondarsi sulla segretezza dei suoi membri, è evidente che chiunque poteva dirsi appartenente ai rosacrociani senza timore di smentita e viceversa a poco valeva negare l'appartenenza al movimento: pertanto non c'è quindi modo di saperlo con esattezza.[11]

Dunque, anche se non fosse mai esistita una fratellanza chiamata "Rosacroce", è un dato di fatto che esistettero pensatori che si ispirarono ai manifesti rosacrociani. Questi autori vanno considerati come esponenti di un movimento poi definito "rosacrociano". Tra questi vanno citati, in primis, il medico e alchimista inglese Robert Fludd, il medico, alchimista e musicista tedesco Michael Maier, il teologo Danier Cramer, l'alchimista Daniel Mögling, alias 'Teophilus Schweighardt Constantiens', gli editori Johann Théodor De Bry e Lucas Jennis,[12] nelle cui opere si trovano tutti gli elementi di un progetto mirante alla riforma del mondo e nel contempo alla trasformazione dell'anima individualeSaranno questi i capisaldi del pensiero rosacrociano che poi si trasmise alla Massoneria e ad altre fratellanze iniziatiche.

Cartesio e i Rosacroce

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Nel suo libro su Cartesio Samuel Silvestre de Sacy ripercorre il percorso del filosofo a partire dal 1619, quando lascia l'Olanda per avventurarsi in Germania. «Per dieci anni (...) tutta l'Europa, e in particolare la Germania e la Francia, non parla che dei Rosacroce». La conoscenza di Cartesio intorno a questo argomento risulterà tuttavia molto vaga in quanto «la prima opera cristiana e documentata sulla confraternita dei Rosacroce» sarebbe, a detta di Sacy, La storia dei Rosacroce di Paul Arnold, che è del 1955. In ogni caso conclude lo stesso Sacy, dall' «incontro coi Rosacroce egli non ha preso che l'avventura spirituale, allo stato puro, senza caricarsi di alcuna conseguenza; ma l'ha cacciata nel profondo».[13]

Il XVIII secolo ed i rapporti con la massoneria

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L'Agnello di Dio, pagina da Geheime figuren der Rosenkreuzer, Altona, 1785

Agl'inizi del XVIII secolo avevano iniziato a fiorire fratellanze di ispirazione rosacrociana. Nel 1710 a Breslavia, in Germania, Samuel Richter, conosciuto dagli adepti come "Sincerus Renatus" fondò l'Ordine della Rosa e della Croce d'Oro, riorganizzato nel 1747 da Hermann Fictuld, un adepto della Massoneria tedesca.[14] La stessa fratellanza fu riformata nel 1777 da Johann Rudolf von Bischoffswerder e Johann Christophe Wölner che le assegnarono un nuovo nome: Ordine della Rosa e della Croce d’Oro d’Antico Sistema. In quegli stessi anni, Johann Georg Schwarz diffondeva in alcune logge massoniche russe le dottrine mutuate dai rosacrociani tedeschi.[15]

Grembiule massonico: 18º grado del Rito Scozzese Antico e Accettato, Museo Andrzeja Struga a Varsavia

Nel 1785 gli adepti dell'Ordine della Rosa e della Croce d’Oro pubblicarono ad Altona, presso Amburgo, Geheime Figuren der Rosenkreuzer (Figure segrete dei Rosacroce), consistente in una raccolta di insegnamenti esoterici tramandati per mezzo di immagini simboliche. L'opera era attribuita falsamente a Henricus Madathanus, pseudonimo di Adrian von Mynsicht (1603–1638), autore di numerosi "armamentari" medico-chimici.

In sostanza, nel corso del XVIII secolo diverse società segrete, legate più o meno strettamente alla massoneria, iniziarono a rivendicare una discendenza dal mitico ordine. L'influenza di adepti rosacrociani sulla nascita della Massoneria non è del tutto accertata, per meglio dire, è controversa. Quel che è certo è che alcune cerimonie e simboli furono occasionalmente adottati anche dalla Massoneria inglese. Per esempio, il titolo "Cavaliere Rosa-Croce" o "Cavaliere dell'Aquila e del Pellicano" è la denominazione del 18º grado del "Rito scozzese antico ed accettato".[16] Inoltre, nel "Rito francese" esiste il titolo di "Sovrano Principe Rosa+Croce, Cavaliere dell'Aquila", corrispondente al IV Ordine.[17]

Le fratellanze neo-rosacrociane

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Nel corso del XIX secolo cominciarono a svilupparsi in varie parti del continente europeo nuove fratellanze iniziatiche ispirate in modo diretto o indiretto al pensiero esoterico seicentesco. La proliferazione è proseguita nel XX secolo, con scioglimenti, avvicinamenti e fusioni tra vari gruppi, come pure passaggi di adepti da un gruppo all'altro. Alcune di queste fratellanze ebbero una vita breve, altre sono sopravvissute sino ad oggi. In considerazione della complessità dell'argomento, dovuta anche alle differenze ideologiche e filosofiche tra le varie denominazioni, conviene offrire qui una lista delle organizzazioni più importanti, alcune delle quali meritano di essere descritte in modo più approfondito.[18]

  • Societas Rosacruciana in Anglia - SRIA : fondata nel 1866 in Inghilterra da Robert Wentworth Little.
  • Fraternitas Rosae Crucis: fondato negli USA nel 1868 da Pascal Beverly Randolph.
  • Ordine cabalistico della Rosa-Croce - OCRC: fondato nel 1888 in Francia da Stanislas de Guaita.
  • Ordine della Rosa-Croce cattolica del Tempio e del Graal: fondato in Francia nel 1890 da Joséphin Péladan, fuoruscito dall'OCRC e in seguito creatore di una nuova branca del suo ordine, la "Rosa-Croce estetica", nonché organizzatore dei Salons de la Rose-Croix a Parigi, a partire dal 1893.
  • Associazione Rosicruciana: fondata in Germania nel 1907 dal danese Carl Louis von Grasshoff, meglio noto con lo pseudonimo Max Heindel.
  • Fellowship of the Rosy Cross: fondata nel 1915 in Inghilterra da Arthur Edward Waite sulle ceneri dell'Order Rosae Rubae et Albae Crucis, nato in seguito alla dissoluzione del primo Ordine ermetico dell'Alba dorata.
  • Antico e Mistico Ordine Rosae Crucis - AMORC: fondato negli USA nel 1915 da Harvey Spencer Lewis.
  • Lectorium Rosicrucianum: fondato in Olanda nel 1924 da Jan van Rijckenborgh.
  • Fraternitas Rosicruciana Antiqua: fondata in Germania nel 1932 da Arnold Krumm-Heller.
  • Fratelli Anziani della Rosa Croce: fondato in Francia nel 1971 da Pierre Phoebus, nome iniziatico di Roger Caro.
Centro de Estudios Rosacruz (Saragozza)

È possibile analizzare le principali fraternità rosacrociane attualmente esistenti.

Nel 1909 Harvey Spencer Lewis (1883-1939), che da anni studiava l'esoterismo interessandosi in particolare alla filosofia rosacrociana, si recò in Francia per incontrare i responsabili dell'Ordine. Dopo aver affrontato numerosi esami e diverse prove, fu iniziato a Tolosa e ufficialmente incaricato di preparare la rinascita dell'Ordine in America, il quale prese il nome di Antico e Mistico Ordine della Rosa-Croce (Antiquus Arcanus Ordo Rosæ Rubeæ et Aureæ Crucis) o AMORC. Prima di allora, l'Ordine della Rosa-Croce era sempre sopravvissuto attraverso piccoli gruppi a rischio di estinguersi sotto le difficoltà delle contingenze di ogni epoca. Grazie a Spencer Lewis, per la prima volta si venne a costituire un Ordine su scala mondiale dedito esclusivamente all'insegnamento della Rosa-Croce.

Oggi l'AMORC ha sedi e organismi in tutto il mondo, e promuove diverse opere di diffusione di quella parte della saggezza rosacrociana che può essere trasmessa attraverso libri o conferenze, riservando agli iniziati gli aspetti più interiori della sua via iniziatica Tradizionale. Tra gli obiettivi, vi è quello di diffondere le arti, le scienze e un umanesimo sotto l'influsso della più elevata spiritualità, al fine di guidare l'umanità verso la completa realizzazione di sé.

Nel 1919 l'AMORC mise radici anche in Italia, quando Harvey Spencer Lewis, nella sua funzione di Imperator, installò Dunstano Cancellieri come Gran Maestro della fratellanza; incarico che Cancellieri coprì fino al 1949, anno della sua morte. Successivamente l’AMORC ha continuato ininterrottamente le sue attività in Italia fino ad oggi, attraverso una catena di Gran Maestri. L'attuale Gran Maestro in Italia è Mirko Palomba.

Nel 1989, Michele Moramarco, uno studioso del ramo italico della fratellanza (che si richiama a fonti neoplatoniche rinascimentali), pubblicò per la prima volta nella sua Nuova Enciclopedia Massonica frammenti del manoscritto Il Libro del Giglio e della Rosa, una sintesi delle idee sul cosmo e sull'uomo trasmesse da quella scuola. Nel 1992, egli - uscito dal Grande Oriente d'Italia affermando che quella associazione massonica era in uno stato di "deriva laicista" - istituì un Real Ordine degli Antichi Liberi Accettati Muratori sotto l'egida dell'Ordo Albae Rosae et Aureae Crucis.

Controversie sulle derive settarie di alcuni movimenti rosacrociani

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Diverse organizzazioni che rivendicano di essere Rosacroce sono state sospettate di settarismo da parte delle autorità francesi.

L'Alleanza Rosa-Croce, il Lectorium Rosicrucianum e l'AMORC sono menzionati a diverso titolo nei rapporti della commissione parlamentare sulle sette in Francia del 1995 (rapporto generale) e del 1999 (le sette e il denaro).[19][20] L'AMORC fece causa per diffamazione contro il presidente della commissione Jacques Guyard[21] che riconobbe in seguito che l'AMORC esercitava il suo ruolo associativo in piena legalità e nel rispetto del libero pensiero.[22]

L'esoterista René Guénon, studioso di movimenti spirituali e fautore di un ritorno alle forme di un'autentica Tradizione iniziatica, non vedeva più alcun collegamento tra i nuovi ordini sedicenti rosacrociani e la confraternita dei secoli passati:

«A dire il vero il Rosacrucianesimo non ha più, nella nostra epoca, un significato ben definito; una moltitudine di persone che si fanno chiamare "RosaCroce" o "Rosacruciani" non hanno alcun legame fra loro, non più che con le antiche organizzazioni dallo stesso nome, ed è esattamente la stessa cosa per coloro che si fanno chiamare "Templari". Senza tenere conto dei gradi massonici che, in diversi riti, portano il titolo di RosaCroce o qualche altro che ne è derivato, potremmo fornire [...] una lunga lista di società più o meno segrete che non hanno altro in comune che la stessa denominazione, accompagnata molto spesso da uno o più attributi.»

Caratteristiche

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Il dibattito attorno alla nascita

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Secondo la leggenda l'ordine venne fondato nel 1407 da un pellegrino tedesco di nome Christian Rosenkreuz (Rosen = rosa; Kreuz = croce) (1378-1484) al suo ritorno in Germania. Soggiornò a Damasco e in Terra santa dove avrebbe studiato l'occultismo. Sembra che l'ordine fosse limitato a soli otto membri e che si fosse estinto immediatamente dopo la sua morte, per rinascere solo nel XVII secolo.

Secondo una leggenda meno conosciuta e circolante in ambiente massonico l'ordine sarebbe invece stato creato nell'anno 46, quando il saggio gnostico alessandrino Ormus e sei suoi discepoli si convertirono al Cristianesimo ad opera di San Marco evangelista, fondendo la dottrina cristiana con le religioni misteriche dell'antico Egitto: Christian Rosenkreuz sarebbe stato iniziato a quest'ordine divenendone il gran maestro invece di averlo fondato.

Secondo l'antroposofo Rudolf Steiner, la corrente rosacrociana avrebbe avuto origine nel XIII secolo in un luogo imprecisato dove si riunirono dodici personalità dotate di conoscenze particolarmente elevate, rappresentanti complessivamente delle religioni del loro tempo e di tutta la sapienza umana fino allora accumulata. Costoro avrebbero accolto nella loro cerchia segreta un tredicesimo giovane adepto, fisicamente gracile ma spiritualmente devoto, che venne gradualmente istruito fino a compendiare in sé, in forma nuova, i loro insegnamenti. Egli avrebbe avuto allora la visione di un cristianesimo quale religione universale, sintesi suprema di ogni altra ma in chiave esoterica, rivivendo l'esperienza di San Paolo sulla via di Damasco. Morto in giovane età, si sarebbe reincarnato nel XIV secolo come Christian Rosenkreuz. Recatosi a Damasco, poté recuperare la sapienza appresa nella sua vita precedente, che ritrasmise ai discepoli dei suoi dodici maestri passati, fino all'età di 100 anni, insegnando loro i misteri della spiritualità cristiana nelle forme nuove della Rosacroce, rese adatte alla mentalità del loro tempo. Ancora nel XVIII secolo si sarebbe reincarnato nel Conte di Saint Germain, ma il suo impulso rosacrociano avrebbe continuato ad agire anche oltre la sua vita terrena, fino ad oggi.[24]

La simbologia

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La rosa nella croce

Il simbolo dell'ordine è una croce con al centro una sola rosa rossa. Il termine designa uno stato spirituale che corrisponde ad una conoscenza d'ordine cosmologico che può avere rapporti con l'ermetismo cristiano: il concetto centrale è doppiamente indicato dalla Croce e dal cuore, mentre le gocce di sangue che cadono dalla piaga aperta nel costato di Gesù Cristo si dispongono a forma di rosa.

Esistono anche altre interpretazioni del simbolo che si riferiscono all'evoluzione spirituale dell'uomo: la croce ne rappresenta il corpo fisico e la rosa la personalità psichica e mentale in sviluppo, come la rosa che si apre lentamente alla luce. Altri simboli rosacrociani sono il pellicano e il giglio.

Riguardo ai numeri, la simbologia dei Rosacroce fa riferimento soprattutto ai numeri 3, 4, 7, 10 e 12.

Il rosacrocianesimo antroposofico-goethiano

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Rudolf Steiner

Una nuova interpretazione del simbolismo rosacrociano è quella apparsa agli inizi del XX secolo ad opera del già citato fondatore dell'antroposofia, Rudolf Steiner,[25] il quale contrapponeva il metodo di iniziazione dei Rosacroce a quello gesuita. Rosacrocianesimo e gesuitismo, pur entrambi cristiani, divergono secondo Steiner in maniera speculare sin dal loro apparire nel XV secolo, per la radicale differenza nell'educazione della volontà del discepolo: quest'ultima, nell'antroposofia, deve essere innanzitutto preparata dal pensare cosciente, cioè attraverso lo studio e la conoscenza meditata dei fondamenti della scienza dello spirito, i quali consentiranno di risvegliare sentimenti purificati che agiranno a loro volta nella sfera più sacra e intima della volontà. Questa va lasciata integra e libera, a differenza del metodo gesuita che, secondo Steiner, agirebbe su di essa tramite appositi esercizi spirituali di natura coercitiva e suggestiva.[26]

L'antroposofia steineriana intende pertanto presentarsi come un rosacrocianesimo aggiornato ai nuovi tempi, che si accosta all'uomo attuale esclusivamente tramite la conoscenza, per penetrare la quale, come spiegato dal suo fondatore nel libro La saggezza dei Rosacroce, non sono necessarie particolari doti chiaroveggenti ma una padronanza delle capacità logiche.[27] L'insegnante, per questo motivo, non va più considerato come un'autorità indiscussa, ma allo stesso livello di un maestro che insegni una materia, senza il quale non si possa procedere speditamente.[28]

L'approccio rosacrociano va adattato secondo Steiner alla mentalità odierna che si sarebbe rinnovata a partire dal XIX secolo: mentre nei primi tempi esso si indirizzava prevalentemente allo studio della scienza naturale, ora andrebbe rivolto alla scienza occulta. Goethe è considerato da Steiner colui che ha rigenerato gli impulsi della Rosacroce in maniera consona all'umanità dei nuovi secoli, sicché il metodo da seguire per privilegiare il pensiero cosciente è quello goethiano.[29]

Chiunque può, a suo dire, allenare per proprio conto il pensiero ad innalzarsi ai gradi superiori della coscienza ordinaria meramente rappresentativa, che sono progressivamente quelli dell'immaginazione, dell'ispirazione, e infine dell'intuizione, praticando ripetutamente l'«esercizio della Rosacroce» descritto da Steiner nel suo libro La scienza occulta, dove prospetta una meditazione visiva sul significato della croce e di sette rose fiorite al centro di essa.[30]

L'alchimia rosacrociana secondo Steiner

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Simboli alchemici sul frontone della Porta Magica a Roma, riconducibili alle figure contenute nell'Aureum Seculum Redivivum di Henricus Matadanus,[31] alias Adrian von Mynsicht, antico esponente dei Rosacroce.[32]

Lo studio della scienza naturale, praticato dai seguaci di Christian Rosenkreuz, verteva secondo Steiner sui processi di quella che è conosciuta come alchimia, così come l'astrologia studiava gli eventi del cielo. Tre in particolare erano i processi naturali oggetto di indagine, dietro i quali i teosofi rosacroce sentivano muoversi i pensieri di sublimi Esseri divini, che agivano nel macrocosmo della natura come nel microcosmo della loro anima:[24]

  • la formazione dei Sali, ottenuti per condensazione dopo il loro scioglimento in un liquido e la successiva evaporazione di questo; qualunque passaggio dallo stato liquido a quello solido veniva posto in analogia con la preghiera, per la sua capacità di fissare nell'anima dei depositi o pensieri cristallini di vita spirituale che la preservassero dalla putrefazione della materia: i fenomeni della corruzione risultavano così trasmutati per l'azione del sale in grado di conservare la vita a venire;
  • la soluzione di un liquido ad opera di un solvente chiamato Mercurio, nel quale l'alchimista vedeva la stessa capacità di scioglimento propria dell'amore;
  • la combustione dello Zolfo, cioè di qualunque sostanza infiammabile, sotto l'effetto del fuoco, che egli interpretava come un segno con cui gli Esseri Spirituali operavano un sacrificio di se stessi in onore di più alte Gerarchie divine.[24]

«Quando in questo stato d'animo egli vedeva compiersi la salificazione, allora nell'animo suo sorgevano dei puri pensieri che purificavano anche lui. Nell'abbandonarsi alla contemplazione del processo di soluzione egli si sentiva incitato all'amorevolezza, mentre nel processo di combustione sentiva germogliare in sé la volontà di sacrificio al Tutto. E compito di questi processi naturali era appunto di risvegliare in lui questi sentimenti. Ora, il chiaroveggente che avesse osservato, durante questi suoi esperimenti, il teosofo medioevale, avrebbe veduto quanto segue: avrebbe visto la sua aura, che prima del processo era un'aura normale trasformarsi dapprima in un'aura color rame, poi colore dell'argento e poi in una lucentissima aura d'oro. Per questo gli alchimisti dicevano che dalla rozza aura avevano tratto argento ed oro soggettivo. [...] L'uomo di oggi non ha nemmeno una giusta idea di ciò che si possa sentire davanti a simili fenomeni naturali. Il teosofo medioevale sperimentava un intero dramma dell'anima, mentre otteneva così un metallo nel suo laboratorio. Dal processo che occorreva, per esempio, per ottenere l'antimonio provenivano all'alchimista sperimentatore delle enormi esperienze morali.»

Le conoscenze così acquisite sui processi della vita e della morte erano espresse dal teosofo alchimista in forma di simboli, dalla forte carica evocativa, che evitassero di considerare quei fenomeni da un punto di vista riduttivo e meramente esteriore. Anche l'oro materiale così ottenuto non aveva alcun valore per lui in confronto alle esperienze vissute interiormente, da cui l'obbligo morale di non venderlo mai per denaro, bensì di donarlo.[24]

  1. ^ a b Rosacroce, in Treccani.it – Enciclopedie on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
  2. ^ Consiglio Supremo dell'Ordine (a cura di), I Rosa-Croce tolgono il velo, Bologna, Intento, 2013, ISBN 978-8-89-804705-5.
  3. ^ Luca Antonelli, Templari e Rosacroce: il castello di Tomar, su QueryOnLine.it, 3 gennaio 2011. URL consultato il 25 novembre 2022.
  4. ^ Jean-Pierre Bayard, I Rosacroce - Storia, Dottrine-simboli, a cura di Gianfranco De Turris, Roma, Edizioni Mediterranee, 1971.
  5. ^ Rosacroce, referenze storiche, in Ordine Rosacroce, 2007. URL consultato il 6 giugno 2019.
  6. ^ Vinci Verginelli, Bibliotheca hermetica, pag. 142, Fiesole, Convivio, 1986.
  7. ^ Mai, pag. 107
  8. ^ Mai, pag, 122
  9. ^ Mai, pag. 107-109
  10. ^ Mai, pag. 105
  11. ^ Mai, pag. 109-110
  12. ^ Su De Bry e Jennis, cfr. Yates, Frances Amelia, ' L'editore del Palatinato: Jean Théodore De Bry e la pubblicazione delle opere di Robert Fludd e Michael Maier ', in L'illuminismo dei Rosacroce, Torino, Einaudi, 1976, pp. 84-108.
  13. ^ Samuel Silvestre De Sacy, Descartes, Enciclopedia Popolare, Milano, Arnoldo Mondadori Editore, maggio 1962, prima edizione Éditions du Seuil 1962, pp. 54-58.
  14. ^ Arnold, Paul, Storia dei Rosa-Croce, Milano, Gruppo Editoriale Fabbri, 1989, pp.263-264.
  15. ^ Faivre, Antoine, 'L'esoterismo cristiano dal XVI al XX secolo', in Storia delle religioni, a cura di Henry-Charles Puech, vol. 12 (Esoterismo, Spiritismo, Massoneria), Bari, Laterza, 1977, p.117.
  16. ^ Cfr. Farina, Salvatore, Gli emblemi araldici della Libera muratoria, Roma, Atanòr, 1979, pp. 64-67.
  17. ^ Cfr. Guida, Francesco, Il Rito francese. Una massoneria per l’uomo e la società, Roma, Edizioni Placebook & Publishing, 2020.
  18. ^ Cfr. Introvigne, Massimo, Il cappello del mago. I nuovi movimenti magici, dallo spiritismo al satanismo, Milano, SugarCo, 1990, pp. 184-215.
  19. ^ Rapport parlementaire français de 1999 nº 1687 «Les sectes et l'argent» Archiviato il 12 marzo 2005 in Internet Archive.
  20. ^ Rapport parlementaire français de 1995 nº 2468 «Commission d'enquête sur les sectes»
  21. ^ Copia archiviata, su tous-les-faits.fr. URL consultato il 1º ottobre 2014 (archiviato dall'url originale il 6 ottobre 2014).
  22. ^ Copia archiviata (PDF), su rose-croix.org. URL consultato il 1º ottobre 2014 (archiviato dall'url originale il 24 settembre 2015).
  23. ^ Trad. it. di Calogero Cammarata, Carmagnola, Edizioni Arktos, 1986.
  24. ^ a b c d Rudolf Steiner, Mistero e personalità di Christian Rosenkreuz Archiviato il 16 maggio 2017 in Internet Archive., conferenze del 1912, Gruppo di San Remo, 1941.
  25. ^ Steiner in ogni caso, a differenza di Max Heindel, non si professò mai pubblicamente come "rosacroce", sebbene persino René Guénon gli riconoscesse in maniera sarcastica tale appartenenza: «Da un altro punto di vista vi è, per ciò che riguarda Steiner, la prova di una certa abilità: si è sempre detto che i veri RosaCroce non si proclamano mai tali ma, al contrario, tengono nascosta la loro qualifica; egli infatti, anche per questo motivo, evita di dire espressamente, nelle sue pubblicazioni, che si riallaccia al Rosacrucianesimo, anche se si adopera per farlo perlomeno capire, anzi il fatto che gli altri potrebbero non comprenderlo gli dispiacerebbe sicuramente» (René Guénon, Il teosofismo, op. cit., cap. 22).
  26. ^ Rudolf Steiner, Da Gesù a Cristo Archiviato il 9 aprile 2016 in Internet Archive. (ottobre 1911), prima conferenza, L'iniziazione dello spirito dei rosicruciani e l'iniziazione della volontà dei gesuiti, pp. 33-49, trad. it. di Emmelina De Renzis, O.O. n. 131, Milano, Antroposofica, 2002.
  27. ^ Steiner 2013, p. 13.
  28. ^ Steiner 2013, p. 14.
  29. ^ Rudolf Steiner, I fondamenti occulti nell'opera di Goethe, O.O. n. 35, conferenza del 10 luglio 1905. E Il vangelo di Goethe, conferenza del 2 febbraio 1905.
  30. ^ Rudolf Steiner, La scienza occulta nelle sue linee generali Archiviato il 10 ottobre 2015 in Internet Archive. (1910), pp. 138-139, trad. di E. De Renzis ed E. Bataglini, Bari, Laterza, 1947.
  31. ^ La Porta Magica del Marchese di Palombara.
  32. ^ Cesare Lucarini, La Porta Magica di Roma, pag. 29, dizioni Nuova Cultura, 2015.
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  • Alberto Cesare Ambesi, I Rosacroce, Milano, Ed. Armenia, 1982
  • Alberto Cesare Ambesi, L'enigma dei Rosacroce, Milano, 1977
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  • Edward Bulwer Lytton, Zanoni, Ed. TEA, 2006
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  • Rudolf Steiner, La saggezza dei Rosacroce, Milano, 1945
  • Rudolf Steiner, La saggezza dei Rosacroce, traduzione di Iberto Bavastro, Opera Omnia n. 99, Editrice Antroposofica, Milano, 2013. ISBN 978-88-7787-422-1.
  • Rudolf Steiner, Mistero e personalità di Christian Rosenkreuz Archiviato il 16 maggio 2017 in Internet Archive., conferenze del 1912, Gruppo di San Remo, 1941
  • Laura Falqui, Ascoltare l’incenso Confraternite di pittori nell’Ottocento: Nazareni, Preraffaelliti, Rosa+Croce, Nabis, Alinea editrice, Firenze, 1985

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